lunedì, maggio 31, 2010

La Germania senza presidente: Köhler s'è dimesso

Si è dimesso il presidente della Repubblica tedesca Horst Köhler. È la prima volta che accade nella storia della Bundesrepublik. Gli sviluppi sul sito dello Spiegel e della Frankfurter Allgemeine Zeitung.

sabato, maggio 29, 2010

Elezioni: testa a testa in Repubblica ceca

In Repubblica ceca stanno scrutinando le schede proprio in queste ore. Secondo la Bbc profila un testa a testa fra i due principali partiti, quello socialdemocratico e quello di destra del presidente Klaus, entrambi accreditati del 20 per cento, mentre il nuovo partito conservatore Top09, dal profilo più europeista rispetto al partito storico di Klaus, potrebbe raggiungere il 17 per cento. In attesa di conoscere il risultato finale, è utile farsi un'idea dello stato della politica attraverso i tre articoli pubblicati su East Journal (uno, due e tre) ad opera di Matteo Zola (il primo) e Gabriele Merlini (gli altri due), che di cose ceche (e non solo) scrive anche sul suo blog Valecky.

Lena e le altre. Geopolitica dell'Eurovision

La piena transita in queste ore sotto i ponti di Francoforte sull'Oder, la Merkel non riesce a uscire dall'angolo in cui s'è ficcata, il Nordreno Vestfalia non trova la quadratura del cerchio di un nuovo governo, due sfessati sedicenni uccidono per noia un senzatetto in un paesino della Bassa Sassonia, la nazionale prova a sostituire il carisma dell'infortunato Ballack con la diligenza del soldatino Lahm, l'I-Pad è tutto esaurito dopo il primo giorno di vendite (alla faccia della crisi), il tempo (meteorologicamente parlando) regala una piccola pausa primaverile. Storie di un ordinario sabato tedesco. Che ordinario non è. Difficile spiegarlo ai lettori italiani, che l'Eurovision Song Contest manco sanno cosa sia. Ma questa sera, milioni e milioni di tedeschi resteranno incollati alla televisione per seguire la serata finale della canzone europea con la speranza (per molti la certezza) che la candidata di casa, l'ormai onnipresente Lena Meyer-Landrut, riporterà il titolo in Germania dopo anni di magre figure [... continua su East Side Report, con i video di alcune delle canzoni favorite].

venerdì, maggio 28, 2010

Tre


Il geografo, Staatliches Museum Schwerin. © plm

Michael Palin, il comico che si fece geografo

Molti lo ricorderanno a braccetto con Terry Jones, Graham Chapman, John Cleese, Eric Idle e Terry Gilliam ai tempi degli indimenticabili Monty Python o, in anni più vicini, con il pesce in bocca in una delle scene più esilaranti del film Un pesce di nome Wanda. Ma Michael Palin, oggi brizzolato sessantaseienne dalla faccia di eterno ragazzo scavezzacollo, i panni dell’attore comico li ha dismessi da un pezzo. E dal giugno dello scorso anno siede, si fa per dire giacché è sempre in viaggio, sulla poltrona della Royal Geographical Society, la prestigiosa società scientifica britannica fondata a Londra centottanta anni fa, con il patrocinio di re Guglielmo IV e con lo scopo di promuovere l’avanzamento della ricerca geografica.

Un comico al vertice di un’istituzione fondata, fra gli altri, da Sir John Barrow, viaggiatore e consigliere politico esperto di affari coloniali, Sir John Franklin, esploratore perito nella leggendaria spedizione alla ricerca del passaggio a Nordovest e Francis Beaufort, ammiraglio, cartografo e inventore della scala di misurazione dei venti utilizzata per decenni dai meteorologi di tutto il mondo! Un evento che poteva accadere solo in Gran Bretagna, patria dello humor. E invece è una cosa seria.

