sabato, aprile 29, 2006
Pur di non vedere Scalfaro un giorno in più...
E alla terza votazione ufficiale, quarta di fatto, è andato in buca anche Franco Marini, detto Francesco. Dopo aver nottambulato assieme alle scempiaggini di Scalfaro, speravamo che Marini ce la facesse subito. Meglio lui subito del "provvisorio" ancora per un'intera giornata. Non abbiamo ascoltato il discorso di insediamento, e dunque ci asteniamo dai commenti, perché certe cose bisogna seguirle in diretta per capire le sfumature, le emozioni, i toni di voce. Non ci asteniamo dagli auguri di rito, di buon lavoro, sperando che questo "novizio" sia capace di assolvere imparzialmente al ruolo tanto delicato. Resta intatto il significato politico di questa inaugurazione: un governo di transizione avrebbe garantito poche, essenziali riforme, e avrebbe riportato in tempi brevi il paese al voto, per dare all'Italia quello di cui ha bisogno, innanzitutto un governo forte e durevole. Invece Prodi ha scelto la strada del braccio di ferro, e ancora oggi festeggia un 2 a 0 che ha letto solo lui. Il suo entourage è pieno di burocratichetti d'accademia. Ma il resto del centrosinistra senziente è fatto di politici che non possono credere alla favola del professore. Secondo noi è un'illusione immaginare che un governo così fragile possa con il tempo macinare e durare con mezzo paese contro, con mezzo parlamento contro e con un'unità il cui cemento sarà il solo esercizio del potere.
Il presidente Bertinotti e l'Italia dai capelli bianchi
Come previsto, Fausto Bertinotti è stato eletto presidente della Camera. Voti 337. Il dissenso che si era manifestato nelle prime tre votazioni di routine è rientrato al momento decisivo. Nessuna sorpresa, chi conosce i meccanismi parlamentari sa che tipo di messaggio è stato lanciato ieri, anche nell'occasione di una votazione scontata come quella della Camera. Bertinotti è dunque il nuovo presidente di Montecitorio. E' un uomo molto, molto distante dalla sensibilità politica che anima il titolare di questo blog ma proprio per questo gli inviamo un augurio di buon lavoro sincero e rispettoso. Le istituzioni si rispettano, innanzitutto, una lezione che molti elettori di sinistra non hanno seguito quando ad occupare cariche istituzionali erano rappresentanti del centrodestra. Altra cosa è la sostanza politica di quel ruolo e di Fausto Bertinotti. Il suo primo discorso da presidente, a braccio e lungo il filo sottile dell'emozione che gli ha fatto scambiare Aurelio per Azeglio (e poi dice che al Senato scrivono Francesco!) ci è sembrato un po' scontato. Nel senso che, da un politico comunista, ci attendevamo sia il richiamo sindacale al primo maggio vissuto in chiave neo-marxista, sia l'elogio del parlamentarismo, sia l'aggancio al pacifismo. E ci attendevamo anche il riconoscimento delle radici della Repubblica italiana nella lotta partigiana al nazi-fascismo (anche se l'eco delle montagne ci è sembrato un eccesso di retorica da circolo dei reduci, un po' troppo rimbombante per un'aula parlamentare del XXI secolo). Tutto atteso, tutto scontato. Ma la Repubblica italiana, nel 2006, non è quella del 1946 e, nel corso degli anni, si è irrobustita di nuove radici venute dall'esperienza storica. Per la mia generazione, che in questo parlamento si affaccia con pochi ma promettenti rappresentanti, il fallimento del comunismo, la crisi politica e morale dei regimi sovietici, la miseria singola e collettiva delle genti dell'Europa dell'Est è un valore molto forte. Bertinotti è stato parlamentare europeo e ha dichiarato tempo fa di voler assumere la carica istituzionale di Montecitorio anche per legittimare la costruzione di una nuova forza di sinistra di respiro europeo sulle ceneri di Rifondazione (questa cosa poi di utilizzare cariche istituzionali per legittimare percorsi politici personali è una brutta abitudine tutta italiana). E allora, il comunista Bertinotti ci avrebbe sorpreso se, al fianco delle radici antiche antifasciste, avesse presentato le radici più recenti anti-comuniste. Se, al fianco del 25 aprile (che è una data che deve assolutamente ritornare di dominio pubblico e non di una parte sola) avesse citato la data simbolo per la mia generazione, quel 9 novembre in cui cadde il Muro di Berlino e il cascame ideologico che dietro quel muro si celava. Allora sì che comunista europeo Bertinotti ci avrebbe sorpreso. E ci avrebbe fatto sentire un po' più vicini a quella presidenza che invece sentiamo banale, poco innovativa, a dirla tutta un po' vecchiotta, come tutta la politica di questo nostro paese dai capelli bianchi.
Tutti a nanna, buonanotte Prodi
Domani verranno eletti Fausto Bertinotti alla Camera e Franco Marini (detto Francesco) al Senato. Per oggi, ciccia. Terza votazione al Senato a notte fonda (grazie al baro Scalfaro è la seconda bis, che sa di un codicillo mafioso, come i pizzini, e non porta proprio bene al povero Marini) e ancora un nulla di fatto. Domani, finalmente, ce la faranno. Si apre una splendida legislatura, con un premier in pectore che è convinto di essere un burocrate della Commissione europea piuttosto che un politico della democrazia italiana. E che non ha capito che il parlamento italiano non è quella glassa burocratica che si incrosta a Bruxelles. Il principiante della politica è servito. E noi, continuiamo a perdere tempo prezioso. Ora, a parte destra e sinistra, o questa classe politica (e la piccola maggioranza che ha la palla in mano) dà un colpo di reni o è meglio che se ne vadano tutti a casa e si avvii il cambio generazionale.
venerdì, aprile 28, 2006
L'esperto baro
Le tre schede con "Francesco Marini" erano un messaggio, cioè un "pizzino", per il nuovo governo. Senatori che mettono sotto ricatto il futuro esecutivo di Romano Prodi. Allora la votazione andava confermata, con l'annullamento delle tre schede e il mancato raggiungimento del quorum. Insomma, si sarebbe dovuti andare al terzo voto domani e non riportare senatori e senatori a vita (stanchi e anziani) a votare alle 22 (e Scalfaro non c'era durante la votazione, sonnellino, eh?). Ma questo avrebbe comportato problemi anche nella prima votazione di domani alla Camera, e magari Bertinotti sarebbe andato sotto pure alla prima votazione a maggioranza assoluta, con ulteriori, gravi ripercussioni sul traballante centrosinistra. Ma l'esperto baro che risponde al nome di Oscar Luigi Scalfaro, ha gettato una ciambella alla sua coalizione, smentendo il ruolo di superpartes che avrebbe dovuto ricoprire. Ha ragione il governatore della Lombardia Roberto Formigoni che ha detto: "Non capisco su quale base giuridica Scalfaro abbia annullato la votazione. La seconda votazione si è svolta regolarmente, nessun candidato ha raggiunto il quorum, e quindi Scalfaro avrebbe dovuto convocare i senatori per la terza votazione domani. L'annullamento del voto, insisto, non ha fondamento giuridico. Probabilmente Scalfaro l'ha annullata perchè voleva in tutti i modi che a Marini fosse data un'altra chance di essere eletto oggi". Quanto mi fanno ridere i commentatori di questo blog che per mesi hanno sproloquiato sulla superiorità morale della sinistra. Previti è come Scalfaro. Previti siete voi.
Update. Scalfaro contestato in aula per irregolarità molto gravi. Ha abbandonato il seggio a seduta aperta e poi ha ammesso che, durante lo scrutinio, ha dichiarato come Franco Marini una scheda che riportava voto per Francesco Marini. Temo di aver ragione io. Scalfaro ha giocato sporco. Non è possibile ricusare un presidente che ha combinato queste irregolarità e che ha colpevolmente portato il Senato a restare aperto fino all'1.34 della notte pur di consentire ai senatori fuggiaschi di rientrare, anche se bisogna riconoscere che se gli fosse rimasto un briciolo di dignità dovrebbe passare la mano. Però si può riconoscere che questa volta il baro ha esagerato. Per regolamento, affermano senatori di An, essendo arrivati a sabato mattina bisogna rimandare il voto al giorno successivo che, dunque, non è oggi sabato ma domani domenica. Insomma, far presiedere a Scalfaro è stato come dare la presidenza a Paolo Flores d'Arcais. Ultima annotazione: i segretari provvisori giovani del centrosinistra hanno interpretato il loro ruolo in maniera politica. Devono imparare che il Senato è un'istituzione seria e non una sezione di partito.
Update. Scalfaro contestato in aula per irregolarità molto gravi. Ha abbandonato il seggio a seduta aperta e poi ha ammesso che, durante lo scrutinio, ha dichiarato come Franco Marini una scheda che riportava voto per Francesco Marini. Temo di aver ragione io. Scalfaro ha giocato sporco. Non è possibile ricusare un presidente che ha combinato queste irregolarità e che ha colpevolmente portato il Senato a restare aperto fino all'1.34 della notte pur di consentire ai senatori fuggiaschi di rientrare, anche se bisogna riconoscere che se gli fosse rimasto un briciolo di dignità dovrebbe passare la mano. Però si può riconoscere che questa volta il baro ha esagerato. Per regolamento, affermano senatori di An, essendo arrivati a sabato mattina bisogna rimandare il voto al giorno successivo che, dunque, non è oggi sabato ma domani domenica. Insomma, far presiedere a Scalfaro è stato come dare la presidenza a Paolo Flores d'Arcais. Ultima annotazione: i segretari provvisori giovani del centrosinistra hanno interpretato il loro ruolo in maniera politica. Devono imparare che il Senato è un'istituzione seria e non una sezione di partito.
Camera 3a votazione: giù giù giù
Caduta libera per il candidato dell'Unione Fausto Bertinotti. Scende sotto la soglia dei 300 voti, si ferma a 295. Nella prima ne aveva ottenuti 305, nella seconda 302. Adesso ancora dodici in meno. Forti dissensi a sinistra, specie fra i Ds. I voti a D'Alema sono saliti a quota 70 (c'è probabilmente anche qualche innesto dal centrodestra). Da domani (ore 9.30) si passa al voto a maggioranza assoluta, e dunque il centrosinistra si ricompatterà e troverà i 316 voti necessari ad eleggere Bertinotti. Ma nella "camera sicura" i dissensi si mostrano nella loro portata, favoriti dal fatto di non mettere in pericolo l'elezione del candidato prescelto. E tali dissensi mostrano quanto dura sarà la strada del governo Prodi una volta che avrà superato questi primi ostacoli (stanotte nel secondo voto ripetuto al Senato Marini Franco e non Francesco dovrebbe essere eletto). Poi dovrà affrontare i prossimi ostacoli, politici con i suoi, parlamentari con l'opposizione. Di fronte ai quali, le schermaglie di Camera e Senato di questa infausta giornata inaugurale, saranno giochi per ragazzini.
Alessio Butti presidente
Era stato deputato nella precedente legislatura. Adesso Alessio Butti è passato al Senato. E grazie alla sua giovane età è stato nominato dal presidente provvicorio Oscar Luigi Scalfaro fra i segretari che hanno verificato le schede di voto. Lo abbiamo visto battersi come un leone, contro tutti e tutto, per evitare lo scandalo dei "pizzini" nell'elezione virtuale di Francesco Marini. Alla fine ha tenuto duro e ha avuto ragione lui: voto da ripetere. E questa volta il centrodestra converga su Alessio Butti. Uno così è da tenerselo stretto.
Senato 2a votazione: Francesco Marini chi è costui?
Giallo nella seconda votazione alla presidenza del Senato. Due schede contestate, nelle quali era stato indicato "Francesco Marini" e non "Franco Marini", hanno impedito al candidato dell'Unione di raggiungere il quorum richiesto. Se ne riparla alle 22: in sostanza, la votazione viene annullata e sarà ripetuta stasera. Il risultato virtuale era stato il seguente: Franco Marini 162, Giulio Andreotti 155, Roberto Calderoli 1, Antonio Girfatti 1. Schede bianche 1 e nulle 1. Ma le contestate sono state 3. I senatori del centrosinistra non avevano atteso la verifica dei segretari, e già prima del raggiungimento virtuale del quorum, si erano abbandonati ad un applauso liberatorio, poi rinforzato al momento del centosessantaduesimo voto. Non avevano fatto caso alle schede con il nome non corretto. E la delusione è stata pari all'esaltazione. Comunque il regolamento è chiaro: il voto non può essere riconoscibile e quei "Francesco" sapevano tanto di "pizzini". Partirebbe ancora peggio di quanto sembra, la nuova maggioranza di Prodi, sull'onda dei "pizzini".
Una nota per i siti dei due principali quotidiani italiani. Repubblica, ovviamente, aveva festeggiato prima del tempo, come nella notte dei Santi Apostoli. Il Corriere, invece era stato più equilibrato. Ecco cosa avevano scritto sui loro siti web nei minuti concitati dello scrutinio al Senato.
REPUBBLICA TITOLO: FRANCO MARINI ELETTO PRESIDENTE
18:55 Quattro minuti di applausi per Marini Prima un boato, poi un lungo applauso lungo circa 4 minuti con tutti i senatori del centrosinistra in piedi: così è stata accolta l'elezione a presidente del Senato di Franco Marini. Marini è stato subito abbracciato dai deputati che sedevano a lui più vicino, mentre la metà di sinistra dell'emiciclo plaudiva. Silenzio assoluto e palpabile delusione, invece, nell'altra metà dell'aula di palazzo Madama occupata dai senatori di centrodestra. 18:50 Senato, 162 voti per Marini Franco Marini ha raggiunto il quorum richiesto di 162 voti. Andreotti ha ottenuto circa 155 voti. Le schede bianche sono state 3. 18:44 Marini, applauso per sua elezione a presidente Applausi a Palazzo Madama per la probabile elezione di Franco Marini CORRIERE DELLA SERA TITOLO: SENATO, MARINI SUL FILO DEL RASOIOIl candidato dell'Unione raggiungerebbe il quorum dei 162 voti, ma due schede riportano il nome di Francesco (al posto di Franco).ROMA - Ancora suspence al Senato per l'eventuale elezioni di Franco Marini alla presidenza. In aula è scattato l'applauso da parte dei senatori del centrosinistra che solitamente segnala il superamento del quorum necessario per l'elezione, fissato in 162. Tuttavia, sono ancora in corso i conteggi per arrivare al dato definitivo. In sospeso, ci sono due schede con i nomi di Francesco Marini (al posto di Franco). Per il resto Giulio Andreotti avrebbe ottenuto 155 voti, 3 le schede bianche e un voto ciascuno per i senatori Girfatti e Calderoli.
Update. Il presidente provvisorio Oscar Luigi Scalfaro non smentisce la propria impar condicio, prima annullando il voto invece di considerarlo valido e decretare la mancanza del quorum alla seconda votazione. Poi facendo slittare dalle 20.30 alle 22 la ripetizione. Ci tocca essere d'accordo con Schifani: "Regole violate. Quello che sta succedendo al Senato è sconcertante, il presidente facente funzioni della seduta, il senatore Scalfaro, con un colpo di mano ha disposto d'autorità il rinvio di una seduta già precedentemente fissata alle 20.15". Il problema è che molti senatori del centrosinistra, convinti dagli applausi che l'elezione fosse avvenuta, se l'erano filata verso aeroporti e stazioni e stavano per tornarsene nei loro collegi elettorali. Repubblica riporta questa dichiarazione: "'Li abbiamo recuperati proprio tutti. Almeno teoricamente. Poi bisognerà vedere alla prova dell'urna'. Un senatore del centrosinistra sospira, a metà strada tra lo speranzoso e lo sconfortato. 'Certo quegli applausi, quelle congratulazioni... - osserva un altro parlamentare - potevamo aspettare ancora un po', sentire il risultato ufficiale. Invece alcuni l'hanno presa per buona e sono andati via'". Insomma, una maggioranza Brancaleone prima ancora di mettersi in moto. Sicuro che vogliamo andare avanti così? Sicuro che non vogliamo ripensarci?
