domenica, luglio 31, 2005
Tagesbuch/14 – Marktl am Inn
L’Inn, il principale affluente del Danubio, è già un fiume robusto quando attraversa il piccolo agglomerato di Marktl am Inn. Tanto che questo villaggio che diede i natali a Benedetto XVI fatica a reggere il peso del grande fiume. Domenica pomeriggio di fine luglio, piove a dirotto e l’umidità si mescola al freddo che ha spazzato la calura eccessiva dei giorni scorsi. C’era un mercatino d’antiquariato a ravvivare il giorno di festa ma i mercanti stanno chiudendo baracca, inzuppati fradici d’acqua e vapore. Lasciano libero il tempio cittadino, la casa con otto finestre al centro della Marktplatz dove una targa certifica la nascita del Dottor Joseph Ratzinger, Cardinale e “Präfekt der römischen Glaubenskongregation”: la scritta è talmente elaborata che nessuno ha avuto l’ardire di aggiornarla. L’abitazione è oggi occupata da orgogliosi ma discreti inquilini che hanno preso il callo a vedersi affollare il portone da turisti in posa per la foto di gruppo. Ci sono anche dei polacchi che sorridono al successore di Karol Woytjla. Chi non ha perso tempo è il custode del modesto museo cittadino, inaugurato personalmente dall’allora cardinale il 13 luglio 1997: bisogna attraversare la prima sala con la breve storia del paese, la seconda con la noiosa esposizione degli utensili domestici del secolo diciannovesimo, la terza con le armature dei soldati dell’imperatore bavarese durante la sfortunata prima guerra mondiale per approdare alla quarta sala. Vestigia religiose, foto dei parroci che si sono succeduti nella consolazione delle anime religiose del paese, crocifissi di legno che sono la specialità degli artigiani della zona e infine il clou: il certificato di nascita di Joseph Ratzinger, le foto della sua carriera ecclesiastica, i ritagli di giornale di quando, nel luglio 1997, venne a benedire il museo e la targa apposta sulla sua casa natale. Ci sono le foto della visita in Vaticano dell’intera delegazione cittadina, sindaco in testa, nel novembvre 1998 con stretta di mano a Papa Woytjla e quelle dell’elezione del concittadino Benedetto XVI. E’ solo per queste scarne testimonianze che i visitatori del museo sono più che centuplicati negli ultimi mesi. Marktl non vuol trovarsi impreparata di fronte ai pellegrini in arrivo nei prossimi anni. Per il momento lo fa con grande ingenuità. Il pasticcere s’è inventato il Papst-mutzen, una specie di maritozzo a due punte tipo cappello papale spolverato di zucchero a velo che sembra riscuotere un grande successo. Il panettiere produce un improbabile pane del Vaticano, fatto con grano integrale. Il macellaio offre il Ratzinger-würstel, un insaccato di cui – assicura – andava ghiotto il futuro Papa. Le enoteche vendono la Papst-Bier e il Papst-Wein con tanto di etichetta: “Sono un umile servitore nella vigna del Signore”. Una bottiglia di Chardonnay a 12 gradi e mezzo.
Tagesbuch/13 – Altötting
E’ qui il cuore cattolico della Germania, nel cuore della Baviera che è un po’ il centro d’Europa. Si arriva sbadatamente dalla periferia, si parcheggia l’auto senza immaginare che di lì a poco ci si immergerà in uno dei luoghi più spirituali del Vecchio Continente. Anche perché non ci si aspetta di trovare, in Germania, una cosa tipo la Kapellplatz, una vasta spianata circondata da chiese, dal comune e da altri edifici ecclesiastici con al centro la Cappella della Grazia, luogo di devozione e di raccoglimento dei pellegrini cattolici. Siamo nella terra che diede i natali a papa Benedetto XVI. Nella guida cittadina, tradotta in inglese e italiano, l’allora Cardinale Joseph Ratzinger ricorda l’infanzia trascorsa in questa regione e dice: “I pellegrinaggi con i miei familiari fanno parte dei ricordi più belli della mia infanzia, e il punto più interessante per me era ovviamente la Cappella della Grazia, con il suo buio misterioso, con la Santissima Madonna nera con il suo vestito prezioso, circondata da doni, silenziose preghiere dei fedeli e la devozione con cui i pellegrini portavano la croce di legno”. La Cappella si trova nel mezzo dell’ampia piazza, la sua tettoia è coperta dai ritratti degli ex voto realizzati dai fedeli. C’è chi ringrazia la Madonna per uno scampato incidente automobilistico, chi per un infortunio sul lavoro, chi per una difficile operazione chirurgica. Ci sono gli ex voto del secolo scorso, un uomo si è salvato dal calcio di un cavallo, e quello di pochi mesi fa, un quadretto nel quale un ragazzo di 16 anni ringrazia la Vergine per aver salvato tutta la sua famiglia dallo Tsunami che li aveva travolti nell’isola di Puket. Sembra la Città del Vaticano, e invece è la secolarizzata Germania. In un pomeriggio domenicale di pioggia, in questa piazza un frate recita il rosario che l’altoparlante diffonde in tutta la piazza, i fedeli si raccolgono sotto gli alberi per proteggersi dalla pioggia, i pellegrini fanno il giro della Cappella, trascinando sotto la tettoia pesanti croci di legno. Papa Ratzinger può essere orgoglioso della sua piccola enclave cattolica nel cuore dell’Europa.
Tagesbuch/12 - Tittmoning
Lungo la Bundestrasse B20 che collega il Berchtesgaden Land a Passau, bordeggiando il confine tra Germania e Austria, si è costretti ad entrare nel centro storico di una cittadina sconosciuta: Tittmoning. In un primo momento si è infastiditi per l’imprevisto. Poi si benedice il fatto che non dappertutto hanno inventato le tangenziali. E infatti Tittmoning è un piccolo agglomerato medievale, raccolto attorno a un castello-fortezza e a una piazza d’armi a valle che si attraversa, appunto, seguendo la strada federale. Nel vecchio centro si entra passando sotto una torre cittadina. Ci si immette subito nella piazza d’armi, un lungo e rettangolare spiazzo completamente circondato da una muraglia di abitazioni (tutte dipinte con colori pastello) aperta solo ai due lati superiori. Più che una piazza sembra un lungo e ampio corso, con una sede centrale destinata al traffico automobilistico, e due corridoi laterali con l’acciottolato occupati da statue, fontane e tavolini all’aperto di bar e ristoranti. E’ domenica mattina e il tempo promette pioggia. Pochi turisti (molti ciclisti) ciondolano pigramente tra un caffé e l’altro. Mezza popolazione è seduta in un Biergarten in un vicolo laterale, dove una banda locale strombazza motivi bavaresi tra boccali di birra e salsicce con senape. Sosta di un’ora, poi si prosegue.
sabato, luglio 30, 2005
Tagesbuch/11 - Chiemsee
Fa quasi tenerezza ripercorrere le orme di Ludwig II, il Märchenkönig ovvero il Re delle favole, che disseminò di costosi castelli da cartoni animati le terre della Baviera. La sua vita si sviluppò tra illusioni e ossessioni, come quella per il Re Sole e il suo assolutismo, che lo portò a costruire una copia più grande della reggia di Versailles proprio sulla Herreninsel nel mezzo del lago Chiemsee, un centinaio di chilometri ad est di Monaco. Ci si arriva in venti minuti di battello da Prien-Stock (5,70 euro), scivolando senza fretta su quello che viene chiamato il mare di Baviera. Una breve sosta in uno dei casolari accessori, dove venne elaborata la costituzione tedesca dopo la seconda guerra mondiale con la divisione in regioni del settore occidentale della Germania sotto il controllo alleato. Quindi si prosegue attraverso un denso bosco dal quale si sbuca, come per incanto, di fronte alla reggia. Il castello non fu mai terminato, esiste ancora l’ala posteriore lasciata in mattoni grezzi per mancanza di fondi. Il resto è un trionfo di barocco e colori, follie e lussi, estetismo e ossessione. Alto oltre 1 metro e 90, di bell’aspetto, Ludwig II è diventato il simbolo dei gay, che lo riconoscono come un loro delicato precursore. Nei 40 anni di vita non fu mai visto accanto a una donna. Dilapidò i soldi della corona in castelli fiabeschi: il disneyano Neuschwanstein è quello immortalato in tutte le foto, questo di Herrenchiemsee fu il più esoso. E forse gli costò la vita. La sua morte è avvolta nel mistero: fu un suicidio? Oppure un golpe di palazzo per dichiararlo infermo di mente e salvare i denari e i destini del regno di Baviera?
Tagesbuch/10 – Salzbergwerk
Si può fare a meno dell’oro, ma non del sale. Il motto è scolpito a lettere cubitali all’ingresso della miniera di sale di Berchtesgaden ed era tanto più valido nei secoli scorsi, quando non esistevano i sistemi di refrigerazione e tutti gli alimentari (a partire dal burro e dalla carne) venivano conservati sotto una sottile coltre di granelli bianchi. Il sale poi serviva alla produzione di medicinali, ceramica, vetro, cuoio e per la lega d’argento. Ecco perché i giacimenti di salgemma di questa regione alpina ne hanno decretato per secoli la fortuna economica e ancora oggi, nonostante i progressi della tecnica, la produzione di sale, ulteriormente raffinata, rappresenta una fonte di ricchezza. Le miniere di Berchtesgaden sono dunque un pezzo rilevante di storia della Baviera e si possono visitare con il contorno di divertimento turistico che attira soprattutto famigliole con bambini. Si scende attraverso tunnel che sprofondano in giacimenti ormai esauriti, con i trenini d’epoca e le tute dei lavoratori. Siamo in Germania e, accanto all’aspetto disneyano c’è anche quello didattico: sistemi d’estrazione, traffici di merci, ricerca di nuove falde. Poco più di cento chilometri a nord, c’è la bella città di Passau (prossima tappa del nostro viaggio) che deve la sua ricchezza al fatto d’esser stata per tutto il Medioevo il centro doganale di smistamento del commercio di sale dal sud al nord del Continente: l’oro bianco arrivava sulle chiatte lungo l’Inn o il Danubio e veniva trasferito su dorso di mulo per prendere la via di Praga e Francoforte.
venerdì, luglio 29, 2005
Tagesbuch/9 - Oberau (2)
Troppe due citazioni per un piccolo borgo come questo, una chiesa, dieci Gasthaus, una trentina di case e mezzo migliaio di ricchi contadini bavaresi. Ma l’Hirschkalbsstück della trattoria Auerwirt merita una citazione a parte. Il posto si trova lungo la Landstrasse 319, appena entrati ad Oberau. Quando fa caldo come oggi i tavoli sulla terrazza esterna sono un dono di Dio. Anche il cuoco deve essere stato mandato da lassù. L’Hirschkalbsstück è una tagliata di carne di cervo cotta nel vino rosso e servita con ciliege, broccoli con crema di formaggio e crocchette di patate da affogare nella salsa. Innaffiate il tutto con la Weissbier al frumento (noi abbiamo bevuto la bavarese Franziskaner) e riempitevi lo stomaco. Per gli occhi è sufficiente voltare lo sguardo sul Weitzmann, una delle vette più alte dell’intera Germania. L’orizzonte s’illumina di lampi, forieri di temporali notturni e dell’atteso rinfresco.
Tagesbuch/8 - Obersalzberg e Eagle's Nest
La storia del nazismo a duemila metri d’altezza e in pochi chilometri quadrati. Si parte da Oberau e dopo sei, sette tornanti in salita si giunge sull’Obersalzberg. Laddove c’era la residenza estiva del Führer e l’intero quartiere dei suoi più stretti collaboratori, oggi c’è il Documentation Obersalzberg, una mostra permanente sulla storia del nazismo e sui legami che unirono questo spicchio di Baviera alle vicende di Adolf Hitler. Una mostra onesta, che racconta tutto di quel periodo, gli incerti esordi, la travolgente ascesa, l’ideologia criminale, la modernità mediatica, la volontà di potenza, la perfetta organizzazione, l’ossessione razziale, lo sterminio degli ebrei e delle altre minoranze, la politica estera espansiva, la guerra, le distruzioni, la morte. Se la Germania ha ancora paura di guardarsi dentro, bisogna dire che qui, nella terra che diventò di fatto la seconda capitale nazista e che vide sfilare capi di Stato e diplomatici nei mesi più tragici della storia mondiale, c’è un bell’esempio di come si può guardare alla propria storia, anche se tragica, senza nascondersi nulla. Non è un caso che, da quando nel 1999 è stato inaugurata questa esposizione, i visitarori siano cresciuti di anno in anno in maniera esponenziale e americani e inglesi (dopo i tedeschi) siano quelli più numerosi. Se ricordate le immagini del Führer che gioca con un cane lupo e di Eva Braun che civetta con la telecamera, sappiate che sono state girate qui, dove relax e impegno politico consumavano le agognate pause di Hitler dalla odiata Berlino. E qui fu concluso il famoso patto di Monaco, l’apoteosi della politica di appeasement con cui l’Europa s’illuse di poter gestire le mire imperialiste e razziali di Hitler. Materiale storico è raccolto nel bel catalogo della mostra. Poi si sale su, con un autobus, a 1837 metri d’altezza, dove i servizievoli attendenti del capo, Bormann e Göring, gli avevano regalato, per il cinquantesimo compleanno, la Kehlsteinhaus, il famoso “Nido delle aquile”. Da qui il mondo appare ai propri piedi. Da qui Hitler governava le sorti di milioni di uomini. Ci si arriva arrampicandosi su un autobus per un dislivello di ottocento metri, poi percorrendo un tunnel sotterraneo, quindi utilizzando l’originale e lussuoso ascensore in ottone luccicante per gli ultimi 139 metri. Ci si monta la testa ad osservare monti e vallate come se si fosse a bordo di un aereo. Questo rifugio, ad un tempo affascinante e angosciante, rende la misura della follia che attanagliò l’Europa per oltre un decennio.
giovedì, luglio 28, 2005
Tagesbuch/7 - Oberau
Notte stellata sull’Oberau, una decina di chilometri da Berchtesgaden. La corolla alpina circonda questo piccolo altopiano bavarese, dove abbiamo piazzato le tende alla Guesthaus Haus am Hang (ovviamente consigliata, accoglienza familiare, stile bed and breakfast, prezzo modico, 19 euro, anche per chi vuole risparmiare rispetto a Salisburgo che dista appena 20 minuti). Il caldo non demorde, anche di notte. Se lo ricorderanno per un pezzo da queste parti. E difatti, i contadini della zona sono tutti sulle verande delle loro belle e ricche case-chalet, a godersi i tepori africani a oltre mille metri d’altezza. Da queste parti si beve la Weissbier, la birra bianca prodotta dal frumento, un sapore fresco e dolce che aiuta a mandar giù lo speck e ad addormentarsi beati sotto le stelle.