Anche perché Michael Palin da molto tempo ha portato il suo buonumore in giro per il mondo, trasformandosi da star della risata in star della Bbc. Per la televisione pubblica inglese ha realizzato una serie di documentari che sono diventati leggenda, riprodotti in cofanetti di Dvd collezionati da appassionati del genere, spezzettati in stralci che inondano le praterie internettiane di You Tube e, da ultimo, trasformati in libri di viaggio divenuti best seller in tutta Europa. Non ancora in Italia, ma forse, prima o poi, qualche casa editrice ci penserà.

Che sia toccato a lui presiedere la società cui la regina Vittoria assegnò nel 1845 l’aggettivo reale è un segno dei tempi. A chi gli chiede se non si tratti dell’ennesimo sintomo dello snobismo britannico, Palin risponde onestamente: «In realtà volevano qualcuno che avesse una certa visibilità mediatica e che potesse avvicinare le giovani generazioni ai piaceri della geografia e dei viaggi». Non sono più i tempi di Charles Darwin o David Livingstone, di Robert Falcon Scott o Ernest Shackleton o Henry Morton Stanley, per citare solo alcuni degli scienziati ed esploratori cui la Royal Geographical Society ha fornito nei secoli supporti finanziari e logistici per intraprendere avventure che hanno contribuito a segnare la storia delle esplorazioni, definire i contorni esatti della cartografia, espandere il potere dell’impero britannico oltre gli stretti confini dell’isola d’Oltremanica.

E anche qui c’è un paradosso, uno dei tanti di questa storia. Negli anni Settanta la truppa dei Monty Python aveva fatto dell’impero e dei suoi esploratori i bersagli satirici di molti sketch comici, ironizzando sulle loro scoperte e sulle velleità imperialistiche che il mito britannico si trascinava stancamente ancora nella seconda metà del Novecento, come le antiche collezioni di servizi di porcellana per il tè delle cinque nei salotti dei Lord. «Allora era abitudine mettere tutto in discussione», risponde adesso Palin «ma io credo che i tempi siano profondamente cambiati e oggi lo scopo della società geografica non è quello di finanziare scoperte per preservare l’impero, semmai di indagare e diffondere nelle giovani generazioni la consapevolezza delle sfide future che attendono il nostro pianeta: cambiamenti climatici, pandemie, sviluppo demografico». Nella sede della Royal Geographical Society, un aristocratico complesso in mattoni rossi con guglie, abbaini e camini sempre in mattoni costruito nel 1875 sotto la supervisione dell’architetto Richard Norman Shaw nell’elegante quartiere di Kensington, si susseguono mostre, letture, conferenze e un grande salone è dedicato alle visite degli studenti, ogni giorno – weekend esclusi – dalle 10 alle 17. Corsi e seminari vengono tenuti dagli scienziati membri e numerose sono le pubblicazioni di settore, scientifiche o divulgative, i policy briefing destinati al mondo politico e ai media, le riviste tra cui l’Annual Review, una summa (scaricabile anche online) che annualmente riporta le attività svolte e i programmi per il futuro. I membri effettivi sono circa 15 mila e, dal 1978, Michael Palin è uno di loro.

Da allora ha cominciato a viaggiare, senza più fermarsi. L’esordio è avvenuto con uno dei sogni di ogni avventuriero: ripercorrere con mezzi moderni il viaggio attorno al mondo in ottanta giorni, lungo il filo d’Arianna dispiegato da Julius Verne per Phileas Fogg e il suo maggiordomo Passepartout, dal Reform Club Pall Mall di Londra attraverso Europa, Asia e America per incassare una scommessa di venticinquemila sterline. Un percorso leggermente modificato seguendo le nuove rotte di navigazione (ad esempio, in Italia, Palin non arriva giù sino a Brindisi per salire sulla leggendaria Valigia delle Indie, che non c’è più, ma s’imbarca meno romanticamente a Venezia per raggiungere velocemente Atene attraverso il Canale di Corinto), ma il viaggio fu un successo e Palin pensò di riprovarci proponendo una serie di servizi geografici dal Brasile. La Bbc però amava le avventure on the road, sempre in movimento. Poteva finire tutto lì e invece arrivò la controproposta, di quelle indecenti, che non si possono rifiutare: dopo le orme di Phileas Fogg, Michael Palin avrebbe dovuto seguire quelle di Roal Amudsen, scaraventarsi al Polo Nord e da lì raggiungere il Polo Sud, attraversando l’Europa e l’Africa, due continenti, due emisferi e sedici nazioni. Ne è nato un sodalizio duraturo, che ha portato l’ex comico in Sahara, sull’Himalaya, in circolo attorno al Pacifico, sulle orme di Hemingway e, infine, nei paesi dell’Europa centro-orientale.

