venerdì, settembre 30, 2005
Dresda, palla al centro
Eccoli giunti nella Firenze del Nord per le ultime ore di campagna elettorale i due cancellieri di Germania, Gerhard Schröder e Angela Merkel, pronti a giocarsi la bella nella partitissima di Dresda: chi vince guiderà la Grosse Koalition? Qui e qui due analisi in tedesco della Frankfurter Allgemeine Zeitung. In lingua inglese le ultime note dello Spiegel sull'impasse berlinese che ci aggiorna (ma in tedesco) sul fotofinish in Sassonia. In diretta da Dresda le interviste incrociate ai due contendenti realizzate dal quotidiano locale Sachsen Zeitung: Angela Merkel e Gerhard Schröder. L'impressione, però, è che i due aspiranti abbiano un po' rotto le balle. E comunque Schröder le ha rotte un po' di più. Tuttavia lunedì, dopo il voto di Dresda, la matassa dovrebbe sbrogliarsi: le resistenze di Schröder stanno imbarazzando anche gli altri esponenti del suo partito, specie di quelli papabili per posti da ministro nel nuovo governo di coalizione. E allora lunedì dovrebbe esserci la svolta: Gerhard rinuncia e la Merkel assume l'incarico. Comincerà così, con una vittoria ai supplementari, l'era di Angela Merkel. Sarà un'era di coabitazione, molto difficile dal punto di vista delle scelte impopolari da compiere e molto rischiosa sulla effettiva capacità di tenuta di questa strana alleanza. Ma se dovessero andare così le cose la Merkel avrebbe recuperato terreno rispetto ai deludenti risultati di domenica 18 settembre. Il resoconto delle ultime diatribe berlinesi da Agenzia Radicale.
Quando la politica è una barba
Allora meglio darsi ai baffi. Domani inizia a Berlino la gara europea di baffi. Omaccioni da tutta Europa sfileranno per il viale della Unter den Linden facendo bella mostra della loro preziosa peluria. L'ultima edizione di questo particolare campionato si era svolta a Vienna. Ora tocca alla capitale tedesca. Ancora in attesa che il Kanzler sloggi dal suo palazzo e permetta alla politica tedesca di riprendere il proprio corso senza di lui.
Bucarest riscopre il quartiere francese
Bucarest si rifà il trucco. La capitale rumena, devastata dai folli progetti urbanistici di Ceausescu, prova a rimettere a nuovo quel poco di centro storico sopravvissuto. Chi ha avuto modo di visitare Bucarest, è certamente rimasto sgomento dalle proporzioni gigantesche dei nuovi quartieri centrali che avrebbero dovuto simboleggiare la grandeur megalomane del satrapo dittatore. Costruiti con materiali scadenti, i palazzoni sono oggi piuttosto deprimenti e i grandi vialoni trasmettono un senso di squallore e abbandono. Nascosto dietro il gigantismo, sopravvive un ritaglio del vecchio quartiere francese. Gli anziani ricordano che il vecchio centro storico veniva chiamato la piccola Parigi e le foto ingiallite nei libri di storia rimandano a quelle atmosfere glamour che Nicolae Ceausescu ha spazzato via per sempre. Ora, grazie a nuovi investimenti, almeno quel ritaglio della vecchia Bucarest tornerà agli antichi splendori. Ce ne parla Maria Berindei su Transition On Line.
giovedì, settembre 29, 2005
Turchia ad ostacoli (ma con il sì italiano)
Vertice straordinario domenica prossima a Lussemburgo per provare a dipanare la matassa turca prima dell'inizio dei colloqui per l'avvio del negoziato che dovrebbe portare in dieci anni la Turchia nell'Unione Europea. Oggi a Bruxelles gli ambasciatori europei non hanno trovato l'accordo unanime: 24 sì e un solo no. Il veto viene dall'Austria che unirà il suo voto a quello degli altri membri solo quando il quadro negoziale con la Turchia conterrà ufficialmente la possibilità che il processo d'adesione possa anche sfociare in un "partenariato privilegiato" tra Ankara e Bruxelles. L'Italia rafforza la propria posizione in favore di Ankara per bocca del suo ministro degli Esteri Gianfranco Fini che ha pubblicato oggi questo articolo sul Corriere della Sera. Qui, invece, l'intervento di ieri dell'eurodeputato radicale Emma Bonino che molto si è spesa in questi ultimi anni a favore di Ankara. Appare evidente l'interesse geopolitico del nostro paese all'ingresso della Turchia per avere una sponda sud-orientale nell'area mediterranea. La posizione di Walking Class è la stessa del governo italiano: sì all'ingresso della Turchia. Due anni fa ho scritto questo articolo sulla rivista Ideazione. In ultimo un link all'Economist.
Lungo i confini d'Europa: la Bielorussia
In viaggio per Istanbul, dove lunedì prossimo partiranno i colloqui tra Ue e Turchia per l'ingresso di Ankara nell'Unione, l'inviato della BBC Nick Thorpe costeggia il nuovo confine tra la Fortezza Europa e il resto dei paesi orientali. Prima fermata lungo la frontiera che divide Polonia e Bielorussia, nel regno del comunista Lukashenko. Thorpe ci racconta le canzoni marziali nelle caserme di Brest e vede ombre cupe sulle prospettive di apertura verso l'Europa.
British Europe
Ci sono molti motivi per cui considero la via inglese l'unica percorribile per disincagliare l'Europa dalle secche su cui s'è insabbiata. Uno di questi è Mark Mardell, responsabile del dipartimento Europa della BBC che inizia da questa settimana un suo diario di curiosità e costume sulle vicende continentali. L'appuntamento è per ogni giovedì: questa è la prima puntata.
mercoledì, settembre 28, 2005
Force de Frappe
Il valoroso esercito francese assalta e riconquista la nave traghetto vuota sequestrata 24 ore fa da marinai corsi nel porto di Marsiglia. I marinai indipendentisti avevano approfittato dello sciopero dei portuali marsigliesi e del fatto che il traghetto Pascal Paoli fosse rimasto incustodito. Ma i nostri valorosi soldati hanno segretamente inseguito la nave dirottata verso il porto corso di Bastiglia e, con ardimento e sprezzo del pericolo, hanno riconquistato alla grandeur patria il prezioso naviglio.
martedì, settembre 27, 2005
Satira politica: i gemelli di Varsavia
A zigo-zago c'era un Lapo
Moggi, Giraudo e Bettega? "Quei tre mi ricordano Caino e Abele. Pensa che tra tutti il più simpatico è Moggi. Ti basta per farti capire la mia opinione sulla dirigenza Juve...". A parlare così non è uno dei tanti nemici giurati della Juventus, la squadra che ha vinto più di tutte e, inevitabilmente, si attira le invidie di tutti quelli che non tifano per lei. Le parole sono di Lapo Elkann intervistato dal mensile Max, uno che se continua così potrebbe ripercorrere alla Juve la straordinaria carriera di Luca Cordero di Montezemolo.
East Watch: la Lituania vuole l'euro
Non troppo di moda nei paesi che già l'utilizzano - a causa dei prezzi aumentati dopo la sua introduzione - la Lituania vuole la moneta unica europea. E il governo ha deciso l'introduzione dell'euro a partire dal gennaio 2007 (anno nel quale dovrebbero fare il loro ingresso nella UE Romania e Bulgaria). Così, mentre nella vicina Polonia i nuovi leader della scena politica, i gemelli Jaroslaw e Lech Kaczynski, rimettono in discussione la scelta di introdurre l'euro in tempi rapidi, la Lituania accelera. Nel novembre 2006 sarà introdotta la doppia prezzatura, nelle prime due settimane di gennaio 2007 sarà in vigore la doppia circolazione (euro e lita), poi solo l'euro. E' la prima delle tre repubbliche baltiche ad aver programmato l'ingresso nell'area euro. Buona fortuna.
La guerra di Dresda
Non sapendo più che pesci prendere, i politici tedeschi sembrano intenzionati ad attendere il recupero elettorale di Dresda prima di far ripartire l'ennesima, sfibrante mano di poker per il cancellierato. Come si ricorderà, la morte di un candidato (per la cronaca dell'estrema destra) ha reso necessario lo slittamento del voto di quella che viene considerata la Firenze del Nord. Adesso la battaglia fra i candidati infuria e, dietro di loro, si muove la macchina dei partiti e le ambizioni dei loro leader. Alle urne sono chiamati 220mila elettori circa ma dopo lo spettacolo fornito dalla scena politica berlinese, il sospetto che in pochi andranno a votare è forte. Per quanto ci si possa ancora fidare dei sondaggi, dopo la débacle del 18 settembre, le previsioni danno un testa a testa tra i due maggiori partiti con la CDU-CSU avanti di appena 2 punti sull'SPD. Secondo il quotidiano di Dresda Sächsische Zeitung il risultato sarebbe 32 a 30. I neo-comunisti del Linkspartei si attesterebbero al 18 per cento, un buon risultato ma inferiore rispetto a quello ottenuto in altre regioni dell'ex Germania Est. D'altro canto Dresda non è il Brandeburgo e neppure Berlino Est. La sua vivacità la avvicina semmai alle regioni orientali che con maggiore dinamismo si sono affidate al libero mercato, il turismo d'arte è un punto di forza dello sviluppo culturale ed economico cittadino. E l'influenza benefica da un lato della Baviera, dall'altro della Repubblica Ceca, si fanno sentire.
Bruxelles, autostrade a pagamento
Ormai rimane quasi solo la Germania a consentire agli automobilisti europei di non pagare il pedaggio autostradale (i tir, da qualche tempo, devono invece versare una quota). Ora anche la Vallonia, la regione francofona del sud del Belgio dove ha sede la capitale nazionale Bruxelles, mette un obolo annuale di 25 euro per finanziare la manutenzione delle sue strade veloci a partire dal prossimo primo gennaio. Lo ha annunciato Michel Daerden, ministro del bilancio della Vallonia. Forti le proteste degli irrequieti (e più simpatici) cugini fiamminghi che trovano scandaloso dover di fatto tassarsi per migliorare le strade valloni. Il capo del governo vallone, Jean-Claude Van Cauwenberghe, preferirebbe invece una via più morbida (ma non per gli automobilisti) e cioè l'introduzione simultanea della tassa sia sulle autostrade valloni che su quelle fiamminghe.
Il Belgio ha avuto una curiosa storia autostradale. Dopo la seconda guerra mondiale, la costruzione della rete venne fatta a spese dei tedeschi che dovettero pagare tale indennizzo come risarcimento per l'invasione militare del paese. Poi, sempre come indennizzo, i tedeschi si accollarono per cinquant'anni le spese dell'illuminazione di tutte le autostrade belghe. Chi ha avuto modo di atterrare di notte in uno degli aeroporti belgi con tempo sereno (cosa assai rara) avrà avuto modo di notare dall'alto la curiosa ragnatela illuminata delle varie autostrade. Un lusso, soprattutto per chi guidava di notte. Ora tutto questo è finito, l'indennizzo si è estinto, i tedeschi hanno chiuso i rubinetti e i belgi che non si potevano più permettere l'elettricità hanno spento le luci. Le autostrade sono tornate al buio. E, dal primo gennaio, pure a pagamento.
Il Belgio ha avuto una curiosa storia autostradale. Dopo la seconda guerra mondiale, la costruzione della rete venne fatta a spese dei tedeschi che dovettero pagare tale indennizzo come risarcimento per l'invasione militare del paese. Poi, sempre come indennizzo, i tedeschi si accollarono per cinquant'anni le spese dell'illuminazione di tutte le autostrade belghe. Chi ha avuto modo di atterrare di notte in uno degli aeroporti belgi con tempo sereno (cosa assai rara) avrà avuto modo di notare dall'alto la curiosa ragnatela illuminata delle varie autostrade. Un lusso, soprattutto per chi guidava di notte. Ora tutto questo è finito, l'indennizzo si è estinto, i tedeschi hanno chiuso i rubinetti e i belgi che non si potevano più permettere l'elettricità hanno spento le luci. Le autostrade sono tornate al buio. E, dal primo gennaio, pure a pagamento.
A Berlino che giorno è?
LA PAZIENZA ESAURITA
I tedeschi, ancora un po' disorientati dal carosello politico berlinese, stanno cominciando a perdere la pazienza. Otto giorni dopo il risultato elettorale che non ha consegnato al paese un governo certo, i partiti si trascinano in colloqui e trattative senza sbocco, misurando un estenuante e sfibrante braccio di ferro tra i due contendenti alla cancelleria, Angela Merkel e Gerhard Schröder. Il conclave che ha eletto un altro tedesco famoso, il Papa Joseph Ratzinger, è durato assai meno.
LA SETTIMANA DEI VETI INCROCIATI
Nella settimana passata sono tramontate tutte le soluzioni politiche alternative alla Grosse Koalition. Il governo Giamaica (CDU-CSU, Liberali, Verdi) è durato il tempo di un ballo caraibico: come giustamente ha osservato un parlamentare verde, una coalizione tanto inedita e con qualche problema di compatibilità ideologica, dovrebbe almeno esser testata a livello regionale, prima di fare il suo debutto in campo nazionale. Governi di minoranza (CDU-CSU e Liberali o la riedizione di SPD e Verdi) sono stati bocciati dai veti incrociati. Un governo tutto rosso (SPD,Verdi, Linkspartei) è stato fermamente respinto dai socialdemocratici fin dal primo momento. Dunque, si torna al capolinea, cioè all'alleanza rosso-nera.