Tagesbuch/6 - Berchtesgaden
Resort turistico. Sport alpini. Laghi incontaminati. Non vi ho convinti? Va bene, allora la sapete lunga. Il vero motivo per cui ci siamo arrampicati su queste cime della Baviera è uno solo: la storia. la storia del Terzo Reich, la storia di Adolf Hitler. Ne parleremo più tardi. Perché il primo impatto con questo buen retiro della Germania nazista è con un dolce e anziano gentleman che gironzola per le stradine levigate del piccolo centro storico. Prima sconsiglia un albergo, poi consiglia il tour della città, i suoi invisibili tesori storici, i suoi pochi monumenti medievali. Però è un delitto associare Berchtesgaden solo ad Hitler. Il nostro amico ha trascorso i tempi di scuola sotto il nazismo e non riesce ad averne un ricordo piacevole, neppure a tanti anni di distanza. Parla più volentieri della storia antica della sua città, si appassiona alle ricchezze della cattedrale e alle memorie del castello reale, ricorda con piacere un paio d’anni della sua vita trascorsi a Berlino, si commuove per un viaggio a Roma di 14 anni fa sulle orme dei tanti eroi cattolici di questa terra bavarese: ho visto il Papa polacco e visitato tutta la Roma cristiana. “A proposito, siete cattolici voi? Seqvitemi”.
Tagesbuch/5 - Salisburgo (2)
Se non avete prenotato altrove, vorrei consigliarvi l’Hotel Garni Trumer Stube nella Bergstrasse 6, nel dedalo di viuzze dove si radunano i caffé trendy e gli studi degli architetti alla moda. Non tanto perché vi troverete in una specie di Brera in formato salisburghese, quanto perché potrete godere delle diatribe tra i proprietari della Guesthause. Giovanni e Sylvia, messinese lui, salisburghese lei. Una coppia che più diversa e allo stesso tempo più assortita non si potrebbe. Brontolone ed espansivo lui, venuto su sette anni fa dalla Sicilia, precisamente da Messina. Burocratica e laboriosa lei, che aggancia il suo traballante italiano ai rimbrotti di lui ma poi assiste i clienti con teutonica pazienza. E di italiani che si perdono nelle quattro vie del centro storico e telefonano a Sylvia per ritrovare la via maestra dell’albergo, è piena l’estate. Giovanni parla del caldo e del Messina, che hanno rispedito in serie B “e minchia che casino che hanno combinato liggiù, i traghetti hanno bloccato”. Ma poi, in onore dei sette anni asburgici e per placare lo sguardo severo di Sylvie, chiede il rispetto delle regole: se hanno fatto i furbi è bene che paghino. Sti terroni!
Tagesbuch/4 - Salisburgo
L’anno prossimo si festeggerà il duecentocinquantesimo anno della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart. Ma il genio austriaco è di fatto l’attrazione unica di questa Disneyland europea già da molti anni. L’ufficio del turismo ha fatto le cose in grande e se uno sconta l’inevitabile corredo kitch della mozartmania, può adagiare il proprio spirito sulle note del maestro che ascolterà ovunque, in ogni chiesa, in ogni museo e, d’estate, in ogni piazza e cortile. Salisburgo poi è una città deliziosa, una specie di torta alla panna che fa venir voglia di mollare tutto e trasferirsi qui armi e bagagli per rivivere il mito eterno della Mitteleuropa. I suoi monumenti sono troppo noti per raccontarli in queste brevi note. Se il tempo è bello, salite sul castello all’ora del tramonto. Consigli goderecci? Questa è la patria della birra Stiegl, un peccato mortale non assaggiarla nella Stieglkellerei ai piedi della funicolare. Se poi vi capita di berla come a noi a 38° all’ombra, allora è proprio una delizia. ma sarà difficile: qui ci assicurano che si tratta di una delle temperature record, difficile che si ripeta.
mercoledì, luglio 27, 2005
Tagesbuch/3 - Greifenburg
Lasciano un’impressione di grande squallore i confini d’Europa abbandonati dopo Schengen. Nessuno ha smantellato le vecchie strutture. I caselli, le casette, i chioschi del cambiovaluta arrugginiscono al sole e alla pioggia come monumenti intristiti del tempo che fu. Anche le due stazioni di servizio che si fronteggiavano da un lato e dall’altro sembrano oggi fuori luogo: una delle due è di troppo, chi mai potrebbe fare benzina due volte? Se non fosse per le strisce stradali leggermente più elaborate e per i cartelli di colore diverso, non ci accorgeremmo di essere già entrati in Austria. Il paesaggio è ugualmente dolce e avvolgente, la strada dondola sui pianori montani. Una dopo l’altra sfilano chiesette di montagna con i campanili a cipolla e crocifissi di legno lungo il ciglio della statale: viene da chiedersi quali siano le radici di questa Europa. Consigli di viaggio. Se percorrete la statale 100 dal confine italiano via Lienz fino a Spittal per imboccare l’autostrada A10 che porta a Salisburgo, fate una sosta al chiosco Imbiss appena dopo Greifenburg: raramente era capitato di mangiare un Wiener wurstel così buono.
Tagesbuch/2 - San Candido-Innichen
Non c’è pace neppure tra le valli verdi affollate di villeggianti, lungo i ruscelli, sulle seggiovie. L’eco delle bombe di Londra e Sharm el-Sheikh rimbomba anche qui, tra le casette asburgiche che richiamano la memoria di un impero tranquillo, un impero europeo che sapeva amalgamare le diversità di lingue, etnie, mentalità. Prima che i nazionalismi frantumassero la quiete laboriosa degli austro-ungarici, qui si viveva un melanconico tramonto. E quando i nazionalismi cessarono di accoltellarsi fra di loro, la quiete laboriosa tornò a coprire i confini. Ma il fragore della guerra islamica ora spaventa anche chi, rinchiuso nei torrioni della fortezza alpina, pensava di essere al riparo. Non si parla d’altro: la guerra è in Europa e l’Europa siamo noi. Consigli. Se vi trovate a San Candido, non perdete l’enoteca Weinmeister nella zona pedonale: eccellente il piatto di speck e formaggi; innaffiatelo con dell’ottimo Gewürztraminer, poi grappa a volontà.
martedì, luglio 26, 2005
Tagesbuch/1 - Tirolo
Andando verso nord, il viaggio comincia sull’autostrada del Sole, appena dopo Modena, allo svincolo con l’A22, la carrettera che porta al confine settentrionale dell’Italia. Si attraversa la bassa padana, si sfiora la Reggio del tricolore e la Mantova dei Gonzaga, si circuisce la Verona di Giulietta e Romeo, quindi ci s’inerpica sul Trentino, i monti verdi che parlano ancora italiano. I confini dell’Italia sono al Brennero ma quelli del Tirolo sono molti chilometri più a sud. E’ al primo cartello bilingue che ci avverte: territorio misto, limes turbolento, secoli di guerre e pace, di conflitti e integrazioni. Oggi c’è l’Europa e questo confine interno, tra Italia e Tirolo, tra Trentino e Alto Adige assomiglia tanto a quel confine di 100 chilometri più a nord, dove nessuno chiede più passaporti, né visti, né fa più domande.
lunedì, luglio 25, 2005
Walker goes to Germany
Finalmente si parte. Ferie on the road. Si lascia Roma di buon mattino, direzione nord via Orte-Perugia-Cesena-Bologna-Verona. Prima tappa a Bolzano. Poi il salto sul Brennero, Innsbruck e la Baviera. Lì comincia l'avventura. Sarà difficile tenere un Tagesbuch per i collegamenti Internet ma di certo l'appuntamento per un primo resumé sarà a metà viaggio, intorno al 10 di agosto, da Berlino. Salvo sorprese. Vediamo che aria tira in Germania. Per ora ci basta sia un po' più fresco. Buone vacanze a tutti.
domenica, luglio 24, 2005
Osama for Lafontaine and Gysi
Il programma di politica estera della nuova formazione politica "Die Linkspartei", nata dalla fusione dei massimalisti socialdemocratici di Lafontaine e dei comunisti di Georg Gysi (WASG+Pds), appoggerà l'appeasement verso l'Islam radicale guidato dallo statista saudita Osama bin Laden? Il forum del partito di Gysi discute un programma che potrebbe esser scritto anche da Massimo Moratti, il subcomandante neroazzurro che conferma la trasferta in Chiapas ma cancella quella in Inghilterra. In soldoni la sinistra tedesca sostiene: pericoloso votare la Merkel, fosse mai che una maggiore vicinanza all'America ci portasse le ire di Osama. Teniamoci fuori dalla guerra che abbiamo tutto da guadagnarci. Il terrorismo, dunque, entra nella campagna elettorale tedesca e la sinistra spera in un effetto Zapatero, magari preventivo, che poi le bombe non piacciono a nessuno.
La sinistra dell'Spd, il partito del cancelliere, non esclude un'alleanza post-elettorale Spd-Verdi-Linkspartei. Assieme sarebbero oggi solo 4 punti sotto la coalizione di centrodestra composta da Cdu-Csu e liberali dell'Fdp. La partita, insomma, è ancora aperta e l'invenzione del Linkspartei, lungi dall'essere il tradimento di Lafontaine, sarebbe solo l'ultima trovata del cancelliere per recuperare il voto dei socialisti delusi e sdoganare i comunisti orientali della ex-Sed.
Intanto i servizi di intelligence non escludono che, vista la prossimità di un voto che potrebbe sovvertire l'attuale assetto politico a Berlino, la Germania possa entrare nel mirino dei terroristi, dato anche l'alto numero di cellule islamiche dormienti nel paese. E la vicenda dell'ultraleggero schiantatosi due giorni fa nel prato che divide il Parlamento dalla Cancelleria, dimostra quanto impreparata sia la Germania ad affrontare l'allarme terrorismo. Per approfondimenti si rimanda al blog tedesco in lingua inglese Davids Medienkritik, che ringraziamo per il fotomontaggio del cartello elettorale.
Sondaggio elettorale quotidiano dello Spiegel.
La sinistra dell'Spd, il partito del cancelliere, non esclude un'alleanza post-elettorale Spd-Verdi-Linkspartei. Assieme sarebbero oggi solo 4 punti sotto la coalizione di centrodestra composta da Cdu-Csu e liberali dell'Fdp. La partita, insomma, è ancora aperta e l'invenzione del Linkspartei, lungi dall'essere il tradimento di Lafontaine, sarebbe solo l'ultima trovata del cancelliere per recuperare il voto dei socialisti delusi e sdoganare i comunisti orientali della ex-Sed.
Intanto i servizi di intelligence non escludono che, vista la prossimità di un voto che potrebbe sovvertire l'attuale assetto politico a Berlino, la Germania possa entrare nel mirino dei terroristi, dato anche l'alto numero di cellule islamiche dormienti nel paese. E la vicenda dell'ultraleggero schiantatosi due giorni fa nel prato che divide il Parlamento dalla Cancelleria, dimostra quanto impreparata sia la Germania ad affrontare l'allarme terrorismo. Per approfondimenti si rimanda al blog tedesco in lingua inglese Davids Medienkritik, che ringraziamo per il fotomontaggio del cartello elettorale.
Sondaggio elettorale quotidiano dello Spiegel.
Terrorismo: consigli per i viaggi
Dal sito italiano della Farnesina i paesi a rischio per gli italiani che si mettono in viaggio. Qui, invece, l'analogo servizio del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per i cittadini americani. Il servizio di Foggy Bottom è più accurato, vista la maggiore consuetudine per i cittadini americani ad essere obiettivo del terrorismo, e offre anche una più ampia Country Background Notes stilata dalle ambasciate locali e il famoso World Factbook della Cia.
sabato, luglio 23, 2005
Lo "stupido" subcomandante Moratti
Una brutta figura per l'Inter e Massimo Moratti, l'ennesima, ma questa volta non sul terreno di gioco. Mostrando coraggio e sensibilità, il presidente che andrà felice a giocare in Chiapas con il terrorista subcomandante Marcos, annulla la tournè della sua squadra in Inghilterra per paura degli attentati. "E' una cosa veramente stupida" replica il sindaco di Londra, Ken Livingstone che pare sorpreso. Evidentemente non conosce Moratti, altrimenti almeno lo stupore se lo sarebbe risparmiato.
UPDATE. Lo stupido presidente adesso ci ripensa: il sito dell'Inter comunica che "si sta verificando la possibilità di trovare una soluzione positiva alla vicenda e coerente con la volontà del progetto iniziale". Che brutto spettacolo, subcomandante Moratti.
ARI-UPDATE. Sono partiti. Hanno verificato quanto sono stati stupidi e sono partiti. Un consiglio: caro Prodi si prenda anche lei un Moratti nel governo e mandi il Massimo giusto alla Farnesina. Yo no soy Morattero...
UPDATE. Lo stupido presidente adesso ci ripensa: il sito dell'Inter comunica che "si sta verificando la possibilità di trovare una soluzione positiva alla vicenda e coerente con la volontà del progetto iniziale". Che brutto spettacolo, subcomandante Moratti.
ARI-UPDATE. Sono partiti. Hanno verificato quanto sono stati stupidi e sono partiti. Un consiglio: caro Prodi si prenda anche lei un Moratti nel governo e mandi il Massimo giusto alla Farnesina. Yo no soy Morattero...
Attacco terroristico a Sharm el-Sheikh
Terrore sul Mar Rosso
(25/07/05 - ore 01)
MORTE A SHARM EL-SHEIKH
Attacco terroristico a Sharm el-Sheikh, la più nota località balneare dell'Egitto nel Sinai, sul Mar Rosso. Tre esplosioni causate da altrettante autobomba hanno colpito due grandi alberghi nella zona di Naama Bay, il Ghazala Gardens (completamente distrutto) e il Mövenpick e la zona del vecchio mercato cittadino.
63 MORTI, 200 FERITI
Molti i turisti (arabi ed europei) colpiti, il bilancio è quasi definitivo: 63 morti e 200 feriti, 68 dei quali ancora ricoverati in ospedale. I tanti feriti erano stati all'inizio portati nel piccolo e insufficiente ospedale cittadino. I più gravi erano stati trasferiti in nottata nell'ospedale del Cairo. E' iniziato il rientro in Italia dei feriti italiani: un gruppo è arrivato all'aeroporto militare di Roma Ciampino su un volo dell'aeronautica.
VITTIME ITALIANE: 2 MORTI, 4 DISPERSI
Sono coinvolti anche turisti italiani: per il momento l'unità di crisi della Farnesina ha ufficialmente confermato 2 morti. Le vittime accertate sono Sebastiano Conti e la moglie Daniela Maiorana, entrambi 34 anni. Erano in vacanza con il fratello di Sebastiano, Giovanni Conti e la fidanzata Rita Privitera, che non sono ancora stati rintracciati. Disperse anche due sorelle pugliesi, Paola e Daniela Bastaniutti, figlie di un consigliere comunale di An di Casarano, in provincia di Lecce. L'angoscia cresce con il passare delle ore e le speranze che gli altri 4 italiani possano essere ancora in vita si fanno sempre più flebili. Sebastiano Conti e Daniela Maiorana avevano due figli, Maria di 3 anni, e Giuseppe di 18 mesi rimasti in Italia, ad Acitrezza con i nonni.
EGITTO NEL MIRINO
Non hanno voluto colpire i turisti ma l'Egitto, perchè è qui che sono stati fatti i trattati di pace. Hanno cominciato con l'ambasciatore egiziano ucciso in Iraq". Lo ha dichiarato Amir El Zayac, general manager di Executive Travel, tour operator che organizza soggiorni per gli italiani a Sharm el-Sheikh. E' un'ipotesi che trova concordi i primi analisti che stanno valutando le conseguenze degli attacchi della notte scorsa. La prosecuzione dell'azione partita ad ottobre con l'attentata di Taba e che mira a scardinare la struttura di uno Stato considerato moderato ed apostata dagli estremisti. Oggi il presidente Mubarak avrebbe dovuto annunciare la propria candidatura alle prossime elezioni egiziane, considerate in qualche modo storiche.
