mercoledì, giugno 29, 2005

Germania, il comunismo narcisista

Sembra ormai inarrestabile la crisi dell'Spd, il partito socialdemocratico che il cancelliere Gerhard Schröder sta portando alla disfatta nelle elezioni anticipate d'autunno. La vittoria di Angela Merkel è data per scontata, tutto si muove attorno alla capacità della leader che viene dall'est di portare una rediviva Cdu sopra la soglia del 50 per cento: maggioranza assoluta e totale responsabilità nella guida del paese. L'ultimo sondaggio elettorale (condotto per la rete televisiva privata RTL e per il settimanale Stern) indica il partito democratico-cristiano al 47 per cento, con il 6 per cento agli alleati liberali. Tuttavia, come illustra Salvo Mazzolini sul Giornale, c'è grande incertezza sulla data del voto, dal momento che non sono ancora chiare le modalità di scioglimento del Parlamento: fra le ipotesi più estreme c'è anche quella di un prolungamento dell'agonia governativa fino alla scadenza naturale del mandato, autunno 2006.
Ma la novità della politica tedesca è a sinistra, alla sinistra del cancelliere, dove si sta costituendo una nuova formazione massimalista guidata da un tandem di ritorno: Oskar Lafontaine, transfugo dell'Spd e Gregor Gysi, storico leader dei neocomunisti della Germania dell'Est. Insieme stanno dando vita al Linksbündnis (Alleanza della sinistra), un rassemblement populista che sfida il cancelliere sul piano sociale e raccoglie il largo malcontento che serpeggia sul versante estremo dell'elettorato filo governativo. Lafontaine aveva fondato il WASG (Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale), Gysi era tornato alla guida della PDS dopo un delicato intervento ospedaliero. Assieme, quelli che i commentatori tedeschi chiamano rispettivamente "il narcisista" e "il comunista", vengono dati all'11 per cento dai sondaggi: più dei verdi, più dei liberali.
Ecco perché, negli ultimi giorni Schröder ha ulteriormente virato a sinistra la sua propaganda politica, come dimostra la recente richiesta di una nuova tassa per i ricchi: una scelta demagogica (ovviamente subito criticata come elettoralistica dalla new-old left della WASG), anche perché poco efficace, dal momento che dopo sette anni di cura Schröder, i ricchi in Germania sono diminuiti. Ma, battute a parte e data per scontata l'impossibilità di recuperare al centro, il cancelliere punta a non perdere troppo a sinistra. Se la nuova forza politica dovesse davvero superare il 10 per cento dei consensi, e l'Spd non dovesse superare il 25, il rimescolamento del tradizionale quadro politico tedesco potrebbe dare vita a scenari inediti e inimmaginabili solo qualche anno fa.
Qui preme segnalare come l'alternativa di sinistra al cancelliere Schröder sia determinata, in Germania, da una formazione ancora più a sinistra, ancora più massimalista, ancora più legata a una vecchia concezione dei rapporti sociali ed economici. Blair è sempre più lontano, la Manica sempre più larga e l'Europa continentale sempre più vecchia.