Qualche tempo fa, Palin è finito sulle pagine culturali del quotidiano Tagesspiegel a raccontare le esperienze di un viaggiatore dei tempi moderni. «Sono stato attratto fin dall’infanzia dai paesi stranieri e dai loro misteri», ha detto l’ex comico «ma oggi capita poche volte di sentirsi davvero soli da qualche parte. Sono sempre in giro con cameramen, tecnici del suono e regista e anche dalla vetta più isolata del Tibet posso telefonare con il satellitare a mia moglie seduta nel tinello di casa». Le avventure non sono tuttavia mancate. La carne di cammello mangiata nel deserto del Sahara, con conseguente dissenteria che ha reso tragicomica – quasi un episodio da Monty Python – l’intervista il giorno successivo al comandante di un campo profughi della zona, interrotta ogni tre minuti per scappare alla toilette. La fuga in Sudan a gambe levate di fronte a un gruppo di indigeni non proprio benintenzionati verso le telecamere. Il volo sulla tundra siberiana con un elicottero sovietico che cigolava a ogni giro di pala. E qualcosa del viaggiatore d’altri tempi gli è rimasto: «Non amo gli aeroporti», confessa «mi rendono nervoso il caos delle carte d’imbarco, i controlli di sicurezza, le lunghe attese negli aeroporti tutti uguali, dove ci si sente sperduti. Molto meglio una stazione ferroviaria, che ha poi il vantaggio di trovarsi sempre nel centro delle città. Viaggio più volentieri in treno e potrei trascorrere ore nel caffè di una stazione».

Da presidente della real società geografica e autore di vendutissimi libri di viaggio gli è quasi impossibile evitare il confronto con i grandi nomadi della letteratura inglese. Bruce Chatwin in particolare, che andava per le vie del mondo alla ricerca di se stesso. Ci vuole molta autoironia e molta umiltà per non cadere in trappola: «Temo che la mia motivazione non sia così profonda», ammette «io semplicemente mi diverto a conoscere il mondo e poi faccio del mio meglio per documentare le esperienze che vivo». Tempi diversi, tempi di tv e Internet, il nomadismo contemporaneo è di sicuro più comodo e meno romantico, più elettronico e meno fantasioso, ma non è una buona scusa per smettere di cercare il senso della vita.

mercoledì, maggio 26, 2010

Due


Confine slovacco-ungherese 2002, il Danubio in piena. © plm

Arriva la piena sull'Oder

La piena dei fiumi che da due settimane sta mettendo in ginocchio la Polonia, arriva in Germania, seguendo il consueto percorso dell'Oder e della Neisse. La memoria corre al 1997, anno della piena più devastante dell'Oder e al 2002, anno in cui le alluvioni furono disastrose in tutta l'Europa centrale (Praga e Dresda subirono gravi danni) e in Germania determinarono anche un ribaltamento della corsa elettorale per la cancelleria. Questa volta, assicurano i politici del Brandeburgo, siamo più preparati. La lezione del 2002, almeno da questo lato del fiume, è stata imparata, le barriere sono state innalzate, nuovi canali di scorrimento consentono alle acque di defluire nei campi, evitando di esondare nei centri cittadini. Tuttavia l'allerta è stata lanciata, il livello d'allarme è il quarto, il più alto, il presidente della regione è rientrato dalle vacanze e anche il ministro federale dell'Interno è piombato sul confine. La piena è arrivata a sud e proseguirà nelle prossime ore verso il nord. In allarme Eisenhuttenstadt e Francoforte sull'Oder, centro del sistema di controllo del fiume. Ma la preoccupazione più forte è per i territori sull'altra sponda del fiume, in Polonia, dove i lavori di prevenzione non sono stati altrettanto efficaci. A Slubice, alcuni quartieri sono costruiti sotto il livello del fiume e il pericolo è grande: sono già stati evacquati ospedali e scuole e per venerdì, il giorno in cui dovrebbe arrivare la piena, il sindaco ha invitato i cittadini a darsela a gambe.

