lunedì, settembre 19, 2005

Il male tedesco (ed europeo)

The Right Nation (via Davids Medienkritik), combinando due cartine tedesche (elettorale e socio-economica) mette impietosamente in luce il problema della Germania. Che è poi il problema dell'Europa. Bassa crescita economica, alta disoccupazione. Ma se negli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta le ricette per curare la crisi erano di stampo liberista, nell'ultimo decennio - in Europa - si è affermata l'idea che alla crisi non si risponde con l'ottimismo ma con la difesa: in tempi di magra vanno rafforzate le tutele. Il vero problema è che lo stato sociale non regge il peso dello squilibrio generazionale, che in Europa si va approfondendo sempre di più. La sua riforma non è una questione ideologica ma statistica: più una società invecchia, più è incapace di reggere economicamente un sistema sociale come quello che si è formato nell'Europa continentale e scandinava. Ma allo stesso tempo, più invecchia più è psicologicamente portata a difendere l'esistente piuttosto che a scommettere sul futuro. La Germania non scommette sul futuro dall'anno successivo alla riunificazione. Non lo fa né a destra né a sinistra. Negli anni Novanta Helmut Kohl vinse l'ultima campagna elettorale con lo slogan: Keine Experimente, nessun esperimento. L'immobilismo riformista del centrodestra di allora si sposa perfettamente con l'incapacità riformista del centrosinistra di oggi. Figuriamoci quando, in campagna elettorale, s'è parlato di flat tax: il diavolo! Nera o rossa, gialla o verde, l'anima conservatrice tedesca pervade l'Europa. In questo senso la Germania siamo anche noi.

EST MANGIA OVEST
Molti commentatori hanno sottovalutato il peso dell'Est. Il discorso è lungo e complesso e lo svolgeremo sul sito di Ideazione e nelle pagine cartacee della rivista. Il dato elettorale è tuttavia chiaro: ha scelto l'Est, hanno deciso i Laender orientali (e manca ancora il dato di Dresda, che arriverà fra due settimane). S'è avverata la profezia di Edmund Stoiber, che in campagna elettorale tuonò contro l'ipotesi che "alla fine fossero i frustrati dell'Est a decidere il nuovo cancelliere". Quindici anni fa, quando il sistema di socialismo reale crollò, sembrò che la Germania dell'Ovest potesse inglobare in una ventina di anni la Germania dell'Est: si parlò, polemicamente, addirittura di anschluss. Oggi è l'Est che sta inglobando l'Ovest. Come un ragno mortale lo ha spremuto, poi narcotizzato, quindi illuso (do you remember Good Bye Lenin?): oggi gli scarica addosso il fallimento di una riunificazione condotta (dai conservatori come dai socialdemocratici) in nome dello "stato sociale per tutti" e non delle riforme lacrime e sangue. Il risultato è che in Polonia, in Slovacchia e nei Paesi Baltici si attirano investimenti in nome della flat tax, in Germania Est il veleno della disoccupazione gonfia un mercato del lavoro troppo rigido e protetto.

Approfondimenti dai media italiani e stranieri:

  • Carlo Bastasin sulla Stampa descrive l'italianizzazione della politica tedesca;
  • Franco Venturin sul Corriere della Sera analizza i complessi scenari post-elettorali;
  • Victorino Matus racconta l'atmosfera in diretta da Berlino per i lettori del Weekly Standard;
  • Ray D. su Davids Medienkritik penetra negli aspetti psicologici che avvelenano la società tedesca di oggi;
  • Gabor Steingart racconta sul Wall Street Journal (via Der Spiegel) l'anima impaurita dei tedeschi;
  • Stefan Berg, Steffen Winter e Andreas Wassermann in una approfondita inchiesta su Der Spiegel (in inglese) sul fallimento della riunificazione tedesca.