venerdì, aprile 14, 2006

Italia-Stati Uniti, con Prodi andrà peggio

Sta attendendo il responso definitivo delle urne, verifiche comprese, il presidente americano George W. Bush, prima di riconoscere ufficialmente a Romano Prodi la vittoria elettorale. Anche se, fin dalle prime ore dello scrutinio, l’Amministrazione Usa aveva fatto trapelare un comunicato con il quale assicurava che gli Stati Uniti avrebbero collaborato proficuamente con qualsiasi governo italiano. D’altronde sono ormai mesi che la diplomazia americana a Roma ha intessuto rapporti formali e informali con gli esponenti dell’ex opposizione. Tuttavia, non è difficile immaginare che Bush avrebbe preferito continuare a lavorare con “l’amico Silvio”, con il quale condivide visione internazionale, orientamento politico e del quale apprezza quell’aria di “self made man” che fa tanto americano. Nei confronti di Prodi, peraltro, l’inquilino della Casa Bianca nutre una solida diffidenza maturata negli anni in cui il professore guidò la Commissione europea. Non dimentica Bush la profonda divisione, ideologica direi, tra lui e il professore sul ruolo dell’Europa e sui rapporti transatlantici e non dimentica chi, fra Chirac, Schröder e Prodi fu il più cocciuto oppositore della linea americana di reazione al terrorismo internazionale. In più, la presenza nella futura coalizione di governo italiana di esponenti politici che hanno sponsorizzato manifestazioni in cui è stata bruciata la bandiera americana, che sostengono posizioni politiche vicine a tutti quei gruppi e Stati che odiano l’America (e Israele), non potrà che rendere il nostro paese un sorvegliato speciale da parte di quello che è e resta il nostro partner strategico più importante. E questa non è una buona notizia.