E così abbiamo scherzato. Anzi, hanno scherzato. Il partito unico? Adornato se ne farà una ragione, un convegnetto a fine luglio, tanto per lessare tutti a 40 gradi, e poi il rinvio a dopo il 2006. Il dibattito sul partito unitario era cosa da politici: troppa grazia per il circolo di Arcore. Ci sono le elezioni, e dunque tutti in carrozza. Il guidatore: Silvio Berlusconi. Altro che cambio di leadership. Casini? Lo aveva lasciato intendere, il Cavaliere, che avrebbe potuto passare la mano. Ma chi lo conosce bene invitava a non crederci. E aveva ragione.
Il Cavaliere si gioca l'ultima partita: aihmé, per il bene del centrodestra, sarà pure la nostra, magari a pedale frenato, che non si può sempre credere al miracolo di Babbo Natale, specie dopo un governo da Befana. Dieci anni dopo Silvio di qua, Romano di là. In molti quartieri di TocqueVille si festeggia, bene il Cavaliere, scampato il ritorno dei democristi. Qui si festeggia un po' meno perché non si crede al recupero di Berlusconi anche se ce lo si augura per il bene della CdL e di Bush, un po' meno dell'Italia.
Per vincere la nuova battaglia il Cavaliere dovrà rispolverare la rivoluzione permanente, quella che non si realizza mai, un nuovo mirabile programma con il quale faremo tutte le cose che in questi cinque anni non abbiamo fatto ma che certamente faremo. Dimenticheremo di aver occupato oziosamente i seggi della maggioranza e di aver seminato il territorio italico di pessimo personale politico, nella speranza (illusione?) che se lo dimentichino anche gli elettori. Tanto quegli altri non son meglio, evviva la concorrenza, peccato che sia al ribasso. Il condirettore di Liberal, Renzo Foa, che ha molti pregi tranne quello di aver apprezzato il film Good bye Lenin, ha intitolato la sua ultima fatica "Il decennio sprecato". Ne sprecheremo altri cinque, di anni. Tanto, chi ci corre dietro?