Di tanto in tanto ci facciamo prestare la penna e l'ingegno da Andrea Marcenaro e dalla sua rubrica Andrea's Version sul Foglio. Oggi è uno di quei giorni.
Basta, oggi si vola alto. Mentre gli gnomi della politica italiana si arrabattavano nelle miserie locali, un uomo che in tempi più felici avremmo chiamato senz’altro il Grande Timoniere, e oggi semplicemente l’Amor nostro, stava operando sul proscenio di New York. Dal palazzo dell’Onu, o come direbbe convinto Walter Veltroni, “dal posto dove si discutono e si decidono le cose del mondo”, quell’uomo guidava con essenziali cenni della mano sinistra le vicenduzze di casa nostra, ma era con i potenti della Terra che impegnava la destra. Ariel Sharon lo cercava, George Bush lo coccolava, lo sguardo glaciale dello stesso Putin scrutava gli occhi suoi per coglierne anche solo un proponimento, uno stato d’animo, un semplice accenno di intenzione. Egli scivolava tra i grandi corridoi del Palazzo di vetro dispensando a chi un consiglio e a chi suggerendo un gesto di riconciliazione, quasi che stesse percorrendo una sua personalissima road map. E poi saliva, l’Amor nostro, saliva, era salito così in alto che di più non si poteva. Solo a quel punto si rivolse a Kofi Annan: “Che ne direbbe di un ripetitore qui?”.