venerdì, giugno 17, 2005
Il vento dei Carpazi
Quando l'Europa era ancora timida e l'allargamento impedito dal Muro che divideva Berlino, i più ottimisti non parlavano di un Continente unito dall'Atlantico agli Urali. Si limitavano ai Carpazi. Era questa catena montuosa, che si distende come un arco dalla Polonia all'Ungheria, alla Slovacchia fino giù all'Ucraina e alla Romania a segnare il limitare estremo di un'Europa da riunificare, strappando la sua parte orientale al gelo dei comunismi europei. Oggi che anche i Carpazi sono UE, le montagne si ritrovano se non proprio nel mezzo del Continente, almeno più vicine a noi. Lo sguardo in verità ormai timoroso degli europei si spinge ancora più ad Est, agli Urali russi appunto, e anche oltre. Così i Carpazi sembrano a portata di viaggio: aereo, ma anche auto o moto, per i più avventurosi. Noi li abbiamo già visitati. La catena polacca tanto cara a Papa Wojtyla, le vette slovacche così riposanti nelle calure agostane e soprattutto la parte centro-orientale che si distende in Romania, dove piega a vortice su se stessa come un ricciolo montuoso ad abbracciare le tradizioni, i costumi, le miserie e le speranze della Transilvania di Dracula. La rivista Transition on line, che tante volte segnaliamo su questo blog, ci offre due reportage dai Carpazi polacchi. Uno del giornalista Grzegorz Demel dalla cittadina di Lesko, l'altro dell'antropologo Patrice M. Dabrowski.