Una nota per i siti dei due principali quotidiani italiani. Repubblica, ovviamente, aveva festeggiato prima del tempo, come nella notte dei Santi Apostoli. Il Corriere, invece era stato più equilibrato. Ecco cosa avevano scritto sui loro siti web nei minuti concitati dello scrutinio al Senato.
REPUBBLICA TITOLO: FRANCO MARINI ELETTO PRESIDENTE
18:55 Quattro minuti di applausi per Marini Prima un boato, poi un lungo applauso lungo circa 4 minuti con tutti i senatori del centrosinistra in piedi: così è stata accolta l'elezione a presidente del Senato di Franco Marini. Marini è stato subito abbracciato dai deputati che sedevano a lui più vicino, mentre la metà di sinistra dell'emiciclo plaudiva. Silenzio assoluto e palpabile delusione, invece, nell'altra metà dell'aula di palazzo Madama occupata dai senatori di centrodestra. 18:50 Senato, 162 voti per Marini Franco Marini ha raggiunto il quorum richiesto di 162 voti. Andreotti ha ottenuto circa 155 voti. Le schede bianche sono state 3. 18:44 Marini, applauso per sua elezione a presidente Applausi a Palazzo Madama per la probabile elezione di Franco Marini CORRIERE DELLA SERA TITOLO: SENATO, MARINI SUL FILO DEL RASOIOIl candidato dell'Unione raggiungerebbe il quorum dei 162 voti, ma due schede riportano il nome di Francesco (al posto di Franco).ROMA - Ancora suspence al Senato per l'eventuale elezioni di Franco Marini alla presidenza. In aula è scattato l'applauso da parte dei senatori del centrosinistra che solitamente segnala il superamento del quorum necessario per l'elezione, fissato in 162. Tuttavia, sono ancora in corso i conteggi per arrivare al dato definitivo. In sospeso, ci sono due schede con i nomi di Francesco Marini (al posto di Franco). Per il resto Giulio Andreotti avrebbe ottenuto 155 voti, 3 le schede bianche e un voto ciascuno per i senatori Girfatti e Calderoli.
Update. Il presidente provvisorio Oscar Luigi Scalfaro non smentisce la propria impar condicio, prima annullando il voto invece di considerarlo valido e decretare la mancanza del quorum alla seconda votazione. Poi facendo slittare dalle 20.30 alle 22 la ripetizione. Ci tocca essere d'accordo con Schifani: "Regole violate. Quello che sta succedendo al Senato è sconcertante, il presidente facente funzioni della seduta, il senatore Scalfaro, con un colpo di mano ha disposto d'autorità il rinvio di una seduta già precedentemente fissata alle 20.15". Il problema è che molti senatori del centrosinistra, convinti dagli applausi che l'elezione fosse avvenuta, se l'erano filata verso aeroporti e stazioni e stavano per tornarsene nei loro collegi elettorali. Repubblica riporta questa dichiarazione: "'Li abbiamo recuperati proprio tutti. Almeno teoricamente. Poi bisognerà vedere alla prova dell'urna'. Un senatore del centrosinistra sospira, a metà strada tra lo speranzoso e lo sconfortato. 'Certo quegli applausi, quelle congratulazioni... - osserva un altro parlamentare - potevamo aspettare ancora un po', sentire il risultato ufficiale. Invece alcuni l'hanno presa per buona e sono andati via'". Insomma, una maggioranza Brancaleone prima ancora di mettersi in moto. Sicuro che vogliamo andare avanti così? Sicuro che non vogliamo ripensarci?
Camera 2a votazione: Bertinotti ancora più giù
Da 305 a 302 voti il bottino di Fausto Bertinotti alla seconda votazione per la presidenza della Camera. Per l'elezione, come detto prima, ormai bisognerà attendere domani, quando dalla quarta votazione si abbasserà il quorum necessario. Ma dalla prima alla seconda fumata nera il candidato ufficiale dell'Unione perde ulteriormente 3 voti, dopo il già poco brillante risultato dell'esordio. A Massimo D'Alema vanno ben 51 voti. A Bertinotti mancano 46 voti rispetto al pieno dei deputati dell'Unione.
L'elezione di Domenico Fisichella
Qualche giorno fa, nei commenti a un nostro post, era stato scritto che il professor Domenico Fisichella non era stato eletto al Senato nelle liste della Margherita (centro-sinistra). Qui si sosteneva, invece, che Fisichella fosse stato eletto. Infatti è stato eletto. Lo ribadiamo per rassicurare la famiglia del senatore Fisichella e tutti i suoi cari. All'Unione non mancherà il valoroso apporto di uno dei maggiori intellettuali progressisti del paese. A chi commenta su questo blog, una preghiera: almeno controllate le fonti.
I bagni di Luxuria
Bagno di folla per il primo giorno di scuola del deputato di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria (nella foto seduto in alto a sinistra mentre ignora Romano Prodi che passa gongolando). I cronisti del Transatlantico, oggi impegnati soprattutto a regalarci quello che in gergo si chiama "colore", hanno risolto anche una delle curiosità: Vladimir Luxuria utilizza il bagno delle donne.
Presidenza Camera, fumata nera
Più scontata la fumata nera al primo voto per la presidenza della Camera. Si era certi della mancata elezione al primo turno del candidato dell'Unione, il comunista Fausto Bertinotti, così come si è certi della sua elezione nella giornata di domani, quando si abbasserà il quorum necessario. E tuttavia, nella votazione odierna, al candidato comunista sono mancati ben 43 voti rispetto al totale dei deputati dell'Unione: Bertinotti ha ottenuto 305 voti, ma il centrosinistra sulla carta conta 348 deputati. Il quorum richiesto era infatti di 420 voti. La Casa delle Libertà ha votato scheda bianca. Uno smacco per il leader di Rifondazione, che evidentemente fa venire il mal di pancia a molti esponenti moderati della maggioranza. Un ulteriore segno di scollamento, dopo la sconfitta di Marini al primo turno di votazione del Senato. Per Romano Prodi è iniziato il confronto con la dura realtà politica, assai divrsa dal trip che si era fatto la notte dei Santi Apostoli e i giorni a seguire. L'ostinazione a voler intraprendere la strada di un governo solitario della sinistra farà perdere tempo al paese e a tutti noi.
Presidenza Senato, fumata nera
Votanti 322, maggioranza 162. Franco Marini 157, Giulio Andreotti 140, Roberto Calderoli 15, Giulio Marini 1. Schede bianche 5 e nulle 4. Fumata nera: il presidente non è stato eletto, si va alla seconda votazione. Tra le schede contestate, due riguarderebbero errori nella scrittura ("tipo Marino e Mariti"). Non saranno coglioni, ma ignoranti sì. Tornate a scuola prima di varcare di nuovo la soglia del Senato. Dunque, si torna a votare. Per il momento, il centrodestra dimostra l'instabilità che incontrerà l'eventuale governo Prodi al Senato.
giovedì, aprile 27, 2006
Coglione politico
Franco Caruso, intervistato da Sky, ha dichiarato che, una volta assunto ufficialmente il ruolo di parlamentare, effettuerà visite a sorpresa nelle basi militari e, invece di uscire alla fine della visita, si bloccherà all'interno dichiarandosi prigioniero politico. A questo qua, quando la farsa di questa legislatura sarà conclusa, il popolo italiano pagherà la pensione.
L'Unione 25 aprile/3
"E' chiaro che in una manifestazione che rappresenta il termine di una lotta di resistenza che era una resistenza contro questi che sono gli eredi dei fascisti di allora, una contestazione può anche ritenersi giustificata".
Gerardo D'Ambrosio, neo senatore Ds, a commento dei fischi a Letizia Moratti
(via Krillix).
Gerardo D'Ambrosio, neo senatore Ds, a commento dei fischi a Letizia Moratti
(via Krillix).
Gli infami di 10, 100, 1000 Nassiriya
E' arrivata la seconda. Adesso ne mancano otto, o novantotto, o novecentonovantotto, a seconda del pezzo di slogan preferito. Questo per gli infami dei cortei che da anni puntellano le manifestazioni "autodette" pacifiste. L'analisi di Guido Olimpio, dal Corriere della Sera, per chi vuol ragionare su quanto sta accadendo.
mercoledì, aprile 26, 2006
Mi dispiace, Enzo, ma fa ridere
"Il professor Gary Francione, un'autorità mondiale sui diritti legali degli animali, ritiene che volerli concedere alle grandi scimmie perché 'sono come noi' rischia di discriminare altri animali e creare nuove gerarchie invece di eliminarle del tutto" (da Repubblica.it).
Lo zoo di Zapatero
Il pianeta delle scimmie abita a Madrid e il regista del nuovo, paradossale e ridicolo film è il fantasmagorico José Luis Rodríguez Zapatero, quello che piace tanto ai radicali italiani. Ora Zap vuole introdurre una legge per equiparare i diritti delle scimmie a quelli degli umani. C'è da segnalare, però, la protesta di cani e gatti, che lamentano una maggiore vicinanza storica all'uomo, m olti di loro ne condividono le case, alcuni anche i letti. Protestano pure i cavalli, che vorrebbero essere ripagati della fatica di averci scarrozzato per secoli e secoli, e anche asini e renne hanno qualcosa da ridire. I cani da slitta avrebbero fondato una Lega Nord, lissù in Lapponia, e i delfini sostengono di capirci da sempre, unici fra gli animali d'acqua. I pappagalli dichiarano addirittura di parlare come noi e non vogliono esser da meno delle scimmie. Insomma, non se ne esce, e lo zoo di Zapatero sembra ogni giorno di più una gabbia di matti. C'è da divertirsi. Senonché, Enzo, che in quella gabbia ci vive ogni giorno, non si diverte mica.
25 aprile, la protesta di Israele
"Da ebreo e israeliano, ieri, mi sono colmato di vergogna e di rabbia alla vista del barbaro comportamento dei fascisti della sinistra estremista che hanno profanato la sacralitá della festa della liberazione del 25 aprile, assieme alla memoria dei caduti della Brigata Ebraica in Italia, dando alle fiamme le bandiere dello Stato d'Israele nel corso del corteo di Milano".
Ehud Gol, ambasciatore di Israele a Roma.
Ehud Gol, ambasciatore di Israele a Roma.
martedì, aprile 25, 2006
Attentato a Dahab, la reazione dell'Italia
E' tutta un'altra storia, deve essere quell'altro giorno di cui favoleggiavano gli slogan elettorali dell'Unione. Ieri sera il ritorno del terrorismo stragista a Dahab, nell'Egitto turistico del Sinai, 20 morti e decine di feriti, fra cui tre italiani. Il futuro premier Romano Prodi rilascia una dichiarazione che sembra uscita dall'altro mondo. Dice che aveva sentito Mubarak (l'amico Hosni?) qualche giorno fa per assicurargli che nei prossimi mesi si sarebbero risentiti per parlare di Mediterraneo (e chi se ne frega); poi aggiunge che lui, Prodi, non aveva certo immaginato che l'Egitto potesse tornare ad essere scenario di attacco terroristico (ma va?). Nulla sulla reazione del nostro paese, sul ruolo che vorrà assumere dopo il nuovo attentato, nulla sui tre italiani feriti, sulle loro famiglie, niente di niente. Oggi, il futuro presidente della Camera, Fausto Bertinotti, non trova di meglio che ribadire il suo personale attacco agli eserciti occidentali presenti in Iraq (compreso quello italiano) chiamandoli eserciti di occupazione che usurpano il nome dell'Occidente. Per la strage di Dahab, neppure una parola.
Unione 25 aprile/2
Vuole unire il paese con la sopraffazione. E non spreca una parola una per il candidato sindaco di Milano del centrodestra, contestato e vilipeso da un gruppo di manifestanti. Romano Prodi manifesta il suo disprezzo istituzionale alla prima uscita pubblica da premier in pectore. Ma in pectore gli rimane solo l'inadeguatezza al ruolo che si appresta a ricoprire.
Update. Prodi dichiara che "è sbagliato fischiare i politici di centrodestra che sfilano per il 25 aprile". Un cuor di leone, prende di petto i maleducati contestatori della Moratti con parole di fuoco, da vero leader.
Update. Prodi dichiara che "è sbagliato fischiare i politici di centrodestra che sfilano per il 25 aprile". Un cuor di leone, prende di petto i maleducati contestatori della Moratti con parole di fuoco, da vero leader.
Unione 25 aprile/1
Vuole unire il paese con l'arroganza e la costrizione. Vuole utilizzare una data di festa nazionale per dare il via alla campagna referendaria contro il federalismo. Romano Prodi consulta la propria agenda controrivoluzionaria (deve essere l'agenda Tafazzi di cui parlava qualche giornale) e fissa le prossime date: 1 maggio festa del lavoro contro la Legge Biagi, 8 settembre festa militare del ritiro dall'Iraq.
sabato, aprile 22, 2006
Il Muro di Roma
Un comunista al vertice della Camera dei Deputati. Fausto Bertinotti ha vinto, grazie a Prodi, il suo braccio di ferro con Massimo D'Alema. La nuova maggioranza certifica lo sbilanciamento verso l'estrema sinistra della politica italiana: d'altronde è lo specchio dei risultati elettorali, un dato che regala oltre il 10 per cento a comunisti e comunisterie varie, verdi compresi che qui da noi sono tutt'altra cosa rispetto ai verdi tedeschi. Questa forza d'urto antagonista, anticapitalista, per molti versi antidemocratica, meriterebbe d'esser bilanciata, condizionata, convogliata da una leadership moderata forte e autorevole. Cosa che Romano Prodi è, di tutta evidenza, incapace di assicurare. O perché debole. O perché, come pensiamo noi, la sua moderazione non esiste. Sarebbe stupido considerare Prodi un comunista. Ma crediamo che negli ultimi anni la sua visione politica sia diventata molto più compatibile con quella dei comunisti che con quella dei riformismi di sinistra alla Blair, alla Clinton, finanche alla Zapatero.
Romania, le tappe di avvicinamento all'UE
La Romania si avvicina all'Europa. La data di ingresso del primo gennaio 2007 non dovrebbe subire slittamenti. La lunga strada dal comunismo a Bruxelles nell'analisi di Domenico Naso su Emporion.
venerdì, aprile 21, 2006
Domani è un altro giorno
Normalmente alle cariche istituzionali di Camera e Senato, la coalizione vincente arriva con le caselle già occupate. E' prima che si chiudono i giochi: e al piazzamento delle figurine parlamentari l'Unione stava giocando da almeno un anno. Ecco perché fa specie la frattura che si è creata fra Ds e Rifondazione, fra Massimo D'Alema e Fausto Bertinotti, con il futuro capo del governo incapace al primo scoglio di fare quello per cui è stato chiamato, cioè il leader. Se poi la pezza dovesse essere quella di blindare anche il Quirinale, con D'Alema spostato sul Colle per lenirgli la delusione di Palazzo Chigi, allora Prodi partirebbe ancora peggio, aprendo lo scontro totale con l'opposizione. E siccome non ha una maggioranza solida, allora il sospetto è che Prodi pensa di trovarla altrove, cioè in quelle relazioni pericolose di cui parlavamo nell'ultimo numero di Ideazione. Cioè nell'establishment. E quanto questo establishment sia lontano dal paese, lo ha dimostrato proprio il voto del 10 aprile. E quanto questo establishment abbia interpretato meglio di Prodi il risultato elettorale, lo dicono le pagine attuali del Corriere, del Sole 24 Ore, del Financial Times, molto diverse da quelle pre elettorali.