UN PARADISO PER I TURISTI
Tutta l'area era molto affollata al momento degli attentati: a quell'ora negozi e bazar sono pieni di gente, soprattutto turisti che scelgono di passeggiare di sera e di notte per trovare un po' di refrigerio dopo una giornata di caldo torrido. Molte le nazionalità che sarebbero coinvolte: egiziani, kuwaitiani, britannici, spagnoli, olandesi, russi.
LA FIRMA DI AL-QAEDA
Verso le 10 di questa mattina la tv araba Al Jazeera ha annunciato una rivendicazione da parte delle brigate del martire Abdallah Azzamdella, cellula legata alla rete terroristica di al-Quaeda, che aveva firmato anche la strage dello scorso ottobre di Taba: "I mujaheddin hanno compiuto un attacco devastante contro i crociati, i sionisti e il regime egiziano infedele a Sharm el Sheikh.
Diretta news da Repubblica, CNN, BBC, The Jerusalem Post.
(25/07/05 - ore 01)
MORTE A SHARM EL-SHEIKH
Attacco terroristico a Sharm el-Sheikh, la più nota località balneare dell'Egitto nel Sinai, sul Mar Rosso. Tre esplosioni causate da altrettante autobomba hanno colpito due grandi alberghi nella zona di Naama Bay, il Ghazala Gardens (completamente distrutto) e il Mövenpick e la zona del vecchio mercato cittadino.
63 MORTI, 200 FERITI
Molti i turisti (arabi ed europei) colpiti, il bilancio è quasi definitivo: 63 morti e 200 feriti, 68 dei quali ancora ricoverati in ospedale. I tanti feriti erano stati all'inizio portati nel piccolo e insufficiente ospedale cittadino. I più gravi erano stati trasferiti in nottata nell'ospedale del Cairo. E' iniziato il rientro in Italia dei feriti italiani: un gruppo è arrivato all'aeroporto militare di Roma Ciampino su un volo dell'aeronautica.
VITTIME ITALIANE: 2 MORTI, 4 DISPERSI
Sono coinvolti anche turisti italiani: per il momento l'unità di crisi della Farnesina ha ufficialmente confermato 2 morti. Le vittime accertate sono Sebastiano Conti e la moglie Daniela Maiorana, entrambi 34 anni. Erano in vacanza con il fratello di Sebastiano, Giovanni Conti e la fidanzata Rita Privitera, che non sono ancora stati rintracciati. Disperse anche due sorelle pugliesi, Paola e Daniela Bastaniutti, figlie di un consigliere comunale di An di Casarano, in provincia di Lecce. L'angoscia cresce con il passare delle ore e le speranze che gli altri 4 italiani possano essere ancora in vita si fanno sempre più flebili. Sebastiano Conti e Daniela Maiorana avevano due figli, Maria di 3 anni, e Giuseppe di 18 mesi rimasti in Italia, ad Acitrezza con i nonni.
EGITTO NEL MIRINO
Non hanno voluto colpire i turisti ma l'Egitto, perchè è qui che sono stati fatti i trattati di pace. Hanno cominciato con l'ambasciatore egiziano ucciso in Iraq". Lo ha dichiarato Amir El Zayac, general manager di Executive Travel, tour operator che organizza soggiorni per gli italiani a Sharm el-Sheikh. E' un'ipotesi che trova concordi i primi analisti che stanno valutando le conseguenze degli attacchi della notte scorsa. La prosecuzione dell'azione partita ad ottobre con l'attentata di Taba e che mira a scardinare la struttura di uno Stato considerato moderato ed apostata dagli estremisti. Oggi il presidente Mubarak avrebbe dovuto annunciare la propria candidatura alle prossime elezioni egiziane, considerate in qualche modo storiche.
UN PARADISO PER I TURISTI
Tutta l'area era molto affollata al momento degli attentati: a quell'ora negozi e bazar sono pieni di gente, soprattutto turisti che scelgono di passeggiare di sera e di notte per trovare un po' di refrigerio dopo una giornata di caldo torrido. Molte le nazionalità che sarebbero coinvolte: egiziani, kuwaitiani, britannici, spagnoli, olandesi, russi.
LA FIRMA DI AL-QAEDA
Verso le 10 di questa mattina la tv araba Al Jazeera ha annunciato una rivendicazione da parte delle brigate del martire Abdallah Azzamdella, cellula legata alla rete terroristica di al-Quaeda, che aveva firmato anche la strage dello scorso ottobre di Taba: "I mujaheddin hanno compiuto un attacco devastante contro i crociati, i sionisti e il regime egiziano infedele a Sharm el Sheikh.
Diretta news da Repubblica, CNN, BBC, The Jerusalem Post.
venerdì, luglio 22, 2005
Breaking News - La guerra di Londra
La guerra di Londra
(LIVE UPDATE)
CACCIA ALL'UOMO
Giornata convulsa a Londra, quella successiva agli attentati di ieri. E' caccia agli attentatori che hanno fallito nel portare a termine il secondo attacco a Londra e che oggi vengono braccati dagli investigatori, dagli uomini dell'intelligence e dalla polizia. Pedinamenti, allarmi, irruzioni in una città spaventata ma in grado di vivere con compostezza questa sorta di spy game metropolitano. La reazione degli apparati di sicurezza si sviluppa in ogni vicolo, in ogni palazzo, in ogni area ove si ritiene si nascondano i terroristi.
ORDINE ALLA POLIZIA DI SPARARE PER UCCIDERE
La polizia ha avuto l'ordine di sparare per uccidere qualora si trovasse di fronte a un sospetto kamikaze suicida. In una conferenza stampa Scotland Yard ha mostrato le fotografie dei quattro attentatori di ieri, riprese dalle telecamere a circuito chiuso, e ha chiesto aiuto ai cittadini. Gli esplosivi di ieri erano stati confezionati in modo artigianale, potevano essere stati realizzati in casa. Il capo della sicurezza Ian Blair dichiarato che l'obiettivo dell'azione odierna è di colpire singoli criminali non gruppi etnici. E' la risposta alle preoccupazioni espresse da un portavoce del Consiglio musulmano britannico, Inayat Bunglawala, che lamentava come si stesse facendo strada la politica di sparare per uccidere qualsiasi sospetto. In serata la polizia ha dato notizia di un arresto effettuato durante una perquisizione a Stockwell.
INNOCENTE UCCISO A STOCKWELL
C'è polemica per la prima azione della giornata che ha avuto luogo nella stazione metropolitana di Stockwell, alle 10 ora locale: un uomo è stato ucciso dalla polizia. Un presunto terrorista kamikaze, era stata la prima versione di Scotland Yard. Poi si è scoperto che era innocente: Jean Charles de Menezes, brasiliano, detentore di un regolare permesso di soggiorno, per nulla legato agli attentati di Londra. La polizia ha ammesso l'errore dopo 48 ore di indagini: "Siamo ragionevolmente certi che non fosse coinvolto negli incidenti del 21 luglio, la sua fine è una tragedia che ci rammarica". Secondo alcuni testimoni la scena si era svolta così: il presunto kamikaze non si era fermato all'alt intimatogli dai poliziotti ed è stato bloccato a terra mentre cercava di introdursi nel vagone della metro. Gli agenti gli hanno scaricato addosso l'intero caricatore, uccidendolo. Qui gli sviluppi delle indagini e le polemiche in Gran Bretagna.
IRRUZIONE DI POLIZIA A HARROW ROAD E MOORGATE
Allarme scattato alle 14.30 ora locale nella zona di Harrow Road e Moorgate, a Paddington, nella zona occidentale di Londra. Agenti armati sono intervenuti in massa in Harrow Road e hanno chiuso una piccola sezione della strada; secondo la BBC si trattava di tiratori scelti che avrebbero preso posizione in un palazzo della via. L'edificio preso di mira per le perquisizioni è un internet point, con servizio telefonico, molto frequentato. Scotland Yard ha sottolineato come questa, e altre irruzioni in corso o programmate per le prossime ore, si inseriscono nell'azione antiterrorismo scattata oggi.
ALLARME ALLA MOSCHEA DI EAST LONDON
Poco dopo l'uccisione del sospetto a Stockwell, allarme alla moschea di East London nella zona orientale della città. L'intera area era stata isolata e circondata con tendoni e cordoni di plastica. La polizia aveva intimato ai residenti di restare in casa. Tutti gli esercizi commerciali della zona sono stati evacuati e nessuno ha potuto avvicinarsi all'area della moschea. L'azione della polizia si è conclusa dopo un'ora e non è stato chiarito se si trattava di un'allarme bomba o se si era alla ricerca dei terroristi.
Diretta Live - Tv: BBC, SkyNews. Web: The Times, CNN, Repubblica, Corriere della Sera, Televideo.
(LIVE UPDATE)
CACCIA ALL'UOMO
Giornata convulsa a Londra, quella successiva agli attentati di ieri. E' caccia agli attentatori che hanno fallito nel portare a termine il secondo attacco a Londra e che oggi vengono braccati dagli investigatori, dagli uomini dell'intelligence e dalla polizia. Pedinamenti, allarmi, irruzioni in una città spaventata ma in grado di vivere con compostezza questa sorta di spy game metropolitano. La reazione degli apparati di sicurezza si sviluppa in ogni vicolo, in ogni palazzo, in ogni area ove si ritiene si nascondano i terroristi.
ORDINE ALLA POLIZIA DI SPARARE PER UCCIDERE
La polizia ha avuto l'ordine di sparare per uccidere qualora si trovasse di fronte a un sospetto kamikaze suicida. In una conferenza stampa Scotland Yard ha mostrato le fotografie dei quattro attentatori di ieri, riprese dalle telecamere a circuito chiuso, e ha chiesto aiuto ai cittadini. Gli esplosivi di ieri erano stati confezionati in modo artigianale, potevano essere stati realizzati in casa. Il capo della sicurezza Ian Blair dichiarato che l'obiettivo dell'azione odierna è di colpire singoli criminali non gruppi etnici. E' la risposta alle preoccupazioni espresse da un portavoce del Consiglio musulmano britannico, Inayat Bunglawala, che lamentava come si stesse facendo strada la politica di sparare per uccidere qualsiasi sospetto. In serata la polizia ha dato notizia di un arresto effettuato durante una perquisizione a Stockwell.
INNOCENTE UCCISO A STOCKWELL
C'è polemica per la prima azione della giornata che ha avuto luogo nella stazione metropolitana di Stockwell, alle 10 ora locale: un uomo è stato ucciso dalla polizia. Un presunto terrorista kamikaze, era stata la prima versione di Scotland Yard. Poi si è scoperto che era innocente: Jean Charles de Menezes, brasiliano, detentore di un regolare permesso di soggiorno, per nulla legato agli attentati di Londra. La polizia ha ammesso l'errore dopo 48 ore di indagini: "Siamo ragionevolmente certi che non fosse coinvolto negli incidenti del 21 luglio, la sua fine è una tragedia che ci rammarica". Secondo alcuni testimoni la scena si era svolta così: il presunto kamikaze non si era fermato all'alt intimatogli dai poliziotti ed è stato bloccato a terra mentre cercava di introdursi nel vagone della metro. Gli agenti gli hanno scaricato addosso l'intero caricatore, uccidendolo. Qui gli sviluppi delle indagini e le polemiche in Gran Bretagna.
IRRUZIONE DI POLIZIA A HARROW ROAD E MOORGATE
Allarme scattato alle 14.30 ora locale nella zona di Harrow Road e Moorgate, a Paddington, nella zona occidentale di Londra. Agenti armati sono intervenuti in massa in Harrow Road e hanno chiuso una piccola sezione della strada; secondo la BBC si trattava di tiratori scelti che avrebbero preso posizione in un palazzo della via. L'edificio preso di mira per le perquisizioni è un internet point, con servizio telefonico, molto frequentato. Scotland Yard ha sottolineato come questa, e altre irruzioni in corso o programmate per le prossime ore, si inseriscono nell'azione antiterrorismo scattata oggi.
ALLARME ALLA MOSCHEA DI EAST LONDON
Poco dopo l'uccisione del sospetto a Stockwell, allarme alla moschea di East London nella zona orientale della città. L'intera area era stata isolata e circondata con tendoni e cordoni di plastica. La polizia aveva intimato ai residenti di restare in casa. Tutti gli esercizi commerciali della zona sono stati evacuati e nessuno ha potuto avvicinarsi all'area della moschea. L'azione della polizia si è conclusa dopo un'ora e non è stato chiarito se si trattava di un'allarme bomba o se si era alla ricerca dei terroristi.
Diretta Live - Tv: BBC, SkyNews. Web: The Times, CNN, Repubblica, Corriere della Sera, Televideo.
giovedì, luglio 21, 2005
Breaking News - Londra di nuovo sotto attacco
Nuovo attacco terroristico a Londra (LIVE UPDATE). Dopo le prime breaking news di Sky e BBC, la polizia ha confermato l'esplosione simultanea di quattro ordigni (tre nella metropolitana, uno su un autobus) di potenza inferiore rispetto a quelli del 7 luglio scorso. Il bilancio ufficiale è di un solo ferito anche se il capo di Scotland Yard, Ian Blair, ha definito l'episodio "grave": qualcosa è andato storto, ha detto, gli attentatori volevano provocare esplosioni violente. Attentati falliti? L'ipotesi cui lavora in queste ore Scotland Yard è che siano esplosi solo i detonatori e non le cariche. In serata la polizia ha confermato l'arresto di due uomini: uno potrebbe essere l'attentatore di Warren Street, rimasto ferito nello scoppio dell'ordigno.
CHIUSA LA METROPOLITANA
Evacuate le tre stazioni colpite: Warren Street, Oval e Shepherd's Bush. Chiusa per un'ora l'intera rete, al momento sono sospese solo quattro linee, le altre sono tutte in funzione. Unità di polizia con tute contro gli attacchi chimici sono entrate nella stazione della metro di Warren Street ma un'ora più tardi Scotland Yard ha confermato che non è stata trovata alcuna traccia di agenti chimici. Reparti speciali delle teste di cuoio avrebbero fatto irruzione in un ospedale, l'University College Hospital. Per motivi di sicurezza è stata isolata l'area attorno a Downing Street, dove si trova il premier Tony Blair. Un testimone italiano, riportato da BBC e Sky News, avrebbe visto un giovane con lo zaino scendere nella metro di Warren Street e assicura di aver notato del fumo uscire dal tunnel dell'underground. Scotland Yard da un lato invita i londinesi a non muoversi dal luogo nel quale si trovano, dall'altro mantiene il profilo basso già sperimentato due settimane fa.
ESPLOSIONE SU UN'AUTOBUS A HACKNEY ROAD
L'altro attentato ha colpito un autobus della linea 26 ad Hackney Road, nella zona orientale della capitale. Secondo i testimoni l'esplosione sarebbe avvenuta nel piano superiore del bus e avrebbe mandato in frantumi i finestrini, lasciando inalterata la struttura del mezzo. Scotland Yard ha diramato una nota nella quale dichiara che le emergenze nel sistema di trasporto metropolitano londinese "non sono considerate" della stessa gravità di quelle del 7 luglio.
