venerdì, aprile 21, 2006

Domani è un altro giorno

Normalmente alle cariche istituzionali di Camera e Senato, la coalizione vincente arriva con le caselle già occupate. E' prima che si chiudono i giochi: e al piazzamento delle figurine parlamentari l'Unione stava giocando da almeno un anno. Ecco perché fa specie la frattura che si è creata fra Ds e Rifondazione, fra Massimo D'Alema e Fausto Bertinotti, con il futuro capo del governo incapace al primo scoglio di fare quello per cui è stato chiamato, cioè il leader. Se poi la pezza dovesse essere quella di blindare anche il Quirinale, con D'Alema spostato sul Colle per lenirgli la delusione di Palazzo Chigi, allora Prodi partirebbe ancora peggio, aprendo lo scontro totale con l'opposizione. E siccome non ha una maggioranza solida, allora il sospetto è che Prodi pensa di trovarla altrove, cioè in quelle relazioni pericolose di cui parlavamo nell'ultimo numero di Ideazione. Cioè nell'establishment. E quanto questo establishment sia lontano dal paese, lo ha dimostrato proprio il voto del 10 aprile. E quanto questo establishment abbia interpretato meglio di Prodi il risultato elettorale, lo dicono le pagine attuali del Corriere, del Sole 24 Ore, del Financial Times, molto diverse da quelle pre elettorali.

Noi pensiamo che il professore stia perdendo tempo. E che lo farà perdere al paese. Sono dieci giorni che, dietro la copertura del riconteggio berlusconiano, dalle parti degli Apostolissimi s'è persa traccia di programmi di governo, di idee, di proposte politiche e si è entrati nel suk del mercato delle vacche. Se questa maggioranza è arrivata già divisa sulle cariche istituzionali, cioè laddove sempre si arriva uniti, ci immaginiamo cosa accadrà da domani in poi.