GROSSE KOALITION MODELLO ALBANESE
Non promette un granchè, anche perché inseguendo la moda delle bandiere (tipo Giamaica) il governo è stato ribattezzato coalizione Albania, che è pure meno esotica. Il sindaco SPD di Berlino Klaus Worwereit (che guida una maggioranza con i neo-comunisti) ha chiesto al cancelliere di fare un passo indietro per consentire al suo partito di mantenere un ruolo decisivo negli equilibri politici nazionali.
IL KANZLER INCHIODATO ALLA POLTRONA
Ma Schröder non se ne vuol fare una ragione e questo sta cominciando a irritare l'opinione pubblica. Ieri la Merkel gli ha lanciato una richiesta pubblica a dimettersi per il bene del paese, ma lui ha replicato che non è in gioco la sua persona ma il partito stesso. E mentre il settimanale conservatore bavarese Focus ironizza sulla folle politica berlinese (rimpiangendo i tempi più tranquilli della Repubblica di Bonn), finanche la bibbia dei socialdemocratici Der Spiegel invita il cancelliere a farsi da parte: in fondo tra i due aspiranti è quello che ha perso di più.
I tedeschi, ancora un po' disorientati dal carosello politico berlinese, stanno cominciando a perdere la pazienza. Otto giorni dopo il risultato elettorale che non ha consegnato al paese un governo certo, i partiti si trascinano in colloqui e trattative senza sbocco, misurando un estenuante e sfibrante braccio di ferro tra i due contendenti alla cancelleria, Angela Merkel e Gerhard Schröder. Il conclave che ha eletto un altro tedesco famoso, il Papa Joseph Ratzinger, è durato assai meno.
LA SETTIMANA DEI VETI INCROCIATI
Nella settimana passata sono tramontate tutte le soluzioni politiche alternative alla Grosse Koalition. Il governo Giamaica (CDU-CSU, Liberali, Verdi) è durato il tempo di un ballo caraibico: come giustamente ha osservato un parlamentare verde, una coalizione tanto inedita e con qualche problema di compatibilità ideologica, dovrebbe almeno esser testata a livello regionale, prima di fare il suo debutto in campo nazionale. Governi di minoranza (CDU-CSU e Liberali o la riedizione di SPD e Verdi) sono stati bocciati dai veti incrociati. Un governo tutto rosso (SPD,Verdi, Linkspartei) è stato fermamente respinto dai socialdemocratici fin dal primo momento. Dunque, si torna al capolinea, cioè all'alleanza rosso-nera.
GROSSE KOALITION MODELLO ALBANESE
Non promette un granchè, anche perché inseguendo la moda delle bandiere (tipo Giamaica) il governo è stato ribattezzato coalizione Albania, che è pure meno esotica. Il sindaco SPD di Berlino Klaus Worwereit (che guida una maggioranza con i neo-comunisti) ha chiesto al cancelliere di fare un passo indietro per consentire al suo partito di mantenere un ruolo decisivo negli equilibri politici nazionali.
IL KANZLER INCHIODATO ALLA POLTRONA
Ma Schröder non se ne vuol fare una ragione e questo sta cominciando a irritare l'opinione pubblica. Ieri la Merkel gli ha lanciato una richiesta pubblica a dimettersi per il bene del paese, ma lui ha replicato che non è in gioco la sua persona ma il partito stesso. E mentre il settimanale conservatore bavarese Focus ironizza sulla folle politica berlinese (rimpiangendo i tempi più tranquilli della Repubblica di Bonn), finanche la bibbia dei socialdemocratici Der Spiegel invita il cancelliere a farsi da parte: in fondo tra i due aspiranti è quello che ha perso di più.
lunedì, settembre 26, 2005
Forza ragazzi
Da Varsavia scacco a Bruxelles
Scrutinato in Polonia il 60 per cento dei voti. Si confermano le indicazioni degli exit poll: vittoria al centrodestra diviso in due partiti, il Pis (Legge e Giustizia) più conservatore che ottiene il 27 per cento e il PO (Piattaforma civica) che raggiunge il 24 per cento. Certa ormai la sconfitta (per altro largamente annunciata) della sinistra post-comunista che aveva guidato il paese nell'ultimo decennio: il suo risultato si attesta attorno all'11 per cento, hanno pesato gli scandali di corruzione emersi negli ultimi tempi.
La BBC avanza una prima analisi sulle conseguenze di cambio di governo, evidenziando come soprattutto il partito conservatore abbia nelle sue corde una visione meno euroentusiasta rispetto alle altre forze politiche. Ad esempio, sull'ingresso nell'area euro, i leader di Legge e Giustizia sono sempre stati molto cauti. La loro vittoria può essere considerata un altro segnale di disincanto verso Bruxelles dopo i no referendari di Francia e Olanda.
La svolta politica è di grande portata e, forse, gli analisti occidentali non l'hanno ancora misurata nella sua esatta dimensione. Tra due settimane si voterà per il presidente della Repubblica. E' la prima volta, nella storia democratica polacca, che queste due votazioni giungono a distanza così ravvicinata. Se dovesse prevalere il partito conservatore dei gemelli Jaroslaw e Lech Kaczynski, il panorama politico ne sarebbe profondamente mutato, giacchè il partito Legge e Giustizia non rappresenta l'ala liberale del centrodestra, ma quella più profondamente tradizionalista e cattolica. La rivista dell'Europa centro-orientale Transition On Line delinea le prospettive di una Polonia che chiude con l'era del post-comunismo.
La BBC avanza una prima analisi sulle conseguenze di cambio di governo, evidenziando come soprattutto il partito conservatore abbia nelle sue corde una visione meno euroentusiasta rispetto alle altre forze politiche. Ad esempio, sull'ingresso nell'area euro, i leader di Legge e Giustizia sono sempre stati molto cauti. La loro vittoria può essere considerata un altro segnale di disincanto verso Bruxelles dopo i no referendari di Francia e Olanda.
La svolta politica è di grande portata e, forse, gli analisti occidentali non l'hanno ancora misurata nella sua esatta dimensione. Tra due settimane si voterà per il presidente della Repubblica. E' la prima volta, nella storia democratica polacca, che queste due votazioni giungono a distanza così ravvicinata. Se dovesse prevalere il partito conservatore dei gemelli Jaroslaw e Lech Kaczynski, il panorama politico ne sarebbe profondamente mutato, giacchè il partito Legge e Giustizia non rappresenta l'ala liberale del centrodestra, ma quella più profondamente tradizionalista e cattolica. La rivista dell'Europa centro-orientale Transition On Line delinea le prospettive di una Polonia che chiude con l'era del post-comunismo.
Polonia, fortuna che c'è la stampa straniera
OLTRE L'USCIO DI CASA
Se i nostri media preferiscono sempre guardarsi l'ombelico di casa, inutile lamentarsi se poi gli italiani restano convinti che i paesi dell'ex Europa orientale siano ancora lande sperdute, in preda a miseria e disgregazione, dove si rafforza sempre di più il rimpianto dei bei tempi (comunisti) andati. Molti di questi paesi, invece, oltre ad essere entrati con buone carte in regola nell'Unione Europea, hanno conosciuto e conoscono ancora una ripresa economica che fa gridare al boom, una rinascita della vita politica democratica e un'effervescenza della vita sociale che non ha pari nelle anestetizzate capitali della Vecchia Europa. Andare per credere: Good bye Lenin non abita qui. Oggi non è così difficile con i voli low cost che ci sono. Ieri s'è votato in Polonia. Non abbiamo visto o letto nessun reportage su come questo nostro partner europeo sia arrivato a un voto che segna una svolta dopo dieci anni di buono e corrotto governo socialista, che da queste parti vuol dire post-comunista. E oggi, sulle edizioni on line dei principali quotidiani, poco o nulla sui primi dati forniti dagli exit poll.
L'ANALISI SULLA STAMPA EUROPEA
Dobbiamo dunque riferirci alla stampa straniera per raccogliere informazioni. Gli inglesi sono in prima linea. Dal sito della BBC il Country profile della Polonia con i dati essenziali, i leader, gli avvenimenti, le cifre economiche e una panoramica sui media. Una ragnatela di link per approfondire la conoscenza del paese. Country briefing si chiama invece l'analogo servizio fornito dall'Economist che abbonda di informazioni economiche rispetto a quello della BBC. Alcuni servizi sono forniti a pagamento (bisogna cioè essere abbonati al settimanale), come lo speciale Limping towards normality. Analisi elettorale dai quotidiani francesi Le Figarò e Le Monde che aggiunge una considerazione sulla campagna elettorale: l'Europa è scomparsa dal confronto politico. Non ci saremmo mai aspettati che la stabile Germania, un giorno, potesse invidiare la turbolenta Polonia: è quanto fa oggi il settimanale socialdemocratico tedesco Der Spiegel spalleggiato dal conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung. Soddisfazione per la vittoria della destra esprime la rivista spagnola Libertad Digital. Ma se avete il fegato di tuffarvi nelle bellezze della lingua slava, allora ecco a voi il principale quotidiano polacco, la Gazeta Wyborcza: grafici e foto, comunque, sono comprensibili.
LA POLONIA DI WALKING CLASS
Non potevano mancare sulla Polonia i vecchi reportage di Walking Class. Sono stati scritti in anni diversi. Può essere utile leggerli per ripercorrere le tappe del cambiamento polacco:
Se i nostri media preferiscono sempre guardarsi l'ombelico di casa, inutile lamentarsi se poi gli italiani restano convinti che i paesi dell'ex Europa orientale siano ancora lande sperdute, in preda a miseria e disgregazione, dove si rafforza sempre di più il rimpianto dei bei tempi (comunisti) andati. Molti di questi paesi, invece, oltre ad essere entrati con buone carte in regola nell'Unione Europea, hanno conosciuto e conoscono ancora una ripresa economica che fa gridare al boom, una rinascita della vita politica democratica e un'effervescenza della vita sociale che non ha pari nelle anestetizzate capitali della Vecchia Europa. Andare per credere: Good bye Lenin non abita qui. Oggi non è così difficile con i voli low cost che ci sono. Ieri s'è votato in Polonia. Non abbiamo visto o letto nessun reportage su come questo nostro partner europeo sia arrivato a un voto che segna una svolta dopo dieci anni di buono e corrotto governo socialista, che da queste parti vuol dire post-comunista. E oggi, sulle edizioni on line dei principali quotidiani, poco o nulla sui primi dati forniti dagli exit poll.
L'ANALISI SULLA STAMPA EUROPEA
Dobbiamo dunque riferirci alla stampa straniera per raccogliere informazioni. Gli inglesi sono in prima linea. Dal sito della BBC il Country profile della Polonia con i dati essenziali, i leader, gli avvenimenti, le cifre economiche e una panoramica sui media. Una ragnatela di link per approfondire la conoscenza del paese. Country briefing si chiama invece l'analogo servizio fornito dall'Economist che abbonda di informazioni economiche rispetto a quello della BBC. Alcuni servizi sono forniti a pagamento (bisogna cioè essere abbonati al settimanale), come lo speciale Limping towards normality. Analisi elettorale dai quotidiani francesi Le Figarò e Le Monde che aggiunge una considerazione sulla campagna elettorale: l'Europa è scomparsa dal confronto politico. Non ci saremmo mai aspettati che la stabile Germania, un giorno, potesse invidiare la turbolenta Polonia: è quanto fa oggi il settimanale socialdemocratico tedesco Der Spiegel spalleggiato dal conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung. Soddisfazione per la vittoria della destra esprime la rivista spagnola Libertad Digital. Ma se avete il fegato di tuffarvi nelle bellezze della lingua slava, allora ecco a voi il principale quotidiano polacco, la Gazeta Wyborcza: grafici e foto, comunque, sono comprensibili.
LA POLONIA DI WALKING CLASS
Non potevano mancare sulla Polonia i vecchi reportage di Walking Class. Sono stati scritti in anni diversi. Può essere utile leggerli per ripercorrere le tappe del cambiamento polacco:
- Ideazione - Polonia luci e ombre della nuova era (settembre 2001);
- Emporion - C'era una volta l'Est (giugno 2002);
- Ideazione - Polonia, il gigante dell'Est (maggio 2004);
- Ideazione - East Side Story. Viaggio nella Nuova Europa (luglio 2004).
domenica, settembre 25, 2005
Polonia, conservatori davanti ai liberali
Primi exit poll da Varsavia: il partito conservatore Legge e Giustizia guidato dai gemelli Jaroslaw e Lech Kaczynski sopravanza di 4 punti il partito liberale Piattaforma Civica. Il dato è 28 per cento per i conservatori, 24 per cento per i liberali. Entrambi sono partiti di centrodestra. Certa ormai la sconfitta dell'Alleanza della sinistra democratica, il partito erede di quello comunista, che ha governato la Polonia negli ultimi dieci anni. Se confermato, il dato dei due partiti di centrodestra (leggermente infreriore rispetto agli ultimi sondaggi) confermerebbe il sorpasso di Legge e Giustizia su Piattaforma Civica.
AGGIORNAMENTI DA BBC NEWS.
AGGIORNAMENTI DA BBC NEWS.