Noi pensiamo che il professore stia perdendo tempo. E che lo farà perdere al paese. Sono dieci giorni che, dietro la copertura del riconteggio berlusconiano, dalle parti degli Apostolissimi s'è persa traccia di programmi di governo, di idee, di proposte politiche e si è entrati nel suk del mercato delle vacche. Se questa maggioranza è arrivata già divisa sulle cariche istituzionali, cioè laddove sempre si arriva uniti, ci immaginiamo cosa accadrà da domani in poi.
Noi pensiamo che il professore stia perdendo tempo. E che lo farà perdere al paese. Sono dieci giorni che, dietro la copertura del riconteggio berlusconiano, dalle parti degli Apostolissimi s'è persa traccia di programmi di governo, di idee, di proposte politiche e si è entrati nel suk del mercato delle vacche. Se questa maggioranza è arrivata già divisa sulle cariche istituzionali, cioè laddove sempre si arriva uniti, ci immaginiamo cosa accadrà da domani in poi.
giovedì, aprile 20, 2006
Unipoliani di tutto il mondo, unitevi!
Ma quale Mastella
Il centrodestra sarebbe alla ricerca di un senatore del centrosinistra da candidare alla presidenza del Senato, sul quale far convergere i voti e tirare il primo scherzo alla maggioranza prodiana. Suggeriamo di evitare la volpe Mastella, che già si sta giocando queste voci sul tavolo della contrattazione dei Santissimi Apostoli. Ne proponiamo un altro: che ne dice, professore? Un nuovo salto della quaglia e, oplà, eccola assiso su quello scranno tanto agognato.
Via il pallottoliere, è tempo di far politica
Sarebbe il caso di abbandonare il pallottoliere e rimettersi a far politica, anche perché tutte queste strampalate trovate d'ingegno allontanano le scelte strategiche e tattiche. I ragionieri tornino a casa, i conteggi sono finiti, anche perché questa dilatazione dei tempi post-elettorali serve soprattutto alla sinistra per annebbiare le sue divisioni. A destra c'è tanto lavoro da fare, per non sprecare l'occasione unica di dare alla Right Nation italiana nuova forma e rappresentanza. Prima si comincia, meglio è. Conclusa la verifica sulle schede contestate si eviti di menarla per le lunghe. Il centrodestra ha fatto una sua proposta, mettersi attorno a un tavolo per un breve esecutivo di Grosse Koalition. Il centrosinistra l'ha respinta e Prodi vuol provare a varare un governo. Auguri, si parta.
Pessimi d'Arcais su Ratzinger
Seguendo Paolo Flores d'Arcais su l'Infedele ho capito perché la Rosa nel pugno s'è presa la sua bella tranvata elettorale.
Pessimi Pezzi sull'America
Siccome l'altro giorno abbiamo scritto un post per ringraziarlo di una segnalazione a TocqueVille, oggi scriviamo un post per dire quanto brutta, banale, scontata e un po' ruffiana (verso la nuova maggioranza politica che governerà la Rai) è stata la trasmissione di questa sera sugli Stati Uniti d'America condotta da Pezzi. Non la parte sulla guerra in Iraq, che si può legittimamente condannare, ma proprio quella sulla storia dell'America. Particolarmente sorprendente ci è parsa la tesi secondo la quale avremmo dovuto preferire che gli yankee si fossero fatti i cazzi loro (e non gli interessi loro) durante la seconda guerra mondiale. Se lo avessero fatto, in Europa ci staremmo ancora baloccando con un certo Adolf Hitler, o con qualche suo nipotino. Una volta, di storia in tv parlava Ernesto Galli della Loggia...
mercoledì, aprile 19, 2006
Romania, alla scoperta di un paese amico
"Ci sono molti modi per raccontare un paese amico. Uno è quello di raccogliere dati e informazioni e scrivere un bell’articolo pensoso, un’analisi profonda che spieghi e descriva. Un altro è quello di affidarsi alle mappe geografiche, misurare vicinanze e distanze, strategie e proiezioni. Invece, questa volta, l’editoriale di apertura è un racconto di viaggio. E’ una lunga striscia d’asfalto arrostita dal sole d’agosto, che parte da Bors, dogana di confine a una manciata di chilometri da Oradea all’estremo occidente, e si conclude a Sulina, la cittadina all’estremo Est, sull’ultimo braccio del Danubio, lì dove il fiume padre dell’Europa si getta nel Mar Nero dopo aver creato un reticolo di magia unico in tutto il continente. Una striscia d’asfalto che attraversa campagne e città, montagne e laghi, miniere e monasteri. Che mette a contatto con i popoli rudi delle fattorie, con le carovane girovaghe degli ultimi nomadi d’Europa, con i musicanti radunati per il festival di Passo Prislop, con gli intellettuali inquieti della scena artistica della capitale, con i preti silenziosi dei monasteri della Bucovina, con i commercianti del turismo di Costanza, con i politici indaffarati nei ministeri di Bucarest" [... continua su Emporion].
Emporion. La Romania di fronte all'Europa
Ancora pochi mesi e il primo gennaio 2007 la Romania (con la Bulgaria) sarà quasi certamente membro ufficiale dell’Unione Europea. Si completa così la prima fase di allargamento a Est, avviata nel 2004. Per Bucarest è un riconoscimento importante, al quale ha lavorato l’intera comunità in uno sforzo unitario e senza divisioni. Una prova di maturità per un paese complesso e difficile, uscito da una delle più drammatiche dittature. In pochi anni, la Romania si è messa in moto, ha rinnovato burocrazie e sistemi economici e oggi si presenta piena di prospettive. Gli stretti legami di amicizia che la legano all'Italia, rendono questo successo rumeno un’ottima notizia anche per noi. Qui per leggere il numero completo.
La Sarajevo meticcia mangiata dall'islam
Chissà se siamo noi ad avere la fobia dell'islam, noi che da questo blog andiamo sempre, con tenacia ma anche con delusione, incontro a un islam moderato che forse esiste, ma non sembra davvero l'entità con la quale dovremo confrontarci nei prossimi anni. Adesso un altro islam, per nulla moderato, sta distruggendo il meticciato di Sarajevo, mentre da noi ancora zampillano le polemiche strumentali su una frase di Marcello Pera al Meeting di Cl di qualche mese fa. Sì, quel meticciato di Sarajevo che era il vanto dell'Europa prima della guerra civile e che eravamo certi, certissimi dall'alto del nostro politicamente corretto, che sarebbe tornato. E infatti ci siamo fatti bruciare le chiese e i monasteri, laggiù in Bosnia e in Kossovo e in Erzegovina. E poi un giorno ci siamo svegliati e abbiamo scoperto la nostra meticcia Sarajevo piena zeppa di minareti. Che non vogliono meticciarsi con i nostri campanili, ma vogliono sostituirli, uno a uno, alla faccia dei moderatismi, quelli nostri e quelli dei nostri amici islamici tiepidi.
Leggetevi questo reportage certamente non di parte, scritto da Matteo Guidelli, inviato dell'asettica Ansa. Ecco alcuni estratti:
"E' dall'alto che ti accorgi che Sarajevo è cambiata, perdendo, forse per sempre, quel suo carattere multiculturale che l'aveva resa unica al mondo: basta salire su una delle alture che circondano la citta' ed ecco spuntare tra i tetti i minareti. Prima uno, poi un altro, poi un altro ancora. Sono almeno una cinquantina le nuove moschee, tutte nate in pochissimi anni, dicono gli osservatori più attenti, quelli che dagli accordi di Dayton che hanno segnato la fine del conflitto che ha mandato in frantumi la ex Jugoslavia seguono l'evolversi della situazione nei Balcani. Lo dicono sottovoce, quasi che qualcuno potesse sentirli o come se volessero tenerlo nascosto".
"Qui, ripetono, l'islam c'è sempre stato, come ci sono sempre stati gli ortodossi e i cattolici. Ma quello di oggi è un islam diverso. Un islam nato dopo la guerra e alimentato, da un lato, dagli ex combattenti delle Brigate Verdi (la milizia musulmana che ha fronteggiato le tigri di Arkan) e dall'altro, dall'Iran. Già, l'Iran. La loro presenza qui è fortissima, ti spiegano gli osservatori internazionali, arrivano con il denaro e fanno piazza pulita".
"In pratica l'Islam, questo islam, si sta mangiando la città. E così la Sarajevo multiculturale scompare per lasciar spazio ad una Sarajevo che, oggi, è una città fortemente divisa tra etnie che non si parlano. E domani chissà. La situazione è ancora più complicata appena si esce fuori città, dove ci sono zone in cui non entra neanche la polizia. E le moschee stanno sorgendo anche a Rogatica e Visegrad, terre serbe".
Leggetevi questo reportage certamente non di parte, scritto da Matteo Guidelli, inviato dell'asettica Ansa. Ecco alcuni estratti:
"E' dall'alto che ti accorgi che Sarajevo è cambiata, perdendo, forse per sempre, quel suo carattere multiculturale che l'aveva resa unica al mondo: basta salire su una delle alture che circondano la citta' ed ecco spuntare tra i tetti i minareti. Prima uno, poi un altro, poi un altro ancora. Sono almeno una cinquantina le nuove moschee, tutte nate in pochissimi anni, dicono gli osservatori più attenti, quelli che dagli accordi di Dayton che hanno segnato la fine del conflitto che ha mandato in frantumi la ex Jugoslavia seguono l'evolversi della situazione nei Balcani. Lo dicono sottovoce, quasi che qualcuno potesse sentirli o come se volessero tenerlo nascosto".
"Qui, ripetono, l'islam c'è sempre stato, come ci sono sempre stati gli ortodossi e i cattolici. Ma quello di oggi è un islam diverso. Un islam nato dopo la guerra e alimentato, da un lato, dagli ex combattenti delle Brigate Verdi (la milizia musulmana che ha fronteggiato le tigri di Arkan) e dall'altro, dall'Iran. Già, l'Iran. La loro presenza qui è fortissima, ti spiegano gli osservatori internazionali, arrivano con il denaro e fanno piazza pulita".
"In pratica l'Islam, questo islam, si sta mangiando la città. E così la Sarajevo multiculturale scompare per lasciar spazio ad una Sarajevo che, oggi, è una città fortemente divisa tra etnie che non si parlano. E domani chissà. La situazione è ancora più complicata appena si esce fuori città, dove ci sono zone in cui non entra neanche la polizia. E le moschee stanno sorgendo anche a Rogatica e Visegrad, terre serbe".
Lettarò
Ogni tanto penso che se un martedì a Enrico Letta gli viene la febbre, Floris sarà costretto a rinviare la puntata di Ballarò. Come potrebbe fare senza avere il suo Lettino settimanale? A proposito di diminutivi. Tempo fa si parlava del promettente giovane margheritino come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in caso di governo Prodi. Insomma, lo stesso posto dello zione sotto Berlusconi. E così col Prodino avremo anche il Lettino. Tutto a dimensione di risultato elettorale.
Un anno con Benedetto XVI
"Un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore"
Lo speciale di Avvenire
martedì, aprile 18, 2006
Luci a San Siro
Milan-Barcellona, semifinale di Champions League, di fatto una finale anticipata, è un po' una sfida tra Silvio ed Enzo. Per chi tifare?
Veltroni smentisce Prodi (e si iscrive a FI)
Il sindaco di Roma smentisce Romano Prodi (e qualche nostro amico blogger) e si iscrive a Forza Italia.
Il Danubio manda sott'acqua i Balcani
La foto che riportiamo qui sopra è della stazione ferroviaria di Belgrado, completamente allagata dall'esondazione del Danubio. Non è tra le foto più drammatiche rintracciabili in queste ore sul web. E non è, quella della Serbia, la situazione più pericolosa. Da qualche ora l'emergenza più grave riguarda la Romania, già lo scorso anno martoriata dalle inondazioni. Il Danubio ha rotto gli argini negli ultimi chilometri del suo lungo cammino e ha allagato villaggi e città, paesi e campagne. C'è una popolazione in fuga, alla ricerca di un rifugio sicuro. E credo che fra poco scatterà l'allarme per tutta l'Europa: la Romania entrerà nell'Unione Europea fra pochi mesi. E' il caso di fornire tutti quanti, per quanto è nelle nostre possibilità, un aiuto concreto a queste genti così sfortunate. La situazione è grave in tutta l'area balcanica. Abbiamo già parlato della Serbia. Si aggiunga la Bulgaria. Sono ore di tensione, e febbrile è il lavoro degli uomini impegnati a rafforzare gli argini con sacchi e altro materiale. In Romania non è servito. E nelle prossime ore, alla piena dovuta allo scongelamento delle nevi, così abbondanti quest'anno nell'Europa centrale, si aggiungeranno piogge torrenziali. Non lasciamoli soli.
Notizie da Corriere della Sera, Bucarest Daily News, B92, Sueddeutsche Zeitung, Bulgarian News Network.
Notizie da Corriere della Sera, Bucarest Daily News, B92, Sueddeutsche Zeitung, Bulgarian News Network.
Prodi non sfugga al Financial Times
Prodi ha appena dichiarato che le accuse del Financial Times riguardano Berlusconi. Può darsi che, riguardo agli ultimi 5 anni, il quotidiano finanziario britannico ce l'avesse con il Cavaliere, anzi non dubitiamo. L'analisi fatta sul nostro paese è comunque più generale e coinvolge l'ultimo quindicennio. Ma sul punto seguente non ci pare che il FT ce l'abbia con Berlusconi: "Prodi offre il tipo sbagliato di riforme. Che consiste nello stesso tipo di riforme che sono fallite in altri paesi europei. E dal momento che la sua frammentata coalizione di moderati, socialisti e comunisti, avrà una sottilissima maggioranza in Senato, potrebbe anche non essere in grado di portare a compimento il suo insufficiente programma". No, pare proprio non ce l'abbia con Berlusconi. Pare ce l'abbia con Prodi. Su questo punto specifico, il futuro premier ha qualcosa di sensato da replicare?
lunedì, aprile 17, 2006
Attacco kamikaze a Tel Aviv
Attentato suicida a Tel Aviv. Bilancio provvisorio: 9 morti e 40 feriti. Rivendicazione congiunta della Jihad islamica e delle Brigate dei martiri di Al Aqsa. Hamas, dico Hamas, con una dichiarazione agghiacciante, giustifica la strage: "E' colpa dell'occupazione israeliana". La diretta news su Jerusalem Post, CNN e Corriere della Sera. Altre informazioni continue sul blog Liberali per Israele.
Il Financial Times è preoccupato per il Prodino
"Prodi offre il tipo sbagliato di riforme. Che consiste nello stesso tipo di riforme che sono fallite in altri paesi europei. E dal momento che la sua frammentata coalizione di moderati, socialisti e comunisti, avrà una sottilissima maggioranza in Senato, potrebbe anche non essere in grado di portare a compimento il suo insufficiente programma". Sbagliate le riforme promesse. Frammentata la coalizione. Sottilissima la maggioranza. Insufficiente il programma. Scritto nero su bianco sul famigerato Financial Times.