martedì, maggio 25, 2010

Eurovision, al via l'edizione di Oslo

È iniziata l'edizione norvegese di Eurovision Song Contest, il festival europeo della musica snobbato dagli italiani, di cui quest'anno abbiamo già scritto qui. Questo è invece il link al sito web ufficiale, dal quale potete collegarvi in diretta televisiva con Oslo. Walking Class, quest'anno, tradisce i suoi adorati paesi balcanici e tifa per la Germania, anche se Goran Bregovic firma parole e musica della candidatura serba, e la tentazione di tifare per Belgrado ci sarebbe.

domenica, maggio 23, 2010

Il piccolo restyling di Walking Class

Le prove sono terminate e quello che avete di fronte è il nuovo modello di Walking Class. Un piccolo restyling, in verità, giacché la struttura in fondo funziona, la grafica mi pare sobria ed elegante e ipotesi di cambi più radicali non mi hanno molto convinto. La novità più evidente è nella testata, non più fissa ma affidata adesso a una grande foto di copertina destinata a cambiare di tanto in tanto. Chi ha uno schermo più piccolo dovrà fare un po' di scrolling prima di arrivare ai post più recenti ma questa soluzione avvicina il blog al modello di una rivista, più in sintonia con il ritmo meno frenetico e con i contenuti più approfonditi degli ultimi due anni. Ed è un'occasione per valorizzare l'archivio fotografico, arricchitosi con i viaggi frequenti nell'Europa centro-orientale. Per questioni grafiche, si ridurranno di conseguenza le immagini nei post, dove invece tornerà a prevalere la scrittura.

Le foto di copertina non saranno sempre strettamente legate agli argomenti trattati nei post, anche se in gran parte seguiranno il filo rosso che ormai guida Walking Class, il racconto dei fatti e delle curiosità che si agitano nella metà d'Europa che si muove "a est di Berlino Est". Più razionale e organica anche la disposizione dei link nella barra destra. Qui il lavoro è ancora in progress e durerà un bel po' di tempo. Ho iniziato dal primo blocco delle notizie: non più le ultim'ora dai grandi giornali internazionali, che avevano ormai poco senso su una piattaforma divenuta a suo modo specializzata, ma i post raccolti da blog (per ora in lingua italiana) che si occupano delle stesse aree geografiche di Walking Class. Seguirà una più chiara suddivisione dei link inseriti nei grandi contenitori geografici di Berlino, Germania, Europa centro-orientale ed Europa sud-orientale, divenuti un po' troppo ampi e quindi di confusa consultazione.

La prima immagine, che domina già da un paio di giorni la nuova apertura, non poteva che essere dedicata a Berlino e a una delle sue piazze più simboliche, l'Alexanderplatz, metafora dell'incontro e del mescolamento fra l'est e l'ovest del nostro continente.