Idraulici polacchi verso la Svizzera
Referendum in Svizzera sull'apertura del mercato del lavoro ai 10 nuovi paesi dell'Unione Europea. Vincono i sì, con il 56 per cento (i no si fermano al 44). Quindi niente più restrizioni anche per gli idraulici polacchi che tanta preoccupazione avevano suscitato nei cosmopoliti francesi. La Svizzera è un bel paese, pulito e ordinato, pieno di verde, fiumi, laghi, montagne e aria buona. E ha bisogno di braccia straniere per frar andare avanti le proprie industrie: perché tenere le porte chiuse ai cittadini scongelatisi da decenni di dittatura comunista?. Inoltre, poiché gli svizzeri non sembrano avere i paraocchi francesi, l'opportunità è reciproca: gli svizzeri potranno andare a lavorare in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Estonia, eccetera eccetera. Quote fino al 2011, poi libertà assoluta. Un buon passo in avanti verso l'integrazione dei popoli. Peccato sia avvenuto in un paese extra Ue.
Ci siamo presi l'iPod
Grazie alle fesserie del Financial Times possiamo dire di aver conquistato uno degli oggetti più alla moda degli ultimi anni: l'iPod è di destra. Individualista, simbolo della degenerazione della società e dell'alienazione dei giovani, il perfido strumento è anche bushiano. Poi dicono che a destra non siamo fighetti. La segnalazione è dovuta a Camillo, che linko qui perché il "ragazzo" si ostina a non mettere i permalink.
venerdì, settembre 23, 2005
Al voto la Polonia idraulica
Un incubo per Parigi. Domenica milioni di idraulici polacchi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. E due settimane dopo voteranno per eleggere il nuovo presidente. E se ai liberal-conservatori le elezioni in Germania sono andate di traverso, ecco la sicurezza di rifarsi in Polonia. Il lungo regno socialista è ormai al termine, anche se lascerà qualche rimpianto. Non sono stati anni negativi quelli gestiti dall'Alleanza democratica di sinistra di Aleksander Kwaśniewski, attualmente trasferitosi nei più tranquilli palazzi della presidenza della Repubblica. Certo le basi per il boom economico degli ultimi dieci anni erano state poste dalle drastiche riforme liberiste del governo conservatore, ma Kwaśniewski è stato abile a seguire la rotta e a modernizzare il sistema economico e produttivo del paese. In più, in politica estera, ha preso decisamente la rotta dell'Occidente, tenendo la barra dritta sia dell'ingresso nell'Unione Europea che dell'alleanza con gli Stati Uniti. E quando l'Europa, la Vecchia Europa ha tentennato nella risposta al terrorismo islamista, Kwaśniewski non ci ha pensato due volte a schierare il suo paese accanto al presidente Bush, anche militarmente.
Ma tutte le vicende politiche hanno una fine, spesso poco gloriosa. Così il governo di sinistra ha esaurito la sua spinta propulsiva e ha affogato gli ultimi anni in un triste declino fatto di corruzione, scandali e mancanza di vivacità: il candidato Wlodzimierz Cimoszewicz si è ritirato dalla competizione per un grave scandalo quando era ancora in testa nei sondaggi e ora gli ultimi poll assegnano all'Alleanza il 4 per cento dei voti, una catastrofe che li estrometterebbe dal nuovo Parlamento.
Secondo i sondaggi, adesso tocca alla destra. Se ne confrontano due, quella più liberale, Piattaforma Civica, guidata dal candidato presidenziale Donald Tusk, che presenta come aspirante primo ministro Jan Rokita e quella conservatrice, Legge e Giustizia, capeggiata dai gemelli Jaroslaw e Lech Kaczynski, quest'ultimo candidato alla presidenza. I sondaggi sono incerti: per lungo tempo ha guidato la corsa la Piattaforma Civica, nelle ultime settimane i gemelli hanno recuperato e un istituto di ricerca li dà avanti di un punto.
E' la prima elezione che avviene in Polonia dalla morte di Papa Giovanni Paolo II.
Curiosità sul voto di Varsavia dal sito della BBC, dal quale prendiamo anche un reportage sulla buffa campagna elettorale dei gemelli. L'analisi sulla situazione politica e sulle prospettive del cambio di governo l'affidiamo invece alla rivista Transition On Line. In italiano le ultime turbolenze elettorali dalla rivista on line Caffè Babel.
Ma tutte le vicende politiche hanno una fine, spesso poco gloriosa. Così il governo di sinistra ha esaurito la sua spinta propulsiva e ha affogato gli ultimi anni in un triste declino fatto di corruzione, scandali e mancanza di vivacità: il candidato Wlodzimierz Cimoszewicz si è ritirato dalla competizione per un grave scandalo quando era ancora in testa nei sondaggi e ora gli ultimi poll assegnano all'Alleanza il 4 per cento dei voti, una catastrofe che li estrometterebbe dal nuovo Parlamento.
Secondo i sondaggi, adesso tocca alla destra. Se ne confrontano due, quella più liberale, Piattaforma Civica, guidata dal candidato presidenziale Donald Tusk, che presenta come aspirante primo ministro Jan Rokita e quella conservatrice, Legge e Giustizia, capeggiata dai gemelli Jaroslaw e Lech Kaczynski, quest'ultimo candidato alla presidenza. I sondaggi sono incerti: per lungo tempo ha guidato la corsa la Piattaforma Civica, nelle ultime settimane i gemelli hanno recuperato e un istituto di ricerca li dà avanti di un punto.
E' la prima elezione che avviene in Polonia dalla morte di Papa Giovanni Paolo II.
Curiosità sul voto di Varsavia dal sito della BBC, dal quale prendiamo anche un reportage sulla buffa campagna elettorale dei gemelli. L'analisi sulla situazione politica e sulle prospettive del cambio di governo l'affidiamo invece alla rivista Transition On Line. In italiano le ultime turbolenze elettorali dalla rivista on line Caffè Babel.
Vengo anch'io, no tu no
Due cancellieri per una poltrona. Lo stallo della politica tedesca si riflette su tutto il paese. Per quanto si possono ancora prendere sul serio i sondaggi (visto il flop che hanno registrato) se si votasse oggi sarebbe di nuovo pari e patta. Non si schioda di un voto. E non fanno progressi neppure i partiti nelle loro trattative post-elettorali. A Berlino fa ogni giorno più freddo e non è aria da Giamaica: Verdi e CDU interrompono i colloqui. Intanto Joschka Fischer abbandona il campo, Gerhard Schröder neppure ci pensa. Anche Angie fa la capatosta. E allora, siccome nessuno dei due Kanzler vuol farsi da parte, si torna a parlare di governi di minoranza. Almeno finché il grado di sopportazione dell'opinione pubblica sarà arrivato al punto di saturazione e si arriverà alla famigerata Grosse Koalition con un nuovo nome: tra i due litiganti a godere è sempre un terzo. Troppo tardi per uno come Wolfgang Schäuble?
giovedì, settembre 22, 2005
Terrorismo, simulazione a Rieti
Sono iniziate con una simulazione a Rieti le esercitazioni anti-terrorismo che coinvolgeranno migliaia di cittadini nei prossimi mesi. Domani tocca a Milano. Lo scopo: preparare i cittadini alla reazione ordinata in caso di attacco terroristico. Oggi a Rieti la simulazione ha riguardato un attacco chimico alla rete metropolitana. Una sola domanda: da quando in qua Rieti ha una rete metropolitana?
Si è dimesso Siniscalco
Per il momento solo la notizia, battuta in nottata dalle agenzie: si è dimesso il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco. Motivi del dissenso: caso Fazio e Finanziaria. Su Fazio fatti e ultimatum sono noti. Sui contenuti della Finanziaria polemiche e veti erano nati nei giorni scorsi da parte di Lega e Udc (nell'ambito dello scontro sulla leadership della coalizione), tanto da rendere opportuno un incontro tra i leader dei partiti della Casa della Libertà per appianare i contrasti. Ora Siniscalco se ne va con la legge in mezzo al guado. Prime ipotesi: interim di Berlusconi o ritorno di Giulio Tremonti. Per il governo, a prescindere dal giudizio negativo che qui diamo dell'opera di Siniscalco e conseguentemente di quella dell'esecutivo nei temi economico-fiscali nell'ultimo anno, è l'ennesimo intoppo a sette mesi dal voto. Sempre che si arrivi alla fine della legislatura. Qui, ben prima dei casi Koizumi e Schroeder, si è sempre sostenuto che sarebbe stato meglio per il centrodestra e per il paese, andare a votare dopo la sconfitta delle Regionali. Ci saremmo risparmiati lo sfilacciamento del tutto prevedibile di questi ultimi mesi. Sul ministro rientrante all'Università, voglio solo aggiungere che noi non lo avremmo mai messo in quel posto di responsabilità, già avevamo dato con Ruggiero. E Fausto Carioti spiega perché.
UPDATED ore 13. Visto che a questo post tocca tenere alta la cronaca, il presidente del Consiglio s'è recato da Ciampi. Indiscrezioni: il capo dello Stato ha chiesto una rapida nomina del sostituto di Siniscalco, escludendo quindi l'ipotesi di interim anche in considerazione della riunione del Fondo monetario a Washington. Alle 13 si riunisce An, nel pomeriggio, forse, vertice di maggioranza. Lo chiede Buttiglione, lo aveva chiesto ieri Fini. Seduta sospesa alla Camera, prosegue al Senato tra le proteste dell'opposizione. Prodi a nome dell'Unione chiede le dimissioni del governo, l'esercizio provvisorio, nuove elezioni.
UPDATED ore 15. Riunito e concluso il vertice della Lega a casa Bossi. Dichiarazioni rassucuranti dell'Udc Baccini. Berlusconi ha incontrato Casini. All'uscita, sorridente, ha detto ai cronisti che entro le 17 verrà scelto il nuovo ministro dell'Economia e domattina sarà comunicato ufficialmente a Ciampi. La Casa delle Libertà avrebbe trovato l'accordo sul nome. Giulio Tremonti, uno dei papabili, interrogato dai giornalisti a Milano ha replicato: "No comment". L'Unione ironizza e convoca il verticione dei tanti leader per domattina alle 9.
UPDATED ore 19. Giulio Tremonti, vicepresidente del Consiglio, torna al ministero dell'Economia, dal quale era stato silurato poco più di un anno fa. Ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica Ciampi e poi è partito immediatamente alla volta di Washington per partecipare alla riunione del Fondo monetario. Berlusconi ha anche ufficialmente preso posizione sul caso-Fazio: la sua permanenza non è più opportuna.
UPDATED ore 13. Visto che a questo post tocca tenere alta la cronaca, il presidente del Consiglio s'è recato da Ciampi. Indiscrezioni: il capo dello Stato ha chiesto una rapida nomina del sostituto di Siniscalco, escludendo quindi l'ipotesi di interim anche in considerazione della riunione del Fondo monetario a Washington. Alle 13 si riunisce An, nel pomeriggio, forse, vertice di maggioranza. Lo chiede Buttiglione, lo aveva chiesto ieri Fini. Seduta sospesa alla Camera, prosegue al Senato tra le proteste dell'opposizione. Prodi a nome dell'Unione chiede le dimissioni del governo, l'esercizio provvisorio, nuove elezioni.
UPDATED ore 15. Riunito e concluso il vertice della Lega a casa Bossi. Dichiarazioni rassucuranti dell'Udc Baccini. Berlusconi ha incontrato Casini. All'uscita, sorridente, ha detto ai cronisti che entro le 17 verrà scelto il nuovo ministro dell'Economia e domattina sarà comunicato ufficialmente a Ciampi. La Casa delle Libertà avrebbe trovato l'accordo sul nome. Giulio Tremonti, uno dei papabili, interrogato dai giornalisti a Milano ha replicato: "No comment". L'Unione ironizza e convoca il verticione dei tanti leader per domattina alle 9.
UPDATED ore 19. Giulio Tremonti, vicepresidente del Consiglio, torna al ministero dell'Economia, dal quale era stato silurato poco più di un anno fa. Ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica Ciampi e poi è partito immediatamente alla volta di Washington per partecipare alla riunione del Fondo monetario. Berlusconi ha anche ufficialmente preso posizione sul caso-Fazio: la sua permanenza non è più opportuna.
mercoledì, settembre 21, 2005
Germania 02, tre anni perduti
E' un articolo scritto tre anni fa durante la campagna elettorale che vedeva contrapposti Gerhard Schröder ed Edmund Stoiber. Lo ripropongo perché i problemi di allora sono gli stessi di oggi. Tre anni fa i tedeschi cercarono la soluzione nel riformismo graduale offerto dal cancelliere: non ha funzionato e i problemi si sono - se possibile - aggravati. Oggi una buona parte di quei cittadini sembra aver votato contro qualsiasi tipo di riformismo, sia quello graduale di Schröder che quello più deciso della Merkel. Un brutto segnale per la Germania e per l'Europa.
Al voto un paese diviso e incerto.
Berlino. Freddo, uragani e inondazioni. E' il bilancio meteorologico di questa estate tedesca che sarà ricordata come una delle più catastrofiche di tutti i tempi. Ma potrebbe essere anche il barometro della politica, mai così turbolenta e contrastata negli ultimi vent'anni. La campagna elettorale che si concluderà il 22 settembre con il rinnovo del cancelliere e del Bundestag viene combattuta dai due contendenti - il cancelliere uscente Gerhard Schröder (Spd) e lo sfidante Edmund Stoiber (Cdu-Csu) - in un clima di forte conflittualità. La Germania ha perso la sua verginità. Scandali e dimissioni a catena in politica, recessione e disoccupazione a livelli record in economia. Questa non è più un'isola felice ma un paese grande e grosso con mille problemi da risolvere [continua su Ideazione.com].