Previsioni del tempo Nexus
Finalmente, dopo giorni e giorni di annunci di piogge e temporali e rovesci e acquazzoni che hanno rischiato di mettere in crisi la piccola industria turistica italiana della Pasqua, oggi a Roma non dico che ci siano piogge e temporali e rovesci e acquazzoni, ma almeno il cielo è coperto anche se non fa freddo. Da indiscrezioni, pare che ultimamente il servizio meteorologico italiano sia passato dall'Aeronautica militare alla Nexus. Buona Pasquetta a tutti.
domenica, aprile 16, 2006
Walking Class, il ritorno della Terra Santa
Il ritorno di una nuova, antica meta nei pellegrinaggi dei fedeli e di tutti quei viaggiatori che desiderano percorrere le antiche strade della origine cristiana. Avvenire ci racconta come la Terra Santa sta ritrovando i suoi viandanti. E se volete saperne di più prima di partire, un consiglio librario: Paolo Rumiz, Gerusalemme perduta, Frassinelli, 32 euro. Il libro è molto bello, corredato dalle foto straordinarie di Monika Bulaj, e poi qui si ha una particolare venerazione per i reportage di Rumiz e per i suoi libri di viaggio. Insomma, i 32 euro questo libro li vale tutti, ma se vi sembrano troppi Walking Class ha per voi una piccola sorpresa pasquale: ecco il link che vi riporta a quasi tutti i capitoli del libro, realizzato rielaborando una serie di reportage che Rumiz aveva realizzato per Repubblica. Di particolare interesse (dopo l'assassinio di don Andrea Santoro) i capitoli relativi alla presenza cristiana in Turchia. Poi non dite che qui si scrive solo di politica.
Buona Pasqua/3
"Buona Pasqua a voi, uomini e donne di Roma e d'Italia. La luce sfolgorante di Cristo risorto rechi gioia ai cuori degli abitanti e delle famiglie della città di Roma e dell'intera Nazione italiana, specialmente a quanti si trovano in situazioni di bisogno e di difficoltà. La pace del Signore risorto sia con tutti voi. Nel particolare momento che sta vivendo l'Italia in questi mesi, il Signore risorto rechi serenità alla Comunità nazionale e rafforzi in quanti operano al suo servizio il vivo desiderio di perseguire obiettivi di concordia e di autentico sviluppo per il bene di tutti".
Benedetto XVI, Pasqua 2006.
Benedetto XVI, Pasqua 2006.
sabato, aprile 15, 2006
La Heritage è preoccupata per il Prodino
Una delle più importanti fondazioni statunitensi, la conservatrice Heritage Foundation, è preoccupata per il regime change in Italia. Un'analisi spietata, che non nasconde il punto di vista vicino alle posizioni conservatrici e liberali, e che tuttavia si impone per il suo equilibrio. la Heritage, d'altronde, non mancò di criticare il governo Berlusconi per lo scivolamento dell'Italia nella classifica dell'Index of Economic Freedom che ogni anno la fondazione stila assieme al Wall Street Journal (in Italia questa classifica è elaborata assieme all'Istituto Bruno Leoni e viene puntualmente ripresa dalle riviste Emporion e Ideazione). Per la segnalazione del paper della Heritage, si ringrazia Camillo. Qui di seguito, alcuni estratti.
Sulla guerra al terrorismo: "As a European Union official, Prodi forcefully backed the Spanish government’s decision to pull out of Iraq following the Madrid bombings, a move viewed by many in Europe and the United States as a cowardly capitulation to terrorism. As Commission president, Prodi declared that “with this decision, Spain has fallen into line with our position—the divide that prevented Europe from having a common position is being overcome".
Sulle riforme economiche: "A Prodi government, held political hostage by the Communists and powerful trade union interests, will likely not have the political will, vision, or ability to implement the market reforms necessary to reverse Italy’s economic decline. Prodi’s pledge to reverse laws introduced by the Berlusconi government to increase competitiveness in the labor market will only further weaken the Italian economy".
La conclusione: "The likely defeat of the charismatic Silvio Berlusconi, Italy’s longest-serving prime minister since the 1940s, brings to an end a five-year period of relative political stability, marred by economic decline, in a country that has suffered through nearly 60 governments since World War II. His socialist successor, once described by the somber Frankfurter Allgemeine Zeitung as “the chief bore” of EU summits and derided by his critics as a glorified “undertaker” is now tasked with bringing to life an Italian economy that is lying on its deathbed. Prodi’s likely short-lived coalition will almost certainly find it an impossible challenge. What Italy needs is an economic revolution of liberal market reforms, rather than more empty rhetoric and state intervention. Unfortunately a Prodi administration is likely to veer heavily toward the latter.
Sulla guerra al terrorismo: "As a European Union official, Prodi forcefully backed the Spanish government’s decision to pull out of Iraq following the Madrid bombings, a move viewed by many in Europe and the United States as a cowardly capitulation to terrorism. As Commission president, Prodi declared that “with this decision, Spain has fallen into line with our position—the divide that prevented Europe from having a common position is being overcome".
Sulle riforme economiche: "A Prodi government, held political hostage by the Communists and powerful trade union interests, will likely not have the political will, vision, or ability to implement the market reforms necessary to reverse Italy’s economic decline. Prodi’s pledge to reverse laws introduced by the Berlusconi government to increase competitiveness in the labor market will only further weaken the Italian economy".
La conclusione: "The likely defeat of the charismatic Silvio Berlusconi, Italy’s longest-serving prime minister since the 1940s, brings to an end a five-year period of relative political stability, marred by economic decline, in a country that has suffered through nearly 60 governments since World War II. His socialist successor, once described by the somber Frankfurter Allgemeine Zeitung as “the chief bore” of EU summits and derided by his critics as a glorified “undertaker” is now tasked with bringing to life an Italian economy that is lying on its deathbed. Prodi’s likely short-lived coalition will almost certainly find it an impossible challenge. What Italy needs is an economic revolution of liberal market reforms, rather than more empty rhetoric and state intervention. Unfortunately a Prodi administration is likely to veer heavily toward the latter.
Lazio-Coglioni 3-1
MARCATORI: 19' pt Oddo (LA) su rigore; 7' st Colucci (CO); 11' st Pandev (LA); 26' st Pandev (LA).
venerdì, aprile 14, 2006
Andrea Pezzi: cliccate su TocqueVille
Grazie a una segnalazione di Teodoro Brandis, ci siamo infilati in un'edicola per acquistare il settimanale femminile Grazia. A pagina 77, Andrea Pezzi, il trentaduenne conduttore del Tornasole, divenuto famoso per la freschezza con cui conduceva trasmissioni su Mtv, racconta il suo rapporto con internet (non particolarmente intenso, come ammette lui stesso) e alla domanda "Qualche consiglio speciale ai giovani?" risponde: "Consiglio di cliccare www.tocque-ville.it oppure www.leftwing.it, entrambi propongono dibattiti politici interessanti, uno dall'area liberale di centrodestra, l'altro da quella di sinistra. Ma senza faziosità, con posizioni spesso bipartisan. Io li consulto per dovere professionale, ma li apprezzo comunque perché non fanno della politica oggetto di polemica. E frequentandoli ho capito che il mondo dei giovani è fatto di infinite sensibilità, tutte diverse. A loro non ci si deve rivolgere con la verità in tasca, ma invitandoli a mettere in gioco la propria esperienza".
Ora, io non conosco Andrea Pezzi, anche se mi piace il tono divertito e allegro con cui conduce le sue trasmissioni. Non conosco le sue idee politiche, né mi interessano. In una frase precedente dell'intervista giudica internet "senz'altro una rivoluzione, ma imposta da un sistema economico che corre troppo velocemente", insomma ci vedo un tantino di cedimento al pensiero unico no global, anche se convengo su una cosa, un po' di freno, un po' di relax in più non guasterebbe, ma credo che questo sistema economico in fondo lo permetta pure, se uno vuole staccare la spina, in realtà lo può fare e se si perde qualche cosa di sicuro ne guadagna un'altra, magari il tempo e poi basterebbe avere un po' di memoria in più e ricordarsi che prima, quando questo sistema economico era meno veloce di oggi non è che si faticasse di meno, anzi.
Però, detto tutto questo, che è poi un occasione per parlare della vita e non solo di politica come è capitato nei giorni passati, volevo ringraziarlo pubblicamente Andrea Pezzi, perché ha detto delle belle cose su noi di TocqueVille, e anche se non è sempre vero che lasciamo da parte la polemica e anzi qualche volta vi ci buttiamo a capofitto, diamo vita ogni giorno a questa esperienza, assieme a tutti i quasi 800 blogger della città dei liberi, proprio per dare voce e spazio all'intelligenza di tante persone che hanno molto da dire e poco da chiedere.
Ora, io non conosco Andrea Pezzi, anche se mi piace il tono divertito e allegro con cui conduce le sue trasmissioni. Non conosco le sue idee politiche, né mi interessano. In una frase precedente dell'intervista giudica internet "senz'altro una rivoluzione, ma imposta da un sistema economico che corre troppo velocemente", insomma ci vedo un tantino di cedimento al pensiero unico no global, anche se convengo su una cosa, un po' di freno, un po' di relax in più non guasterebbe, ma credo che questo sistema economico in fondo lo permetta pure, se uno vuole staccare la spina, in realtà lo può fare e se si perde qualche cosa di sicuro ne guadagna un'altra, magari il tempo e poi basterebbe avere un po' di memoria in più e ricordarsi che prima, quando questo sistema economico era meno veloce di oggi non è che si faticasse di meno, anzi.
Però, detto tutto questo, che è poi un occasione per parlare della vita e non solo di politica come è capitato nei giorni passati, volevo ringraziarlo pubblicamente Andrea Pezzi, perché ha detto delle belle cose su noi di TocqueVille, e anche se non è sempre vero che lasciamo da parte la polemica e anzi qualche volta vi ci buttiamo a capofitto, diamo vita ogni giorno a questa esperienza, assieme a tutti i quasi 800 blogger della città dei liberi, proprio per dare voce e spazio all'intelligenza di tante persone che hanno molto da dire e poco da chiedere.
Dialogopol
D'Alema abbandona il nervosismo bancario della campagna elettorale e si rimette i panni del dialogante, con questa intervista al Corriere che gironzolava da un paio di giorni e che era stata poi bloccata quando era già in pagina perché quel giorno era ancora troppo alto il tono della polemica (fonte il Foglio, non smentita). Mieli non perde il vizietto, invece di fare il giornalista continua a muovere, pur da sconfitto, le pedine della politica da via Solferino. D'Alema, che di parlamento ha esperienza da vendere, sa benissimo che senza un accordo generale con il centrodestra, Prodi (che è ancora convinto di stare a Bruxelles) non può governare. La trattativa è partita sul nome di Giuliano Amato alla presidenza della Repubblica. La domanda però non è quella di Cesa (Udc), "l'Unione parla con il tono arrogante di Prodi o con quello dialogante di D'Alema". La domanda è: D'Alema è ancora un politico credibile, per la destra e soprattutto per la sinistra?
Italia-Stati Uniti, con Prodi andrà peggio
Sta attendendo il responso definitivo delle urne, verifiche comprese, il presidente americano George W. Bush, prima di riconoscere ufficialmente a Romano Prodi la vittoria elettorale. Anche se, fin dalle prime ore dello scrutinio, l’Amministrazione Usa aveva fatto trapelare un comunicato con il quale assicurava che gli Stati Uniti avrebbero collaborato proficuamente con qualsiasi governo italiano. D’altronde sono ormai mesi che la diplomazia americana a Roma ha intessuto rapporti formali e informali con gli esponenti dell’ex opposizione. Tuttavia, non è difficile immaginare che Bush avrebbe preferito continuare a lavorare con “l’amico Silvio”, con il quale condivide visione internazionale, orientamento politico e del quale apprezza quell’aria di “self made man” che fa tanto americano. Nei confronti di Prodi, peraltro, l’inquilino della Casa Bianca nutre una solida diffidenza maturata negli anni in cui il professore guidò la Commissione europea. Non dimentica Bush la profonda divisione, ideologica direi, tra lui e il professore sul ruolo dell’Europa e sui rapporti transatlantici e non dimentica chi, fra Chirac, Schröder e Prodi fu il più cocciuto oppositore della linea americana di reazione al terrorismo internazionale. In più, la presenza nella futura coalizione di governo italiana di esponenti politici che hanno sponsorizzato manifestazioni in cui è stata bruciata la bandiera americana, che sostengono posizioni politiche vicine a tutti quei gruppi e Stati che odiano l’America (e Israele), non potrà che rendere il nostro paese un sorvegliato speciale da parte di quello che è e resta il nostro partner strategico più importante. E questa non è una buona notizia.
Italia-Germania, con Prodi andrà meglio
Sono destinati a migliorare i rapporti politici fra Italia e Germania con il governo di Romano Prodi. Nonostante il governo di Grosse Koalition sia guidato da Angela Merkel, cioè una esponente del Partito popolare europeo al quale aderisce anche Forza Italia, non è un mistero che l’impopolarità di Berlusconi abbia da anni ormai superato il livello di guardia nell’opinione pubblica tedesca. Di fatto, il rapporto divenne irrecuperabile dopo lo scambio di accuse tra Berlusconi e Schulz al parlamento europeo (il famoso “Kapò”) e gli insulti ai turisti tedeschi pronunciati sempre in quei giorni dal sottosegretario con delega al Turismo (praticamente un genio), il leghista Stefano Stefani. Bisogna dire che la diffidenza è stata reciproca. Berlusconi non subisce alcun fascino per lo stile di vita tedesco, è un paese che non lo ha mai interessato, preferendo invece l’american way of life e lo charme francese. Prodi, al contrario, è un “tedesco” d’adozione, in passato studiò il cosiddetto capitalismo renano e negli anni del suo precedente governo, rinsaldò i rapporti tra i due paesi, così importanti nella storia delle nostre relazioni diplomatiche. Sul piano formale, dunque, è più che lecito attendersi un netto miglioramento dei rapporti, anche sulla scia della ripresa economica già in atto che vede i prodotti italiani di nuovo far breccia nel paniere dei consumatori tedeschi. Sul piano sostanziale, invece, le differenze potrebbero essere più nette, perché la Merkel guida un governo di grande coalizione con il compito di accentuare le riforme liberali, Prodi guiderà un governo di centrosinistra che, dato il condizionamento inevitabile delle estreme, potrebbe essere molto sbilanciato sul lato della sicurezza sociale e dell’immobilismo.
Il primo scambio: concessione vs. tutù
L'ultima notizia arriva fresca fresca dal Viminale: "Il numero delle schede contestate si riduce da 43.028 a 2.131 per la Camera dei deputati, e da 39.822 a 3.135 per il Senato della Repubblica. Il primo, provvisorio calcolo delle schede contestate è frutto di un errore materiale". Dunque, senza isterismi e senza dietrologie da doppio Stato (basta, Fassino, basta!) va verso la conclusione anche il conteggio delle schede contestate. Il voto è tutto lì, nella sua realtà aritmetica e nella sua realtà numerica. Chi vuol vedere veda e si prepari a far politica. Innanzitutto, però, adesso al premier Berlusconi tocca fare la concessione al futuro premier Prodi. Facciamo così, professore, noi una telefonata affettuosa gliela facciamo, a patto però che la smetta di andare in giro per Bologna con il tutù azzurro della Nazionale: dai, non è una cosa seria.
giovedì, aprile 13, 2006
Politici, accendete i vostri computer!!!
