Allora, sono arrivati i dati definitivi degli italiani all'estero, a metà mattinata. Grazie alle cantonate nostalgiche prese da Mirko Tremaglia, il voto ha premiato l'Unione che così ribalta il dato nazionale della notte portandosi in vantaggio di due seggi: al Senato il risultato finale è 158 a 156, più un indipendente. Resta il dato politico della maggioranza numerica del centrodestra (+1,2 per cento). In seggi non vale nulla, ma è uno dei dati da tenere presente per affrontare con serietà le prossime ore. Alla Camera con lo 0,08 per cento (pare secondo ultimi dati poco meno di 20mila voti) l'Unione si aggiudica il premio di maggioranza e ottiene un vantaggio più che tranquillizzante in termini di seggi. Anche qui la valutazione numerica dovrebbe suggerire una certa serietà nelle dichiarazioni dei vincitori.
Ieri notte, il segretario dei Ds Fassino e il candidato premier Prodi hanno compiuto una scorrettezza dichiarando una vittoria certa e totale come se i dati fossero stati quelli degli exit poll. La verità del quadro politico avrebbe richiesto ben altro comportamento. Tanto più che in quel momento il responso del Senato (del tutto ignorato) segnava il vantaggio anche in seggi del centrodestra. Un tentativo goffo e ridicolo di forzare la situazione, un golpetto all'amatriciana mediatico che ovviamente non incide negli equilibri politici di oggi ma che la dice lunga su quella serietà rimasta sui cartelloni elettorali.
Il dato finale della Camera è così ravvicinato che un controllo dei verbali è legittimo. Non ho mai creduto al ribaltamento con i "recount" e credo che non ci sarà neppure questa volta: si riconti e poi si accetti il verdetto, qualunque esso sia, senza portare avanti una stucchevole polemica. Di Al Gore ne abbiamo già avuto uno dall'altra parte del mondo. Se i verbali non segnalano scorrettezze, si lasci perdere, altrimenti si proceda al "recount" e in fretta.
Il dato politico però è tutto diverso. Prodi esce fortemente indebolito, non si capisce quale sia stato il suo valore aggiunto alla coalizione e anzi, parrà strano ai santissimiapostolini del centrosinistra, ma la sua personalità risulta agli elettori dell'altro polo respingente almeno quanto quella di Berlusconi per il centrosinistra. Il centrodestra ha la maggioranza nelle regioni più forti e sviluppate: quasi tutto il Nord, la Puglia, la Sicilia, il Lazio. La composizione eterogenea dell'Unione rende difficile un governo stabile con un vantaggio di due soli seggi al Senato (o quattro, se i senatori regi, eletti dai presidenti della Repubblica espressi in questi anni dal centrosinistra, decideranno di scendere in campo). Insomma, ci vorrebbe serietà. Soprattutto se l'Unione ha voglia di governare con questa maggioranza risicata. Invece, con la buffonata di ieri notte (il golpetto mediatico all'amatriciana) abbiamo capito che l'unica cosa che interessa a questi serissimi nuovi governanti è di fare fuori Berlusconi.
Sarà difficile che questo possa accadere. Il Cavaliere ha riportato una coalizione data per spacciata a un recupero straordinario. Ed è il leader del primo partito del paese (con oltre 5 punti sul secondo) e ha dimostrato, nonostante il suo inevitabile logoramento da governo, di essere l'unico in grado di mobilitare la coalizione di centrodestra. Politicamente Berlusconi ha vinto e Prodi ha perso. L'Unione ha scartato l'ipotesi di un governo di transizione e vuole perseguire la strada di un governo autonomo. Lo faccia, ne ha il diritto e il dovere. Ma la smetta con questa lagna mielosa del "paese da unire". Con quelle scene notturne la maschera del curato è gettata alle ortiche per sempre. Governate in questo modo se volete farlo, ma "not in my name". Governate nel vostro modo, con le vostre idee, con le vostre proposte e con i vostri numeri se ne siete capaci. L'altra metà d'Italia vi marcherà stretti con la severità di una opposizione diligente. Una opposizione diligente e, questa sì, seria.