lunedì, dicembre 21, 2009

Buon Natale/Frohe Weihnachten

Ai lettori di Walking Class appuntamento al prossimo anno.

Ceausescu, l'ultimo atto

Bucarest oggi, il palazzo dell'ex comitato centrale (fotowalkingclass)

Lo sguardo acquoso è perso sulle centomila teste che affollano la piazza. Il cappello di lana nero che gli scivola fin quasi sugli occhi ne accentua la vecchiezza che, d’improvviso, appare evidente a tutti. La voce è roca, incerta, impaurita. Non è più lui, il Conducator, quando a mezzogiorno e mezza prende la parola sulla balconata del palazzo del comitato centrale con l’immancabile moglie Elena al fianco, di colpo invecchiata pure lei. Sotto, nelle prime file, ci sono i figuranti di sempre, le truppe cammellate armate di striscioni, ritratti, slogan sempre uguali inneggianti al Genio dei Carpazi e al socialismo. Ma niente è più come prima. Ceausescu inizia a parlare, e già non sembra più lui [pubblicato su Il Riformista, in lettura su East Side Report]

L'epopea editoriale di Christoph Links

Christoph Links, Fiera del libro di Francoforte 2009 (fotowalkingclass)

Nel clima rivoluzionario e anarchico delle settimane successive alla caduta del muro, una data importante è quella del primo dicembre, giorno in cui cade anche il muro della censura. La libertà di espressione apre gli orizzonti a nuove iniziative. Nel suo appartamento di Prenzlauer Berg, sulla Gethsemanestrasse, Christoph Links, allora trentacinquenne redattore culturale della rivista Sonntag, fonda la prima casa editrice privata della Ddr. Porterà il suo nome, Ch Links Verlag, e sarà un successo [pubblicato su Il Riformista, in lettura su East Side Report]

sabato, dicembre 19, 2009

L'ecologismo italiano alla padella alla brace

Che tristezza le politiche ambientaliste in Italia, sballonzolate negli anni fra Alfonso Pecoraro Scanio e Stefania Prestigiacomo.

venerdì, dicembre 18, 2009

Il nuovo est, dalle miniere al turismo: il Lausitz

L'Abraumförderbrücke F60 nel Lausitz, Brandeburgo (fotowalkingclass)

Cottbus. Nel puzzle delle rivoluzioni dell’autunno 1989 trovano spazio milioni di donne e uomini. La catena umana nei paesi baltici, le manifestazioni operaie di Danzica e Varsavia, le fughe a ovest dei tedeschi orientali e le Montagsdemonstrationen di Lipsia e Dresda, Magdeburgo e Berlino Est, gli studenti nella piazza San Venceslao di Praga, i lavoratori nelle strade di Timisoara e Bucarest, la folla di ungheresi ai funerali postumi di Imre Nagi, gli studenti dell’università di Tirana, la silenziosa marea nelle piazze di Sofia. Vent’anni dopo le loro storie si intrecciano in una gioiosa e confusa sinfonia della memoria. Le speranze di allora, realizzate o deluse, la vita di oggi divisa fra la fatica quotidiana di adattarsi a un mondo nuovo e i progetti futuri. A scovarle e raccontarle c’è solo l’imbarazzo della scelta [... pubblicato sul Secolo d'Italia, in lettura su East Side Report]

giovedì, dicembre 17, 2009

1989, le notti torbide di Timisoara

Candele in una chiesa ortodossa di Timisoara (fotowalkingclass)

Quando entra in scena l’ultimo bastione del comunismo, quel che esce dal vaso di Pandora rumeno sembra un mondo d’altri tempi. Di Bucarest s’erano perse le tracce, da quando negli anni Sessanta e Settanta Ceausescu veniva lodato e riempito di crediti da tutti i solerti leader occidentali, Nixon in testa, che scambiavano la sua politica opportunistica per un coraggioso percorso autonomo da Mosca. Sotto gli interessi e i miraggi, il comunismo rumeno era degenerato in un sultanato. Tutto dipendeva dalle bizze della coppia presidenziale, Nicolae ed Elena, lui «il Genio dei Carpazi» e «il Danubio del pensiero», lei «la fiaccola del partito» e «la saggia di grande nomea», per usare appellativi, fra i più sobri, con cui venivano celebrati dai poeti di corte [continua su East Side Report e su Il Riformista]