Al voto un paese diviso e incerto.
Berlino. Freddo, uragani e inondazioni. E' il bilancio meteorologico di questa estate tedesca che sarà ricordata come una delle più catastrofiche di tutti i tempi. Ma potrebbe essere anche il barometro della politica, mai così turbolenta e contrastata negli ultimi vent'anni. La campagna elettorale che si concluderà il 22 settembre con il rinnovo del cancelliere e del Bundestag viene combattuta dai due contendenti - il cancelliere uscente Gerhard Schröder (Spd) e lo sfidante Edmund Stoiber (Cdu-Csu) - in un clima di forte conflittualità. La Germania ha perso la sua verginità. Scandali e dimissioni a catena in politica, recessione e disoccupazione a livelli record in economia. Questa non è più un'isola felice ma un paese grande e grosso con mille problemi da risolvere [continua su Ideazione.com].
Regalo: le frecce tricolori
Un regalo per Krillix, che negli ultimi tempi posta un po' di meno ma ci ha fatto sapere di adorare le frecce tricolori. Ecco questa bella foto da scaricare sul computer o da bannerizzare sul suo blog. Le frecce s'involano ogni 2 giugno sui cieli di Roma per celebrare il compleanno di Walking Class.
L'annus horribilis dell'Europa
Un’estate di fuoco per l’Unione Europea, dal referendum francese di maggio che ha bocciato il trattato costituzionale alle elezioni tedesche di settembre che sanciscono lo stallo della locomotiva economica del continente. Un 2005 da dimenticare che rischia di essere letale per il progetto di integrazione politica. L’Europa non ha assorbito l’allargamento ai paesi dell’Est, che pure vivono un piccolo boom economico, a differenza dei paesi fondatori che segnano il passo. E il futuro sembra spaventare più che attirare: non c’è più la nuova frontiera, Bulgaria, Romania, i Balcani e soprattutto la Turchia sembrano realtà sempre più lontane.
NUMERO SPECIALE DEL QUINDICINALE DI GEOECONOMIA EMPORION.
L'ARCHIVIO DEI NUMERI DI EMPORION SU EUROPA E DINTORNI.
NUMERO SPECIALE DEL QUINDICINALE DI GEOECONOMIA EMPORION.
L'ARCHIVIO DEI NUMERI DI EMPORION SU EUROPA E DINTORNI.
Da Parigi a Berlino l'impasse europea
Invece di indicare una strada nuova per uscire dall’impasse europea, le elezioni tedesche hanno ancora una volta fotografato la crisi in cui si dibattono i principali paesi dell’Unione. Molti commentatori avevano puntato sulla vittoria di Angela Merkel e sulle opportunità di una sterzata salutare, in economia come in politica estera, a prescindere dal colore politico del nuovo governo tedesco. A destra come a sinistra, gli osservatori erano convinti che, ripartita la Germania sarebbe ripartita poi anche l’Europa, al seguito di quella che solo dieci anni fa era ancora considerata la locomotiva del treno. Un treno appesantito da venticinque vagoni, una locomotiva ingolfata da riforme troppo lente: ma il tutto si sarebbe potuto rimettere in moto semplicemente muovendosi per andare da qualche parte... [continua su Emporion].
martedì, settembre 20, 2005
Gehen wir nach Jamaica
Deve aver pensato anche lui, Gerhard Schröder, che fosse giunto il tempo della Giamaica l'altra sera, quando nel dibattito televisivo post-elettorale con gli altri leader politici, s'era presentato mezzo sbronzo irritando con arroganza avversari politici e telespettatori. Nel carosello di coalizioni possibili e impossibili che colora questi giorni difficili della politica tedesca, qui la preferenza la diamo alla più improponibile fra tutte le ipotesi, il governo Giamaica dai colori della bandiera caraibica: con i neri della CDU-CSU, i gialli dell'FDP e i verdi dei Grünen. Anche perché tra i verdi tedeschi c'è Joschka Fischer che non è Pecoraro Scanio e al quale saremmo disposti a dare anche gli Esteri. Vero Angie?
Nel frattempo i due partiti maggiori affilano le armi per il confronto previsto giovedì prossimo. Ed eleggono (o confermano) i loro segretari. L'Spd affida a Franz Müntefering il 95 per cento dei consensi con 200 voti su 210, la CDU-CSU rafforza Angela Merkel dandole 219 voti su 222 e confermando di fatto la volontà di proporla alla guida del governo di unità nazionale. L'SPD, invece, dopo aver insistito per la conferma del cancelliere, sarebbe pronta a cedere la guida del governissimo a un esponente della CDU che non sia la Merkel. Per la Giamaica, toccherà aspettare.
Nel frattempo i due partiti maggiori affilano le armi per il confronto previsto giovedì prossimo. Ed eleggono (o confermano) i loro segretari. L'Spd affida a Franz Müntefering il 95 per cento dei consensi con 200 voti su 210, la CDU-CSU rafforza Angela Merkel dandole 219 voti su 222 e confermando di fatto la volontà di proporla alla guida del governo di unità nazionale. L'SPD, invece, dopo aver insistito per la conferma del cancelliere, sarebbe pronta a cedere la guida del governissimo a un esponente della CDU che non sia la Merkel. Per la Giamaica, toccherà aspettare.
lunedì, settembre 19, 2005
Il male tedesco (ed europeo)
The Right Nation (via Davids Medienkritik), combinando due cartine tedesche (elettorale e socio-economica) mette impietosamente in luce il problema della Germania. Che è poi il problema dell'Europa. Bassa crescita economica, alta disoccupazione. Ma se negli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta le ricette per curare la crisi erano di stampo liberista, nell'ultimo decennio - in Europa - si è affermata l'idea che alla crisi non si risponde con l'ottimismo ma con la difesa: in tempi di magra vanno rafforzate le tutele. Il vero problema è che lo stato sociale non regge il peso dello squilibrio generazionale, che in Europa si va approfondendo sempre di più. La sua riforma non è una questione ideologica ma statistica: più una società invecchia, più è incapace di reggere economicamente un sistema sociale come quello che si è formato nell'Europa continentale e scandinava. Ma allo stesso tempo, più invecchia più è psicologicamente portata a difendere l'esistente piuttosto che a scommettere sul futuro. La Germania non scommette sul futuro dall'anno successivo alla riunificazione. Non lo fa né a destra né a sinistra. Negli anni Novanta Helmut Kohl vinse l'ultima campagna elettorale con lo slogan: Keine Experimente, nessun esperimento. L'immobilismo riformista del centrodestra di allora si sposa perfettamente con l'incapacità riformista del centrosinistra di oggi. Figuriamoci quando, in campagna elettorale, s'è parlato di flat tax: il diavolo! Nera o rossa, gialla o verde, l'anima conservatrice tedesca pervade l'Europa. In questo senso la Germania siamo anche noi.
EST MANGIA OVEST
Molti commentatori hanno sottovalutato il peso dell'Est. Il discorso è lungo e complesso e lo svolgeremo sul sito di Ideazione e nelle pagine cartacee della rivista. Il dato elettorale è tuttavia chiaro: ha scelto l'Est, hanno deciso i Laender orientali (e manca ancora il dato di Dresda, che arriverà fra due settimane). S'è avverata la profezia di Edmund Stoiber, che in campagna elettorale tuonò contro l'ipotesi che "alla fine fossero i frustrati dell'Est a decidere il nuovo cancelliere". Quindici anni fa, quando il sistema di socialismo reale crollò, sembrò che la Germania dell'Ovest potesse inglobare in una ventina di anni la Germania dell'Est: si parlò, polemicamente, addirittura di anschluss. Oggi è l'Est che sta inglobando l'Ovest. Come un ragno mortale lo ha spremuto, poi narcotizzato, quindi illuso (do you remember Good Bye Lenin?): oggi gli scarica addosso il fallimento di una riunificazione condotta (dai conservatori come dai socialdemocratici) in nome dello "stato sociale per tutti" e non delle riforme lacrime e sangue. Il risultato è che in Polonia, in Slovacchia e nei Paesi Baltici si attirano investimenti in nome della flat tax, in Germania Est il veleno della disoccupazione gonfia un mercato del lavoro troppo rigido e protetto.
Approfondimenti dai media italiani e stranieri:
EST MANGIA OVEST
Molti commentatori hanno sottovalutato il peso dell'Est. Il discorso è lungo e complesso e lo svolgeremo sul sito di Ideazione e nelle pagine cartacee della rivista. Il dato elettorale è tuttavia chiaro: ha scelto l'Est, hanno deciso i Laender orientali (e manca ancora il dato di Dresda, che arriverà fra due settimane). S'è avverata la profezia di Edmund Stoiber, che in campagna elettorale tuonò contro l'ipotesi che "alla fine fossero i frustrati dell'Est a decidere il nuovo cancelliere". Quindici anni fa, quando il sistema di socialismo reale crollò, sembrò che la Germania dell'Ovest potesse inglobare in una ventina di anni la Germania dell'Est: si parlò, polemicamente, addirittura di anschluss. Oggi è l'Est che sta inglobando l'Ovest. Come un ragno mortale lo ha spremuto, poi narcotizzato, quindi illuso (do you remember Good Bye Lenin?): oggi gli scarica addosso il fallimento di una riunificazione condotta (dai conservatori come dai socialdemocratici) in nome dello "stato sociale per tutti" e non delle riforme lacrime e sangue. Il risultato è che in Polonia, in Slovacchia e nei Paesi Baltici si attirano investimenti in nome della flat tax, in Germania Est il veleno della disoccupazione gonfia un mercato del lavoro troppo rigido e protetto.
Approfondimenti dai media italiani e stranieri:
- Carlo Bastasin sulla Stampa descrive l'italianizzazione della politica tedesca;
- Franco Venturin sul Corriere della Sera analizza i complessi scenari post-elettorali;
- Victorino Matus racconta l'atmosfera in diretta da Berlino per i lettori del Weekly Standard;
- Ray D. su Davids Medienkritik penetra negli aspetti psicologici che avvelenano la società tedesca di oggi;
- Gabor Steingart racconta sul Wall Street Journal (via Der Spiegel) l'anima impaurita dei tedeschi;
- Stefan Berg, Steffen Winter e Andreas Wassermann in una approfondita inchiesta su Der Spiegel (in inglese) sul fallimento della riunificazione tedesca.
domenica, settembre 18, 2005
Grosse Koalition
LIVESTREAM ARD: IN DIRETTA TV I TELEGIORNALI SUL DOPO-VOTO
NUOVO POST SU WALKING CLASS: IL MALE TEDESCO (ED EUROPEO)
Perdono voti e consensi. L'SPD meno del previsto, la CDU oltre ogni ragionevole previsione. Assieme proveranno a formare un governo stabile per governare il paese e realizzare le riforme. A caldo, il risultato è davvero incredibile. Nessun sondaggio aveva misurato il flop di Angela Merkel, nessuna analisi aveva monitorato quanto a sinistra fosse il cuore di questa Germania.
UNA MAGGIORANZA DI SINISTRA
In teoria, la sinistra potrebbe continuare a governare, registrando gli umori dell'elettorato e colorando un po' più di rosso la propria maggioranza. Quanto perso dall'SPD è finito nella bisaccia della Linkspartei, i verdi hanno tenuto: i tre partiti della sinistra, assieme, superano il 50 per cento. Solo motivi di opportunità consigliano Schröder di non tentare questa carta. Ma il suo partito, per bocca del suo portavoce, è stato chiaro: i risultati dicono che dobbiamo essere noi a guidare il prossimo governo, dovrà essere Schröder che esce rafforzato dal suo azzardo politico di andare al voto anticipato.
IL RITORNO DEL CANCELLIERE
Il cancelliere si presenta ai suoi un'ora buona dopo i primi exit poll. Alza il pollice, mostra le mani giunte in segno dei vittoria. Si gode un applauso lungo minuti, come non ne sentiva da anni, come non avrebbe mai immaginato solo due mesi fa. Lo scampato pericolo gli restituisce vigore, tanto da chiedere la testa della sua avversaria: "Non parteciperemo a un governo di coalizione con una CDU guidata dalla Merkel". Io posso restare cancelliere senza fare accordi con l'estrema sinistra. Obiettivo? Una coalizione "semaforo", rosso-verde-gialla con i liberali a rafforzare il lato moderato del governo (VIDEO).
LIBERALI TRA FEDELTA' E TENTAZIONI
Westerwelle (liberali) esulta a metà. Per i "gialli" è un gran successo, ma non basta ad andare al governo. Ribadisce la volontà di non tradire il mandato elettorale: indisponibilità per una maggioranza "semaforo". Spera, forse, in un governo di minoranza con la CDU.