BLAIR: DOBBIAMO REAGIRE CON CALMA
Tuttavia Tony Blair, informato dell'evolversi della situazione, ha posticipato gli appuntamenti politici previsti nel pomeriggio e si è riunito con i vertici dei servizi d'intelligence. Poi ha parlato alla nazione in diretta televisiva: "Dobbiamo reagire con calma. Sembra che non vi siano vittime, ma non possiamo minimizzare. Vogliono spaventarci ma la polizia sta facendo il massimo, speriamo di potervi dare maggiori dettagli. Ora tornerò a occuparmi dei miei incontri per la giornata, mi terrò in contatto continuo con la polizia e cercheremo dir riabilitare i servizi pubblici il prima possibile. Purtroppo il terrorismo è l'uso perverso di ideologie e estremismi, ma non dobbiamo cedere alle minacce di questi terribili atti che seminano morte e terrore". Anche il sindaco della città ha interrotto tutti i suoi appuntamenti. La regina, invece, ha confermato il party in programma nel pomeriggio a Buckingham Palace.
UN ALLARME DIETRO L'ALTRO
Per tutto il pomeriggio si sono succeduti allarmi continui per segnalazione di pacchi sospetti. In ogni occasione la polizia è intervenuta con grande tempestività e ordine, isolando le aree interessate con cordoni di plastica e provvedendo a far brillare i pacchi. In serata l'allarme è scattato attorno alla cattedrale di Saint Paul, uno dei siti turistici maggiormente frequentati di Londra. Nonostante la grande calma mostrata dai suoi cittadini, la capitale inglese vive momenti di forte ansia. E Ian Blair ha confermato in una conferenza stampa con il sindaco che vi sono ancora ordigni inesplosi sui mezzi di trasporto della capitale.
UN BLOODY THURSDAY IN TONO MINORE
Questo secondo attacco a Londra arriva due settimane dopo quello su vasta scala di giovedì 7 luglio: il conto delle vittime (52 più 4 attentatori suicidi) non è stato ancora ultimato. Oltre settecento erano stati i feriti, molti dei quali ancora ricoverati negli ospedali. Le autorità di sicurezza e di intelligence britanniche avevano mantenuto alta l'allerta per nuovi attacchi, ritenendo possibile un secondo attacco alla città. Cosa che si è puntualmente verificata.
Diretta live da Sky News, BBC, Repubblica, Corriere della Sera.
CHIUSA LA METROPOLITANA
Evacuate le tre stazioni colpite: Warren Street, Oval e Shepherd's Bush. Chiusa per un'ora l'intera rete, al momento sono sospese solo quattro linee, le altre sono tutte in funzione. Unità di polizia con tute contro gli attacchi chimici sono entrate nella stazione della metro di Warren Street ma un'ora più tardi Scotland Yard ha confermato che non è stata trovata alcuna traccia di agenti chimici. Reparti speciali delle teste di cuoio avrebbero fatto irruzione in un ospedale, l'University College Hospital. Per motivi di sicurezza è stata isolata l'area attorno a Downing Street, dove si trova il premier Tony Blair. Un testimone italiano, riportato da BBC e Sky News, avrebbe visto un giovane con lo zaino scendere nella metro di Warren Street e assicura di aver notato del fumo uscire dal tunnel dell'underground. Scotland Yard da un lato invita i londinesi a non muoversi dal luogo nel quale si trovano, dall'altro mantiene il profilo basso già sperimentato due settimane fa.
ESPLOSIONE SU UN'AUTOBUS A HACKNEY ROAD
L'altro attentato ha colpito un autobus della linea 26 ad Hackney Road, nella zona orientale della capitale. Secondo i testimoni l'esplosione sarebbe avvenuta nel piano superiore del bus e avrebbe mandato in frantumi i finestrini, lasciando inalterata la struttura del mezzo. Scotland Yard ha diramato una nota nella quale dichiara che le emergenze nel sistema di trasporto metropolitano londinese "non sono considerate" della stessa gravità di quelle del 7 luglio.
BLAIR: DOBBIAMO REAGIRE CON CALMA
Tuttavia Tony Blair, informato dell'evolversi della situazione, ha posticipato gli appuntamenti politici previsti nel pomeriggio e si è riunito con i vertici dei servizi d'intelligence. Poi ha parlato alla nazione in diretta televisiva: "Dobbiamo reagire con calma. Sembra che non vi siano vittime, ma non possiamo minimizzare. Vogliono spaventarci ma la polizia sta facendo il massimo, speriamo di potervi dare maggiori dettagli. Ora tornerò a occuparmi dei miei incontri per la giornata, mi terrò in contatto continuo con la polizia e cercheremo dir riabilitare i servizi pubblici il prima possibile. Purtroppo il terrorismo è l'uso perverso di ideologie e estremismi, ma non dobbiamo cedere alle minacce di questi terribili atti che seminano morte e terrore". Anche il sindaco della città ha interrotto tutti i suoi appuntamenti. La regina, invece, ha confermato il party in programma nel pomeriggio a Buckingham Palace.
UN ALLARME DIETRO L'ALTRO
Per tutto il pomeriggio si sono succeduti allarmi continui per segnalazione di pacchi sospetti. In ogni occasione la polizia è intervenuta con grande tempestività e ordine, isolando le aree interessate con cordoni di plastica e provvedendo a far brillare i pacchi. In serata l'allarme è scattato attorno alla cattedrale di Saint Paul, uno dei siti turistici maggiormente frequentati di Londra. Nonostante la grande calma mostrata dai suoi cittadini, la capitale inglese vive momenti di forte ansia. E Ian Blair ha confermato in una conferenza stampa con il sindaco che vi sono ancora ordigni inesplosi sui mezzi di trasporto della capitale.
UN BLOODY THURSDAY IN TONO MINORE
Questo secondo attacco a Londra arriva due settimane dopo quello su vasta scala di giovedì 7 luglio: il conto delle vittime (52 più 4 attentatori suicidi) non è stato ancora ultimato. Oltre settecento erano stati i feriti, molti dei quali ancora ricoverati negli ospedali. Le autorità di sicurezza e di intelligence britanniche avevano mantenuto alta l'allerta per nuovi attacchi, ritenendo possibile un secondo attacco alla città. Cosa che si è puntualmente verificata.
Diretta live da Sky News, BBC, Repubblica, Corriere della Sera.
Magda, i cantieri?
Sì viaggiare. Per chi parte in automobile da Roma verso il Nord ecco l'utile mappa dei cantieri autostradali aperti per sapere in anticipo dove vi toccherà attendere in coda. Se avete la sindrome di Furio e non volete correre alcun rischio (che poi è il sale del viaggio e dell'avventura), eccovi accontentati.
Oooops, son d'accordo con Prodi
Romano Prodi è contrario al riconoscimento dei matrimoni tra gay e a qualsiasi legge che attribuisca i termini «famiglia» e «figli» a rapporti tra persone dello stesso sesso. E’ però favorevole a una normativa che garantisca sostegno e assistenza alle coppie di fatto, anche omosessuali. Non è quindi il modello-Zapatero il termine di riferimento che il leader dell’Unione intende adottare in questo campo qualora vincesse le prossime Politiche: «Sin dall’ottobre scorso, quando ero ancora presidente Ue, dissi al premier spagnolo che non ero d’accordo...».
Le soluzioni, a cui pensa Prodi e sulle quali ritiene di avere l’appoggio dell’intero centrosinistra, oscillano tra il cosiddetto «Pacs», Patto civile di solidarietà, che prevede la tutela delle coppie di fatto in campo fiscale, sanitario e in materia di successione, e il modello francese, sostanzialmente analogo: «Ritengo che un governo debba disciplinare i problemi giuridici e civili di chi sceglie di vivere stabilmente in forme diverse dal matrimonio» (fonte: Corriere della Sera).
Poi c'è il resto della conferenza in cui Prodi parla di politica estera, si appropria di riferimenti ideali etc. etc. sui quali non sono d'accordo per nulla per nulla. Ma questa è cosa più scontata.
Le soluzioni, a cui pensa Prodi e sulle quali ritiene di avere l’appoggio dell’intero centrosinistra, oscillano tra il cosiddetto «Pacs», Patto civile di solidarietà, che prevede la tutela delle coppie di fatto in campo fiscale, sanitario e in materia di successione, e il modello francese, sostanzialmente analogo: «Ritengo che un governo debba disciplinare i problemi giuridici e civili di chi sceglie di vivere stabilmente in forme diverse dal matrimonio» (fonte: Corriere della Sera).
Poi c'è il resto della conferenza in cui Prodi parla di politica estera, si appropria di riferimenti ideali etc. etc. sui quali non sono d'accordo per nulla per nulla. Ma questa è cosa più scontata.
mercoledì, luglio 20, 2005
Ore 18 tutti su Tocque-Radio
Ieri è andata in onda la prima puntata di Tocque-Radio, la trasmissione in streaming Web ospitata da RadioAlzoZero che parla della piattaforma blog nata attorno a Tocque-Ville. E grazie a chi l'ha ascoltata e ha scritto osservazioni e suggerimenti alla email sono stati messi a fuoco alcuni punti che funzionavano meno, sia tecnici che "editoriali". Oggi pomeriggio RadioAlzoZero replica la trasmissione di ieri - e nel frattempo metterà a punto le correzioni tecniche necessarie. Da domani, stessa ora, alle 18, si prosegue. Un grazie a Valerio Lo Monaco per il suo impegno e per aver voluto utilizzare TocqueVille per le prove tecniche di trasmissione. Da settembre riprenderemo il discorso per provare a dotare la nostra città di un suo canale radiofonico.
Sul Delta del Danubio
Si scivola dolcemente sul tramonto del fiume, mentre tutt'attorno la natura si addormenta, piano piano, con il calar del sole. Sembra non finire mai questo fiume, questo lungo cordone ombelicale d'acqua che tiene legati gli Stati all'Europa, li irriga, li irrora, qualche volta li inonda. Padre e patrigno, il Danubio. Ma qui, sul suo immenso Delta che moltiplica per tre i suoi bracci liquidi e scarica nel Mar Nero gli umori e le passioni di un continente, si respira l'atmosfera rarefatta del finis terrae. Gli orrori nazisti della Baviera, le caserme chiuse dell'Austria asburgica, i fili spinati della cortina slovacca, il sangue comunista della rivolta di Budapest, le tragedie balcaniche dell'ex-Jugoslavia, le prigioni mentali della Romania di Ceausescu: tutto scorre e tutto sembra lontano alla foce del fiume. I pellicani si addormentano, le zanzare calano, i ranocchi si zittiscono, i cavalli selvaggi rientrano renitenti nei recinti lungo gli argini. Solo lo sciabordio dei remi. E all'orizzonte la promessa di altri Orienti.
Arrivano i loro
E' tutto un via vai dalle parti del Quirinale, in questo caldo luglio romano. Qualche volta ci passa anche Berlusconi a raccogliere i diktat che Lorsignori vorrebbero fargli ingoiare. Elezioni? Le decidiamo noi: aprile. Ci passa, ascolta, s'incupisce, forse s'incazza, di sicuro sbatte le carte sull'onorevole tavolo presidenziale, poi prende cappello e torna giù, giù dal colle nell'afa levantina della Roma stremata. Arresa. Pronta ad essere invasa di nuovo da loro. Arrivano i loro.
Qui, nei vicoli della città bassa, nelle poche pozze d'ombra dei portoni rimasti stoicamente aperti, nelle piazze inondate dal sole meridiano, se ne parla. Stremati dagli ultimi litigi di fine impero (a Palazzo Chigi sulle misure antiterrorismo, a via della Scrofa sulle misure antiristorante), ormai attendiamo rassegnati che l'evento si compia. Qui avevamo sperato di andare alle elezioni anticipate subito dopo la randellata delle Regionali, non tanto a cercar la bella morte, quanto per reagire, stringere, riscattare e provare a ripartire da subito tenendo e salvando quella coalizione che già tre mesi dopo ci pare in decomposizione, figuriamoci l'anno prossimo. Ma ormai è andata, la politica è in mano alle creature, sanno tutto loro, sanno che tirare a campare è meglio che ricompattare per ripartire, hanno l'orizzonte breve dei loro settant'anni e chissenefrega se poi sarà ancora più difficile. Pazienza. E' andata. Godiamoci lo spettacolo. E aspettiamo che arrivino i loro.
Arriveranno gonfi di soldi e di consulenze strappate nel quinquennio berlusconiano. Arriveranno con le loro banche e con i loro soldati. Arriveranno con i loro anchorman di ritorno e con quelli di andata, nati e cresciuti sotto l'impero berlusconiano. Arriveranno con i loro libri e con le loro riviste, tutte finanziate dalle banche e dalle consulenze. Arriveranno con i loro autisti e con le loro colf, che i nostri e le nostre li impegnamo in ruoli dirigenziali dentro i partiti. Arriveranno con i loro sherpa, maturati in comode aule dell'università morattiana. Arriveranno con i loro tecnici, tutti freschi di arancioni master velardiani. Arriveranno con i loro burocrati, che non dovranno far tanta fatica perché stanno già là e basterà che rimettano la cravatta giusta. Arriveranno. E non la passeranno liscia come credono.
Qui, nei vicoli della città bassa, nelle poche pozze d'ombra dei portoni rimasti stoicamente aperti, nelle piazze inondate dal sole meridiano, se ne parla. Stremati dagli ultimi litigi di fine impero (a Palazzo Chigi sulle misure antiterrorismo, a via della Scrofa sulle misure antiristorante), ormai attendiamo rassegnati che l'evento si compia. Qui avevamo sperato di andare alle elezioni anticipate subito dopo la randellata delle Regionali, non tanto a cercar la bella morte, quanto per reagire, stringere, riscattare e provare a ripartire da subito tenendo e salvando quella coalizione che già tre mesi dopo ci pare in decomposizione, figuriamoci l'anno prossimo. Ma ormai è andata, la politica è in mano alle creature, sanno tutto loro, sanno che tirare a campare è meglio che ricompattare per ripartire, hanno l'orizzonte breve dei loro settant'anni e chissenefrega se poi sarà ancora più difficile. Pazienza. E' andata. Godiamoci lo spettacolo. E aspettiamo che arrivino i loro.
Arriveranno gonfi di soldi e di consulenze strappate nel quinquennio berlusconiano. Arriveranno con le loro banche e con i loro soldati. Arriveranno con i loro anchorman di ritorno e con quelli di andata, nati e cresciuti sotto l'impero berlusconiano. Arriveranno con i loro libri e con le loro riviste, tutte finanziate dalle banche e dalle consulenze. Arriveranno con i loro autisti e con le loro colf, che i nostri e le nostre li impegnamo in ruoli dirigenziali dentro i partiti. Arriveranno con i loro sherpa, maturati in comode aule dell'università morattiana. Arriveranno con i loro tecnici, tutti freschi di arancioni master velardiani. Arriveranno con i loro burocrati, che non dovranno far tanta fatica perché stanno già là e basterà che rimettano la cravatta giusta. Arriveranno. E non la passeranno liscia come credono.
martedì, luglio 19, 2005
The Berlin Left Connection
A volte ritornano. E in Germania son tornati. Non i nazisti ma i comunisti della Sed. Ne avevamo accennato una mezza mesata fa. Ad onor del vero, ora il vecchio partito di Honecker si chiama Pds, ha inserito la parola "democratico" nella ragione sociale e si dichiara più post-comunista che neo-comunista. Ma il gioco delle parole, qui in Italia, lo conosciamo bene, non ci fa né effetto né paura, qui abbiamo avuto il ministro Diliberto con la foto del Migliore affianco a quella del presidente della Repubblica, figuriamoci.
