A volte ritornano. E in Germania son tornati. Non i nazisti ma i comunisti della Sed. Ne avevamo accennato una mezza mesata fa. Ad onor del vero, ora il vecchio partito di Honecker si chiama Pds, ha inserito la parola "democratico" nella ragione sociale e si dichiara più post-comunista che neo-comunista. Ma il gioco delle parole, qui in Italia, lo conosciamo bene, non ci fa né effetto né paura, qui abbiamo avuto il ministro Diliberto con la foto del Migliore affianco a quella del presidente della Repubblica, figuriamoci.
E poi dall'Est, questi postcomunisti democratici, non se n'erano mai andati, nel parlamento federale son sempre riusciti a racimolare qualche seggio, grazie alle roccaforti di Berlino Est e ai disagi della transizione. La marcia era già cominciata e una tappa importante era stata l'ingresso nella coalizione rosso-rosso che governa il Land di Berlino, la capitale, dove il sindaco-immagine Klaus Wowereit regge a fatica la baracca metropolitana. Ora i giovani postcomunisti puntano più in alto provando a utilizzare il cavallo di Troia dei menscevichi, quella fazione un po' irrequieta dell'Spd che di mercato e liberalismo proprio non vuol sentir parlare. Neppure nella versione scolorita del Cancelliere.
Il Pds, dunque, ha stretto un'alleanza programmatica ed elettorale con la sinistra massimalista dell'Spd, raccolta attorno alla sigla WASG (Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale). Gysi e Lafontaine, l'eclettico avvocato ex Stasi e il social-populista che ha fatto dannare Schröder. Una santa alleanza tra gli eredi di un fallimentare statalismo totalitario e criminale e gli eredi di un fallimentare assistenzialismo pigro, saldatasi appena sedici anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Il nuovo partito si chiama Linkspartei, il Partito della sinistra, Left Party in inglese. Ha un suo referente europeo nella European Left, il raggruppamento dell'estrema sinistra che venne fondato a Roma il 9 maggio 2004 e di cui Fausto Bertinotti è il chairman. Punta a erodere consenso all'Spd in crisi generalizzata, a far concorrenza ai Verdi divenuti troppo istituzionali. I sondaggi li accreditano attorno al 12 per cento: sarebbe la terza forza del paese.
A destra fino a ieri ci si fregava le mani: un concorrente in più per Schröder, un motivo di polemica con l'estrema sinistra, una carta in più da giocare con il timoroso elettorato moderato. Poi è venuta un po' di saggezza e la preoccupazione che questo nuovo partito possa sì erodere consenso all'Spd ma anche recuperare voti di elettori che altrimenti avrebbero gonfiato l'astensionismo. Voti che potrebbero dunque rientrare nel circolo della politica e pesare in eventuali equilibri di governo. Ecco perché la Cdu, che in Angela Merkel ha un candidato esperto degli umori orientali, ha predisposto una campagna elettorale specifica per le ex regioni dell'Est. La lezione di tre anni fa, quando Schröder riuscì a rimontare una situazione disperata contro Stoiber, evidentemente è stata appresa.