LA LUNGA NOTTE DI ANGIE
La CDU accusa il colpo. In flessione addirittura rispetto alle elezioni del 2002, Angela Merkel tramonta d'un colpo come leader politico in ascesa. Con grande dignità affronta la platea scioccata dei suoi, ma non può nascondere la grande delusione per la sconfitta imprevista. Tocca a Stoiber annunciare le mosse del partito: siamo i più votati, tocca a noi, tocca ad Angela Merkel prendere in mano il pallino delle trattative per formare un nuovo governo. Lei annuisce e declama la strategia: il tempo della campagna elettorale è finito, si apre quello della collaborazione. Grosse Koalition, due anni di riforme e poi di nuovo al voto. Oppure il tentativo difficile di un governo di minoranza. Oppure un governo di coalizione lasciando la guida ad altri. Bisognerà misurare la sua capacità di leadership quando, da domani, nel partito partirà la resa dei conti. Non è il dopo-voto che Angela Merkel si era immaginata (VIDEO).
NUOVO POST SU WALKING CLASS: IL MALE TEDESCO (ED EUROPEO)
Perdono voti e consensi. L'SPD meno del previsto, la CDU oltre ogni ragionevole previsione. Assieme proveranno a formare un governo stabile per governare il paese e realizzare le riforme. A caldo, il risultato è davvero incredibile. Nessun sondaggio aveva misurato il flop di Angela Merkel, nessuna analisi aveva monitorato quanto a sinistra fosse il cuore di questa Germania.
UNA MAGGIORANZA DI SINISTRA
In teoria, la sinistra potrebbe continuare a governare, registrando gli umori dell'elettorato e colorando un po' più di rosso la propria maggioranza. Quanto perso dall'SPD è finito nella bisaccia della Linkspartei, i verdi hanno tenuto: i tre partiti della sinistra, assieme, superano il 50 per cento. Solo motivi di opportunità consigliano Schröder di non tentare questa carta. Ma il suo partito, per bocca del suo portavoce, è stato chiaro: i risultati dicono che dobbiamo essere noi a guidare il prossimo governo, dovrà essere Schröder che esce rafforzato dal suo azzardo politico di andare al voto anticipato.
IL RITORNO DEL CANCELLIERE
Il cancelliere si presenta ai suoi un'ora buona dopo i primi exit poll. Alza il pollice, mostra le mani giunte in segno dei vittoria. Si gode un applauso lungo minuti, come non ne sentiva da anni, come non avrebbe mai immaginato solo due mesi fa. Lo scampato pericolo gli restituisce vigore, tanto da chiedere la testa della sua avversaria: "Non parteciperemo a un governo di coalizione con una CDU guidata dalla Merkel". Io posso restare cancelliere senza fare accordi con l'estrema sinistra. Obiettivo? Una coalizione "semaforo", rosso-verde-gialla con i liberali a rafforzare il lato moderato del governo (VIDEO).
LIBERALI TRA FEDELTA' E TENTAZIONI
Westerwelle (liberali) esulta a metà. Per i "gialli" è un gran successo, ma non basta ad andare al governo. Ribadisce la volontà di non tradire il mandato elettorale: indisponibilità per una maggioranza "semaforo". Spera, forse, in un governo di minoranza con la CDU.
LA LUNGA NOTTE DI ANGIE
La CDU accusa il colpo. In flessione addirittura rispetto alle elezioni del 2002, Angela Merkel tramonta d'un colpo come leader politico in ascesa. Con grande dignità affronta la platea scioccata dei suoi, ma non può nascondere la grande delusione per la sconfitta imprevista. Tocca a Stoiber annunciare le mosse del partito: siamo i più votati, tocca a noi, tocca ad Angela Merkel prendere in mano il pallino delle trattative per formare un nuovo governo. Lei annuisce e declama la strategia: il tempo della campagna elettorale è finito, si apre quello della collaborazione. Grosse Koalition, due anni di riforme e poi di nuovo al voto. Oppure il tentativo difficile di un governo di minoranza. Oppure un governo di coalizione lasciando la guida ad altri. Bisognerà misurare la sua capacità di leadership quando, da domani, nel partito partirà la resa dei conti. Non è il dopo-voto che Angela Merkel si era immaginata (VIDEO).
Germania 05 - Le vere poste in gioco
Giallo-nero o rosso-nero, purché sia un governo forte e stabile: di questo ha bisogno la Germania. Con i sondaggi che segnano proprio sul miglio verde la possibilità di una vittoria completa del centrodestra, ma che restano di fatto bloccati sul "too close to call", i commentatori tedeschi convergono su questa speranza: che da questa sera Angela Merkel possa prendere in mano il pallino del paese e condurlo verso le riforme economiche necessarie per il rilancio. Con i liberali o con i socialdemocratici, con un governo ideologicamente compatto o con una Grosse Koalition di compromesso. Ma la Germania ha bisogno di una guida sicura.
I notiziari televisivi italiani non ci hanno aiutato a comprendere i veri termini della questione tedesca. Assai migliore il lavoro di alcuni quotidiani (Riformista, Foglio, Corriere della Sera) e dei blog che hanno permesso link e approfondimenti attraverso la stampa on line straniera. A sentire le improvvisate cronache degli inviati dell'ultimora (a Tg5, Tg3 e SkyTg 24 la palma d'oro per la loro insipienza) c'è un testa a testa fra Merkel e Schröder e il cancelliere uscente, questa sera, potrebbe guadagnare il suo terzo mandato.
La chiusura degli uffici di corrispondenza all'estero operata da molte testate giornalistiche italiane ha immiserito la capacità di comprendere e spiegare agli italiani gli altri paesi, pure quelli più vicini. Come sanno i lettori di Walking Class, dopo le 18 (ora del primo e normalmente decisivo exit poll) sapremo se: Angela Merkel potrà guidare un governo di centrodestra con i liberali; dovrà provare a formare una Grosse Koalition con l'SPD concordando un chiaro e definito pacchetto di riforme, due o tre punti per muovere l'impasse economico della Germania e poi, verosimilmente, tornare al voto. Non c'è, al momento, alcuna possibilità di un governo di sinistra con SPD, Verdi e Linkspartei. La formula, in funzione a Berlino e in alcune altre realtà locali dell'ex Germania Est, non sarebbe ben accetta ad Ovest e l'SPD non correrebbe il rischio di inimicarsi la parte più dinamica del paese e in più dare spazio politico a un concorrente pericoloso come il Linkspartei. Gerhard Schröder chiude oggi la sua lunga stagione politica. Se costringerà la CDU alla Grosse Koalition sarà il suo ultimo capolavoro politico. Se non passerà alla storia (a nostro giudizio l'esperienza rosso-verde, vissuta come l'ascesa generazionale dei sessantottini al potere, è stata molto deludente) qualche nota in cronaca se la sarà guadagnata. Ma cederà il passo: i partiti politici funzionano così, si pensa anche al futuro e a lasciare a chi verrà un partito non al disarmo (lezione per Berlusconi).
Lo sdoppiamento della sinistra tedesca, con la nascita alla sinistra dell'SPD di una formazione comunque agibile su tutto il territorio nazionale è stata la vera novità della campagna elettorale. Questa formazione è oggi alla prova del voto. Se riuscirà a conquistare i voti che gli assegnano i sondaggi e dunque a sfondare ad Ovest, il panorama politico tedesco dovrà essere aggiornato.
L'eventuale vittoria del centrodestra è foriero di cambiamenti sostanziali nella politica estera del paese. E dell'Europa. Addio asse carolingio franco-tedesco, maggiore sintonia con Tony Blair, ritorno a un rapporto forte con gli Stati Uniti, minori tensioni con l'Italia (per quel che vale). In attesa che anche la Francia volti le spalle a Chirac e torni a far politica in campo aperto. Ritorno di attenzione per l'Europa centro-orientale, bistrattata e dimenticata da un supponente Schröder. Quanto alla Russia, qui le linee di politica estera tedesche sono le stesse da sempre: un rapporto forte, cementato da interessi diretti in campo energetico.
Alcuni link per seguire la giornata elettorale in Germania (si vota fino alle 18):
I notiziari televisivi italiani non ci hanno aiutato a comprendere i veri termini della questione tedesca. Assai migliore il lavoro di alcuni quotidiani (Riformista, Foglio, Corriere della Sera) e dei blog che hanno permesso link e approfondimenti attraverso la stampa on line straniera. A sentire le improvvisate cronache degli inviati dell'ultimora (a Tg5, Tg3 e SkyTg 24 la palma d'oro per la loro insipienza) c'è un testa a testa fra Merkel e Schröder e il cancelliere uscente, questa sera, potrebbe guadagnare il suo terzo mandato.
La chiusura degli uffici di corrispondenza all'estero operata da molte testate giornalistiche italiane ha immiserito la capacità di comprendere e spiegare agli italiani gli altri paesi, pure quelli più vicini. Come sanno i lettori di Walking Class, dopo le 18 (ora del primo e normalmente decisivo exit poll) sapremo se: Angela Merkel potrà guidare un governo di centrodestra con i liberali; dovrà provare a formare una Grosse Koalition con l'SPD concordando un chiaro e definito pacchetto di riforme, due o tre punti per muovere l'impasse economico della Germania e poi, verosimilmente, tornare al voto. Non c'è, al momento, alcuna possibilità di un governo di sinistra con SPD, Verdi e Linkspartei. La formula, in funzione a Berlino e in alcune altre realtà locali dell'ex Germania Est, non sarebbe ben accetta ad Ovest e l'SPD non correrebbe il rischio di inimicarsi la parte più dinamica del paese e in più dare spazio politico a un concorrente pericoloso come il Linkspartei. Gerhard Schröder chiude oggi la sua lunga stagione politica. Se costringerà la CDU alla Grosse Koalition sarà il suo ultimo capolavoro politico. Se non passerà alla storia (a nostro giudizio l'esperienza rosso-verde, vissuta come l'ascesa generazionale dei sessantottini al potere, è stata molto deludente) qualche nota in cronaca se la sarà guadagnata. Ma cederà il passo: i partiti politici funzionano così, si pensa anche al futuro e a lasciare a chi verrà un partito non al disarmo (lezione per Berlusconi).
Lo sdoppiamento della sinistra tedesca, con la nascita alla sinistra dell'SPD di una formazione comunque agibile su tutto il territorio nazionale è stata la vera novità della campagna elettorale. Questa formazione è oggi alla prova del voto. Se riuscirà a conquistare i voti che gli assegnano i sondaggi e dunque a sfondare ad Ovest, il panorama politico tedesco dovrà essere aggiornato.
L'eventuale vittoria del centrodestra è foriero di cambiamenti sostanziali nella politica estera del paese. E dell'Europa. Addio asse carolingio franco-tedesco, maggiore sintonia con Tony Blair, ritorno a un rapporto forte con gli Stati Uniti, minori tensioni con l'Italia (per quel che vale). In attesa che anche la Francia volti le spalle a Chirac e torni a far politica in campo aperto. Ritorno di attenzione per l'Europa centro-orientale, bistrattata e dimenticata da un supponente Schröder. Quanto alla Russia, qui le linee di politica estera tedesche sono le stesse da sempre: un rapporto forte, cementato da interessi diretti in campo energetico.
Alcuni link per seguire la giornata elettorale in Germania (si vota fino alle 18):
- Frankfurter Allgemeine Zeitung, la cronaca del voto (in tedesco);
- Der Spiegel, la lunga strada verso il voto (in inglese)
- Der Tagesspiegel, gli occhi del mondo su Berlino (in tedesco);
- Süddeutsche Zeitung, un'analisi critica della Merkel da quotidiano di area socialdemocratica (in tedesco);
- Merkur, Paul Kirchhof secondo Paul Kirchhof (in tedesco);
- Deutsche Welle, l'Europa attende il risultato (in inglese);
- Caffè Babel, come cambia la Germania se vince Angela Merkel (in italiano).
venerdì, settembre 16, 2005
Germania 05 - Sciacalli a sinistra
Il cattivo gusto e la vigliaccheria non hanno confini. E anche nella gentile Germania i morti possono essere utilizzati per conquistare qualche voto. Specie se sono i morti degli altri. Davids Medienkritik, il blog che monitora l'anti-americanismo in terra teutonica (e che tanto lavoro ha avuto in questi ultimi anni) segnala un episodio gravissimo (via Bild). Rolf Schwanitz, ministro del cancelliere Schröder ed esponente di spicco dell'SPD nelle regioni dell'ex DDR (la Germania comunista) attacca la politica estera di Angela Merkel utilizzando il poster che vedete in alto a sinistra. Ci sono le bare dei soldati americani morti chissà dove (probabilmente in Iraq) e lo slogan elettorale dice: "Lei (cioè la Merkel) avrebbe inviato i soldati". Ogni tanto la Germania orientale, sotto le coperte della democratica SPD, ci fa conoscere qualche esempio di sciacallaggio politico. Qualcuno ricorda il famoso Martin Schulz che Berlusconi (sbagliando) apostrofò nel parlamento europeo con l'appellativo di Kapo? Bene, voi come chiamereste questo onorevole Rolf Schwanitz? Fateglielo sapere, scrivendogli qui (va bene anche in inglese).
Kaziri di tutto il mondo, unitevi!