La finale perfetta

Basta rivederla, minuto per minuto, la finale perfetta dell'Inter, per capire che non c'è mai stata partita. Novanta minuti possono riservare sempre insidie impreviste, ma questa volta tutto è andato come doveva andare. Un salvataggio di Julio Cesar ed è tutto quello che i neroazzurri hanno concesso al Bayern. Tutto sarebbe passato per Robben, la stella olandese esplosa in questa stagione, gli interisti lo hanno capito e hanno bloccato l'unica fonte meravigliosa dei bavaresi. Poi hanno sguinzagliato Milito, una vipera velenosa. La squadra più forte ha vinto, senza che neppure per un istante, per un'azione, la superiorità dei favoriti fosse messa in discussione: non capita spesso nella roulette di una finale. Mourinho se ne va, ha regalato all'Italia pallonara una storia, alla Milano interista una leggenda.

mercoledì, maggio 19, 2010

Prove tecniche di trasmissione

Walking Class sta cambiando impaginazione (o almeno ci prova). Chiunque capiti in queste ore sul blog, non si spaventi. Presto tutto tornerà (speriamo) alla normalità.

sabato, maggio 15, 2010

E due. Bayern Monaco a gonfie vele

Secondo titulo per il Bayern Monaco. Nella notte di coppa di Germania, sotto la pioggia di Berlino e i riflettori dell'Olympiastadion, tritura il Werder Brema con un 4-0 impressionante, offre sprazzi di gioco perfetto e colpisce per solidità, forza e sicurezza. Davvero un'altra squadra rispetto a inizio di stagione. Un avversario durissimo per l'Inter di Champions, che intanto domani è attesa ancora alla prova del fuoco del campionato italiano.

Berliner Schnauze

«A Berlino non si fa molta strada con la gentilezza, perché ci vive una schiatta di gente così sfacciata che per non farsi sopraffare bisogna avere la lingua affilata» (Johann Wolfgang von Goethe).

Mamma li turchi

Il mio amico Panos, giovane medico sulla soglia dei trenta e dunque vittima designata - come tutta la sua generazione - della resa dei conti nella società greca, continua in queste settimane a svolgere i suoi nove mesi di naja nelle file dell'esercito ellenico. Come medico, imbraccia raramente le armi. Più spesso gli tocca attendere per ore ai margini del bosco, nel nord dell'isola di Lesbo, che le esercitazioni del suo battaglione si concludano, pronto a intervenire nel caso qualcuno si ferisca nelle simulazioni. Ci sentiamo spesso, scherzando sulla crisi che sta attraversando il suo paese, sugli improperi che gli riversano i tedeschi e sull'inutilità di questo periodo trascorso sotto le armi. Tutto è perduto, fuorché l'umore. «Dovrebbero tirati fuori di lì e cominciare a risparmiare sulle forze armate», gli dico. «Ma la Turchia è a due passi da qui, lo sai, loro ci vogliono invadere e noi ci dobbiamo difendere», risponde. Parliamo anche d'altro, ma più o meno alla fine si torna sempre a scherzare sul "pericolo turco". Senonché, coi chiari di luna che sta passando Atene, deve essere sembrata un sollievo l'invasione turca organizzata ieri da Tayyip Erdogan, sbarcato in Grecia con un nutrito gruppo di imprenditori e uomini d'affari, con l'obiettivo di lanciare un'ancora di salvataggio all'ex nemico in difficoltà. E dall'ulteriore distensione che già da qualche anno ha rasserenato i rapporti fra i due paesi, Papandreou spera di trarre spunto per risparmiare sulle ingenti spese militari. Quando questo avverrà, Panos avrà concluso il suo servizio militare. La generazione degli attuali trentenni greci rischia di pagare le colpe dei genitori e le fortune dei futuri figli. Una storia già vista, poco più di tre lustri fa, in Italia.

