giovedì, luglio 14, 2005
East Watch - La difficile transizione rumena
Giorni difficili in Romania per il nuovo governo di centrodestra guidato dal liberale Calin Popescu Tariceanu. Il premier rifiuta di cedere al diktat degli apparati post-comunisti, annidati nella Corte costituzionale e spalleggiati dalla sponda politica dell'opposizione formalmente socialdemocratica che tuttora controlla la burocrazia del paese. La questione è semplice: il governo ha impostato una profonda riforma del sistema giudiziario per avvicinare la struttura alle richieste riformiste dell'Unione Europea. Ma la resistenza degli apparati ha fatto in modo che il parlamento approvasse una riforma monca, che non scardina le posizioni di potere e privilegio che i post-comunisti hanno consolidato nel decennio dopo Ceausescu. La diga contro la riforma è stata eretta soprattutto dalla Corte costituzionale. Calin Popescu Tariceanu non ci sta. Non vuole avallare un compromesso che di fatto snaturerebbe la prima vera riforma messa in campo dal suo governo. E' all'inizio del mandato. Non vuole spegnere e deludere l'impeto riformista che ha portato il centrodestra prima alla presidenza della Repubblica e poi al governo. Ha il supporto crescente dell'opinione pubblica. Chiede al capo dello Stato Traian Basescu di abbandonare i tentativi di mediazione e di riportare la Romania al voto. Per ottenere un successo capace di dargli ancora più forza e disancorare il paese balcanico dalle sabbie mobili del post-comunismo. A qualcuno, qui da noi, fischiano le orecchie (o la bandana)?