E poi dall'Est, questi postcomunisti democratici, non se n'erano mai andati, nel parlamento federale son sempre riusciti a racimolare qualche seggio, grazie alle roccaforti di Berlino Est e ai disagi della transizione. La marcia era già cominciata e una tappa importante era stata l'ingresso nella coalizione rosso-rosso che governa il Land di Berlino, la capitale, dove il sindaco-immagine Klaus Wowereit regge a fatica la baracca metropolitana. Ora i giovani postcomunisti puntano più in alto provando a utilizzare il cavallo di Troia dei menscevichi, quella fazione un po' irrequieta dell'Spd che di mercato e liberalismo proprio non vuol sentir parlare. Neppure nella versione scolorita del Cancelliere.
Il Pds, dunque, ha stretto un'alleanza programmatica ed elettorale con la sinistra massimalista dell'Spd, raccolta attorno alla sigla WASG (Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale). Gysi e Lafontaine, l'eclettico avvocato ex Stasi e il social-populista che ha fatto dannare Schröder. Una santa alleanza tra gli eredi di un fallimentare statalismo totalitario e criminale e gli eredi di un fallimentare assistenzialismo pigro, saldatasi appena sedici anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Il nuovo partito si chiama Linkspartei, il Partito della sinistra, Left Party in inglese. Ha un suo referente europeo nella European Left, il raggruppamento dell'estrema sinistra che venne fondato a Roma il 9 maggio 2004 e di cui Fausto Bertinotti è il chairman. Punta a erodere consenso all'Spd in crisi generalizzata, a far concorrenza ai Verdi divenuti troppo istituzionali. I sondaggi li accreditano attorno al 12 per cento: sarebbe la terza forza del paese.
A destra fino a ieri ci si fregava le mani: un concorrente in più per Schröder, un motivo di polemica con l'estrema sinistra, una carta in più da giocare con il timoroso elettorato moderato. Poi è venuta un po' di saggezza e la preoccupazione che questo nuovo partito possa sì erodere consenso all'Spd ma anche recuperare voti di elettori che altrimenti avrebbero gonfiato l'astensionismo. Voti che potrebbero dunque rientrare nel circolo della politica e pesare in eventuali equilibri di governo. Ecco perché la Cdu, che in Angela Merkel ha un candidato esperto degli umori orientali, ha predisposto una campagna elettorale specifica per le ex regioni dell'Est. La lezione di tre anni fa, quando Schröder riuscì a rimontare una situazione disperata contro Stoiber, evidentemente è stata appresa.
E poi dall'Est, questi postcomunisti democratici, non se n'erano mai andati, nel parlamento federale son sempre riusciti a racimolare qualche seggio, grazie alle roccaforti di Berlino Est e ai disagi della transizione. La marcia era già cominciata e una tappa importante era stata l'ingresso nella coalizione rosso-rosso che governa il Land di Berlino, la capitale, dove il sindaco-immagine Klaus Wowereit regge a fatica la baracca metropolitana. Ora i giovani postcomunisti puntano più in alto provando a utilizzare il cavallo di Troia dei menscevichi, quella fazione un po' irrequieta dell'Spd che di mercato e liberalismo proprio non vuol sentir parlare. Neppure nella versione scolorita del Cancelliere.
Il Pds, dunque, ha stretto un'alleanza programmatica ed elettorale con la sinistra massimalista dell'Spd, raccolta attorno alla sigla WASG (Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale). Gysi e Lafontaine, l'eclettico avvocato ex Stasi e il social-populista che ha fatto dannare Schröder. Una santa alleanza tra gli eredi di un fallimentare statalismo totalitario e criminale e gli eredi di un fallimentare assistenzialismo pigro, saldatasi appena sedici anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Il nuovo partito si chiama Linkspartei, il Partito della sinistra, Left Party in inglese. Ha un suo referente europeo nella European Left, il raggruppamento dell'estrema sinistra che venne fondato a Roma il 9 maggio 2004 e di cui Fausto Bertinotti è il chairman. Punta a erodere consenso all'Spd in crisi generalizzata, a far concorrenza ai Verdi divenuti troppo istituzionali. I sondaggi li accreditano attorno al 12 per cento: sarebbe la terza forza del paese.
A destra fino a ieri ci si fregava le mani: un concorrente in più per Schröder, un motivo di polemica con l'estrema sinistra, una carta in più da giocare con il timoroso elettorato moderato. Poi è venuta un po' di saggezza e la preoccupazione che questo nuovo partito possa sì erodere consenso all'Spd ma anche recuperare voti di elettori che altrimenti avrebbero gonfiato l'astensionismo. Voti che potrebbero dunque rientrare nel circolo della politica e pesare in eventuali equilibri di governo. Ecco perché la Cdu, che in Angela Merkel ha un candidato esperto degli umori orientali, ha predisposto una campagna elettorale specifica per le ex regioni dell'Est. La lezione di tre anni fa, quando Schröder riuscì a rimontare una situazione disperata contro Stoiber, evidentemente è stata appresa.
E ora sulla Dalema's Merchant Bank
Mentre di qua si discute di partito unico, di là si agisce verso la banca unica. D'Alema rafforza la sua Merchant Bank, un consolidamento di potere finanziario operato negli anni del potere berlusconiano. Sul Foglio un commento corrosivo.
E ora sul Csm
Giusto perché sennò Watergate 2000 poi ci bacchetta (e a buon diritto): ha ragione Marcello Pera. Che poi se serve anche a far capire al Cav che su quel versante l'asse copre...
Una politica, un partito: un nuovo asse?
UPDATE. Mentre sui quotidiani on line ieri impazzava solo la polemica "giudiziaria" sulle dichiarazioni di Pera al convegno di Magna carta, oggi sulle versioni cartacee si parla anche di politica. Più che le penne, ai cronisti presenti gli si erano seccate le tastiere. Capiamo l'importanza della vertenza-giustizia e dei riflessi che essa ha nel rapporto istituzionale con il Quirinale (che ieri troneggiava di fronte alla casa del cardinale), prima e seconda carica dello Stato, ma a noi, in questo periodo, ci interessa più la ciccia della politica. Dunque, dal convegno di Magna Carta nasce l'asse Pera-Casini, che può costituire un'accelerazione verso nuovi equilibri all'interno della Casa delle Libertà. Pera ha fatto un passo in più: guardando Casini, gli ha detto che se ci sono ipotesi di leadership che possono far meglio del Cavaliere, bene queste ipotesi devono venir fuori e non rimanere sulla soglia della porta. L'attacco al Csm può essere anche letto in questa chiave: sulla questione giustizia l'asse è in grado di garantire l'attuale premier. Dunque, se si crede nella carta Casini, che la si giochi. Adesso, subito, senza attendere un momento di più. Di questa novità nel centrodestra (che può preludere alla svolta per il partito unitario a fine mese di Gianfranco Fini, in fuga da se stesso e dal suo partito, ma pare non più da Alemanno) ci raccontano nei retroscena Mario Sechi sul Giornale e su TocqueVille, Augusto Minzolini sulla Stampa e un lungo pastone del Riformista. Che vi invitiamo a leggere.
Uffa, la politica: monday boring monday
E' che forse, come dicono alcuni cittadini di Tocqueville, noi odiamo i lunedì. Se poi cascano a metà luglio, mammamia quanto li odiamo. Se poi li viviamo a Roma, li odiamo, li odiamo tantissimo. Se poi fanno quaranta gradi all'ombra, che lo sciroccio ci morde le ginocchia manco fossimo a Palermo, allora li odiamo, li odiamissimo, 'sti lunedì. Così capita di lunedì l'intrigante convegno di Magna Carta, la fondazione di cultura politica che noi di Ideazione seguiamo con maggiore interesse rispetto ad altre. Anche perché, sarà, siamo allergici ai Liberal.
Allora ci si sveglia di buon mattino, che a Roma levarsi alle 7 e mezzo dal letto lo puoi raccontare poi in redazione e magari ricavarci anche qualche pacca di commiserazione: poverino! Sì, ci si alza a quell'ora, che ancora i gabbiani risaliti all'alba lungo il Tevere se la spassano gracchiando sulla città assolata e assonnata. E un paio di ore più tardi (con calma eh, che la sveglia sarà romana, ma la colazione è tedesca - kaffee, brot, butter und marmelade, yougurt mit honig und obst) ci s'incammina verso 'o convegno. Campo Marzio, piazza Montecitorio, la Galleria Sordi (prima sosta nell'aria condizionata), fontana di Trevi, libreria Trevi (Mondadori, seconda boccata d'aria condizionata) e poi su, verso palazzo Rospigliosi, la vecchia casa del cardinale Scipione Borghese Caffarelli, "cardinal nepote" di Paolo V Borghese (1605-1622), giusto di fronte al palazzo del Quirinale. Bene, a metà della salita sull'erto colle, con il soffio del deserto che invita alla conversione islamica, viene la voglia di accasciarsi sul marciapiede, lasciarsi rotolare giù, indietro fino a via del Corso e contrattare con un tassista la risalita automobilistica a prezzi astronomici.
Pagheremmo anche 20 euro (thank you, Mister Prodi) per evitare la canicola delle nove e mezzo, ma la conversione all'Islam, quella no. E allora sudiamo, e fatichiamo, e arranchiamo fino alla vetta, come se scalassimo il Terminillo, che dico, il Gran Sasso, che dico, Cima Coppi, per adagiarci nelle belle tenute del cardinale, nella sala di stucchi e pastelli che ospita 'o convegno ma anche un condizionatore d'aria tanto generoso che qualche solerte hostess, a metà della giornata, decide di spegnere per non corrodere le corde vocali degli illustri parlamentari intervenuti.
Ah già, 'o convegno. Si parla di partito unico. Anzi unitario. Anzi moderato. Anzi, moderato e riformista. Anzi cattolico. Anzi mazziniano. Anzi centrista. Anzi, interviene Ciccitto e non si capisce più un cavolo, anche perché i suoi amici stanno passando con Prodi. Anzi, interviene Follini e tutti a mormorare, perché dice le cose che tutti sussurrano (vero Matteoli-Gasparri-La Russa?) ma nessuno ha il coraggio di dire. Poi arriva Casini e fa un discorso che tutti giudicano da leader, ma se lo dicono nei corridoi, anche i giornalisti che off record parlano, ma poi gli si secca la penna. Poi interviene Pera che lancia Casini, e tutti nei corridoi a dire che Pera ha lanciato Casini. Poi ai "colleghi" gli si secca di nuovo la penna e tutta la polemica del giorno dopo sulla stampa verte sulla frase del presidente del Senato sul CSM.
Allora io dico: una fondazione organizza 'o convegno, punta a lanciare un messaggio politico in vista di 'sta roba del partito unitario. Dicono cose interessanti e qualcosa pure succede. Ma quello che esce è la polemica sul CSM. Allora, cosa c'è che non va? Dove sta il corto circuito? E' colpa di Magna Carta? E' colpa dei giornalisti? E' colpa mia che alle 7 e mezza non ho tirato una ciabatta ai gabbiani per girarmi morbidamente dall'altra parte? Vi avverto: stanotte è già l'una. Il primo gabbiano che domani mattina mi parla di partito unitario, gli lancio un infradito in fronte.
By the way, nella sarabanda di interventi di ieri, voglio segnalarvi quello per cui valeva la pena svegliarsi alle 7 e trenta del mattino. E' di Giovanni Orsina. Che poi, se ne volete sapere di più, trovate una versione più ampia e ancor più aderente al dibattito sul partito unico, nel numero di Ideazione appena uscito.
Allora ci si sveglia di buon mattino, che a Roma levarsi alle 7 e mezzo dal letto lo puoi raccontare poi in redazione e magari ricavarci anche qualche pacca di commiserazione: poverino! Sì, ci si alza a quell'ora, che ancora i gabbiani risaliti all'alba lungo il Tevere se la spassano gracchiando sulla città assolata e assonnata. E un paio di ore più tardi (con calma eh, che la sveglia sarà romana, ma la colazione è tedesca - kaffee, brot, butter und marmelade, yougurt mit honig und obst) ci s'incammina verso 'o convegno. Campo Marzio, piazza Montecitorio, la Galleria Sordi (prima sosta nell'aria condizionata), fontana di Trevi, libreria Trevi (Mondadori, seconda boccata d'aria condizionata) e poi su, verso palazzo Rospigliosi, la vecchia casa del cardinale Scipione Borghese Caffarelli, "cardinal nepote" di Paolo V Borghese (1605-1622), giusto di fronte al palazzo del Quirinale. Bene, a metà della salita sull'erto colle, con il soffio del deserto che invita alla conversione islamica, viene la voglia di accasciarsi sul marciapiede, lasciarsi rotolare giù, indietro fino a via del Corso e contrattare con un tassista la risalita automobilistica a prezzi astronomici.
Pagheremmo anche 20 euro (thank you, Mister Prodi) per evitare la canicola delle nove e mezzo, ma la conversione all'Islam, quella no. E allora sudiamo, e fatichiamo, e arranchiamo fino alla vetta, come se scalassimo il Terminillo, che dico, il Gran Sasso, che dico, Cima Coppi, per adagiarci nelle belle tenute del cardinale, nella sala di stucchi e pastelli che ospita 'o convegno ma anche un condizionatore d'aria tanto generoso che qualche solerte hostess, a metà della giornata, decide di spegnere per non corrodere le corde vocali degli illustri parlamentari intervenuti.
Ah già, 'o convegno. Si parla di partito unico. Anzi unitario. Anzi moderato. Anzi, moderato e riformista. Anzi cattolico. Anzi mazziniano. Anzi centrista. Anzi, interviene Ciccitto e non si capisce più un cavolo, anche perché i suoi amici stanno passando con Prodi. Anzi, interviene Follini e tutti a mormorare, perché dice le cose che tutti sussurrano (vero Matteoli-Gasparri-La Russa?) ma nessuno ha il coraggio di dire. Poi arriva Casini e fa un discorso che tutti giudicano da leader, ma se lo dicono nei corridoi, anche i giornalisti che off record parlano, ma poi gli si secca la penna. Poi interviene Pera che lancia Casini, e tutti nei corridoi a dire che Pera ha lanciato Casini. Poi ai "colleghi" gli si secca di nuovo la penna e tutta la polemica del giorno dopo sulla stampa verte sulla frase del presidente del Senato sul CSM.
Allora io dico: una fondazione organizza 'o convegno, punta a lanciare un messaggio politico in vista di 'sta roba del partito unitario. Dicono cose interessanti e qualcosa pure succede. Ma quello che esce è la polemica sul CSM. Allora, cosa c'è che non va? Dove sta il corto circuito? E' colpa di Magna Carta? E' colpa dei giornalisti? E' colpa mia che alle 7 e mezza non ho tirato una ciabatta ai gabbiani per girarmi morbidamente dall'altra parte? Vi avverto: stanotte è già l'una. Il primo gabbiano che domani mattina mi parla di partito unitario, gli lancio un infradito in fronte.
By the way, nella sarabanda di interventi di ieri, voglio segnalarvi quello per cui valeva la pena svegliarsi alle 7 e trenta del mattino. E' di Giovanni Orsina. Che poi, se ne volete sapere di più, trovate una versione più ampia e ancor più aderente al dibattito sul partito unico, nel numero di Ideazione appena uscito.
domenica, luglio 17, 2005
Verso Capo Nord
Si srotolava diritta attraverso la tundra la strada statale che portava a Capo Nord. Infinita, desolata, polverosa. Non un'anima viva in giro, di tanto in tanto qualche renna a saltellare sulla carreggiata per tener desta l'attenzione del guidatore. Intorno, i laghetti si facevano più rari, la vegetazione più rada. La regione dei mille laghi era ormai alle spalle, con le sue foreste verdi, l'aria densa di ossigeno, le zanzare e le casette di legno dipinte. Qui, più nulla. Lapponia, alta Finlandia. Solo il rombo del motore, qualche capannone in lamiera, e quell'altopiano grigio-verde ancora inzuppato di neve e ghiaccio che si confondeva all'orizzonte con le nubi basse che annunciavano pioggia. La linea immaginaria che certificava l'inizio del Circolo polare artico, alla latitudine 66º33’, era alle spalle ormai da cinque, sei ore. Di fronte a noi una manciata di chilometri solitari, poi la punta più a nord dell'Europa.