mercoledì, dicembre 16, 2009

Gazpromnation, il grande gioco post-sovietico

Anche i libri hanno un hardware e un software. Il primo è il contenuto, il secondo il mezzo con cui li si rende disponibili al pubblico. Presentando ai lettori di Fare Futuro l’ultima fatica di Stefano Grazioli, Gazpromnation, il sistema Putin e il New Great Game in Asia Centrale, partiamo dal software, perché la scelta dell’autore apre nuove prospettive per la saggistica che si occupa di affari esteri. Il libro non lo trovate negli scaffali delle librerie. Lo potete ordinare direttamente su Internet, scegliendo fra il tradizionale piacere di sfogliare carta e inchiostro o l’innovativa opzione di scaricarlo su computer o sui lettori di libri elettronici che si vanno diffondendo sul mercato. Basta accedere al sito Lulu.com, uno dei nuovi distributori di libri non più virtuali che permettono di aggirare le strettoie del mercato editoriale nazionale. Il tema del libro è di grande interesse per i lettori italiani [... continua su East Side Report e su FfwebMagazine]

martedì, dicembre 08, 2009

I dilemmi della Romania di Basescu

Traffico nel centro di Bucarest (fotowalkingclass)

L’unica cosa che gli exit poll rumeni avevano capito era che la vittoria sarebbe arrivata sul filo di lana. Ma quando tutte le schede sono state scrutinate, a ritrovarsi davanti è stato il presidente uscente, Traian Basescu, sostenuto dal partito democratico liberale di centrodestra: esattamente il contrario di quello che gli exit poll avevano assicurato la sera prima. Una manciata di voti, lo 0,8 per cento in più, in una delle elezioni più sentite della storia della giovane democrazia rumena: il dato dell’affluenza, oltre il 57 per cento, rappresenta un vero e proprio record positivo e testimonia di una campagna elettorale sentita e combattuta in un momento assai delicato per il paese [pubblicato sul Secolo d'Italia, in lettura su East Side Report].

martedì, dicembre 01, 2009

Border crossing. Dalla Romania alla Serbia


Passare i confini è ancora oggi uno dei momenti più emozionanti di un viaggio. In questo video ripreso da You Tube il passaggio in auto dalla Romania alla Serbia. Destinazione finale: Belgrado.

Il lodo Lukashenka

L'alleggerimento nei confronti della Bielorussia è la nuova strategia politica adottata dall'Unione Europea nei confronti di quello che viene considerato uno degli ultimi stati totalitari del continente. Una sorta di nuova Ostpolitik, che mescola il sostegno alla formazione di una nuova generazione di bielorussi, ad esempio attraverso il finanziamento dell'università per i diritti umani a Vilnius, ad aperture anche nei confronti del regime di Lukashenka nella speranza che, lentamente, i meccanismi totalitari possano essere modificati dall'interno di una società costretta ad aprirsi anche sul piano economico. A prescindere dall'esito vincente o fallimentare che avrà questa strategia, il viaggio del presidente italiano Berlusconi si inseriva pienamente nell'ambito dell'azione europea. Quello che forse non era previsto, è che il premier italiano si lasciasse trasportare da un inspiegabile desiderio di compiacere l'interlocutore, lodandone il consenso popolare notoriamente conquistato anche grazie alla persecuzione degli oppositori politici e ai brogli elettorali. Un'altra occasione persa per dare credibilità alla nostra politica estera. Che non è dominio esclusivo delle bizze di Berlusconi, ma appartiene a tutto il paese, a cominciare dalle sue componenti diplomatiche che lavorano e preparano i dossier internazionali. E sulla quale adesso sarebbe opportuno un approfondito dibattito parlamentare. Quello che segue è il commento, assai equilibrato, di Radio Free Europe.


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Italian Prime Minister Silvio Berlusconi has become the first European Union leader to visit Belarus in a decade and a half, arriving today for trade talks with Belarusian President Alyaksandr Lukashenka. For years, such visits have been taboo. The EU largely regards Belarus as a pariah state for its regular crackdowns on opposition and rigging of poll results to keep Lukashenka in power. "We consider your visit...as an eloquent gesture in support of Belarus in the international arena," Lukashenka told reporters after talks with Berlusconi. For his part, Berlusconi did not mention human rights or Minsk's ties with the EU, preferring a political quip instead. "Thank you and thanks to your people who, I know, love you, as is demonstrated by the election results which everybody can see," Berlusconi said.