Cari politici del centrodestra (agli altri ci pensino gli altri, appunto),
fatemi la cortesia di aprire appena appena le orecchie se qualche vostro giovane assistente vi racconterà questa lettera aperta, o di sgranare gli occhi se sempre qualche vostro giovane assistente vi ha portato per la collottola davanti al monitor.
Smettetela di leggervi soltanto i giornali, o meglio le rassegne quotidiane che vi preparano a comando i vostri uffici stampa. E staccate la spina del televisore, non per sempre ma almeno per un po'. Non abbiamo niente contro la tv, anzi ci piace e anche noi la guardiamo spesso. Ma non crediamo che i giornali (o le rassegne stampa) e neppure la tv esauriscano tutto il mondo reale con il quale dovreste avere più contatto di quello che avete. Certo, quelli di voi che ancora scendono per strada e incontrano i cittadini e gli elettori, scambiano con loro una chiacchiera, un'impressione, una battuta, fanno bene a farlo e anzi in campagna elettorale dovreste farlo di più, perché una stretta di mano conta più di un manifesto e quando la stringete noi capiamo come la stringete, se c'è da fidarsi o no, se siete sinceri o no. Ma anche questo non basta.
Alcuni di voi hanno già fatto quello che sto per chiedervi, anzi qualcuno si è spinto ancora più avanti diventando uno di noi, parla (o scrive) con noi, discute con noi, dibatte con noi, si accapiglia con noi. Ma voi, che ancora non avete capito questo mezzo e il mondo che vi si sta raccogliendo attorno, che ancora non avete idea che su un blog o su un aggregatore piombano ormai più utenti e lettori di quanti ne piombino su una pagina di giornale, su un articolo di politica, su un'intervista, voi, che volete fare politica oggi e nei prossimi anni, fateci un favore: accendete i vostri computer. E date un'occhiata a questo incredibile mondo di TocqueVille, a questa miniera di idee, intelligenze, passioni, suggerimenti, critiche, emozioni che ogni giorno, in numero sempre maggiore, si riversa sulle pagine della homepage e sui singoli blog. Insomma, datevi una mossa!
fatemi la cortesia di aprire appena appena le orecchie se qualche vostro giovane assistente vi racconterà questa lettera aperta, o di sgranare gli occhi se sempre qualche vostro giovane assistente vi ha portato per la collottola davanti al monitor.
Smettetela di leggervi soltanto i giornali, o meglio le rassegne quotidiane che vi preparano a comando i vostri uffici stampa. E staccate la spina del televisore, non per sempre ma almeno per un po'. Non abbiamo niente contro la tv, anzi ci piace e anche noi la guardiamo spesso. Ma non crediamo che i giornali (o le rassegne stampa) e neppure la tv esauriscano tutto il mondo reale con il quale dovreste avere più contatto di quello che avete. Certo, quelli di voi che ancora scendono per strada e incontrano i cittadini e gli elettori, scambiano con loro una chiacchiera, un'impressione, una battuta, fanno bene a farlo e anzi in campagna elettorale dovreste farlo di più, perché una stretta di mano conta più di un manifesto e quando la stringete noi capiamo come la stringete, se c'è da fidarsi o no, se siete sinceri o no. Ma anche questo non basta.
Alcuni di voi hanno già fatto quello che sto per chiedervi, anzi qualcuno si è spinto ancora più avanti diventando uno di noi, parla (o scrive) con noi, discute con noi, dibatte con noi, si accapiglia con noi. Ma voi, che ancora non avete capito questo mezzo e il mondo che vi si sta raccogliendo attorno, che ancora non avete idea che su un blog o su un aggregatore piombano ormai più utenti e lettori di quanti ne piombino su una pagina di giornale, su un articolo di politica, su un'intervista, voi, che volete fare politica oggi e nei prossimi anni, fateci un favore: accendete i vostri computer. E date un'occhiata a questo incredibile mondo di TocqueVille, a questa miniera di idee, intelligenze, passioni, suggerimenti, critiche, emozioni che ogni giorno, in numero sempre maggiore, si riversa sulle pagine della homepage e sui singoli blog. Insomma, datevi una mossa!
And the loser is...
... no, non Romano Prodi, sì, vero, lo abbiamo scritto, la sua vittoria è di fatto una sconfitta e ci vorrà molta abilità e molta fortuna per ribaltare lo stato d'animo che lo circonda, oggi che pure l'Espresso lo chiama Prodino e i suoi stessi sodali di partito sussurrano nei corridoi il fatidico "vieni avanti Prodino", ma non è lui il vero sconfitto di queste elezioni... the loser is... Paolo Mieli, il direttore del Corriere della Sera, schierato e perdente (nelle urne e nelle edicole). E Giorgio Ferrari, su Avvenire, prendendola alla larga, ci spiega perché.
Chi abbiamo contro
In fondo, visto che questo paese ama schierarsi più "contro" che "pro", Filippo Facci trova quella che potrebbe essere una prima base comune.
Grosse Koalition o Grosse Distintion
Quando Giuliano Ferrara mi ha chiesto l'altra sera a "Otto e mezzo" cosa ne pensassi, io giovane, dell'ipotesi di una Grosse Koalition, forse si aspettava tutt'altra risposta. Forse pensava di trovare in un giovane (anche se solo in questo buffo paese si è giovani fino alla soglia dei quaranta) quegli accenti un po' estremistici che sembrano caratterizzare il chiacchiericcio televisivo post-elettorale. Noi, invece, ragioniamo di politica. E devo dire che nel salotto di Ferrara&Armeni, di politica si ragiona sempre con piacere: per quanto consentito dai ritmi televisivi, c'è sempre spazio per esprimere e argomentare pensieri e idee.
Grosse Koalition, dunque. La vediamo? In teoria sì. A Berlino, abbiamo raccontato, i due partiti che oggi governano il paese avevano condotto una campagna elettorale aspra e combattuta. Il tono complessivo del confronto tedesco era stato certamente superiore, concentrato su fatti e cifre, proposte e coperture finanziarie, roba assai concreta rispetto all'animosità che abbiamo vissuto qui da noi. Frutto anche di una democrazia dell'alternanza più matura, e temperata da partiti storici che hanno sedimentato da tempo valori condivisi. Da noi, il maggioritario è in fondo la proiezione utopistica del giustizialismo di tangentopoli (copyright di Eugenia Roccella), difficile lamentarsi se produce insulti e delegittimazioni reciproche. E comunque, in Germania, dopo il risultato che aveva messo il paese in uno stallo politico, i due partiti maggiori (peraltro penalizzati dalle urne) si sono messi attorno a un tavolo e hanno buttato giù un'agenda di impegni comuni: un patto che dovrebbe durare almeno due anni.
In Italia, a guardarlo senza l'eccitazione dei santissimi apostoli, il risultato elettorale è stato lo stesso. La piccola maggioranza aritmetica non si riflette in una maggioranza politica e non promette stabilità di governo, data anche l'estrema conflittualità all'interno del centrosinistra. Il clima politico generale è ancora molto acceso. E tuttavia, se questa classe politica volesse compiere uno sforzo di reni ed essere all'altezza (tutta insieme) della difficile sfida del momento, potrebbe regalare al paese quello che finora non ha saputo regalare: una prova di generosità, di serietà, di responsabilità. E' quanto ha fatto in un primo momento Silvio Berlusconi, aprendo all'ipotesi di una Grosse Koalition. E' quanto non ha fatto Romano Prodi che ha rispedito con arroganza al mittente la proposta, salvo poi lamentarsi che il Cavaliere si sia irrigidito sulla questione del conteggio dei voti.
Una Grosse Koalition all'italiana potrebbe essere varata con un'agenda assai più ristretta di quella tedesca. Il clima politico e la difformità tra i partiti più grandi che dovrebbero comporla, non permette realisticamente altro che un accordo per la Finanziaria, per la riforma della legge elettorale (a noi piacerebbe un bipolarismo proporzionale alla tedesca, con sbarramento alto), per il rifinanziamento delle missioni italiane all'estero, per una gestione concordata del ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, così come deciso dal vecchio governo e auspicato dalle parti più senzienti dell'Unione. Poi si ritorna al voto, confidando in una campagna elettorale certamente aspra, ma condotta in un clima di maggiore legittimazione reciproca.
Se questa strada non è considerata percorribile dal centrosinistra, che ritiene di avere le possibilità di dare all'Italia un autonomo governo forte e stabile, allora si prenda le responsabilità di questa scelta, fino in fondo. Perché altrimenti, non di Grosse Koalition si tratterebbe, ma di inciucio. Nessuna camera regalata all'opposizione. Nessun compromesso sulle commissioni parlamentari. Nessuna compravendita di posti di sottopotere nei mille bugigattoli delle burocrazie statali. Quello che in queste ore stanno provando gli inciucioni di professione, i D'Alema, i Fassino, per dirla in una parola i "consortiani" della Seconda Repubblica, è una scorciatoia che il centrodestra farebbe bene a evitare. Se Prodi pensa di farcela da solo, ci provi, ne ha tutto il diritto. Si prenda questa responsabilità e ne risponda al paese: se andrà bene, ne avrà il riconoscimento, se lo imballerà ne porterà le colpe. Ma in questa fase così delicata, la chiarezza delle posizioni, dei comportamenti ed eventualmente delle trattative, è indispensabile: o Grosse Koalition o Grosse Distintion.
Grosse Koalition, dunque. La vediamo? In teoria sì. A Berlino, abbiamo raccontato, i due partiti che oggi governano il paese avevano condotto una campagna elettorale aspra e combattuta. Il tono complessivo del confronto tedesco era stato certamente superiore, concentrato su fatti e cifre, proposte e coperture finanziarie, roba assai concreta rispetto all'animosità che abbiamo vissuto qui da noi. Frutto anche di una democrazia dell'alternanza più matura, e temperata da partiti storici che hanno sedimentato da tempo valori condivisi. Da noi, il maggioritario è in fondo la proiezione utopistica del giustizialismo di tangentopoli (copyright di Eugenia Roccella), difficile lamentarsi se produce insulti e delegittimazioni reciproche. E comunque, in Germania, dopo il risultato che aveva messo il paese in uno stallo politico, i due partiti maggiori (peraltro penalizzati dalle urne) si sono messi attorno a un tavolo e hanno buttato giù un'agenda di impegni comuni: un patto che dovrebbe durare almeno due anni.
In Italia, a guardarlo senza l'eccitazione dei santissimi apostoli, il risultato elettorale è stato lo stesso. La piccola maggioranza aritmetica non si riflette in una maggioranza politica e non promette stabilità di governo, data anche l'estrema conflittualità all'interno del centrosinistra. Il clima politico generale è ancora molto acceso. E tuttavia, se questa classe politica volesse compiere uno sforzo di reni ed essere all'altezza (tutta insieme) della difficile sfida del momento, potrebbe regalare al paese quello che finora non ha saputo regalare: una prova di generosità, di serietà, di responsabilità. E' quanto ha fatto in un primo momento Silvio Berlusconi, aprendo all'ipotesi di una Grosse Koalition. E' quanto non ha fatto Romano Prodi che ha rispedito con arroganza al mittente la proposta, salvo poi lamentarsi che il Cavaliere si sia irrigidito sulla questione del conteggio dei voti.
Una Grosse Koalition all'italiana potrebbe essere varata con un'agenda assai più ristretta di quella tedesca. Il clima politico e la difformità tra i partiti più grandi che dovrebbero comporla, non permette realisticamente altro che un accordo per la Finanziaria, per la riforma della legge elettorale (a noi piacerebbe un bipolarismo proporzionale alla tedesca, con sbarramento alto), per il rifinanziamento delle missioni italiane all'estero, per una gestione concordata del ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, così come deciso dal vecchio governo e auspicato dalle parti più senzienti dell'Unione. Poi si ritorna al voto, confidando in una campagna elettorale certamente aspra, ma condotta in un clima di maggiore legittimazione reciproca.
Se questa strada non è considerata percorribile dal centrosinistra, che ritiene di avere le possibilità di dare all'Italia un autonomo governo forte e stabile, allora si prenda le responsabilità di questa scelta, fino in fondo. Perché altrimenti, non di Grosse Koalition si tratterebbe, ma di inciucio. Nessuna camera regalata all'opposizione. Nessun compromesso sulle commissioni parlamentari. Nessuna compravendita di posti di sottopotere nei mille bugigattoli delle burocrazie statali. Quello che in queste ore stanno provando gli inciucioni di professione, i D'Alema, i Fassino, per dirla in una parola i "consortiani" della Seconda Repubblica, è una scorciatoia che il centrodestra farebbe bene a evitare. Se Prodi pensa di farcela da solo, ci provi, ne ha tutto il diritto. Si prenda questa responsabilità e ne risponda al paese: se andrà bene, ne avrà il riconoscimento, se lo imballerà ne porterà le colpe. Ma in questa fase così delicata, la chiarezza delle posizioni, dei comportamenti ed eventualmente delle trattative, è indispensabile: o Grosse Koalition o Grosse Distintion.
Equilibrio e squilibrio (parlamentare)
Che ci possiamo fare, a volte il mondo si divide in due. Ad esempio l'equilibrato Enzo Reale di qua (Tocqueville) e lo squilibrato Furio Colombo (l'Unità e pure parlamentare) di là.
Count, non recount
Adesso non ci rompete le balle, voi pseudo-maggioranza di regime, con le vostre frittate rigirate. Tanto il popolo della Right Nation, non se le beve le vostre minchiate, dovreste averlo già capito. Non c'è recount, e su questo blog siamo stati abbastanza equilibrati da dire e ridire e ridire che già ora vi chiamiamo maggioranza (lo pseudo ve l'hanno affibbiato gli elettori, vale uno 0,08 per cento, qualcosa in meno degli exit poll della Nexus). Quello che è in corso è, semplicemente, il count. Cioè, dopo aver comunicato telefonicamente i dati dagli uffici comunali alle prefetture al ministero, adesso arrivano quelli reali. Ci sono 25mila voti di differenza, e noi crediamo che tale rimarrà la distanza tra l'Unione e la CdL, alla Camera (per il Senato, ringraziate il Balilla). Noi crediamo, gli ufficiali hanno il dovere di certificare. Lo dice la legge. Un solo, piccolo dubbio: perché tanto nervosismo? Perché forzate le dichiarazioni? Perché avete festeggiato sudamericanamente e peronisticamente e populisticamente ai santissimi apostoli? Calma, gesso e sangue freddo. Il tempo per mettere insieme Rizzo e Capezzone, Mastella e Russo Spena, Castagnetti e l'intelligenza, Boselli e Binetti, Bonino e Caruso, Rutelli e Luxuria, il sole e la luna, l'acqua e il fuoco, la Lazio e la Roma, Madre Teresa e Che Guevara, insomma questo tempo lo avrete tutto.
Dritto, rovescio, knockout
Prima Sansonetti gli dice che se il centrosinistra doveva vincere per fare la riforma liberale tanto valeva lasciare al suo posto Berlusconi che su quel punto è più credibile (1. dritto).
Poi Rizzo gli dice che loro non contano nulla perché hanno seggi solo alla Camera dove il loro apporto è nullo (2. rovescio).
Alla fine La Russa gli conferma il ruolo di utili idioti, far vincere la sinistra per avere politica estera anti-occidentale e politiche economiche stataliste (3. knockout).
Una serataccia per il giovane Capezzone che si ritiene ormai parte integrante di questo centrosinistra.
Poi Rizzo gli dice che loro non contano nulla perché hanno seggi solo alla Camera dove il loro apporto è nullo (2. rovescio).