Berlino senza Bundesliga

Berlino senza Bundesliga, la serie A tedesca, rappresenta un dramma esistenziale per i tifosi dell’Hertha, condannati alla retrocessione dopo un campionato disputato guardando le avversarie sempre dall’ultimo gradino della classifica. Ma la Bundesliga senza Berlino potrà sopravvivere senza grandi problemi. Un rapporto difficile quello fra il calcio e la capitale ritrovata [... continua su East Side Report].

giovedì, maggio 13, 2010

Le cambiavano solo il nome

Praga, Mala Strana - © walkingclass

«La via dove è nata Tamina si chiamava via Schwerinova. C'era la guerra e Praga era occupata dai tedeschi. Suo padre era nato in via Cernokostelecka - via della chiesa nera. Era sotto l'Austria-Ungheria. Sua madre andò ad abitare con suo padre in via del Maresciallo Foch. Era dopo la prima guerra mondiale. Tamina ha passato l'infanzia in via Stalin e abitava in via Vinohrady quando suo marito andò a prenderla per portarla nella sua nuova casa. E nel frattempo la strada era sempre quella, le cambiavano solo il nome, senza posa, le lavavano il cervello per instupidirla».

Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio, 1978.

martedì, maggio 11, 2010

Le conseguenze di una guerra

Tra le conseguenze durature di una guerra ci sono anche le ferite inferte a volte per sempre alla geografia dei paesi, all'urbanistica e all'architettura delle città e, in fondo, alla memoria degli uomini che quelle geografie e quelle architetture hanno costruito e abitato. Basta viaggiare ad occhi aperti nell'Europa centro-orientale per valutare quanto siano presenti per sempre le ferite inferte al territorio durante la seconda guerra mondiale. Città cancellate e poi ricostruite, continuità architettoniche interrotte, modernità forzate. Varsavia, Leopoli, Breslavia, Danzica, Berlino, Amburgo, Dresda, Norimberga: memorie cancellate per sempre (basti pensare ai quartieri ebraici polacchi e ucraini), a volte ricostruite con paziente caparbietà (il centro storico di Varsavia, la Frauenkirche di Dresda), altre volte sostituite da nuovi progetti per nuove stagioni (Berlino, Francoforte sul Meno). Nel sessantacinquesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, lo Spiegel sta recuperando sulla sua pagina online immagini della Germania nei giorni successivi alla capitolazione tedesca. Una settimana fa erano state pubblicate foto inedite che arricchivano gli sterminati archivi della Berlino in guerra. Questa volta è il turno di foto aeree riprese dai piloti americani: il mare di macerie delle città tedesche è un album impressionante e un monito da non dimenticare.

Germania, leadership cercasi (disperatamente)

Cronaca di una sconfitta annunciata. Il voto regionale in Nordreno Westfalia, sin qui noto per aver condizionato la decisione tedesca sugli aiuti alla Grecia, avrà conseguenze sensibili anche sul piano nazionale. La coalizione uscente – Cdu e liberali, la stessa che governa a Berlino – è stata battuta e il primo automatico riflesso si avrà nel Bundesrat, la camera federale i cui rappresentanti sono espressione delle rispettive maggioranze dei Länder. Qui, la coalizione di Angela Merkel e Guido Westerwelle perderà lo stretto vantaggio che aveva sinora, andando incontro a una turbolenta coabitazione che renderà assai difficile l’approvazione dei progetti in cantiere: la riduzione fiscale (peraltro osteggiata da molti presidenti regionali della stessa Cdu), la riforma sanitaria e lo spostamento della data di chiusura delle centrali nucleari che il governo di Schröder aveva fissato per il 2020 [... continua su East Side Report].

lunedì, maggio 10, 2010

Luis van Gaal in versione Trap (attenta Inter)



Fossimo nei panni dei tifosi interisti, cominceremmo a preoccuparci della ritrovata fiducia del Bayern Monaco nelle proprie possibilità. La vittoria nel campionato tedesco (messa al sicuro una settimana fa e festeggiata ufficialmente sabato scorso) ha messo le ali all'entusiasmo dei bavaresi, che avevano iniziato la stagione fra incertezze e delusioni e l'hanno poi trasformata in una cavalcata entusiasmante. Come l'Inter, anche il Bayern ha dunque messo in bacheca il primo titulo (la Coppa Italia i milanesi, il Maisterschale i bavaresi). Come l'Inter anche il Bayern punta a un prestigioso tris: campionato, coppa nazionale, Champions League. Due traguardi devono ancora essere raggiunti e, su quello più prestigioso i destini delle due squadre si incroceranno nello scenario del Bernabeu di Madrid. Intanto Luis van Gaal dà la carica. Per fotruna che è olandese, e dunque geneticamente estraneo a paragoni storici irriguardosi, perché il suo pittoresco discorso dal balcone del municipio di Monaco potrebbe ricordare infausti trascorsi. Invece è solo buffo e divertente e negli archivi rischia di fare concorrenza al leggendario «Was erlauben Strunz» di trapattoniana memoria. Con qualche litro di birra in corpo in più. Prost!