So why is the Italian leader breaking with tradition now? The official reason is that he is paying a reciprocal visit to Minsk as customary under international diplomatic protocol. Lukashenka paid a visit in April to Rome, where he met with Pope Benedict XVI and had dinner with Berlusconi and Italian Foreign Minister Franco Frattini. Now a return visit by an Italian head of government is in order.

But the fact that Berlusconi went to Minsk at a time when Brussels and Lukashenka still have very guarded relations has raised eyebrows. Brussels has maintained a list of top Belarusian officials -- including Lukashenka -- under a visa ban since 2004 intended to prevent them from visiting EU countries. Over the past three years, the visa ban has been suspended for most of the officials, including the president, but it still remains nominally in effect. The travel ban remains fully enforced for five people -- Central Election Commission head Lidziya Yarmoshyna and four former officials whom the EU sees as possibly involved in the disappearances of opposition politicians in Belarus. Still, Brussels has an interest in periodically gauging whether Minsk can be persuaded to be less repressive in exchange for better ties with the EU. There are some signs Berlusconi's reciprocal visit may fall into that category.

Italy Reaches Out

Jean-Pierre Darnis, deputy head of the security and defense department at Rome's Institute of International Affairs, says that Italy has a long foreign policy tradition of being a pilot in exploring relations with problematic countries, and Berlusconi's trip may fall within that framework. "The visit of Mr. Berlusconi to Minsk is somehow the illustration of a quite traditional trend in Italian foreign policy,” Darnis said. “Italy is an ally of the U.S.A. through transatlantic relations and NATO. And that is a strong pillar of [Rome's] foreign policy, and it is also a founding member of the European Union, and that is the other strong pillar.”

“But then, outside of those two pillars, there is still a capability of action, of moving, of Italy making contacts with countries that might be perceived as problematic,” he continued. “The example of Libya and the recent relations between Italy and Libya are an illustration." Darnis explains that Italy's foreign policy reflects the realities of the country's long tradition of constantly exploring business opportunities worldwide. That gives an impetus for seemingly impromptu trips -- even to states that at a given moment might be pariahs.

RFE/RL Belarus Service correspondent Jan Maksymiuk agrees that Berlusconi is one of the few European leaders who can visit Minsk and explore better ties without committing Brussels to follow suit. But he says that is partly also due to Berlusconi's own personal reputation as a somewhat extravagant politician who takes risks that more cautious leaders might avoid. "Berlusconi is the best politician for all the people in Brussels for a visit to Lukashenka, because if nothing sensible comes of this visit, everybody in Brussels can say, ‘It’s just Berlusconi, he’s prone to such vagaries in political life, we are not responsible for his behavior,’ ” Maksymiuk said. “But if Lukashenka proves to be more favorable to courting from the West, then Berlusconi may just see his visit as a success."

Lukashenka’s Balancing Act


Lukashenka has sent signals that he may be interested in shifting Minsk slightly westward as he plays a delicate balancing game with Moscow -- Belarus's main ally and trading partner. The Belarusian president needs Moscow, and its tolerance for Lukashenka's squashing of any political opposition. But he also wants to maintain independence from the Kremlin. In what may have been an additional show of independence this year, Lukashenka visited Vilnius in September. He said during that visit that Minsk and Vilnius could jointly add to the "constructive interaction along the East-West axis" and expressed hope that the EU will lower Schengen visa costs for Belarusian citizens.

It remains to be seen what, if anything, will come out of Berlusconi's one-day visit. But Berlusconi, who most often attracts the media's attention for scandals associated with his private life, is a shrewd deal-maker who rarely travels abroad without advancing Italian business interests, including his own. Belarus, which has no significant natural resources, is important as a transit state for Russian pipelines delivering energy to the EU. It also has a sizable military industry which seeks Western technology to maintain competitiveness in the global arms export market. Berlusconi, a media mogul reputed to own half of Italy's television and press, is closely tied to the country's state energy company ENI and the quasi-state aerospace and weapons conglomerate Finmeccanica.