C'è cascato con tutte e due le scarpe il ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Lo scherzo gliel'hanno organizzato i suoi ragazzi di Azione Giovani, durante una festa ieri sera. Non si sono fatti sfuggire l'occasione, avendo come ospite della serata proprio lui in carne ed ossa, il presidente del partito e titolare della Farnesina. D'altronde come resistere di fronte alla causa dimenticata del popolo kaziro che soffre, perduto lassù tra le montagne di qualche regione centro-asiatica. "Signor ministro, ci aiuti nella lotta per salvare i kaziri", ha supplicato un giovane al microfono. E Fini un po' impacciato ha risposto da politico: "Sì certo, conosco la situazione". Il giovane lo ha fermato, prima che andasse oltre e gli ha confessato la burla. Il ministro s'è messo a ridere e gli è andato a stringere la mano. Tutto bene quel che finisce bene? Sì, ma noi abbiamo trovato il libro da cui Fini ha appreso della vicenda kazira: è questo qua. Glielo ha comprato il suo fido assistente Salvatore Sottile, il quale non si è accorto di averlo preso dagli scaffali del settore umoristico.
Germania 05 - Vento dell'Ovest, vento dell'Est
In vista del voto in Germania di domenica, chi vuole diverstirsi giocando con i numeri, oltre ai sondaggi che vi offriamo quotidianamente deve utilizzare questo grafico interattivo su Deutsche Welle. Riporta i dati di tutte le elezioni politiche federali nella Germania dal dopoguerra ad oggi. Ovviamente, prima del 1989, i risultati si riferiscono alla Germania Ovest, giacchè da quell'altra parte non si poteva votare e il partito da cui viene Gysi governava imperituro. Battute a parte, il grafico è interessante anche solo riferito alle ultime elezioni, quelle del 2002 che si risolsero in un testa a testa emozionante. C'è la scomposizione dei risultati su base regionale (e c'è anche per le altre elezioni). Nel 2002, nonostante il testa a testa su scala federale, nella maggioranza delle regioni l'SPD manteneva un discreto vantaggio (Baviera esclusa, ovviamente). Soprattutto ad Ovest. E se ad Est il consenso di Schröder evapora a favore dell'estrema sinistra di Lafontaine e Gysi, ad Ovest dovrebbe segnalarsi una ripresa della CDU. Non è detto, dunque, che questa volta saranno i cittadini orientali a decidere l'esito elettorale, frustrati o meno che siano. Potrebbe essere proprio la parte occidentale, stanca di vivere nella Jammertal - la valle dell'eterno lamento - a dare una scossa decisiva verso riforme liberali più decise.
Germania 05 - Sondaggi (-2)
A due giorni dal voto i sondaggi intravedono una lievissima inversione di tendenza a favore del centrodestra rispetto alle ultime settimane. Resta fissa l'indicazione del "too close to call": grande prudenza nel sottolineare la situazione di sostanziale parità fra i due campi, tenendo nel centro-sinistra anche il Linkspartei di Lafontaine che difficilmente entrerà in una coalizione di governo con SPD e Verdi ma che in negativo può impedire la vittoria del centrodestra. Eppure timidi segnali indicano che i giallo-neri (dai colori dei due partiti FDP e CDU-CSU) stanno rimontando verso quota 50 per cento. Le ultime 48 ore di campagna elettorale sono decisive, sempre stando ai sondaggi (ieri abbiamo avanzato la nostra impressione di una certa sopravvalutazione dei partiti di governo e sottovalutazione del centrodestra, ma appunto solo di impressione personale si tratta).
Nel dettaglio la novità più interessante di oggi viene dall'istituto Allensbach (utilizzata dal quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung) e va letta con grande attenzione. Il dato grezzo è il seguente (tra parentesi la variazione rispetto alla rilevazione di due giorni fa). Partiti: CDU-CSU 41,5 (-0,2) - SPD 32,5 (-0,4) - LINKSPARTEI 8,5 (--) - FDP 8 (+1,0) - VERDI 7,0 (-0,2). Coalizioni: CENTRODESTRA 49,5 (+0,8) - CENTROSINISTRA 39,5 (-0,6) - ROSSOROSSOVERDI 48,0 (-0,6) - GROSSE KOALITION 74,0 (-0,6).
Tendenza: secondo studi elettoralistici realizzati dallo stesso istituto Allensbach, con questi dati il centrodestra sarebbe in grado di ottenere una sia pur strettissima maggioranza di seggi anche con il 49,5 per cento. Si darebbe vita dunque a un governo con CDU-CSU e liberali guidato da Angela Merkel. Rispetto ai dati di due giorni fa, si registra un lieve calo dei partiti maggiori, più contenuto per la CDU, più esplicito per l'SPD. Segno di un minore gradimento anche per l'ipotesi della Grosse Koalition. Non si muove più nulla a sinistra, dove si registra la tenuta dell'estrema sinistra (Lafontaine e Gysi) e il lieve decremento dei Verdi. Decisivo, invece, il balzo in avanti dei liberali, con un 1 per cento secco, che riporta il partito di Westerwelle ai livelli del mese di agosto e consente al centrodestra di riavvicinarsi alla soglia della vittoria.
Oggi è giunta anche l'indicazione dell'istituto Forsa per la rete televisiva privata RTL che ribadiva invece la sostanziale parità tra i due schieramenti. Forsa non fornisce dati precisi ma "forchette": le oscillazioni tra uno e due punti non si distaccano troppo dai dati di Allensbach. CDU-CSU 41/43 - SPD 32/34 - LINKSPARTEI 7/8 - FDP 7/8 - VERDI 6/7. Come coalizioni, il centrodestra è dato tra il 48 e il 51 per cento: un pendolo che oscilla tra la Grosse Koalition e il governo di centrodestra (il campo avverso, estrema sinistra compresa, tra il 45 e il 49).
E comunque l'esperto di statistica Walter Krämer, intervistato da Deutsche Welle, avverte: per quanto accurati siano i sondaggi, solo Dio sa come voteranno domenica gli elettori. Vorrà dire qualcosa che il Papa è bavarese?
Nel dettaglio la novità più interessante di oggi viene dall'istituto Allensbach (utilizzata dal quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung) e va letta con grande attenzione. Il dato grezzo è il seguente (tra parentesi la variazione rispetto alla rilevazione di due giorni fa). Partiti: CDU-CSU 41,5 (-0,2) - SPD 32,5 (-0,4) - LINKSPARTEI 8,5 (--) - FDP 8 (+1,0) - VERDI 7,0 (-0,2). Coalizioni: CENTRODESTRA 49,5 (+0,8) - CENTROSINISTRA 39,5 (-0,6) - ROSSOROSSOVERDI 48,0 (-0,6) - GROSSE KOALITION 74,0 (-0,6).
Tendenza: secondo studi elettoralistici realizzati dallo stesso istituto Allensbach, con questi dati il centrodestra sarebbe in grado di ottenere una sia pur strettissima maggioranza di seggi anche con il 49,5 per cento. Si darebbe vita dunque a un governo con CDU-CSU e liberali guidato da Angela Merkel. Rispetto ai dati di due giorni fa, si registra un lieve calo dei partiti maggiori, più contenuto per la CDU, più esplicito per l'SPD. Segno di un minore gradimento anche per l'ipotesi della Grosse Koalition. Non si muove più nulla a sinistra, dove si registra la tenuta dell'estrema sinistra (Lafontaine e Gysi) e il lieve decremento dei Verdi. Decisivo, invece, il balzo in avanti dei liberali, con un 1 per cento secco, che riporta il partito di Westerwelle ai livelli del mese di agosto e consente al centrodestra di riavvicinarsi alla soglia della vittoria.
Oggi è giunta anche l'indicazione dell'istituto Forsa per la rete televisiva privata RTL che ribadiva invece la sostanziale parità tra i due schieramenti. Forsa non fornisce dati precisi ma "forchette": le oscillazioni tra uno e due punti non si distaccano troppo dai dati di Allensbach. CDU-CSU 41/43 - SPD 32/34 - LINKSPARTEI 7/8 - FDP 7/8 - VERDI 6/7. Come coalizioni, il centrodestra è dato tra il 48 e il 51 per cento: un pendolo che oscilla tra la Grosse Koalition e il governo di centrodestra (il campo avverso, estrema sinistra compresa, tra il 45 e il 49).
E comunque l'esperto di statistica Walter Krämer, intervistato da Deutsche Welle, avverte: per quanto accurati siano i sondaggi, solo Dio sa come voteranno domenica gli elettori. Vorrà dire qualcosa che il Papa è bavarese?
Andrea Marcenaro Show
Di tanto in tanto ci facciamo prestare la penna e l'ingegno da Andrea Marcenaro e dalla sua rubrica Andrea's Version sul Foglio. Oggi è uno di quei giorni.
Basta, oggi si vola alto. Mentre gli gnomi della politica italiana si arrabattavano nelle miserie locali, un uomo che in tempi più felici avremmo chiamato senz’altro il Grande Timoniere, e oggi semplicemente l’Amor nostro, stava operando sul proscenio di New York. Dal palazzo dell’Onu, o come direbbe convinto Walter Veltroni, “dal posto dove si discutono e si decidono le cose del mondo”, quell’uomo guidava con essenziali cenni della mano sinistra le vicenduzze di casa nostra, ma era con i potenti della Terra che impegnava la destra. Ariel Sharon lo cercava, George Bush lo coccolava, lo sguardo glaciale dello stesso Putin scrutava gli occhi suoi per coglierne anche solo un proponimento, uno stato d’animo, un semplice accenno di intenzione. Egli scivolava tra i grandi corridoi del Palazzo di vetro dispensando a chi un consiglio e a chi suggerendo un gesto di riconciliazione, quasi che stesse percorrendo una sua personalissima road map. E poi saliva, l’Amor nostro, saliva, era salito così in alto che di più non si poteva. Solo a quel punto si rivolse a Kofi Annan: “Che ne direbbe di un ripetitore qui?”.
Basta, oggi si vola alto. Mentre gli gnomi della politica italiana si arrabattavano nelle miserie locali, un uomo che in tempi più felici avremmo chiamato senz’altro il Grande Timoniere, e oggi semplicemente l’Amor nostro, stava operando sul proscenio di New York. Dal palazzo dell’Onu, o come direbbe convinto Walter Veltroni, “dal posto dove si discutono e si decidono le cose del mondo”, quell’uomo guidava con essenziali cenni della mano sinistra le vicenduzze di casa nostra, ma era con i potenti della Terra che impegnava la destra. Ariel Sharon lo cercava, George Bush lo coccolava, lo sguardo glaciale dello stesso Putin scrutava gli occhi suoi per coglierne anche solo un proponimento, uno stato d’animo, un semplice accenno di intenzione. Egli scivolava tra i grandi corridoi del Palazzo di vetro dispensando a chi un consiglio e a chi suggerendo un gesto di riconciliazione, quasi che stesse percorrendo una sua personalissima road map. E poi saliva, l’Amor nostro, saliva, era salito così in alto che di più non si poteva. Solo a quel punto si rivolse a Kofi Annan: “Che ne direbbe di un ripetitore qui?”.
Pandemia, alla ricerca della verità
C'è un gran parlare dei pericoli di una prossima pandemia dovuta alla cosiddetta influenza dei polli. Walking Class non è uno specialista ma viene fresco fresco dalla lettura dell'eco-thriller di Michael Crichton, Stato di paura, e ha imparato a non fidarsi delle campagne del terrore orchestrate dalla PLM (la struttura Politico-Legale-Mediatica) di cui si servono i gruppi ecologisti per finanziare con il ricatto del terrore la propria burocratizzata attività (a proposito, guardate su Le Guerre Civili che cosa ha combinato il traduttore italiano del libro). Su questa roba, sul rischio che il mondo sia di fronte a una nuova pandemia a causa di questo virus letale noto con il nome H5N1, vuol vederci chiaro e provare ad ascoltare chi ne sa più di lui. Oggi segnalo in italiano l'intervista del Corriere della Sera a Giovanni Rezza dell'Istituto superiore della sanità che spiega la natura del virus e le tecniche e le possibilità di propagazione nei nostri paesi occidentali. Una cosa è chiara: ancora non sappiamo se e come il virus si presenterà nel nostro paese, dunque la stima di 150mila morti è del tutto campata in aria.
In più, in lingua inglese, rimando a una serie di link dalla rivista bimestrale americana Foreign Affairs che, nel numero di luglio-agosto ha dedicato una corposa sezione all'ipotesi di una prossima pandemia. Dato il taglio geopolitico della rivista, molti articoli si occupano delle conseguenze sociali e politiche dell'influenza. Gli articoli sono: Preparing for the Next Pandemic di Michael T. Osterholm e The Next Pandemic? di Laurie Garrett. Il sito on-line della rivista offre anche un breve estratto di altri due articoli: The Human-Animal Link di William B. Karesh e Robert A. Cook e The Lessons of HIV/AIDS di Laurie Garrett.
In più, in lingua inglese, rimando a una serie di link dalla rivista bimestrale americana Foreign Affairs che, nel numero di luglio-agosto ha dedicato una corposa sezione all'ipotesi di una prossima pandemia. Dato il taglio geopolitico della rivista, molti articoli si occupano delle conseguenze sociali e politiche dell'influenza. Gli articoli sono: Preparing for the Next Pandemic di Michael T. Osterholm e The Next Pandemic? di Laurie Garrett. Il sito on-line della rivista offre anche un breve estratto di altri due articoli: The Human-Animal Link di William B. Karesh e Robert A. Cook e The Lessons of HIV/AIDS di Laurie Garrett.
giovedì, settembre 15, 2005
Germania 05 - Supplementari o golden gol?
