sabato, aprile 29, 2006

Il presidente Bertinotti e l'Italia dai capelli bianchi

Come previsto, Fausto Bertinotti è stato eletto presidente della Camera. Voti 337. Il dissenso che si era manifestato nelle prime tre votazioni di routine è rientrato al momento decisivo. Nessuna sorpresa, chi conosce i meccanismi parlamentari sa che tipo di messaggio è stato lanciato ieri, anche nell'occasione di una votazione scontata come quella della Camera. Bertinotti è dunque il nuovo presidente di Montecitorio. E' un uomo molto, molto distante dalla sensibilità politica che anima il titolare di questo blog ma proprio per questo gli inviamo un augurio di buon lavoro sincero e rispettoso. Le istituzioni si rispettano, innanzitutto, una lezione che molti elettori di sinistra non hanno seguito quando ad occupare cariche istituzionali erano rappresentanti del centrodestra. Altra cosa è la sostanza politica di quel ruolo e di Fausto Bertinotti. Il suo primo discorso da presidente, a braccio e lungo il filo sottile dell'emozione che gli ha fatto scambiare Aurelio per Azeglio (e poi dice che al Senato scrivono Francesco!) ci è sembrato un po' scontato. Nel senso che, da un politico comunista, ci attendevamo sia il richiamo sindacale al primo maggio vissuto in chiave neo-marxista, sia l'elogio del parlamentarismo, sia l'aggancio al pacifismo. E ci attendevamo anche il riconoscimento delle radici della Repubblica italiana nella lotta partigiana al nazi-fascismo (anche se l'eco delle montagne ci è sembrato un eccesso di retorica da circolo dei reduci, un po' troppo rimbombante per un'aula parlamentare del XXI secolo). Tutto atteso, tutto scontato. Ma la Repubblica italiana, nel 2006, non è quella del 1946 e, nel corso degli anni, si è irrobustita di nuove radici venute dall'esperienza storica. Per la mia generazione, che in questo parlamento si affaccia con pochi ma promettenti rappresentanti, il fallimento del comunismo, la crisi politica e morale dei regimi sovietici, la miseria singola e collettiva delle genti dell'Europa dell'Est è un valore molto forte. Bertinotti è stato parlamentare europeo e ha dichiarato tempo fa di voler assumere la carica istituzionale di Montecitorio anche per legittimare la costruzione di una nuova forza di sinistra di respiro europeo sulle ceneri di Rifondazione (questa cosa poi di utilizzare cariche istituzionali per legittimare percorsi politici personali è una brutta abitudine tutta italiana). E allora, il comunista Bertinotti ci avrebbe sorpreso se, al fianco delle radici antiche antifasciste, avesse presentato le radici più recenti anti-comuniste. Se, al fianco del 25 aprile (che è una data che deve assolutamente ritornare di dominio pubblico e non di una parte sola) avesse citato la data simbolo per la mia generazione, quel 9 novembre in cui cadde il Muro di Berlino e il cascame ideologico che dietro quel muro si celava. Allora sì che comunista europeo Bertinotti ci avrebbe sorpreso. E ci avrebbe fatto sentire un po' più vicini a quella presidenza che invece sentiamo banale, poco innovativa, a dirla tutta un po' vecchiotta, come tutta la politica di questo nostro paese dai capelli bianchi.