domenica, maggio 09, 2010

NRW, l'acronimo che terrorizza la Merkel

Giornata di voto, quella odierna, nel Land del Nord Reno Westfalia (NRW), l'appuntamento elettorale passato agli onori della cronaca internazionale finora solo per aver differito le decisioni del governo tedesco in materia di aiuti alla Grecia. È invece un test decisivo per gli equilibri politici interni alla Germania, e non solo perché si tratta del primo test di rilievo per il governo federale di Angela Merkel o perché alle urne si reca la regione più popolosa del paese. Lo è perché dal risultato di questo pomeriggio (le urne si chiudono alle 18 e un secondo dopo i primi exit poll daranno la misura del risultato) dipende anche il futuro stesso dell'azione dell'esecutivo. In caso di sconfitta dell'attuale maggioranza Cdu-liberali che ha governato per 5 anni il Nord Reno Westfalia, cambieranno gli equilibri nel Bundesrat, la camera federale tedesca, e il governo della Merkel perderà la maggioranza in questa camera. E i sondaggi sono da mesi concordi sul fatto che questo accadrà. Un evento con il quale hanno convissuto tutti gli ultimi governi tedeschi. Siccome il Bundesrat è decisivo per l'approvazione dei progetti cardine di un governo, è assai probabile che Angela Merkel e Guido Westerwelle possano mettere nel cassetto le riforme più ambiziose in programma.

Sul piano strettamente regionale, molto dipenderà dal risultato che otterrà la Linke. Se questa riuscirà a superare la soglia del 5 per cento e entrare nell'assemblea di Düsseldorf, il quadro delle maggioranze possibili sarà assai complicato e verranno vanificate le ipotesi tradizionali (conferma dei giallo-neri o vittoria dei rosso-verdi). Per i risultati bisognerà attendere ancora qualche ora. Oltre ai consueti quotidiani tedeschi, chi fosse curioso può seguirsi il liveblogging di Germany News.

sabato, maggio 01, 2010

Monaco campione, Berlino retrocede

L'Olympiastadion di Berlino ospiterà dal prossimo anno partite della seconda Bundesliga - © walkingclass

Monaco festeggia. Il Bayern vince il campionato tedesco con una giornata d'anticipo (ventiduesimo titolo), liquidando in casa con tranquillità il Bochum (3-1) e ascoltando dalle radioline il dramma casalingo dello Schalke 04, superato in casa dal Werder Brema (0-2) in odore di Champions. Ma la matematica offre anche un secondo verdetto anticipato: Berlino finisce di illudersi e quella retrocessione vissuta per un'intera stagione come un destino ineluttabile, diventa realtà. La capitale perde la Bundesliga, l'Hertha se ne va e noi tifosi dell'Union siamo qui ad attenderli per il derby del prossimo anno nella serie cadetta. Intanto, sabato prossimo, le lacrime di gioia e di tristezza si incontrano all'Olympiastadion per l'ultima giornata. Sarà anche quello dell'addio alla Bundesliga per lo stadio in cui l'Italia vinse il mondiale quattro anni fa.

Nota. Nella Bundesliga, in caso di arrivo a pari merito, prevale la squadra con la migliore differenza reti. A una giornata dal termine, il Bayern ha tre punti di vantaggio sullo Schalke 04 e - soprattutto - una differenza reti di +39, rispetto ai +22 della squadra allenata da Magath. Un ritardo incolmabile.