Sarà Grosse Koalition? In Germania sembra quasi che la stampa di area socialdemocratica faccia il tifo per questa soluzione. L'abbraccio tra CDU-CSU e SPD, stando ai sondaggi degli ultimi giorni, sembrerebbe l'ipotesi più probabile, ma solo dal punto di vista numerico. Perché poi è tutta da misurare la volontà politica di realizzarla. Difficile che Angela Merkel voglia spendere la carta della sua vita politica guidando un governo che dovrà mediare con i socialdemocratici ogni scelta economica. Difficile che vorrà accollarsi il peso impopolare delle riforme con la spina nel fianco di un alleato infido che farà di tutto per frenarle e dimostrare al proprio elettorato di aver salvato il prezioso stato sociale. Ecco dunque che il quotidiano sassone Leipziger Volkszeitung svela il cosiddetto Piano B della Merkel, citando senza nominarlo un vice presidente del gruppo parlamentare della CDU: in caso di parità, nessuna Grosse Koalition ma la richiesta di tornare alle urne. Dall'entourage della Merkel piovono immediatamente secche smentite: è un nonsenso.
Dunque, nessun tempo supplementare? Nessuna nuova campagna elettorale per provare a dare un governo certo e solido alla Germania? Chissà. Certo è che a pochi metri dal traguardo, dalle parti della CDU si è tornati a respirare aria buona. Una sensazione. Un ritrovato vigore negli ultimi comizi di Angela Merkel. Una quasi impercettibile ripresa nei sondaggi. E se invece dei supplementari, Angie segnasse il golden gol all'ultimo secondo? Qui azzardiamo: abbiamo l'impressione che i sondaggi (certamente accuratissimi) stiano leggermente sovrastimando l'SPD del cancelliere. Aspettiamo dati più aggiornati.
Dunque, nessun tempo supplementare? Nessuna nuova campagna elettorale per provare a dare un governo certo e solido alla Germania? Chissà. Certo è che a pochi metri dal traguardo, dalle parti della CDU si è tornati a respirare aria buona. Una sensazione. Un ritrovato vigore negli ultimi comizi di Angela Merkel. Una quasi impercettibile ripresa nei sondaggi. E se invece dei supplementari, Angie segnasse il golden gol all'ultimo secondo? Qui azzardiamo: abbiamo l'impressione che i sondaggi (certamente accuratissimi) stiano leggermente sovrastimando l'SPD del cancelliere. Aspettiamo dati più aggiornati.
Prima di andare al cinema...
...a vedere il Joe McCarthy di George Clooney, fatevi un giro su ideazione.com dove Andrea Mancia ha ripubblicato la sua opera omnia sulla "vera storia" del senatore repubblicano pubblicata in quattro puntate sul Foglio la primavera scorsa. Se preferite i link diretti, eccoli: capitolo 1, capitolo 2, capitolo 3, capitolo 4. Lo speciale è arricchito da due commenti di Giuliano Ferrara (dal Foglio del 3 settembre) e di Paolo Guzzanti (dal Giornale del 7 settembre).
mercoledì, settembre 14, 2005
Germania 05 - Sondaggi (-4)
Quattro giorni al voto. Ecco gli ultimi sondaggi di giornata. Partiti: CDU-CSU 41,7 - SPD 32,9 - LINKSPARTEI 8,5 - VERDI 7,2 - FDP 7. Coalizioni: CENTRODESTRA 48,7 - ROSSOVERDI 40,1 - ROSSOROSSOVERDI 48,6 - GROSSE KOALITION 74,6.
Tendenza nelle ultime 24 ore: lieve calo dei due partiti maggiori (CDU-CSU e SPD), lieve recupero dell'estrema sinistra (Linkspartei) e dei liberali. Sostanzialmente stabili i Verdi. Si tratta di spostamenti lievissimi, nell'ambito di decimali. E tuttavia, se si prendono in considerazione i due schieramenti, quello di centrodestra torna a riavvicinarsi alla soglia del 50 per cento. A sinistra sembra finito il recupero dell'Spd sull'estrema sinistra e anzi la tendenza pare invertirsi. Il cancelliere perde consensi a sinistra a beneficio di Lafontaine e Gysi.
Indecisi: estremamente importante il dato rilevato dall'istituto Allensbach. A quattro giorni dal voto, il 30 per cento dei cittadini dichiara di non aver ancora deciso se andare a votare o meno. Una cifra ancora molto alta che può determinare cambiamenti rilevanti anche all'ultimo momento, giacché sembra una volata che si deciderà sul filo del voto.
Fonti: Frankfurter Allgemeine Zeitung, Der Spiegel, Cicero, Wahlrecht.
Tendenza nelle ultime 24 ore: lieve calo dei due partiti maggiori (CDU-CSU e SPD), lieve recupero dell'estrema sinistra (Linkspartei) e dei liberali. Sostanzialmente stabili i Verdi. Si tratta di spostamenti lievissimi, nell'ambito di decimali. E tuttavia, se si prendono in considerazione i due schieramenti, quello di centrodestra torna a riavvicinarsi alla soglia del 50 per cento. A sinistra sembra finito il recupero dell'Spd sull'estrema sinistra e anzi la tendenza pare invertirsi. Il cancelliere perde consensi a sinistra a beneficio di Lafontaine e Gysi.
Indecisi: estremamente importante il dato rilevato dall'istituto Allensbach. A quattro giorni dal voto, il 30 per cento dei cittadini dichiara di non aver ancora deciso se andare a votare o meno. Una cifra ancora molto alta che può determinare cambiamenti rilevanti anche all'ultimo momento, giacché sembra una volata che si deciderà sul filo del voto.
Fonti: Frankfurter Allgemeine Zeitung, Der Spiegel, Cicero, Wahlrecht.
Germania 05 - Il rischio consociativo
Solo un paese anziano e stanco come la Germania poteva spaventarsi di fronte alla spinta innovativa proposta da Paul Kirchhof, il simpatico e allampanato professore di Heidelberg catapultato da Angela Merkel alla guida del Kompetenz-team della CDU per le questioni economiche e finanziarie. Domenica in Germania si vota per rinnovare governo e parlamento. E Kirchhof è stata la scelta migliore che la Merkel poteva fare per dare contenuto e sostanza alla propria battaglia di riforma del paese, che di riforme decise e incisive ha bisogno più di ogni altro in Europa. Tanto è vero che i guru elettorali di Gerhard Schröder hanno intuito il pericolo e sono corsi ai ripari nel modo più disonesto possibile: spaventando l’elettorato e facendo passare Kirchhof per un pericoloso tagliatore di sussidi e prebende... [continua su ideazione.com].
Germania 05 - In difesa di Paul Kirchhof
Troppo facile accollare la colpa del calo nei sondaggi per Angela Merkel alla proposta di flat tax di Paul Kirchhof, il professore di Heidelberg a capo del Kompetenz-team della candidata. Noi sosteniamo che quell'idea (e le altre che questo professore ha portato in un programma elettorale altrimenti asfittico e "democristiano") possono rimettere in moto l'economia tedesca e, di conseguenza, quella dell'intero continente europeo. Sosteniamo che l'errore della Merkel è quello di non aver difeso fino in fondo quelle idee e di aver ceduto alla demagogia della propaganda di Schröder e al conservatorismo di chi, nel suo partito, s'è sentito scippato di ruolo e peso politico. Noi difendiamo Paul Kirchhof come dimostra questo articolo di Francesco Galietti su ideazione.com.
Europei né fighi né gasati
Dati di agosto: cresce il mercato auto in Europa ma cala la fetta di mercato della Fiat. Pare che gli europei non si sentano ancora così fighi da mettersi al volante di un auto torinese. E neppure tanto gasati. Che dici, Lapo: li gasiamo?
Ucraina, i daltonici e l'amico Vladimir
Quando ho letto sul blog dell'amico Poganka che Putin s'era messo in agenda una puntata a Kiev e che ci avrebbe pensato lui a benedire l'arancio sbiadito del nuovo corso di Yushchenko, a noi daltonici è venuto un colpo. Ecco dove finiscono le transizioni che si compiono troppo vicine a Mosca: finiscono al Cremlino. E siccome da queste parti non va troppo a genio la nouvelle vogue berlusconiana dell'amico Vladimir, urge ribadire che a noi daltonici non piace che l'ex agente del KGB metta il naso in casa d'altri e non piace che il signor Aranciolino, ovvero quel Victor Yushchenko che ha scaricato sull'improvvida Julia tutto il marciume del suo entourage, gli spalanchi le porte per puntellare il proprio potere. L'Europa dice di osservare con molta attenzione e un po' di preoccupazione le vicende di Kiev. Ci crediamo poco. La democrazia. Le riforme economiche liberali. L'anima europea. Il buon vicinato con la Russia. Tutto bene se si riesce a impostare un progetto politico equilibrato. Ma se le resistenze degli apparati sono fortissime non basta dare la colpa all'impreparazione o all'approssimazione della "nuova" classe dirigente e avallare un ritorno al passato. I cittadini arancioni noi li vediamo ancora e sono i primi ad essere delusi dalla deriva della transizione. Ma sono i primi a vedere come fumo agli occhi il nuovo attivismo che corre lungo la linea Kiev-Mosca.
UPDATED. Qui la risposta di Poganka, che articola il suo ragionamento offrendoci un quadro vivo dell'attuale realtà ucraina e degli interessi che le si muovono attorno.
Ai lettori di Walking Class offriamo una serie di analisi e spunti con diversi punti di vista (anche rispetto a quelli espressi su questo blog) sulla questione ucraina:
UPDATED. Qui la risposta di Poganka, che articola il suo ragionamento offrendoci un quadro vivo dell'attuale realtà ucraina e degli interessi che le si muovono attorno.
Ai lettori di Walking Class offriamo una serie di analisi e spunti con diversi punti di vista (anche rispetto a quelli espressi su questo blog) sulla questione ucraina:
- il link all'Ukrayinska Pravda che riporta le parole testuali di un'intervista a Julia Tymoshenko rilasciata in tv all'indomani del suo siluramento;
- il link a Radio Free Europe/Radio Liberty per un'altra intervista a Julia Tymoshenko di Maryna Pyrozhuk sui retroscena della lotta di potere a Kiev: questa intervista è stata realizzata prima dell'estate;
- un lungo giro d'orizzonte, sempre dall'Ukrayinska Pravda, con politici, commentatori e intellettuali sui motivi della crisi e sui possibili sviluppi;
- l'analisi di Transition On Line, la rivista telematica sull'Europa centro-orientale, che gioca sul parallelismo con il personaggio dei cartoni belga Tin Tin;
- l'opinione di Roman Kupchinsky da Radio Free Europe/Radio Liberty;
- l'aggiornamento quotidiano del blog KievUkraine che segue in presa diretta le utlime turbolenze politiche a Kiev;
- un saggio dello scorso gennaio di Radek Sikorsky (AEI) sui problemi tra la Russia e i paesi limitrofi che facevano parte del vecchio impero sovietico.
Pacs
Sui Pacs questo blog si era già espresso un paio di mesi fa. Preme ribadire: sono d'accordo con la regolamentazione delle unioni di fatto. Mi pare che su questo tema anche molti cattolici abbiano posizioni articolate. Sarebbe utile che molti esponenti politici si fermassero un secondo a ragionare, perché la questione è seria e la deriva zapateriana non c'entra proprio nulla.
Il suicidio proporzionale
Ma perché tutte le rivoluzioni devono finire in burla? C'è un problema elettorale in questo paese ed è che si vota con cento sistemi diversi ad ogni elezione. Ogni volta, anche chi non è proprio a digiuno di politica, si deve fermare davanti ai seggi per studiare sugli appositi cartelli come cavolo si deve mettere la croce, nome, simbolo, gruppi di partiti e amenità varie. Una cosa, una cosa sola questa seconda repubblica ci aveva portato. Un incerto sistema maggioritario con il quale non abbiamo ancora capito come fare del bene all'Italia (giacché siamo costretti a cambiare maggioranza ad ogni elezione per manifesta incapacità dei governi a fare il loro dovere) ma almeno abbiamo capito come fare del male ai politici che non se la cavano: li mandiamo a casa. Toglieteci pure questo e avete completato la frittata. Berlusconi ha deciso di scrivere il proprio testamento politico. Lasci il compito all'Udc ed eviti almeno di metterci la firma sopra.
martedì, settembre 13, 2005
Polonia, maschilismo imprenditoriale
Maschilismo ma anche una certa inventiva per gli affari negli ex paesi del comunismo. Sesso gratis se l'acquisto supera i 25mila euro. Se siete interessati all'offerta, trasferitevi a Elblag, piccolo centro della Polonia settentrionale. Dovete acquistare merce da un supermercato per materiali da costruzione. Il bonus verrà consumato in una delle case d'appuntamento nei paraggi del supermercato. Il titolare assicura che per ora nessuno ha voluto usufruire dell'opportunità. E si giustifica: gli affari vanno male, dovevo inventarmi qualche incentivo.
lunedì, settembre 12, 2005
In difesa dello Stato di Israele
Hanno aperto i recinti e si sono sparpagliati per tutta la Striscia di Gaza. Non hanno trovato di meglio da fare che festeggiare bruciando le sinagoghe. L'ultima volta che bruciarono le sinagoge fu tanti anni fa nel cuore dell'Europa. In Germania. Erano gli anni Trenta. Le svastiche sventolavano sui pennoni di tutto il paese. E i campi di concentramento si attrezzavano di forni e di docce a gas. Bruciavano le sinagoghe. Bruciano di nuovo, oggi. Ma questa volta terremo gli occhi ben aperti. In difesa dello Stato di Israele.