Londra, identificata la vittima italiana
Benedetta Ciaccia è tra le vittime degli attentati di Londra. La Farnesina ha reso noto che il corpo della giovane italiana è stato identificato.
sabato, luglio 16, 2005
Beppe Severgnini by Andrea Marcenaro
Ero senza una balla. Cioè, non proprio senza una balla, è che l’altra non mi era ancora scesa, si chiamava, credo, “ritenzione del testicolo”. Comunque, da piccolo, le mie balle erano una. Piccolo per modo di dire, tra l’altro, avevo sui dieci anni e cominciavo a frequentare cattive compagnie. Loro imprecavano: “Mi girano le balle!”, e suonava alle mie orecchie come un fantastico modo di dire, un rafforzativo generosamente guascone per dare forza e solidarietà a quell’unica che avevamo tutti. Così, ripetevo sereno. E se i più osé si spingevano oltre: “Che due coglioni!”, io, giù anch’io. Quell’estate eravamo al Taro, sul greto del fiume, disposti in due file tutti nudi come vermi. Rovescio la testa all’indietro e vedo le balle di Antonio. Non la, le, balle di Antonio. Rotonde come due ciliegie. Fu una corsa disperata verso casa: “Mamma, so tutto, dov’è finita quell’altra?”. Lei rise fino alle lacrime, telefonò al professor Nicolitch, e il giorno dopo bastò una piccola iniezione per trasformare Andreino nel magnifico esemplare di maschio che conoscete. Bon. Era solo per dire che Beppe Severgnini mi ricorda l’infanzia.
venerdì, luglio 15, 2005
Lettera aperta a Silvio Berlusconi
E' lo straordinario editoriale di Christian Rocca sul nuovo numero di Ideazione. Anticipato sull'edizione on line per la delizia di tutti i lettori. Attendiamo risposta del Cav.
Ho una maglietta del Che e non so perché
Pare sia il detto di moda tra i giovani argentini, anche loro in giro con la paccottiglia cheguevarista in voga di questi magri tempi. Relativismo? A chili. Il Che e la libertà. Il Che e la lotta per l'indipendenza. Il Che e la rivoluciòn. Due belle segnalazioni (una nuova e una vintage): Alvaro Vargas Llosa sul Corriere della Sera e Jay Nordlinger su Ideazione (via National Review).
giovedì, luglio 14, 2005
Evasori, Mister Berlu e Dottor Sconi
Certo che Berlusconi se le cerca: come si sdoppia lui, di questi tempi, non si sdoppia nessuno. Un giorno si alza Mister Berlu e dice che il sommerso non è peccato e anzi per fortuna che c'è, è al 40 per cento e l'economia tira per questo e che bisogna alzare il tappeto e contare anche la spazzatura senza vergognarsene per riempire il cestino e stare al passo con i paesi che corrono. E noi giù con dotte teorie sulle tasse troppo alte, mettiamo la flat tax, lo Stato ci rapina e solo da luglio lavoriamo per noi e Hayek e Mises e la Thatcher e quando c'era Reagan lui sì che ci sapeva fare. E quegli altri giù con gli insulti, il solito evasore, ma che bella moralità, non è un uomo di Stato, brutto mafioso, s'incazza di brutto il procuratore di Bologna che gli appioppa la responsabilità di tutti gli stupri nei parchi del circondario felsineo e qua e là. Poi, tutto d'un tratto, si cambia. Un altro giorno (che poi è oggi) se ne esce il Dottor Sconi che tomo tomo dice che l'evasione fiscale ha registrato un'escalation preoccupante, che così non si fa, non sta bene e che questa lotta diventerà per il governo la madre di tutte le battaglie fiscali. E noi a seppellire Hayek e Mises, a dire che insomma la Thatcher c'ha pure na bella età, Reagan chi? meglio Brunetta sai che ti dico sto Keynes non era poi male, le tasse bisogna pagarle che poi se no il procuratore ci manda in galera per concorso morale in stupro. E quegli altri a dirci che siamo alla frutta, che vogliamo prendere per i fondelli gl'italiani se pensiamo di risanare l'economia con la lotta all'evasione, che tanto mai nessuno c'è riuscito e che su e che giù e piffete e paffete. Mi chiedo: non sarebbe meglio un po' di vacanza per tutti?
ps. vacanze anche a quelli del Corriere. Se avete tempo andatevi a vedere come hanno scritto il nome della Thatcher all'inizio del secondo capoverso.
ps. vacanze anche a quelli del Corriere. Se avete tempo andatevi a vedere come hanno scritto il nome della Thatcher all'inizio del secondo capoverso.
Un'ordinaria giornata in Eurabia
GERMANIA, BERLINO NEL MIRINO.
Il terrorismo islamico potrebbe colpire anche in Germania e gli esecutori si trovano già nel paese e sono attenti a mantenere un basso profilo. E' quanto ha scritto oggi il quotidiano Berliner Zeitung, che cita fonti dai servizi di sicurezza tedeschi. "I servizi sono ormai certi che parecchi mujaheddin islamici vivono in Germania, soprattutto a Berlino, e sono pronti a colpire in qualunque momento, appena riceveranno l'ordine". La Germania, che non ha partecipato alla campagna militare in Iraq, sarebbe entrata nel miriro dell'integralismo islamico per la sua adesione alla lotta contro il terrorismo internazionale, soprattutto in Afghanistan, e per essersi fatta carico dell'addestramento delle forze di polizia irachene.
FRANCIA, FRONTIERE CHIUSE.
Prima giornata di controlli alla frontiera franco-italiana di Mentone, dopo la recente applicazione dell'articolo 2 del Trattato di Schengen che in casi eccezionali, in vista di un pericolo imminente per la sicurezza dello Stato, autorizza la riapertura (o chiusura, a seconda dei punti di vista) delle frontiere. L'attività di sorveglianza da parte delle autorità transalpine è per ora ripresa al valico di Ponte San Ludovico, quello che attraversa il confine a bordo mare. Nei prossimi giorni dovrebbe essere riattivata la sorveglianza anche alla stazione ferroviaria e sull'autostrada.
ITALIA, IDEE CHIARE.
Gianfranco Fini, ministro degli Esteri e presidente di An: "Dopo i recenti attentati di Londra non è necessario sospendere gli accordi di Schengen e, in materia di immigrazione, basterebbe che la legge Bossi-Fini fosse rispettata e applicata in tutte le sue parti". Ignazio La Russa, vicepresidente vicario di An: "Il Trattato di Schengen prevede che i suoi effetti vengano temporaneamente sospesi in determinate circostanze. Io non posso escludere che anche l'Italia decida, in questa occasione, di valutare di avvalersi di questa norma del Trattato". Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno di An: "Non vi sono in questo momento ragioni che impongono una misura di questo tipo".
Il terrorismo islamico potrebbe colpire anche in Germania e gli esecutori si trovano già nel paese e sono attenti a mantenere un basso profilo. E' quanto ha scritto oggi il quotidiano Berliner Zeitung, che cita fonti dai servizi di sicurezza tedeschi. "I servizi sono ormai certi che parecchi mujaheddin islamici vivono in Germania, soprattutto a Berlino, e sono pronti a colpire in qualunque momento, appena riceveranno l'ordine". La Germania, che non ha partecipato alla campagna militare in Iraq, sarebbe entrata nel miriro dell'integralismo islamico per la sua adesione alla lotta contro il terrorismo internazionale, soprattutto in Afghanistan, e per essersi fatta carico dell'addestramento delle forze di polizia irachene.
FRANCIA, FRONTIERE CHIUSE.
Prima giornata di controlli alla frontiera franco-italiana di Mentone, dopo la recente applicazione dell'articolo 2 del Trattato di Schengen che in casi eccezionali, in vista di un pericolo imminente per la sicurezza dello Stato, autorizza la riapertura (o chiusura, a seconda dei punti di vista) delle frontiere. L'attività di sorveglianza da parte delle autorità transalpine è per ora ripresa al valico di Ponte San Ludovico, quello che attraversa il confine a bordo mare. Nei prossimi giorni dovrebbe essere riattivata la sorveglianza anche alla stazione ferroviaria e sull'autostrada.
ITALIA, IDEE CHIARE.
Gianfranco Fini, ministro degli Esteri e presidente di An: "Dopo i recenti attentati di Londra non è necessario sospendere gli accordi di Schengen e, in materia di immigrazione, basterebbe che la legge Bossi-Fini fosse rispettata e applicata in tutte le sue parti". Ignazio La Russa, vicepresidente vicario di An: "Il Trattato di Schengen prevede che i suoi effetti vengano temporaneamente sospesi in determinate circostanze. Io non posso escludere che anche l'Italia decida, in questa occasione, di valutare di avvalersi di questa norma del Trattato". Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno di An: "Non vi sono in questo momento ragioni che impongono una misura di questo tipo".
Il velo dopo il Tiggì
In Egitto si preparano le annunciatrici con il velo sugli schermi televisivi. Non è un'imposizione di un gruppo integralista ma l'autonoma richiesta di tre annunciatrici, approvata dalla Corte di Alessandria, alla quale si erano rivolte per poter esaudire un loro desiderio che adesso è anche un loro diritto. La decisione della Corte ribalta la direttiva governativa che aveva negato la richiesta delle annunciatrici e imposto la loro espulsione dalla tv. "La decisione di indossare il velo è nata dopo aver provato un desiderio insistente a portarlo'", ha detto Rania Radwan, il volto televisivo più famoso d'Egitto. Altre 45 annunciatrici si dicono pronte a seguire l'esempio. E nel paese infuria il dibattito.
East Watch - La difficile transizione rumena
Giorni difficili in Romania per il nuovo governo di centrodestra guidato dal liberale Calin Popescu Tariceanu. Il premier rifiuta di cedere al diktat degli apparati post-comunisti, annidati nella Corte costituzionale e spalleggiati dalla sponda politica dell'opposizione formalmente socialdemocratica che tuttora controlla la burocrazia del paese. La questione è semplice: il governo ha impostato una profonda riforma del sistema giudiziario per avvicinare la struttura alle richieste riformiste dell'Unione Europea. Ma la resistenza degli apparati ha fatto in modo che il parlamento approvasse una riforma monca, che non scardina le posizioni di potere e privilegio che i post-comunisti hanno consolidato nel decennio dopo Ceausescu. La diga contro la riforma è stata eretta soprattutto dalla Corte costituzionale. Calin Popescu Tariceanu non ci sta. Non vuole avallare un compromesso che di fatto snaturerebbe la prima vera riforma messa in campo dal suo governo. E' all'inizio del mandato. Non vuole spegnere e deludere l'impeto riformista che ha portato il centrodestra prima alla presidenza della Repubblica e poi al governo. Ha il supporto crescente dell'opinione pubblica. Chiede al capo dello Stato Traian Basescu di abbandonare i tentativi di mediazione e di riportare la Romania al voto. Per ottenere un successo capace di dargli ancora più forza e disancorare il paese balcanico dalle sabbie mobili del post-comunismo. A qualcuno, qui da noi, fischiano le orecchie (o la bandana)?
mercoledì, luglio 13, 2005
I bastardi che uccidono il futuro dell'Iraq
I resistenti, quelli contro cui non vale la pena rifinanziare le missioni, quelli che lottano contro l'imperialismo americano, quelli che sono alle dipendenze di Al Zarqawi ma insomma combattono per la loro indipendenza, quelli che con loro sì che l'Iraq sarebbe un posto migliore, quelli che si stava meglio quando si stava peggio... insomma i bastardi che hanno ammazzato 32 bambini e che hanno tanti bastardi amici e simpatizanti qui da noi.
Europa, si richiudono le frontiere
Finisce il sogno (e l'illusione) della libera circolazione fra gli stati europei. Dopo l'attacco terroristico di Londra, Francia e Olanda sospendono il trattato di Schengen e reintroducono i controlli alle frontiere. Passaporti e carte d'identità sono di nuovo necessarie per entrare nei due paesi. E' il segnale che l'ipotesi di attentati islamici in tutta Europa è ormai presa sul serio anche da chi, è il caso della Francia, fino a qualche tempo fa si sentiva al riparo.Il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy ha dichiarato: "Il Trattato di Schengen prevede in circostanze molto precise la possibilità di rafforzare i controlli alle frontiere. Se non lo facciamo quando circa 50 persone sono morte a Londra, non so quando dovremmo farlo". Il ministro degli Interni italiano Pisanu, interpellato sull'argomento, ha escluso che il nostro paese possa adottare lo stesso provvedimento: "Sono sufficienti i controlli in atto che certamente saranno rafforzati attorno alle vecchie frontiere".
Più auto, meno Fiat
Sono aumentate del 4,5% le immatricolazioni di auto in Europa a giugno rispetto allo stesso mese del 2004. Lo ha reso noto l'Acea, l'associazione europea delle case automobilistiche. In calo del 4% le vendite di Fiat che attualmente detiene una quota di mercato del 6,3% contro il 6,8% di un anno fa. Insomma, il settore è in leggera ripresa in tutta Europa, ma le nostre auto di gloriosa marca torinese non sono più all'altezza. Una bella prova di competitività.
La fabbrica europea dei kamikaze
Adesso c'è la certezza delle indagini: erano kamikaze ed erano inglesi. Dunque, erano fra di noi, anzi erano dei nostri. Figli di immigrati, nati nei nostri ospedali, allevati nel nostro sistema educativo, cresciuti con tutte le comodità e con tutte le opportunità che spettano a tutti coloro che fanno parte del nostro (e loro) mondo libero. Eppure, la fabbrica dei kamikaze produce a pieno regime anche in Europa. Lo sapevamo, adesso ne abbiamo le prove. Magdi Allam, che ha dedicato a questo argomento un agile libretto, descrive sul Corriere della Sera di oggi i recenti sviluppi dei kamikaze made in Europe.
Leon de Winter: "Sveglia, siamo in guerra"
Der Islamist hasst uns, weil wir anders sind. Weil wir anders sind, sind wir sein Feind. Weil wir sein Feind sind, will er unseren Untergang. Wir haben keine Wahl: Wenn er uns zu seinem Feind erklärt, müssen wir uns verteidigen. (L'islamico ci odia, perché siamo diversi. Giacché siamo diversi, noi siamo nemici. Poiché siamo suoi nemici, egli desidera la nostra caduta. Non abbiamo scelta: se ci dichiara suoi nemici, noi dobbiamo difenderci).
E' l'accorato appello dello scrittore olandese Leon de Winter, una delle voci più lucide della letteratura europea. Qualche mese fa lanciò il suo allarme sulla rivista socialdemocratica tedesca Cicero (una specie di "Riformista" teutonico, cioé una mosca bianchissima nel panorama eurabico della Germania) con questo lungo articolo (da cui è ripreso l'incipit tradotto sopra) che compariva in una sezione dal provocatorio titolo: "Stirb, weil du Christ bist!", Muori perché sei Cristo (o più correttamente cristiano come suggerisce di correggere un lettore*)!