Alla fine La Russa gli conferma il ruolo di utili idioti, far vincere la sinistra per avere politica estera anti-occidentale e politiche economiche stataliste (3. knockout).
Una serataccia per il giovane Capezzone che si ritiene ormai parte integrante di questo centrosinistra.
mercoledì, aprile 12, 2006
Romano Prodi, primo giorno
"Berlusconi deve andare a casa".
"Berlusconi mi incontri: serve collaborazione".
"La politica italiana senza Berlusconi non soffrirebbe".
"Berlusconi mi incontri: serve collaborazione".
"La politica italiana senza Berlusconi non soffrirebbe".
Quel che pensano (alcuni di loro) della borghesia
Ascoltiamo Marco Amenta, giovane regista palermitano e autore del film "Il fantasma di Corleone" sulla storia di Bernardo Provenzano, parlare a Otto e mezzo contro la borghesia e i borghesi, che a Palermo vivrebbero bene mentre altri (forse le gggenti) vivrebbero male, attanagliati dalla mafia. Tra questi ultimi Marco Amenta cita gli imprenditori e i commercianti che, al 70 per cento, pagano il pizzo. A quanto mi risulta imprenditori e commercianti rappresentano la spina dorsale della borghesia, che rappresenta a sua volta la spina dorsale delle moderne società industriali. Ferrara lo rimbrotta bonariamente e compassionevolmente.
Una settimana fa, a Bologna, di fronte al palazzo in cui Marcello Pera ha organizzato la manifestazione "Per l'Occidente", un gruppo di manifestanti dei verdi e dei fantomatici "radicali di sinistra" (esistono, non sono i rosapugnanti e hanno anche delle bandiere) protestavano contro l'appuntamento periano. Tra le canzoni più gettonate per sfottere le persone che entravano nel palazzo ce n'era una degli anni Settanta che diceva più o meno "borghesia, malattia" e che raffigurava un'idea di borghesia che pensavamo ormai consegnata alla memoria di tempi passati. Quei manifestanti erano giovani, non vecchi babbioni del Sessantotto. Erano, come Marco Amenta, un pezzo di quella sinistra che potrebbe governarci dal mese di maggio. E che, essendo giovane, rappresenta anche la sinistra del futuro.
Una settimana fa, a Bologna, di fronte al palazzo in cui Marcello Pera ha organizzato la manifestazione "Per l'Occidente", un gruppo di manifestanti dei verdi e dei fantomatici "radicali di sinistra" (esistono, non sono i rosapugnanti e hanno anche delle bandiere) protestavano contro l'appuntamento periano. Tra le canzoni più gettonate per sfottere le persone che entravano nel palazzo ce n'era una degli anni Settanta che diceva più o meno "borghesia, malattia" e che raffigurava un'idea di borghesia che pensavamo ormai consegnata alla memoria di tempi passati. Quei manifestanti erano giovani, non vecchi babbioni del Sessantotto. Erano, come Marco Amenta, un pezzo di quella sinistra che potrebbe governarci dal mese di maggio. E che, essendo giovane, rappresenta anche la sinistra del futuro.
Ce l'abbiamo solo noi/2
Il nostro sondaggista, adesso in diretta su Liberitutti (Retequattro), proprio sul tema dei sondaggi, degli exit poll e delle proiezioni.
Tocqueville e Benedetto XVI
L'influenza di Tocqueville (quello vero, non noi) sull'enciclica di Benedetto XVI "Deus caritas est". In un'intervista (in inglese) a Samuel Gregg dell'Acton Institute.
Strasburgo, i costi economici dell'europeismo
C'è davvero bisogno di spendere soldi in viaggio, vitto e alloggio per i giornalisti affinché questi seguano - a spese dei contribuenti europei, che poi gira gira siamo sempre noi attraverso i nostri Stati - i lavori parlamentari di Strasburgo? Non sarebbe meglio che i lavori del parlamento diventassero così interessanti da attirare i giornalisti a spese dei loro stessi editori, senza questo sussidio eurostatale? Liberali per Israele ci informa dell'ultimo scandalo sulle sponde dell'Ill. Ma temiamo che la pratica di prezzolare i giornalisti affinché scrivano di istituzioni o partiti europei sia assai più diffusa di quanto finora le euro-istituzioni abbiano voluto ammettere.
Romania, i costi ambientali del comunismo
Pochi mesi ancora e Romania e Bulgaria entreranno a far parte dell'Unione Europea. La scadenza prevista è l'1 gennaio 2007. A Bucarest, però, restano ancora molte cose da sistemare, nonostante i miglioramenti indiscutibili degli ultimi anni. L'ambiente, ad esempio. Secondo la rivista Transition on Line, la Romania dovrà investire in tempi brevi molti soldi in sistemi di protezione ambientale per riassorbire il degrado causato da decenni di sfruttamento indiscriminato del territorio e di indifferenza verso la tutela della salute dei cittadini. D'altronde, non è il primo caso (e non sarà l'ultimo) di disastro ambientale ereditato dal sistema comunista. Solo che negli altri paesi est-europei si è provveduto già da tempo a introdurre meccanismi di bonifica ambientale. Ce ne parla, in inglese, Elena Stan in questo articolo.
Certo sto declino
Beh, un giorno che l'Unione ha "vinto" le elezioni e ancora non si vede nessun segno di ripresa... mi sa che sta sinistra non funziona!
Chi di furbizia ferisce...
Ci aveva provato Manzella a sostenere che il presidente Ciampi avrebbe potuto dare subito l'incarico di formare il nuovo governo a Romano Prodi. Invece non avrebbe potuto proprio un bel niente, e oggi il capo dello Stato ha ribadito a un sempre più stralunato Prodi che dovrà aspettare, causa ingorgo istituzionale. Questo ingorgo si presentò già nel 1992, alla fine del mandato di Francesco Cossiga. Allora fu il picconatore a togliere le castagne dal fuoco, anticipando di qualche mese la fine del proprio mandato.
Ma questa volta Ciampi s'è tenuto ben stretto il suo posto, anche per evitare che il nuovo presidente della Repubblica fosse eletto da un parlamento a maggioranza di centrodestra. Una piccola grande furbizia che adesso rende inevitabile l'ingorgo. Anche perché il voto non è andato come avevano programmato dalle parti dell'Unione. Dunque, Prodi dovrà attendere. Con una maggioranza che di fatto non è una maggioranza e che rischia di sfilacciarsi già prima di partire (Rizzo ha detto chiaro e tondo che l'unica cosa che finanzieranno delle missioni all'estero è la benzina per riportare tutti i militari a casa), con Berlusconi che resterà ancora un altro mese a Palazzo Chigi per l'ordinaria amministrazione. E con un presidente della Repubblica da eleggere in un clima che il centrodestra ha provato a svelenire, parlando di ipotesi di grande coalizione, e il centrosinistra tende a drammatizzare, rifiutando ogni tipo di apertura.
Ma questa volta Ciampi s'è tenuto ben stretto il suo posto, anche per evitare che il nuovo presidente della Repubblica fosse eletto da un parlamento a maggioranza di centrodestra. Una piccola grande furbizia che adesso rende inevitabile l'ingorgo. Anche perché il voto non è andato come avevano programmato dalle parti dell'Unione. Dunque, Prodi dovrà attendere. Con una maggioranza che di fatto non è una maggioranza e che rischia di sfilacciarsi già prima di partire (Rizzo ha detto chiaro e tondo che l'unica cosa che finanzieranno delle missioni all'estero è la benzina per riportare tutti i militari a casa), con Berlusconi che resterà ancora un altro mese a Palazzo Chigi per l'ordinaria amministrazione. E con un presidente della Repubblica da eleggere in un clima che il centrodestra ha provato a svelenire, parlando di ipotesi di grande coalizione, e il centrosinistra tende a drammatizzare, rifiutando ogni tipo di apertura.
Il portavoce
Quello che Emma Bonino considerava con disprezzo il portavoce di Benedetto XVI, cioè Marcello Pera, ha centrato in pieno la campagna elettorale e oggi offre le sue riflessioni di tocqueviller ai lettori del suo blog.
La differenza
La differenza tra Prodi e Berlusconi, tra un centrosinistra agitato e un centrodestra direi quasi istituzionale, tra la serietà sbandierata e poi lasciata appiccicata ai cartelloni elettorali e una vivacità subito ricomposta in una solida proposta politica per superare lo stallo, è esattamente quella che passa tra chi ha vinto ma sa di avere perso e chi ha perso ma sa di avere vinto.
martedì, aprile 11, 2006
Continuità
Non è vero che l'Unione, se dovesse riuscire a varare un governo, metterebbe in discussione tutte le scelte compiute dal centrodestra nella legislatura precedente. Il professor Domenico Fisichella, infatti, marcia speditamente verso la vice-presidenza del Senato. Paraponzi ponzi pò.
Italiani all'estero: o di qua o di là
Curioso (ma non troppo) risultato geografico del voto degli italiani all'estero. Nessun fascista, nostalgico della quarta sponda, di faccetta nera piccola etc. etc., del tricolore da Little Italy mamma, pizza e mandolino. No, ci dispiace per Tremaglia. Ma Forza Italia è il primo partito negli Stati Uniti e in Israele. L'Unione, invece, primeggia in Cina. O di qua o di là. Noi di qua. (Fonte: The Right Nation)
La scuola, le balle di Prodi
Ho votato nel seggio di una scuola superiore di Roma, domenica nel primo pomeriggio. Le cabine erano in un'aula della terza classe, sezione B, mi pare. Sarà che gli scrutatori erano tutti della CdL, però c'era la lavagna con una marea di gessetti. In prevalenza bianchi. Ma c'erano pure gessetti blu e verdi. mancavano i gessetti rossi. Magari oggi hanno provveduto.
Un consiglio: nessun "recount"
Sono 43mila i voti contestati per la Camera, secondo quanto afferma il Viminale. E sono 25mila 224 i voti che distanziano la Casa delle Libertà dall'Unione. Più della metà dei voti contestati. Pare quindi difficile che un "recount" possa ribaltare il dato finale. La legge è quella che è, ma è la legge e l'ha voluta la maggioranza uscente. Le condizioni che si sono realizzate al Senato, il dato politico complessivo, la struttura regionale del voto potevano consigliare all'Unione una decisione diversa rispetto a quella di voler provare a fare un governo da soli. Ma bisogna ammettere che le condizioni per un governo tecnico di transizione sono altrettanto difficili, dato il clima politico fra i maggiori partiti delle due coalizioni. E tuttavia il centrosinistra ha tutto il diritto di provarci. Al contrario il centrodestra può essere più che soddisfatto del risultato e mettersi a lavorare per dare a questa maggioranza strutturale del paese una rappresentanza politica all'altezza delle esigenze. E giocare di rimessa, rispetto al tentativo dell'Unione di formare un governo stabile. Se non dovesse riuscirci, si possono aprire altre prospettive. Ma fino a quel momento no.
Non ci è piaciuta la serata di Piazza SS. Apostoli. Non ci è piaciuto il ciondolare davanti al mega-schermo, gli insulti alle troupe Mediaset. Non ci è piaciuto il modo in cui i leader dell'Unione hanno provato a forzare la situazione quando ancora il Senato era in bilico. Non ci è piaciuto il tono delle loro dichiarazioni, con un risultato che avrebbe richiesto molto più equilibrio. Ma non è che ci si aspetti la sinistra seria che campeggiava sui cartelli elettorali. Pensiamo che non sia seria, né unita, né serena, né capace di rappresentare l'intero paese. Ma crediamo che, se ritiene di avere numeri e compattezza, debba provare a darci un governo. E noi dobbiamo concedere la vittoria (risicata, ma sempre vittoria) senza perdere tempo con "recount" che alla luce delle ultime cifre note difficilmente porterebbero a ribaltoni.
Non ci è piaciuta la serata di Piazza SS. Apostoli. Non ci è piaciuto il ciondolare davanti al mega-schermo, gli insulti alle troupe Mediaset. Non ci è piaciuto il modo in cui i leader dell'Unione hanno provato a forzare la situazione quando ancora il Senato era in bilico. Non ci è piaciuto il tono delle loro dichiarazioni, con un risultato che avrebbe richiesto molto più equilibrio. Ma non è che ci si aspetti la sinistra seria che campeggiava sui cartelli elettorali. Pensiamo che non sia seria, né unita, né serena, né capace di rappresentare l'intero paese. Ma crediamo che, se ritiene di avere numeri e compattezza, debba provare a darci un governo. E noi dobbiamo concedere la vittoria (risicata, ma sempre vittoria) senza perdere tempo con "recount" che alla luce delle ultime cifre note difficilmente porterebbero a ribaltoni.
Provenzano, le balle di Prodi
La polizia ha poca benzina da mettere nelle auto. Ma la sa utilizzare bene.
Ce l'abbiamo solo noi
Altro che Nexus e Piepoli e Crespi e tutta la compagnia cantante di sondaggisti della domenica, che poi si risvegliano il lunedì a urne aperte e tabelle sballate. Ce l'abbiamo solo noi, il sondaggista che ci azzecca: The Right Nation. Sempre. S'è fatto le ossa negli Stati Uniti, dove queste cose si fanno con serietà, e aveva preannunciato la vittoria di Bush azzeccando quasi in pieno la vittoria di Bush su Kerry (dandoci peraltro confortanti indicazioni durante la lunga notte del 2004). Ci ha praticamente azzeccato con i dati di ieri, preannunciandoceli qualche giorno prima. Affinandoli poi nei due post del facciamo finta al Senato e alla Camera. E se gli manca qualche decimo, pensate al casino che hanno combinato ieri quelli che passano per sondaggisti di professione.
Arrestato Bernardo Provenzano
L'ultimo ottimo lavoro dell'equipe guidata dal ministro Beppe Pisanu. E allora chi è che sta con la mafia?
Valentino, oh caro
Valentino Parlato su Sky Tg 24: "Non capisco questo desiderio del centrosinistra di unire il paese. Berlusconi non è stato calato dal cielo. C'è un'Italia che lo ha prodotto. E noi dobbiamo lavorare nella mente di quella Italia che lo ha prodotto". Rieducazione, oh yes!
La serietà e il governo
Allora, sono arrivati i dati definitivi degli italiani all'estero, a metà mattinata. Grazie alle cantonate nostalgiche prese da Mirko Tremaglia, il voto ha premiato l'Unione che così ribalta il dato nazionale della notte portandosi in vantaggio di due seggi: al Senato il risultato finale è 158 a 156, più un indipendente. Resta il dato politico della maggioranza numerica del centrodestra (+1,2 per cento). In seggi non vale nulla, ma è uno dei dati da tenere presente per affrontare con serietà le prossime ore. Alla Camera con lo 0,08 per cento (pare secondo ultimi dati poco meno di 20mila voti) l'Unione si aggiudica il premio di maggioranza e ottiene un vantaggio più che tranquillizzante in termini di seggi. Anche qui la valutazione numerica dovrebbe suggerire una certa serietà nelle dichiarazioni dei vincitori.
Ieri notte, il segretario dei Ds Fassino e il candidato premier Prodi hanno compiuto una scorrettezza dichiarando una vittoria certa e totale come se i dati fossero stati quelli degli exit poll. La verità del quadro politico avrebbe richiesto ben altro comportamento. Tanto più che in quel momento il responso del Senato (del tutto ignorato) segnava il vantaggio anche in seggi del centrodestra. Un tentativo goffo e ridicolo di forzare la situazione, un golpetto all'amatriciana mediatico che ovviamente non incide negli equilibri politici di oggi ma che la dice lunga su quella serietà rimasta sui cartelloni elettorali.