Non lo si potrebbe dir meglio
E' su TocqueVille, ha ottenuto oltre 20 commenti. E' l'articolo di Fausto Carioti di sabato 10 settembre su Libero, riportato sul suo blog "A Conservative Mind". Siccome di questo argomento (Forza Italia, Berlusconi, i compromessi, Gianniletta, la deriva democristiana di Palazzo Chigi) ne abbiamo parlato tanto e Walking Class non ha più la forza e la voglia di scriverne, ci affidiamo a chi lo ha fatto come meglio non si potrebbe. A proposito dell'intervento di Brunetta a Gubbio, RadioWeblog ci permette di riascoltarlo con un click. Anzi, due.
domenica, settembre 11, 2005
9/11
Questa foto è stata scattata in una fredda sera dello scorso gennaio, in occasione del viaggio di Ideazione negli Stati Uniti. Ritrae il sito del Word Trade Center. E' il memorial agli eroi dell'11 settembre 2001. E' il tributo di Walking Class agli uomini che hanno fatto grande una città e a una città che ha fatto grande l'America e il mondo. E' il tributo al presidente George W. Bush e a tutte le truppe della Coalition of Willings, dunque anche alle truppe italiane, che stanno cercando di iniettare il virus della libertà e della democrazia in Medio Oriente. Non abbiamo dimenticato nulla di quella tremenda mattinata di quattro anni fa. Sappiamo ancora perché combattiamo. Come dimostra questo ricordo dal sito di Ideazione.
sabato, settembre 10, 2005
Geopolitica alla barese
Si è conclusa a Bari la giornata inaugurale della Fiera del Levante con l'intervento del presidente del Consiglio. Il presidente della Regione Nichi Vendola ha rimediato al grave sgarbo istituzionale che aveva compiuto qualche giorno prima, affermando che Berlusconi sarebbe giunto in Puglia come uno straniero. Il garbo istituzionale è sempre complicato da apprendere se si frequentano per troppo tempo i circoli dell'antagonismo militante. Ma le cronache ci dicono che Nichi ha riparato, dimostrandosi affabile e cordiale con il premier. Meglio così, per lui e per noi. Magari ha imparato e la prossima volta si comporterà da subito come una persona civile. Ma la giornata barese è stata vivacizzata dall'intervento del sindaco di Bari, Michele Emiliano, un ex magistrato d'assalto, una specie di Di Pietro pugliese che il vuoto pneumatico della classe dirigente diessina di Puglia ha portato diritto in politica. Dall'alto della sua competenza ha intimato a Berlusconi il ritiro delle truppe dall'Iraq, chiedendo al premier la data del ritiro. Impeccabile la risposta di Berlusconi: "L'Italia non ritirerà le proprie truppe dall'Iraq. Ritirarci immediatamente dall'Iraq vorrebbe dire che dovremmo ritirarci anche dal Kosovo, dall'Afghanistan, dall'Albania. Saremo in grado di ritirarci progressivamente man mano che il governo iracheno sarà in grado di mantenere al suo interno condizioni di sicurezza. Non siamo più l'Italietta, quel Paese - ha aggiunto Berlusconi - che entrava in guerra alleata con alcuni Paesi, e ne usciva con altri. Quella che i francesi chiamavano toujours les italiens". Con buona pace della geopolitica alle cozze che vedremo all'opera se e quando Romano Prodi vincerà le elezioni.
venerdì, settembre 09, 2005
Bielorussia, inizia il conto alla rovescia?
Mentre nella vicina Ucraina la rivoluzione arancione segna un'impasse con il siluramento di tutto il governo di Julia Tymoshenko e il nuovo tentativo di Yuriy Yekhanurov, la rivista Transition On Line mette a fuoco la situazione nella vicina Bielorussia. Un lungo reportage di Andres Schipani-Aduriz e Alyaksandr Kudrytski sui movimenti di protesta giovanile che affilano le armi in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Il conto alla rovescia per una nuova rivoluzione è partito.
Il giocattolo in mano alle creature
Lapo Orso Capo Elkann annuncia l'accordo con la Ford per la produzione della Nuova Cinquecento in Polonia e lancia la Nuova Punto con queste parole: "La nostra auto deve tornare a essere figa. I giovani devono essere gasati". Ma mica solo i giovani. Secondo Lapo gasati e fighi devono essere anche i politici italiani che dovrebbero lasciare a casa le Mercedes d'ordinanza e farsi vedere in giro con auto di marca Fiat. Nazionalismo da felpa ad uso e consumo della propria casetta automobilistica. Da Torino uno slogan vincente: Go-kart per tutti.
Radiocor, ore 10.42. "Dal Lingotto si osserva che le dichiarazioni rilasciate dal responsabile della Brand Promotion di Fiat Lapo Elkann rappresentano un'opinione personale a commento delle notizie stampa di oggi" (via Dagospia).
Radiocor, ore 10.42. "Dal Lingotto si osserva che le dichiarazioni rilasciate dal responsabile della Brand Promotion di Fiat Lapo Elkann rappresentano un'opinione personale a commento delle notizie stampa di oggi" (via Dagospia).
Turchia: Pamuk a processo, UE a rischio
Poco enfatizzata in Italia la notizia che Oran Pamuk, forse il miglior romanziere turco contemporaneo, sicuramente il più moderno e "occidentale", finirà in tribunale ad Istanbul. Accusato di aver denigrato l'identità nazionale turca, Pamuk subirà un processo (dal 16 dicembre) e potrebbe essere condannato a tre anni di reclusione per aver rilasciato il 5 febbraio scorso un'intervista al quotidiano svizzero di Zurigo Tages Anzeiger nella quale dichiarava che "30mila curdi e un milione di armeni sono stati uccisi nel mio paese e nessuno ne parla mai". La questione è una sorta di tabù in Turchia. Pamuk si riferisce soprattutto al genocidio degli armeni compiuto dall'Impero Ottomano tra il 1915 e il 1917. La Turchia, che pur non contesta il numero delle vittime, si è sempre rifiutata di considerare questa strage un genocidio. Per questo, invece di dibattere la questione apertamente, sbatte gli intellettuali in tribunale. Anzi, il migliore dei suoi intellettuali. La polemica in Europa è feroce, anche perché la Turchia ha ottenuto dai 25 paesi dell'UE il disco verde per avviare i negoziati di adesione all'Unione (che inizieranno il 3 ottobre). E tuttavia molti paesi, tra cui Francia e Germania, mantengono forti riserve sull'accesso completo della Turchia. Angela Merkel in Germania e Nicholas Sarkozy in Francia (cioè due possibili futuri capi di governo) avanzano l'ipotesi di un diverso status per Ankara. L'Inghilterra, al contrario, preme con forza per l'ingresso. Vicende come quella di Pamuk (unite alle difficoltà di alleggerire il peso turco sull'isola di Cipro, ormai paese membro dell'Ue) rendono le trattative tra Bruxelles e Ankara piuttosto complesse.
giovedì, settembre 08, 2005
Pensierosi e conservatori (A Conservative Mind)
Per Walking Class i rientri sono notoriemente poco piacevoli. Si vorrebbe stare sempre in giro a bighellonare, viaggiare, scrivere e raccontare (a proposito, per chi si è appassionato, il Tagesbuch di Germania non è ancora finito). Però, quest'anno il rientro è stato anche nella città di TocqueVille e dunque è stato più gradevole del solito. E tra gli abitanti ce n'è uno nuovo che vogliamo segnalare e salutare. Faustianamente. Un blog nuovo ma già bello cazzuto, come il giornale che contribuisce a fare, sempre interessante e pieno di spunti. A Conservative Mind.
Ucraina, tramonto arancione
La coppia è scoppiata. La bella Julia Tymoshenko, capo del governo ucraino e pasionaria della rivoluzione d'inverno, è stata fatta fuori, silurata dal suo padre politico Viktor Yushenko che non ha potuto più difendere il governo in carica (accusato di corruzione) e ha affidato l'incarico di costituire una nuova squadra a Yuriy Yekhanurov, governatore di Dnipropetrovsk, una regione ad Est del paese. Come si ricorderà, l'Ucraina era uscita spaccata quasi in due dalle elezioni farsa da cui nacque poi la rivoluzione arancione, e le regioni dell'Est erano quelle rimaste legate al vecchio carrozzone di potere filo-russo. Otto mesi dopo, quella rivoluzione rischia di appassire sulle rive della Dniepr. Le attese di cambiamento erano enormi e questo non ha giocato a favore di Yushenko. La bella Julia, astro nascente della politica ucraina ma vecchia (si fa per dire) volpe dell'establishment economico, non è sembrata all'altezza del compito di primo ministro. Di lei ci rimarranno belle immagini e ci mancherà qualche nota di gossip, magari non proprio ortodossa, come questa un po' pepata perpetrata dai russi che tanto l'odiavano (e la invidiavano). L'analisi della difficile situazione ucraina, invece, l'affidiamo all'Econimist e alla BBC. Sul piano dell'informazione più immediata, rimandiamo all'ottimo blogger Kiev Ukraine. Qui da Walking Class, comunque, nonostante tutti gli errori commessi, diamo l'onore delle armi a quella che rimane un'eroina della rivoluzione arancione.
mercoledì, settembre 07, 2005
Ci sono anche i filo-americani
C'è un bell'articolo di Anne Applebaum, pubblicato su Foreign Policy di luglio: un lungo reportage nell'altra faccia del pianeta, tra i tanti filo-americani che, specie nei paesi poveri, non hanno abboccato alla ventata globale e globalizzante dell'anti-capitalismo. Il saggio è stato pubblicato due mesi fa. Il Corriere della Sera (le cui ultime uscite puzzano tanto di anti-americanismo) ha comprato i diritti. Noi gli facciamo un piccolo dispetto (se lo merita il Corriere) e mettiamo in Rete l'inizio dell'articolo e il link al sito della Applebaum per la versione integrale del reportage. Fidatevi: in inglese è meglio. E i lettori di Walking Class (e di ToqueVille) non hanno bisogno di aspettare la traduzione del Corriere.
In Search of Pro-Americanism
by Anne Applebaum
"I was in London on the afternoon of Sept. 11, 2001, a day when strangers in shops, hearing my American accent, offered their cell phones in case I wanted to call home. That evening, parties were cancelled. The next day, political events were called off. An American friend who lives in London received a condolence card from his neighbors, whom he'd never met--and he was not alone. Overwhelmingly, the first British reaction to the terrorist attacks on Washington and New York was deeply sympathetic, and profoundly pro-American.
But so were the reactions of many others, across Europe and around the world..." [continua].
In Search of Pro-Americanism
by Anne Applebaum
"I was in London on the afternoon of Sept. 11, 2001, a day when strangers in shops, hearing my American accent, offered their cell phones in case I wanted to call home. That evening, parties were cancelled. The next day, political events were called off. An American friend who lives in London received a condolence card from his neighbors, whom he'd never met--and he was not alone. Overwhelmingly, the first British reaction to the terrorist attacks on Washington and New York was deeply sympathetic, and profoundly pro-American.
But so were the reactions of many others, across Europe and around the world..." [continua].
Toh, in tv ha vinto la Merkel
Basterebbe ricordare la famosa battuta che circolava su Camillo ai tempi delle elezioni americane ("Kerry ha vinto i dibattiti televisivi") per dare troppa importanza alle impressioni suscitate dai confronti catodici tra candidati. Però in Germania è accaduta una cosa curiosa. Finito il primo faccia a faccia tra il cancelliere socialista Gerhard Schröder e la sfidante conservatrice Angela Merkel, il can can mediatico ha assegnato la palma del successo a Schröder: "Ha vinto lui, che charme, che parlantina". Il giorno dopo hanno parlato i telespettatori e la vittoria di Schröder non sembrava più così netta. Pari, sentenziavano. Ancora un giorno e, come d'incanto, alla perfida Angela venivano riconosciute alcune qualità: è stata precisa, brava, per nulla impacciata, ha tenuto testa al più abile avversario, anzi lo ha messo in difficoltà sulle ultime performance del governo. Toh: ha vinto Angela.
UPDATED. E a conferma di quanto sostenuto nel refrain di Camillo, giungono nel pomeriggio le rilevazioni sondaggistiche del dopo-dibattito. Sale l'Spd che rosicchia punti percentuali ai marxisti della Linke, al palo la Merkel con la sua Cdu, indietro i liberali dell'Fdp (che pena questo ex glorioso partito). Risultato: per la prima volta da molto tempo, se si votasse oggi, il centrodestra non avrebbe la maggioranza (42+6= 48%). Contro la Grosse Koalition non c'è che una soluzione: perdere il prossimo confronto tv!
UPDATED. E a conferma di quanto sostenuto nel refrain di Camillo, giungono nel pomeriggio le rilevazioni sondaggistiche del dopo-dibattito. Sale l'Spd che rosicchia punti percentuali ai marxisti della Linke, al palo la Merkel con la sua Cdu, indietro i liberali dell'Fdp (che pena questo ex glorioso partito). Risultato: per la prima volta da molto tempo, se si votasse oggi, il centrodestra non avrebbe la maggioranza (42+6= 48%). Contro la Grosse Koalition non c'è che una soluzione: perdere il prossimo confronto tv!
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