venerdì, luglio 29, 2005
Tagesbuch/8 - Obersalzberg e Eagle's Nest
La storia del nazismo a duemila metri d’altezza e in pochi chilometri quadrati. Si parte da Oberau e dopo sei, sette tornanti in salita si giunge sull’Obersalzberg. Laddove c’era la residenza estiva del Führer e l’intero quartiere dei suoi più stretti collaboratori, oggi c’è il Documentation Obersalzberg, una mostra permanente sulla storia del nazismo e sui legami che unirono questo spicchio di Baviera alle vicende di Adolf Hitler. Una mostra onesta, che racconta tutto di quel periodo, gli incerti esordi, la travolgente ascesa, l’ideologia criminale, la modernità mediatica, la volontà di potenza, la perfetta organizzazione, l’ossessione razziale, lo sterminio degli ebrei e delle altre minoranze, la politica estera espansiva, la guerra, le distruzioni, la morte. Se la Germania ha ancora paura di guardarsi dentro, bisogna dire che qui, nella terra che diventò di fatto la seconda capitale nazista e che vide sfilare capi di Stato e diplomatici nei mesi più tragici della storia mondiale, c’è un bell’esempio di come si può guardare alla propria storia, anche se tragica, senza nascondersi nulla. Non è un caso che, da quando nel 1999 è stato inaugurata questa esposizione, i visitarori siano cresciuti di anno in anno in maniera esponenziale e americani e inglesi (dopo i tedeschi) siano quelli più numerosi. Se ricordate le immagini del Führer che gioca con un cane lupo e di Eva Braun che civetta con la telecamera, sappiate che sono state girate qui, dove relax e impegno politico consumavano le agognate pause di Hitler dalla odiata Berlino. E qui fu concluso il famoso patto di Monaco, l’apoteosi della politica di appeasement con cui l’Europa s’illuse di poter gestire le mire imperialiste e razziali di Hitler. Materiale storico è raccolto nel bel catalogo della mostra. Poi si sale su, con un autobus, a 1837 metri d’altezza, dove i servizievoli attendenti del capo, Bormann e Göring, gli avevano regalato, per il cinquantesimo compleanno, la Kehlsteinhaus, il famoso “Nido delle aquile”. Da qui il mondo appare ai propri piedi. Da qui Hitler governava le sorti di milioni di uomini. Ci si arriva arrampicandosi su un autobus per un dislivello di ottocento metri, poi percorrendo un tunnel sotterraneo, quindi utilizzando l’originale e lussuoso ascensore in ottone luccicante per gli ultimi 139 metri. Ci si monta la testa ad osservare monti e vallate come se si fosse a bordo di un aereo. Questo rifugio, ad un tempo affascinante e angosciante, rende la misura della follia che attanagliò l’Europa per oltre un decennio.