Il dato finale della Camera è così ravvicinato che un controllo dei verbali è legittimo. Non ho mai creduto al ribaltamento con i "recount" e credo che non ci sarà neppure questa volta: si riconti e poi si accetti il verdetto, qualunque esso sia, senza portare avanti una stucchevole polemica. Di Al Gore ne abbiamo già avuto uno dall'altra parte del mondo. Se i verbali non segnalano scorrettezze, si lasci perdere, altrimenti si proceda al "recount" e in fretta.
Il dato politico però è tutto diverso. Prodi esce fortemente indebolito, non si capisce quale sia stato il suo valore aggiunto alla coalizione e anzi, parrà strano ai santissimiapostolini del centrosinistra, ma la sua personalità risulta agli elettori dell'altro polo respingente almeno quanto quella di Berlusconi per il centrosinistra. Il centrodestra ha la maggioranza nelle regioni più forti e sviluppate: quasi tutto il Nord, la Puglia, la Sicilia, il Lazio. La composizione eterogenea dell'Unione rende difficile un governo stabile con un vantaggio di due soli seggi al Senato (o quattro, se i senatori regi, eletti dai presidenti della Repubblica espressi in questi anni dal centrosinistra, decideranno di scendere in campo). Insomma, ci vorrebbe serietà. Soprattutto se l'Unione ha voglia di governare con questa maggioranza risicata. Invece, con la buffonata di ieri notte (il golpetto mediatico all'amatriciana) abbiamo capito che l'unica cosa che interessa a questi serissimi nuovi governanti è di fare fuori Berlusconi.
Sarà difficile che questo possa accadere. Il Cavaliere ha riportato una coalizione data per spacciata a un recupero straordinario. Ed è il leader del primo partito del paese (con oltre 5 punti sul secondo) e ha dimostrato, nonostante il suo inevitabile logoramento da governo, di essere l'unico in grado di mobilitare la coalizione di centrodestra. Politicamente Berlusconi ha vinto e Prodi ha perso. L'Unione ha scartato l'ipotesi di un governo di transizione e vuole perseguire la strada di un governo autonomo. Lo faccia, ne ha il diritto e il dovere. Ma la smetta con questa lagna mielosa del "paese da unire". Con quelle scene notturne la maschera del curato è gettata alle ortiche per sempre. Governate in questo modo se volete farlo, ma "not in my name". Governate nel vostro modo, con le vostre idee, con le vostre proposte e con i vostri numeri se ne siete capaci. L'altra metà d'Italia vi marcherà stretti con la severità di una opposizione diligente. Una opposizione diligente e, questa sì, seria.
Ieri notte, il segretario dei Ds Fassino e il candidato premier Prodi hanno compiuto una scorrettezza dichiarando una vittoria certa e totale come se i dati fossero stati quelli degli exit poll. La verità del quadro politico avrebbe richiesto ben altro comportamento. Tanto più che in quel momento il responso del Senato (del tutto ignorato) segnava il vantaggio anche in seggi del centrodestra. Un tentativo goffo e ridicolo di forzare la situazione, un golpetto all'amatriciana mediatico che ovviamente non incide negli equilibri politici di oggi ma che la dice lunga su quella serietà rimasta sui cartelloni elettorali.
Il dato finale della Camera è così ravvicinato che un controllo dei verbali è legittimo. Non ho mai creduto al ribaltamento con i "recount" e credo che non ci sarà neppure questa volta: si riconti e poi si accetti il verdetto, qualunque esso sia, senza portare avanti una stucchevole polemica. Di Al Gore ne abbiamo già avuto uno dall'altra parte del mondo. Se i verbali non segnalano scorrettezze, si lasci perdere, altrimenti si proceda al "recount" e in fretta.
Il dato politico però è tutto diverso. Prodi esce fortemente indebolito, non si capisce quale sia stato il suo valore aggiunto alla coalizione e anzi, parrà strano ai santissimiapostolini del centrosinistra, ma la sua personalità risulta agli elettori dell'altro polo respingente almeno quanto quella di Berlusconi per il centrosinistra. Il centrodestra ha la maggioranza nelle regioni più forti e sviluppate: quasi tutto il Nord, la Puglia, la Sicilia, il Lazio. La composizione eterogenea dell'Unione rende difficile un governo stabile con un vantaggio di due soli seggi al Senato (o quattro, se i senatori regi, eletti dai presidenti della Repubblica espressi in questi anni dal centrosinistra, decideranno di scendere in campo). Insomma, ci vorrebbe serietà. Soprattutto se l'Unione ha voglia di governare con questa maggioranza risicata. Invece, con la buffonata di ieri notte (il golpetto mediatico all'amatriciana) abbiamo capito che l'unica cosa che interessa a questi serissimi nuovi governanti è di fare fuori Berlusconi.
Sarà difficile che questo possa accadere. Il Cavaliere ha riportato una coalizione data per spacciata a un recupero straordinario. Ed è il leader del primo partito del paese (con oltre 5 punti sul secondo) e ha dimostrato, nonostante il suo inevitabile logoramento da governo, di essere l'unico in grado di mobilitare la coalizione di centrodestra. Politicamente Berlusconi ha vinto e Prodi ha perso. L'Unione ha scartato l'ipotesi di un governo di transizione e vuole perseguire la strada di un governo autonomo. Lo faccia, ne ha il diritto e il dovere. Ma la smetta con questa lagna mielosa del "paese da unire". Con quelle scene notturne la maschera del curato è gettata alle ortiche per sempre. Governate in questo modo se volete farlo, ma "not in my name". Governate nel vostro modo, con le vostre idee, con le vostre proposte e con i vostri numeri se ne siete capaci. L'altra metà d'Italia vi marcherà stretti con la severità di una opposizione diligente. Una opposizione diligente e, questa sì, seria.
E' un golpe o son desto?
Allora. L'Unione strappa la Camera alla CdL per 20mila voti (+ 0,07 per cento) e incamera il premio di maggioranza con il quale ha una solida maggioranza numerica. La Casa della Libertà strappa il Senato all'Unione con l'1,25 per cento dei voti e 1 seggio di vantaggio, in attesa del responso del voto all'estero (6 seggi). Fassino dà il là a Prodi ed entrambi salgono sul tir di SS. Apostoli, si attribuiscono la vittoria e sobillano una piazza stremata e un po' stralunata da ore di tensione e delusione. E' sembrata una scena da Sud America, una dimostrazione di debolezza nascosta dietro la pressione della piazza. Una delusione enorme verso chi si era presentato con lo slogan "La serietà al governo". Non andrà al governo. E già oggi è sparita la serietà. Difficilmente passerà questo tentativo mediatico di forzare il risultato elettorale. A mio avviso Prodi ha fatto la stessa figura di Schroeder quando si presentò la sera del dibattito televisivo post-elettorale pieno di alcool. O quella di Dean, isterico dopo la batosta delle primarie. Se la notte non porta consiglio agli agitati leader di Piazza SS. Apostoli, la vedo dura.
Lo stallo di Nexus (e il nostro)
Tutto si gioca su un pugno di voti. La Nexus dichiara lo stallo totale. Parità sugli ultimi punti decisivi. Bisogna aspettare il dato definitivo del Viminale. La Campania è decisiva per il Senato: chi prende la Campania vince le elezioni al Senato. Il centrosinistra vincerebbe di un seggio, il centrodestra di sette. Al momento, in Campania è in leggero vantaggio l'Unione. Anche alla Camera leggero vantaggio dell'Unione, in lenta erosione man mano che si completa il quadro. E tuttavia, comunque andrà a finire, il dato politico resta quello di un paese spaccato a metà. Noi interrompiamo le trasmissioni, si riparte domani.
UPDATE. Per una correzione di dato sull'Emilia Romagna (segnalata via Ansa da Peppino Calderisi), la CdL vincerà il Senato di un seggio, anche quando la Campania verrà ufficialmente assegnata al centrosinistra. Mancheranno all'appello i 6 senatori "esteri". Complessivamente, al Senato il centrodestra ha preso più voti del centrosinistra.
Il live-blogging continua su The Right Nation.
UPDATE. Per una correzione di dato sull'Emilia Romagna (segnalata via Ansa da Peppino Calderisi), la CdL vincerà il Senato di un seggio, anche quando la Campania verrà ufficialmente assegnata al centrosinistra. Mancheranno all'appello i 6 senatori "esteri". Complessivamente, al Senato il centrodestra ha preso più voti del centrosinistra.
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lunedì, aprile 10, 2006
Le undici cose che (comunque) non scorderemo
1) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 15,30.
2) La prenotazione dell'Unione di Piazza del Popolo.
3) D'Alema: "E' una svolta storica. Il berlusconismo è finito".
4) Il mezzo spogliarello di Ferrara a Otto e mezzo.
5) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 18,30.
6) La faccia di Cacciari all'arrivo della prima proiezione della Camera.
7) La faccia di Angius quando è arrivato il primo exit poll della Nexus.
8) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 19,30.
9) La prenotazione dell'Unione di Piazza del Popolo annullata.
10) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 23,50.
11) L'agghiacciante scena di Prodi alle 2,50 ai SS. Apostoli.
2) La prenotazione dell'Unione di Piazza del Popolo.
3) D'Alema: "E' una svolta storica. Il berlusconismo è finito".
4) Il mezzo spogliarello di Ferrara a Otto e mezzo.
5) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 18,30.
6) La faccia di Cacciari all'arrivo della prima proiezione della Camera.
7) La faccia di Angius quando è arrivato il primo exit poll della Nexus.
8) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 19,30.
9) La prenotazione dell'Unione di Piazza del Popolo annullata.
10) La folla in Piazza SS. Apostoli alle 23,50.
11) L'agghiacciante scena di Prodi alle 2,50 ai SS. Apostoli.
Ferrara quasi nudo
Se fosse stato un Prodi qualsiasi, Giuliano Ferrara si sarebbe denudato in diretta. Ma siccome siamo gente goliardica ma seria, finché non si chiude la partita si rimane ben vestiti al posto nostro. Il dato elettorale è legato a un pugno di voti. Qui non si fanno previsioni, se non quella che un successo risicato del centrosinistra porta diretto diretto all'ingovernabilità, cosa che sarebbe forse meno sicura in caso di vittoria completa del centrodestra. Per entrambe le coalizioni, comunque, sarà molto difficile portare avanti un progetto per il paese. Tuttavia, l'ipotesi di grande coalizione fra i quattro partiti maggiori (Forza Italia, Ds, An, Margherita) è l'unica soluzione di compromesso praticabile, in un tempo limitatissimo, per preparare una legge finanziaria, fare una riforma elettorale che migliori la legge (bipolarismo con proporzionale e preferenze e sbarramento più alto potrebbe essere la stada giusta) e tornare in breve tempo al voto. Il centrodestra riprenda a fare il centrodestra, con Forza Italia che riprenda a strutturarsi sul territorio. Se avessimo avuto un minimo di struttura partitica funzionante, queste elezioni le avremmo vinte.
L'alternativa sarebbe quella di tornare alle urne. Ancora una campagna elettorale. Sarebbe certamente la soluzione più naturale, ma questo paese può permettersi ancora un'altra campagna elettorale a breve?
In ogni caso Romano Prodi è il vero perdente di questo voto. S'è mangiato un vantaggio che tutti i sondaggi accreditavano oltre i 10 punti. E oggi ha compiuto un errore fatale per un leader che deve dimostrare pazienza e freddezza: ha annunciato di andare in piazza sulla base degli exit poll. Non sembra in grado di poter gestire eventuali trattative per una grossa coalizione. Fassino e Rutelli faranno di testa loro. Ammesso che siano loro ad avere il pallino in mano.
L'alternativa sarebbe quella di tornare alle urne. Ancora una campagna elettorale. Sarebbe certamente la soluzione più naturale, ma questo paese può permettersi ancora un'altra campagna elettorale a breve?
In ogni caso Romano Prodi è il vero perdente di questo voto. S'è mangiato un vantaggio che tutti i sondaggi accreditavano oltre i 10 punti. E oggi ha compiuto un errore fatale per un leader che deve dimostrare pazienza e freddezza: ha annunciato di andare in piazza sulla base degli exit poll. Non sembra in grado di poter gestire eventuali trattative per una grossa coalizione. Fassino e Rutelli faranno di testa loro. Ammesso che siano loro ad avere il pallino in mano.
Elezioni 2006 - Live blogging: dati e cifre
Raccogliamo in questo singolo post le notizie, i commenti, le osservazioni, i dati di una giornata particolare, inserendo, di tanto in tanto, i primi commenti man mano che i risultati diventano sempre più concreti e definitivi. Ci sarà tempo, nei prossimi giorni, per avviare il più ampio discorso sulle conseguenze di questo voto, specialmente per il centrodestra, destinato ad aprire comunque una seconda fase nella sua storia post-1994.
Il titolare di questo blog interrompe per andare a Otto e mezzo.
SENATORI A VITA E ITALIANI ALL'ESTERO
Saranno loro a decidere le sorti del nuovo governo? Certo, i senatori a vita sono stati appaltati dal centrosinistra che ha sempre espresso il presidente della Repubblica. Per i senatori scelti dagli italiani all'estero, chissà: è la prima volta che vengono eletti.
AL CENTRODESTRA LE REGIONI PIU' SVILUPPATE
Parliamo sempre di proiezioni. Tutto il Nord più moderno e sviluppato tornerebbe sotto il centrodestra: a Lombardia e Veneto si aggiungono Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Anche al Sud le regioni più dinamiche (Puglia e Sicilia) tornano e si confermano a destra. Il Centro resta la roccaforte del centrosinistra (filotto con l'eccezione del piccolo Molise), coalizione che al Sud si riduce a Calabria e (forse) Campania.
SECONDA PROIEZIONE SENATO. TESTA A TESTA, CdL -1
Copertura 50 per cento. Unione 50,0 per cento, Casa delle Libertà 49,0. Lo svantaggio scende a un punto percentuale. In seggi: 151 per la CdL, 158 per l'Unione, sette senatori in più per la futura maggioranza. Il centrodestra vincerebbe in Puglia, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Molise (in bilico). Tutto si gioca sulla Campania, dove il vantaggio del centrosinistra è dello 0,6.
CAMERA. UNIONE AVANTI SOLIDAMENTE
Il dato del Viminale sulla Camera è ancora più parziale di quello del Senato (2.452 sezioni su 60.828): CdL 44,5, Unione 54,9. Anche le proiezioni per la Camera danno un vantaggio più robusto all'Unione rispetto al Senato. L'unica cosa che pare sicura è che Capezzone rimpiangerà la prima avventata dichiarazione sull'erosione del voto diesse a favore della Rosa nel pugno, fatta pochi minuti prima dopo l'exit poll (facile la bacchettata di Angius).
DATI VIMINALE, PRIME PARZIALISSIME INDICAZIONI
Mentre il sito del Viminale risulta spesso sovraccarico, da Corriere.it è possibile seguire lo scrutinio in tempo reale, ripreso proprio dal Viminale. Qui i dati sono più disomogenei, arrivano come arrivano, senza ponderazione geografica. Insomma, perché siano un po' attendibili, bisogna aspettare che si raggiunga una percentuale di seggi scrutinati piuttosto ampia. Tuttavia, per il momento c'è un dato che riguarda il Senato (15.375 sezioni su 59.816): la distanza tra le due coalizioni resterebbe ampia (Unione 52,0, CdL 47,2) con Forza Italia al 21,6% e Ds al 21,2. Resta basso il dato della Margherita (10,6) e della Rosa nel pugno (2,3), mentre molto forte si fa il peso dell'estrema sinistra (Rifondazione 7,8, Verdi e Comunisti 4,4).