* alla lettera la traduzione esatta è quella di cristiano; peccato che, come spesso accade sui commenti, il lettore che ha suggerito la correzione non si firmi. E comunque... danke.
E' l'accorato appello dello scrittore olandese Leon de Winter, una delle voci più lucide della letteratura europea. Qualche mese fa lanciò il suo allarme sulla rivista socialdemocratica tedesca Cicero (una specie di "Riformista" teutonico, cioé una mosca bianchissima nel panorama eurabico della Germania) con questo lungo articolo (da cui è ripreso l'incipit tradotto sopra) che compariva in una sezione dal provocatorio titolo: "Stirb, weil du Christ bist!", Muori perché sei Cristo (o più correttamente cristiano come suggerisce di correggere un lettore*)!
* alla lettera la traduzione esatta è quella di cristiano; peccato che, come spesso accade sui commenti, il lettore che ha suggerito la correzione non si firmi. E comunque... danke.
martedì, luglio 12, 2005
Islamic Terrorism Knocks At Italy’s Door
ROME - Islamic terrorism “is knocking at Italy’s door”. The comment came from Interior Minister Giuseppe Pisanu during his speech to the lower house of the Italian parliament. “After the bombings in Casablanca and Istanbul”, said Mr Pisanu, “I said terrorism had knocked on the door of Europe”. “Today, after the murders in Madrid and London”, the interior minister went on, “I have to say that terrorism is also knocking at Italy’s door”.
Full text: Corriere della Sera.
Full text: Corriere della Sera.
Londra, erano kamikaze
L'attacco a Londra è stato perpetrato da quattro kamikaze, ripresi dalle telecamere a circuito chiuso delle stazioni metropolitane. Lo ha dichiarato la tv Sky News citando fonti della polizia. La Polizia possiede un filmato di una telecamera a circuito chiuso che mostra i quattro arrivare insieme da Leeds alla stazione di King's Cross la mattina degli attentati. Uno dei quattro uomini è stato denunciato come disperso dalla famiglia ed i suoi effetti personali sono stati trovati sull'autobus numero 30 esploso a Tavistock Square. Documenti appartenenti agli altri tre uomini sono stati trovati nei luoghi delle altre tre esplosioni avvenute in metropolitana. Gli effetti personali di uno dei quattro sono stati trovati sulla scena della bomba di Aldgate. Gli effetti personali di un secondo uomo sono stati rinvenuti sia sulla scena della bomba di Aldgate che di Edgware Road.
Dacci oggi la nostra bomba mattutina
Good Morning, Mediterraneo. Bomba a Barcellona nell'Istituto di cultura italiano. Ferito un artificiere che era giunto per disinnescare l'ordigno. Pista anarchica. Bomba a Beirut in un attentato contro il ministro della Difesa uscente. Due morti. Pista incerta.
UPDATE. Anche la bomba pomeridiana. Palestinese, diciottenne: è l'identikit del kamikaze che ha seminato morte in un centro commerciale di Netanya, città costiera israeliana. Tre morti, trenta feriti. Proprio mentre Israele si ritira da Gaza. Non c'è che dire, in Palestina si alleva una classe dirigente coi fiocchi per il futuro.
UPDATE. Anche la bomba pomeridiana. Palestinese, diciottenne: è l'identikit del kamikaze che ha seminato morte in un centro commerciale di Netanya, città costiera israeliana. Tre morti, trenta feriti. Proprio mentre Israele si ritira da Gaza. Non c'è che dire, in Palestina si alleva una classe dirigente coi fiocchi per il futuro.
Islamici moderati
Se ci siete (e Magdi Allam dice che ci siete, dunque non ho motivo di dubitarne) adesso battete un colpo. Noi proveremo a darvi una mano. L'avevamo già fatto, dopo l'11 settembre, ma non ci sembrava di avervi incrociato. Colpa nostra, certamente. Ma adesso non avete più alibi. Venite fuori, esponetevi, fatevi vedere, fatevi sentire. Fatevi aiutare.
Segnalazione d'obbligo: Enzo Reale su Ideazione.com, le differenze tra Londra e Madrid. Dedicato a Romano Prodi.
Segnalazione d'obbligo: Enzo Reale su Ideazione.com, le differenze tra Londra e Madrid. Dedicato a Romano Prodi.
lunedì, luglio 11, 2005
Srebrenica, 10 anni di vergogna
Il reportage audio di Roberto Spagnoli da Radio Radicale. L'articolo commemorativo da Transition on line. L'editoriale di William Montgomery sull'International Herald Tribune. Dedicato a chi invoca l'Onu in Iraq.
L'uomo senza qualità
Non si è smentito Romano Prodi. E ha fatto bene. Perché ad un anno dalle elezioni ci ha ricordato che sorta di politica estera ci toccherà se e quando, fra un anno, prenderà la guida del governo nazionale. Lo sguardo supponente e annoiato di quando, presidente della Commissione europea, celebrò nel Parlamento di Bruxelles una fredda cerimonia per il primo anniversario dell'attacco alle Twin Towers s'è riproposto nelle dichiarazioni di questa sera, al termine del vertice dell'Unione sulla posizione da prendere in Parlamento sul rifinanziamento della missione italiana in Iraq. La posizione è qui, riassunta dalla benevola penna dei cronisti di Repubblica.
Resta la vergogna per un uomo senza qualità che ha rappresentato il nostro paese ai più alti livelli politici (governo italiano, commissione europea). E resta la preoccupazione per un'Italia guidata da questo uomo e da queste idee. Chi legge questo blog sa che nulla ci frena dal criticare, anche duramente, il premier Berlusconi. I commenti ai post politici di Walking Class sono testimonianza di posizioni non sempre condivise, tra i blogger di TocqueVille, circa le fortune e le sfortune del leader di Forza Italia. Ma la politica estera di Prodi ci fa rabbrividire. E moltiplica le nostre forze per evitare che il peggio accada. E se accadrà, il premier Prodi e la sua politica di appeasement non avranno, su questa sponda e per quel che vale, un minuto di tregua.
Resta la vergogna per un uomo senza qualità che ha rappresentato il nostro paese ai più alti livelli politici (governo italiano, commissione europea). E resta la preoccupazione per un'Italia guidata da questo uomo e da queste idee. Chi legge questo blog sa che nulla ci frena dal criticare, anche duramente, il premier Berlusconi. I commenti ai post politici di Walking Class sono testimonianza di posizioni non sempre condivise, tra i blogger di TocqueVille, circa le fortune e le sfortune del leader di Forza Italia. Ma la politica estera di Prodi ci fa rabbrividire. E moltiplica le nostre forze per evitare che il peggio accada. E se accadrà, il premier Prodi e la sua politica di appeasement non avranno, su questa sponda e per quel che vale, un minuto di tregua.
venerdì, luglio 08, 2005
Lacrime di coccodrillo
Paolo Mieli sul Corriere della Sera:
"Altro che referendum sulla Costituzione europea: la disfatta della Ue comincia dall’aver accettato di essere il tallone d'Achille dell'Occidente al cospetto del terrorismo. Faccia pure l'Europa qualcosa di diverso dall'America. Ma faccia qualcosa". [editoriale completo]
Ezio Mauro su Repubblica:
"Due cose: erano cittadini, nient'altro che questo. Ed erano cittadini dell'Occidente. In realtà le due cose si unificano. Perché solo vivendo in un sistema democratico si può essere davvero cittadini. E questa sola identità - in realtà: questa identità suprema - è bastata a trasformare quelle persone in bersagli. Dunque i terroristi sanno chi noi siamo, cos'è il nostro mondo. Sembriamo saperlo meno noi. Da oggi, finalmente, sarà più difficile per tutti separare la catena del terrore in pezzi isolati, rifiutarsi di vedere e di capire, semplicemente non "fare sequenza". Che cosa abbiamo bisogno di aspettare, per mettere insieme Londra con Madrid e con New York, che la bomba arrivi a casa nostra? Ma è già a casa nostra, lo è fin dal primo giorno. Con la facile compassione del "siamo tutti americani" abbiamo rifiutato la vera responsabilità della condivisione, che avrebbe dovuto farci dire ben di più e ben più gravemente: siamo in realtà tutti occidentali, perché l'attacco è alla democrazia e non solo agli Stati Uniti, come non soltanto alla Spagna, e nemmeno alla sola Inghilterra di Blair". [editoriale completo]. Repubblica è anche il quotidiano autore di questa roba qua.
"Altro che referendum sulla Costituzione europea: la disfatta della Ue comincia dall’aver accettato di essere il tallone d'Achille dell'Occidente al cospetto del terrorismo. Faccia pure l'Europa qualcosa di diverso dall'America. Ma faccia qualcosa". [editoriale completo]
Ezio Mauro su Repubblica:
"Due cose: erano cittadini, nient'altro che questo. Ed erano cittadini dell'Occidente. In realtà le due cose si unificano. Perché solo vivendo in un sistema democratico si può essere davvero cittadini. E questa sola identità - in realtà: questa identità suprema - è bastata a trasformare quelle persone in bersagli. Dunque i terroristi sanno chi noi siamo, cos'è il nostro mondo. Sembriamo saperlo meno noi. Da oggi, finalmente, sarà più difficile per tutti separare la catena del terrore in pezzi isolati, rifiutarsi di vedere e di capire, semplicemente non "fare sequenza". Che cosa abbiamo bisogno di aspettare, per mettere insieme Londra con Madrid e con New York, che la bomba arrivi a casa nostra? Ma è già a casa nostra, lo è fin dal primo giorno. Con la facile compassione del "siamo tutti americani" abbiamo rifiutato la vera responsabilità della condivisione, che avrebbe dovuto farci dire ben di più e ben più gravemente: siamo in realtà tutti occidentali, perché l'attacco è alla democrazia e non solo agli Stati Uniti, come non soltanto alla Spagna, e nemmeno alla sola Inghilterra di Blair". [editoriale completo]. Repubblica è anche il quotidiano autore di questa roba qua.
In difesa dell'Occidente
Adesso le parole non bastano più. Né la condanna, né lo sdegno. Dopo Madrid e Londra ci sono ragioni sensate per pensare che la prossima volta potrebbe toccare a noi. Ora tutto quello che diciamo, tutta la solidarietà che diamo ai popoli fratelli colpiti, agli americani, agli spagnoli, agli inglesi, tutta la determinazione che mostriamo dalle tastiere deve diventare forza morale, solida compattezza di questo paese, perché la guerra che si combatte da quattro anni ora si avvicina e noi dobbiamo essere pronti ad affrontarla. Con la saldezza delle convinzioni e dei comportamenti. TocqueVille non è Indymedia, noi ci siamo, in difesa dell'Occidente.
giovedì, luglio 07, 2005
Breaking News: Londra sotto attacco terroristico
LIVE NEWS DA TocqueVille, Repubblica, Sky News, BBC.
LONDRA NEL TERRORE
Attacco terroristico alla città di Londra nel giorno di apertura del G8 in Scozia. Dalle 8.49 e per un'ora quattro esplosioni (tre nella metropolitana, una su un autobus a due piani) hanno seminato morti e feriti all'interno dell'area della City. Secondo indiscrezioni della polizia, altri attentati sono stati sventati nella metropolitana, con il ritrovamento di ordigni inesplosi. E' il tanto temuto attacco islamista alla capitale britannica. Si materializza dopo l'11 settembre americano e l'11 marzo spagnolo: è il secondo attacco su vasta scala sul suolo europeo nella guerra del terrorismo islamico contro l'Occidente.
52 MORTI, 700 FERITI
Si contano morti e feriti. I numeri sono ancora approssimativi e si rincorrono in maniera incontrollata: le autorità britanniche invitano alla prudenza e non rilasciano ancora cifre definitive. Al momento il dato ufficiale è di 52 morti e circa 700 feriti. In maniera non ufficiosa le autorità lasciano trapelare che il numero definitivo delle vittime potrebbe aggirarsi intorno a 80.
TONY BLAIR: PIU' DETERMINATI DELLA LORO VOGLIA DI MORTE
Parla per la prima volta alle 12 ora locale, il premier Tony Blair, da Gleaneagles sede del G8 in Scozia. E' stato un attentato barbarico, ma una cosa deve essere chiara: la nostra determinazione a conservare le cose che ci sono care è più forte della loro voglia di morte. E ogni azione che loro possono mettere in atto troverà la nostra determinazione ancora più forte. Blair è poi partito alla volta di Londra per fare il punto della situazione e visitare i feriti negli ospedali. Ha fatto ritorno a Gleaneagles in serata: non cambieremo i nostri programmi e non la daremo vinta ai terroristi. Blair è intervenuto pubblicamente un'altra volta, per una dichiarazione congiunta con i leader del G8.
TRASPORTI IN TILT
Sistema dei trasporti in tilt per tutta la giornata: autobus fermi, metropolitana paralizzata. Il ministro degli Interni ha chiesto ai cittadini di Londra di restare chiusi in casa e di non uscire per strada. Nella City, i dipendenti delle banche sono scesi nei rifugi di emergenza. Dal primo pomeriggio sono state riaperte tre stazioni ferroviarie: Victoria, Euston e Paddington. Restano chiuse St. Pancras, Liverpool Street e King's Cross. Lentamente, la città reagisce e riprende il suo ritmo ordinario. In serata gli autobus hanno progressivamente ripreso a circolare nel centro di Londra.
ESERCITO SCHIERATO A COVENT GARDEN
Alcuni militari sono stati dislocati nel quartiere di Covent Garden, nel pieno centro di Londra nelle ore successive all'attentato. Alla ricerca della normalità, il giorno dopo Londra resta una città scossa con le aree colpite ancora bloccate da cordoni di sicurezza.
PRIME RIVENDICAZIONI: AL QUAEDA
Un messaggio su Internet, del quale è difficile verificare l'autenticità, rivendica a nome del "Gruppo segreto della Jihad di Al Qaeda in Europa" gli attentati di Londra e mette in guardia l'Italia e la Danimarca dal mantenere le truppe in Iraq e in Afghanistan. Ma secondo le autorità americane è prematuro stabilire la responsabilità degli attacchi. Gli investigatori sono al lavoro per verificare l'attendibilità della rivendicazione via Internet.
IRA NEGA QUALSIASI COINVOLGIMENTO
L'Ira, la formazione terroristica nord-irlandese, ha negato il coinvoglimento nelle esplosioni avvenute questa mattina a Londra. I militanti dell'Ira "non hanno alcun tipo di rapporto" con gli attentati nella capitale britannica, assicura una fonte dell'organizzazione da Belfast.
EUROPA E USA: AUMENTATO LIVELLO ALLERTA
Aumentato il livello di allarme nelle capitali europee dopo gli attentati mattutini di Londra. Allarme rosso a Parigi, allerta nel sistema metropolitano di Berlino, vigilanza accresciuta a Roma. Anche Madrid, già colpita dagli attentati, ha attivato il piano di sicurezza. Misure di sicurezza accresciute negli Stati Uniti, a New York Manhattan è stata circondata da un perimetro di auto della polizia che hanno intensificato la vigilanza. A Washington allarme per alcuni minuti in pieno centro, a causa di un auto parcheggiata incautamente davanti a un divieto di sosta. Nelle due città colpite quattro anni fa la polizia ha chiesto ai cittadini che utilizzano la metropolitana di segnalare eventuali situazioni anomale.
