giovedì, dicembre 17, 2009
1989, le notti torbide di Timisoara
Quando entra in scena l’ultimo bastione del comunismo, quel che esce dal vaso di Pandora rumeno sembra un mondo d’altri tempi. Di Bucarest s’erano perse le tracce, da quando negli anni Sessanta e Settanta Ceausescu veniva lodato e riempito di crediti da tutti i solerti leader occidentali, Nixon in testa, che scambiavano la sua politica opportunistica per un coraggioso percorso autonomo da Mosca. Sotto gli interessi e i miraggi, il comunismo rumeno era degenerato in un sultanato. Tutto dipendeva dalle bizze della coppia presidenziale, Nicolae ed Elena, lui «il Genio dei Carpazi» e «il Danubio del pensiero», lei «la fiaccola del partito» e «la saggia di grande nomea», per usare appellativi, fra i più sobri, con cui venivano celebrati dai poeti di corte [continua su East Side Report e su Il Riformista]