Ci aveva provato Manzella a sostenere che il presidente Ciampi avrebbe potuto dare subito l'incarico di formare il nuovo governo a Romano Prodi. Invece non avrebbe potuto proprio un bel niente, e oggi il capo dello Stato ha ribadito a un sempre più stralunato Prodi che dovrà aspettare, causa ingorgo istituzionale. Questo ingorgo si presentò già nel 1992, alla fine del mandato di Francesco Cossiga. Allora fu il picconatore a togliere le castagne dal fuoco, anticipando di qualche mese la fine del proprio mandato.
Ma questa volta Ciampi s'è tenuto ben stretto il suo posto, anche per evitare che il nuovo presidente della Repubblica fosse eletto da un parlamento a maggioranza di centrodestra. Una piccola grande furbizia che adesso rende inevitabile l'ingorgo. Anche perché il voto non è andato come avevano programmato dalle parti dell'Unione. Dunque, Prodi dovrà attendere. Con una maggioranza che di fatto non è una maggioranza e che rischia di sfilacciarsi già prima di partire (Rizzo ha detto chiaro e tondo che l'unica cosa che finanzieranno delle missioni all'estero è la benzina per riportare tutti i militari a casa), con Berlusconi che resterà ancora un altro mese a Palazzo Chigi per l'ordinaria amministrazione. E con un presidente della Repubblica da eleggere in un clima che il centrodestra ha provato a svelenire, parlando di ipotesi di grande coalizione, e il centrosinistra tende a drammatizzare, rifiutando ogni tipo di apertura.