LONDRA NEL TERRORE
Attacco terroristico alla città di Londra nel giorno di apertura del G8 in Scozia. Dalle 8.49 e per un'ora quattro esplosioni (tre nella metropolitana, una su un autobus a due piani) hanno seminato morti e feriti all'interno dell'area della City. Secondo indiscrezioni della polizia, altri attentati sono stati sventati nella metropolitana, con il ritrovamento di ordigni inesplosi. E' il tanto temuto attacco islamista alla capitale britannica. Si materializza dopo l'11 settembre americano e l'11 marzo spagnolo: è il secondo attacco su vasta scala sul suolo europeo nella guerra del terrorismo islamico contro l'Occidente.
52 MORTI, 700 FERITI
Si contano morti e feriti. I numeri sono ancora approssimativi e si rincorrono in maniera incontrollata: le autorità britanniche invitano alla prudenza e non rilasciano ancora cifre definitive. Al momento il dato ufficiale è di 52 morti e circa 700 feriti. In maniera non ufficiosa le autorità lasciano trapelare che il numero definitivo delle vittime potrebbe aggirarsi intorno a 80.
TONY BLAIR: PIU' DETERMINATI DELLA LORO VOGLIA DI MORTE
Parla per la prima volta alle 12 ora locale, il premier Tony Blair, da Gleaneagles sede del G8 in Scozia. E' stato un attentato barbarico, ma una cosa deve essere chiara: la nostra determinazione a conservare le cose che ci sono care è più forte della loro voglia di morte. E ogni azione che loro possono mettere in atto troverà la nostra determinazione ancora più forte. Blair è poi partito alla volta di Londra per fare il punto della situazione e visitare i feriti negli ospedali. Ha fatto ritorno a Gleaneagles in serata: non cambieremo i nostri programmi e non la daremo vinta ai terroristi. Blair è intervenuto pubblicamente un'altra volta, per una dichiarazione congiunta con i leader del G8.
TRASPORTI IN TILT
Sistema dei trasporti in tilt per tutta la giornata: autobus fermi, metropolitana paralizzata. Il ministro degli Interni ha chiesto ai cittadini di Londra di restare chiusi in casa e di non uscire per strada. Nella City, i dipendenti delle banche sono scesi nei rifugi di emergenza. Dal primo pomeriggio sono state riaperte tre stazioni ferroviarie: Victoria, Euston e Paddington. Restano chiuse St. Pancras, Liverpool Street e King's Cross. Lentamente, la città reagisce e riprende il suo ritmo ordinario. In serata gli autobus hanno progressivamente ripreso a circolare nel centro di Londra.
ESERCITO SCHIERATO A COVENT GARDEN
Alcuni militari sono stati dislocati nel quartiere di Covent Garden, nel pieno centro di Londra nelle ore successive all'attentato. Alla ricerca della normalità, il giorno dopo Londra resta una città scossa con le aree colpite ancora bloccate da cordoni di sicurezza.
PRIME RIVENDICAZIONI: AL QUAEDA
Un messaggio su Internet, del quale è difficile verificare l'autenticità, rivendica a nome del "Gruppo segreto della Jihad di Al Qaeda in Europa" gli attentati di Londra e mette in guardia l'Italia e la Danimarca dal mantenere le truppe in Iraq e in Afghanistan. Ma secondo le autorità americane è prematuro stabilire la responsabilità degli attacchi. Gli investigatori sono al lavoro per verificare l'attendibilità della rivendicazione via Internet.
IRA NEGA QUALSIASI COINVOLGIMENTO
L'Ira, la formazione terroristica nord-irlandese, ha negato il coinvoglimento nelle esplosioni avvenute questa mattina a Londra. I militanti dell'Ira "non hanno alcun tipo di rapporto" con gli attentati nella capitale britannica, assicura una fonte dell'organizzazione da Belfast.
EUROPA E USA: AUMENTATO LIVELLO ALLERTA
Aumentato il livello di allarme nelle capitali europee dopo gli attentati mattutini di Londra. Allarme rosso a Parigi, allerta nel sistema metropolitano di Berlino, vigilanza accresciuta a Roma. Anche Madrid, già colpita dagli attentati, ha attivato il piano di sicurezza. Misure di sicurezza accresciute negli Stati Uniti, a New York Manhattan è stata circondata da un perimetro di auto della polizia che hanno intensificato la vigilanza. A Washington allarme per alcuni minuti in pieno centro, a causa di un auto parcheggiata incautamente davanti a un divieto di sosta. Nelle due città colpite quattro anni fa la polizia ha chiesto ai cittadini che utilizzano la metropolitana di segnalare eventuali situazioni anomale.
Berlusconi: vigilanza attenta
"Una banda di criminali fanatici ha fatto pagare un alto prezzo a Londra e alla Gran Bretagna per essere la sede del G8". E' quanto ha affermato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi in una pausa dei lavori del G8 a Gleneagles. Un attacco che "non ha alcun senso" ha aggiunto Berlusconi, sottolineando "lo stridore" tra i governi democratici presenti al summit e "dall'altra parte l'attacco dei civili inermi e innocenti". "Il livello di sicurezza nel nostro Paese è quello già in atto da tempo - ha detto il premier - abbiamo già preso delle misure che intendiamo rafforzare. Serve una vigilanza attenta, nella consapevolezza che anche l'Italia è esposta".
Ucciso l'ambasciatore egiziano
Era stato rapito a Bagdad dai terroristi di Al Qaeda. Oggi lo hanno ucciso, creando un'eco di morte alle bombe di Londra. E lo hanno comunicato via Internet. Non vincerete mai!
Tony Blair: our determination is greater
"It's reasonably clear that there have been a series of terrorist attacks in London. There are obviously casualties, both people that have died and people seriously injured. My thoughts and prayers are with the victims and their families.
It's my intention to leave the G8 within the next couple hours and go down to London and get a report from those who have been dealing with this. Each of the countries around that table have some experience of the effects of terrorism and share our complete resolution to defeat this terrorism. It's particularly barbaric that this has happened on the day when people are meeting to try to help the problems of poverty in Africa and the long-term problems of changes in the environment.
It's reasonably clear that it is designed and aimed to coincide with the opening of the G8. There will be time to talk later about this. It's important, however, that those engaged in terrorism realize that our determination to defend our values and our way of life is greater than their determination to cause death and destruction to innocent people in a desire to impose extremism on the world. Whatever they do, it is our determination that they will never succeed in destroying what we hold dear in this country and in other civilized nations throughout the world".
It's my intention to leave the G8 within the next couple hours and go down to London and get a report from those who have been dealing with this. Each of the countries around that table have some experience of the effects of terrorism and share our complete resolution to defeat this terrorism. It's particularly barbaric that this has happened on the day when people are meeting to try to help the problems of poverty in Africa and the long-term problems of changes in the environment.
It's reasonably clear that it is designed and aimed to coincide with the opening of the G8. There will be time to talk later about this. It's important, however, that those engaged in terrorism realize that our determination to defend our values and our way of life is greater than their determination to cause death and destruction to innocent people in a desire to impose extremism on the world. Whatever they do, it is our determination that they will never succeed in destroying what we hold dear in this country and in other civilized nations throughout the world".
A Dubrovnik anche da Trani
Dubrovnik a un tiro di schioppo dall'Italia con i catamarani veloci in partenza da Trani, pochi chilometri a nord di Bari. Un collegamento che unisce ancora di più le due sponde dell'Adriatico. Poi, arrivare a Spalato e fare un salto a Zagabria diventa quasi uno scherzo con la nuova autostrada appena inaugurata. Balcani in movimento e la Croazia non è bella solo d'estate.
Un seminario per Siniscalco
Corre buon sangue tra l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il suo successore Domenico Siniscalco. A commento del Dpef, l'attuale vicepremier sostiene di non occuparsi di cose seminariali. Al contrario Siniscalco un paio di giorni fa aveva dichiarato guerra alla finanza creativa sostenendo di preferire la finanza noiosa. Ora: io ho scoperto qualche giorno fa cosa ci faccio qui. Ma loro, cosa ci fanno lì, nello stesso governo?
mercoledì, luglio 06, 2005
Il relativismo di Berlino
Sarà una versione del tanto decantato relativismo storico. Sarà che quella memoria anticomunista nella rossa Berlino è sempre stata sopportata con fastidio. Quando arrivai per la prima volta nell'allora provincia tedesca (la capitale della Germania Ovest era Bonn in quel lontano 1986) rimasi colpito dalla presenza evidente della guerra fredda. In tutte le altre parti dell'Europa capitalista la divisione del continente era roba passata che faceva bella mostra sui libri di storia. Lì a Berlino era materia reale. Era strade interrotte. Muri invalicabili. Famiglie spezzate. Metropolitane monche.
Era però (e questa fu la seconda impressione, dopo qualche giorno) un limes entrato nella quotidianità cittadina. Smaltito lo shock del forestiero, anche lì, nell'epicentro della divisione, la guerra fredda era roba da libri di storia o da ricordi di qualche genitore in vena di racconti d'avventura. Un'avventura passata. Il muro era un perimetro urbano, le famiglie separate ormai da decenni non si conoscevano più, la metropolitana faceva capolinea a Tiergarten. Ed era tutto normale. Per i giovani di vent'anni, in fondo, era sempre stato così: Berlino si fermava alla Porta di Brandeburgo che, ironia della sorte, era stata conquistata da quelli dell'Est. La memoria, fuori dai racconti di un genitore rimbambito prima del tempo, era custodita in un piccolo museo a ridosso del Checkpoint Charlie, messo su con pochi marchi e molta passione, frequentato però solo dai turisti più volenterosi.
Una breve teoria di croci, senza ornamento e senza cura, costeggiava il perimetro del muro, tra la Porta e il Tiergarten, a ricordo di quanti morirono dissanguati nel tentativo di fuggire dal comunismo alla libertà, freddati dagli spari dei vopos o impigliati mortalmente nel filo spinato. Quelle croci, sembrava facessero impressione solo a me. Un'altra se ne sarebbe aggiunta in quell'estate del 1986, una delle ultime per uno degli ultimi fuggiaschi sfortunati. Di lì a tre anni il muro non ci sarebbe stato più. Al suo posto fu bello pensare a un memoriale per quegli eroi invisibili, visibilissimi però dai riflettori delle torrette di confine.
Di memoriali è piena Berlino, e tutti si affannano a inventarne di nuovi, nel trionfo del politicamente corretto che fa di questa smemorata capitale tedesca il cuore insensato di un'Europa senza senso. Adesso però la giunta comunale che ingloba socialdemocratici e comunisti, gli eredi di Willy Brandt corrotti da Gerhard Schröder e Oscar Lafontaine e gli eredi della Sed ringalluzziti da Gregor Gysi ha fatto in modo che il simbolo del capitalismo, una banca, cancellasse il simbolo della libertà. E nessuno protesta. Nessuno se ne cura. Nel mondo in cui tutti i memoriali sono grigi e tutti i memoriali possono saltare per far posto a una banca, c'è poco da stare allegri. Se poi la memoria diventa grigia in Germania, c'è anche da preoccuparsi.
Era però (e questa fu la seconda impressione, dopo qualche giorno) un limes entrato nella quotidianità cittadina. Smaltito lo shock del forestiero, anche lì, nell'epicentro della divisione, la guerra fredda era roba da libri di storia o da ricordi di qualche genitore in vena di racconti d'avventura. Un'avventura passata. Il muro era un perimetro urbano, le famiglie separate ormai da decenni non si conoscevano più, la metropolitana faceva capolinea a Tiergarten. Ed era tutto normale. Per i giovani di vent'anni, in fondo, era sempre stato così: Berlino si fermava alla Porta di Brandeburgo che, ironia della sorte, era stata conquistata da quelli dell'Est. La memoria, fuori dai racconti di un genitore rimbambito prima del tempo, era custodita in un piccolo museo a ridosso del Checkpoint Charlie, messo su con pochi marchi e molta passione, frequentato però solo dai turisti più volenterosi.
Una breve teoria di croci, senza ornamento e senza cura, costeggiava il perimetro del muro, tra la Porta e il Tiergarten, a ricordo di quanti morirono dissanguati nel tentativo di fuggire dal comunismo alla libertà, freddati dagli spari dei vopos o impigliati mortalmente nel filo spinato. Quelle croci, sembrava facessero impressione solo a me. Un'altra se ne sarebbe aggiunta in quell'estate del 1986, una delle ultime per uno degli ultimi fuggiaschi sfortunati. Di lì a tre anni il muro non ci sarebbe stato più. Al suo posto fu bello pensare a un memoriale per quegli eroi invisibili, visibilissimi però dai riflettori delle torrette di confine.
Di memoriali è piena Berlino, e tutti si affannano a inventarne di nuovi, nel trionfo del politicamente corretto che fa di questa smemorata capitale tedesca il cuore insensato di un'Europa senza senso. Adesso però la giunta comunale che ingloba socialdemocratici e comunisti, gli eredi di Willy Brandt corrotti da Gerhard Schröder e Oscar Lafontaine e gli eredi della Sed ringalluzziti da Gregor Gysi ha fatto in modo che il simbolo del capitalismo, una banca, cancellasse il simbolo della libertà. E nessuno protesta. Nessuno se ne cura. Nel mondo in cui tutti i memoriali sono grigi e tutti i memoriali possono saltare per far posto a una banca, c'è poco da stare allegri. Se poi la memoria diventa grigia in Germania, c'è anche da preoccuparsi.
Nel 2011 mi trasferisco a Londra
Ci vuole almeno un anno per entrare nell'atmosfera dell'evento. Intanto, quest'estate ci prepariamo all'evento tedesco del 2006 (che si giocherà in era-Merkel). Per un po' di tempo, insomma, non prevediamo viaggi in Francia.
Albania, le prospettive del voto
Sali Berisha e il giorno della marmotta.
Uno scrutinio interminabile, come se gli elettori albanesi fossero decine di milioni. Una vittoria anticipata nei festeggiamenti notturni, basata non sui voti reali ma sugli exit poll, che fanno cilecca in Occidente, figuriamoci in Albania. Qualche colpo di pistola qua e là durante le operazioni di voto (morto un rappresentante di lista dell’opposizione) e nel corso dei festeggiamenti preventivi: nella città meridionale di Lushnja un pregiudicato ha freddato il proprietario di una stazione di carburante che inneggiava a Berisha ed è stato a sua volta ucciso dal cognato del morto dopo canonico inseguimento tra la folla. Ovviamente la politica non c’entra nulla. C’entra però quel pezzo di Albania che non vuol scomparire e che, ogni volta che i riflettori internazionali illuminano quel paese, puntualmente si ripresenta per reclamare il proprio diritto al Medioevo. [continua su L'opinione]
Uno scrutinio interminabile, come se gli elettori albanesi fossero decine di milioni. Una vittoria anticipata nei festeggiamenti notturni, basata non sui voti reali ma sugli exit poll, che fanno cilecca in Occidente, figuriamoci in Albania. Qualche colpo di pistola qua e là durante le operazioni di voto (morto un rappresentante di lista dell’opposizione) e nel corso dei festeggiamenti preventivi: nella città meridionale di Lushnja un pregiudicato ha freddato il proprietario di una stazione di carburante che inneggiava a Berisha ed è stato a sua volta ucciso dal cognato del morto dopo canonico inseguimento tra la folla. Ovviamente la politica non c’entra nulla. C’entra però quel pezzo di Albania che non vuol scomparire e che, ogni volta che i riflettori internazionali illuminano quel paese, puntualmente si ripresenta per reclamare il proprio diritto al Medioevo. [continua su L'opinione]
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