Non c'è dubbio. La migliore guida di viaggi al mondo è la Lonely Planet. Dati, notizie, informazioni utili, una vera guidebook in stile anglosassone. Essenziale e concreta, potrà difettare nella descrizione scolastica dell'ultimo capitello di una colonna, ma di certo vi indirizzerà nel posto giusto quando avrete una fame da lupi e pochi spiccioli in saccoccia. Tradotte in moltissime lingue, c'è ormai una sterminata scelta anche in italiano. Sono lontani i periodi in cui le si trovava solo in inglese. I vecchi sessantottini che, negli anni Settanta, pubblicavano a proprie spese guide spericolate per luoghi remoti, sono oggi una holding che fattura bilioni di dollari. Se agli inizi le Lonely Planet coprivano solo paesi come Vietnam, Indonesia, Tibet, oggi si spingono fino a descrivere singole regioni italiane. La qualità resta molto alta, ma qualche volta i loro autori incappano in superficialità e luoghi comuni dovuti anche al fondo politically correct con cui trattano le vicende politiche. In Sicilia, ad esempio, qualcuno si è risentito.