PRODI RINVIA IL DISCORSO DAL PALCO DI SS. APOSTOLI
L'entourage di Prodi avverte che Prodi arriverà sul palco di Piazza SS. Apostoli solo quando sarà certo della vittoria. L'orario previsto è per le 19,30. Di fatto i primi dati delle proiezioni raffreddano gli entusiasmi e consigliano maggiore prudenza.
CONTRORDINE COMPAGNI
Il Senato torna in ballo appena la musica passa ai dati veri. Unione e CdL sono divise da meno di due punti percentuali, al Senato diventano pochi i seggi di vantaggio per il centrosinistra. E, all'interno delle coalizioni, le cifre disegnano un paese che potrebbe essere diverso, specie negli sviluppi futuri. Forza Italia resterebbe il primo partito italiano con 5 punti e mezzo di vantaggio sul secondo, i Ds. La Margherita resterebbe al palo, appena 10 per cento, superata da An (oltre 12 per cento) e incalzata addirittura dall'Udc che sfiora il 7 per cento. Deludente il risultato della Rosa nel pugno: 2,4 per cento, meno di radicali e socialisti dello Sdi messi assieme. Ma attendiamo di sapere se le prossime proiezioni confermeranno questo primo dato.
PRIMA PROIEZIONE: SVANTAGGIO RIDOTTO A - 1,8
Risultati più complessi, quelli delle prime proiezioni regionali. Unione 50,4 per cento, Casa delle Libertà 48,6. Sarebbero alla CdL regioni come Piemonte e Puglia, mentre nel Lazio lo svantaggio sarebbe assai più ridotto rispetto al - 5 per cento di prima. Dati partiti: Forza Italia 23,5, Alleanza Nazionale 12,2, Udc 6,7, Lega Nord 3,9. A sinistra, Ds 18, Margherita 10,8, Rifondazione 7,5, Rosa nel pugno 2,6.
RAGIONI DEL RITARDO
Contestazioni da parte di rappresentanti di lista nei seggi elettorali scelti statisticamente per le proiezioni.
MERCATI TRANQUILLI
Mercati in attesa e senza grandi scossoni, in queste prime ore di dati elettorali (in verità, per ora ancora confinati a exit poll e prime, parziali proiezioni). Secondo gli esperti, i mercati gradirebbero comunque una vittoria piena di uno dei due schieramenti. La preoccupazione maggiore sarebbe stata quella di uno stallo politico, per cui la vittoria piena dell'Unione sarebbe un risultato gradito. Sempre in attesa di capire, poi, quale sarà il peso dell'estrema sinistra nella coalizione e nei dicasteri economici.
UN'ORA DI RITARDO SULLA PRIMA PROIEZIONE COMPLETA
Salvo i dati appena comunicati su alcune regioni, è un'ora che si attende dalla Nexus la prima proiezione sulla base di voti reali. Il ritardo non è stato più giustificato.
PRIMA PROIEZIONE SU ALCUNE REGIONI
Arrivano dati molto frammentari ma che confermano la tendenza alla vittoria più robusta del centrosinistra al Senato. Delle varie regioni in bilico, il Piemonte vede l'Unione al 50,7% e la CdL al 49,3 (siamo ancora dentro la forchetta di errore), il Lazio offre un dato più certo: Unione 52,5, CdL 47%. Altre regioni: Lombardia, CdL 53,9, Unione 45,7; Emilia: Unione 59,8, CdL 40,2; Sardegna: Unione 50,2, CdL 43,8.
VIMINALE. QUI LO SPOGLIO REALE
Exit poll, proiezioni e voto reale. Quello lentamente raccolto nelle sale computer del Viminale. Qui affluiscono i dati da tutta Italia e vengono resi noti in tempo (si fa per dire) reale. Ecco il sito istituzionale: Senato e Camera.
AFFLUENZA RECORD ALLE URNE
Affluenza record alle urne per le politiche 2006. Alla Camera si è raggiunto l'86,9 per cento, al Senato l'83,7. Si pensava che un'affluenza oltre l'82 per cento avrebbe favorito il centrodestra. Invece, secondo i primissimi dati delle proiezioni non è andata così.
RITARDO PRIMA PROIEZIONE
Secondo la Nexus, solo motivi tecnici. Gli esperti confermano che non ci saranno dati troppo differenti dagli exit poll. Siamo in attesa.
AFFLUENZA OLTRE L'83 PER CENTO?
E' altissima l'affluenza elettorale. Al Viminale si stanno ancora elaborando i dati. Si ipotizza una percentuale che possa avvicinarsi all'83 per cento.
AHI AHI AHI, E' TORNATO LEOLUCA ORLANDO
Prime controindicazioni del successo del centrosinistra. E' tornato in tv (Tg2) Leoluca Orlando. E' come dieci anni fa, guarda di sbieco la telecamera e parla di questione morale e di nuova primavera (tanto per cambiare). Ha pure gli stessi capelli neri, ingrigiti neppure un po': tintura? Arrivano i politici nelle sedi romane. Berlusconi è in viaggio verso Roma e alle 18 arriverà a Palazzo Chigi. Prodi alle 18,30 parlerà in piazza SS. Apostoli, dove è stato allestito un palco. Fini è nella sede di via della Scrofa: aspetta i primi dati reali ma questa volta parlerà.
FINITA LA PRUDENZA. L'UNIONE FESTEGGIA IN PIAZZA ALLE 21
Non c'è più prudenza dalle parti dell'Unione. Già prenotata Piazza del Popolo per le 21 di questa sera. Si festeggerà in piazza. D'Alema parla di risultato di portata storica. E' la prima dichiarazione ufficiale di un leader dell'Unione.
INDISCREZIONI SU PRIMA PROIEZIONE
Secondo gli esperti della Nexus che stanno elaborando i dati per la prima proiezione su voti reali, non ci si deve attendere spostamenti di rilievo. La proiezione, quindi, dovrebbe confermare sostanzialmente i dati dei due exit poll, già sorprendentemente identici tra di loro (fonte Tg2).
PRIMO EXIT POLL SEGGI SENATO
Exit poll seggi Senato: Unione 159 --> 170; Casa delle Libertà 139 --> 150.
SECONDO EXIT POLL RAI/NEXUS: UNIONE +5
Risultato invariato nel secondo exit poll Rai/Nexus, sia per quanto riguarda la distanza tra le due coalizioni (Unione 50-54; CDL 45-49) che per i dati dei partiti. Per ora si ragiona solo su questi dati. Per la prima proiezione su dati reali bisogna attendere le 16,30 circa.
PARTITI, LE FORCHETTE DELLA CAMERA
Centrosinistra: Ulivo 30,5 --> 33,5; Rifondazione 5,0 --> 7,0; Rosa nel Pugno 2,5 --> 4,0; Di Pietro 2,0 --> 3,5; Verdi 2,0 --> 3,0; Comunisti It. 1,5 --> 3,0; Udeur 1,0 --> 2,5. Centrodestra: Forza Italia 20,0 --> 23,0; Alleanza Naz. 10,2 --> 12,0; Udc 5,0 --> 7,0; Lega Nord 3,0 --> 5,0; Dc-Psi 0,0 --> 2,0; Alternativa S. 0,0 --> 1,5.
ANCHE PIEPOLI: UNIONE + 5
Secondo l’house poll dell’Istituto Piepoli & Marketing Management-Sky, alla Camera dei Deputati il centro sinistra è in vantaggio con un 52%, contro il 47% del centro destra (altre coalizioni 1%).
Il titolare di questo blog interrompe per andare a Otto e mezzo.
SENATORI A VITA E ITALIANI ALL'ESTERO
Saranno loro a decidere le sorti del nuovo governo? Certo, i senatori a vita sono stati appaltati dal centrosinistra che ha sempre espresso il presidente della Repubblica. Per i senatori scelti dagli italiani all'estero, chissà: è la prima volta che vengono eletti.
AL CENTRODESTRA LE REGIONI PIU' SVILUPPATE
Parliamo sempre di proiezioni. Tutto il Nord più moderno e sviluppato tornerebbe sotto il centrodestra: a Lombardia e Veneto si aggiungono Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Anche al Sud le regioni più dinamiche (Puglia e Sicilia) tornano e si confermano a destra. Il Centro resta la roccaforte del centrosinistra (filotto con l'eccezione del piccolo Molise), coalizione che al Sud si riduce a Calabria e (forse) Campania.
SECONDA PROIEZIONE SENATO. TESTA A TESTA, CdL -1
Copertura 50 per cento. Unione 50,0 per cento, Casa delle Libertà 49,0. Lo svantaggio scende a un punto percentuale. In seggi: 151 per la CdL, 158 per l'Unione, sette senatori in più per la futura maggioranza. Il centrodestra vincerebbe in Puglia, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Molise (in bilico). Tutto si gioca sulla Campania, dove il vantaggio del centrosinistra è dello 0,6.
CAMERA. UNIONE AVANTI SOLIDAMENTE
Il dato del Viminale sulla Camera è ancora più parziale di quello del Senato (2.452 sezioni su 60.828): CdL 44,5, Unione 54,9. Anche le proiezioni per la Camera danno un vantaggio più robusto all'Unione rispetto al Senato. L'unica cosa che pare sicura è che Capezzone rimpiangerà la prima avventata dichiarazione sull'erosione del voto diesse a favore della Rosa nel pugno, fatta pochi minuti prima dopo l'exit poll (facile la bacchettata di Angius).
DATI VIMINALE, PRIME PARZIALISSIME INDICAZIONI
Mentre il sito del Viminale risulta spesso sovraccarico, da Corriere.it è possibile seguire lo scrutinio in tempo reale, ripreso proprio dal Viminale. Qui i dati sono più disomogenei, arrivano come arrivano, senza ponderazione geografica. Insomma, perché siano un po' attendibili, bisogna aspettare che si raggiunga una percentuale di seggi scrutinati piuttosto ampia. Tuttavia, per il momento c'è un dato che riguarda il Senato (15.375 sezioni su 59.816): la distanza tra le due coalizioni resterebbe ampia (Unione 52,0, CdL 47,2) con Forza Italia al 21,6% e Ds al 21,2. Resta basso il dato della Margherita (10,6) e della Rosa nel pugno (2,3), mentre molto forte si fa il peso dell'estrema sinistra (Rifondazione 7,8, Verdi e Comunisti 4,4).
PRODI RINVIA IL DISCORSO DAL PALCO DI SS. APOSTOLI
L'entourage di Prodi avverte che Prodi arriverà sul palco di Piazza SS. Apostoli solo quando sarà certo della vittoria. L'orario previsto è per le 19,30. Di fatto i primi dati delle proiezioni raffreddano gli entusiasmi e consigliano maggiore prudenza.
CONTRORDINE COMPAGNI
Il Senato torna in ballo appena la musica passa ai dati veri. Unione e CdL sono divise da meno di due punti percentuali, al Senato diventano pochi i seggi di vantaggio per il centrosinistra. E, all'interno delle coalizioni, le cifre disegnano un paese che potrebbe essere diverso, specie negli sviluppi futuri. Forza Italia resterebbe il primo partito italiano con 5 punti e mezzo di vantaggio sul secondo, i Ds. La Margherita resterebbe al palo, appena 10 per cento, superata da An (oltre 12 per cento) e incalzata addirittura dall'Udc che sfiora il 7 per cento. Deludente il risultato della Rosa nel pugno: 2,4 per cento, meno di radicali e socialisti dello Sdi messi assieme. Ma attendiamo di sapere se le prossime proiezioni confermeranno questo primo dato.
PRIMA PROIEZIONE: SVANTAGGIO RIDOTTO A - 1,8
Risultati più complessi, quelli delle prime proiezioni regionali. Unione 50,4 per cento, Casa delle Libertà 48,6. Sarebbero alla CdL regioni come Piemonte e Puglia, mentre nel Lazio lo svantaggio sarebbe assai più ridotto rispetto al - 5 per cento di prima. Dati partiti: Forza Italia 23,5, Alleanza Nazionale 12,2, Udc 6,7, Lega Nord 3,9. A sinistra, Ds 18, Margherita 10,8, Rifondazione 7,5, Rosa nel pugno 2,6.
RAGIONI DEL RITARDO
Contestazioni da parte di rappresentanti di lista nei seggi elettorali scelti statisticamente per le proiezioni.
MERCATI TRANQUILLI
Mercati in attesa e senza grandi scossoni, in queste prime ore di dati elettorali (in verità, per ora ancora confinati a exit poll e prime, parziali proiezioni). Secondo gli esperti, i mercati gradirebbero comunque una vittoria piena di uno dei due schieramenti. La preoccupazione maggiore sarebbe stata quella di uno stallo politico, per cui la vittoria piena dell'Unione sarebbe un risultato gradito. Sempre in attesa di capire, poi, quale sarà il peso dell'estrema sinistra nella coalizione e nei dicasteri economici.
UN'ORA DI RITARDO SULLA PRIMA PROIEZIONE COMPLETA
Salvo i dati appena comunicati su alcune regioni, è un'ora che si attende dalla Nexus la prima proiezione sulla base di voti reali. Il ritardo non è stato più giustificato.
PRIMA PROIEZIONE SU ALCUNE REGIONI
Arrivano dati molto frammentari ma che confermano la tendenza alla vittoria più robusta del centrosinistra al Senato. Delle varie regioni in bilico, il Piemonte vede l'Unione al 50,7% e la CdL al 49,3 (siamo ancora dentro la forchetta di errore), il Lazio offre un dato più certo: Unione 52,5, CdL 47%. Altre regioni: Lombardia, CdL 53,9, Unione 45,7; Emilia: Unione 59,8, CdL 40,2; Sardegna: Unione 50,2, CdL 43,8.
VIMINALE. QUI LO SPOGLIO REALE
Exit poll, proiezioni e voto reale. Quello lentamente raccolto nelle sale computer del Viminale. Qui affluiscono i dati da tutta Italia e vengono resi noti in tempo (si fa per dire) reale. Ecco il sito istituzionale: Senato e Camera.
AFFLUENZA RECORD ALLE URNE
Affluenza record alle urne per le politiche 2006. Alla Camera si è raggiunto l'86,9 per cento, al Senato l'83,7. Si pensava che un'affluenza oltre l'82 per cento avrebbe favorito il centrodestra. Invece, secondo i primissimi dati delle proiezioni non è andata così.
RITARDO PRIMA PROIEZIONE
Secondo la Nexus, solo motivi tecnici. Gli esperti confermano che non ci saranno dati troppo differenti dagli exit poll. Siamo in attesa.
AFFLUENZA OLTRE L'83 PER CENTO?
E' altissima l'affluenza elettorale. Al Viminale si stanno ancora elaborando i dati. Si ipotizza una percentuale che possa avvicinarsi all'83 per cento.
AHI AHI AHI, E' TORNATO LEOLUCA ORLANDO
Prime controindicazioni del successo del centrosinistra. E' tornato in tv (Tg2) Leoluca Orlando. E' come dieci anni fa, guarda di sbieco la telecamera e parla di questione morale e di nuova primavera (tanto per cambiare). Ha pure gli stessi capelli neri, ingrigiti neppure un po': tintura? Arrivano i politici nelle sedi romane. Berlusconi è in viaggio verso Roma e alle 18 arriverà a Palazzo Chigi. Prodi alle 18,30 parlerà in piazza SS. Apostoli, dove è stato allestito un palco. Fini è nella sede di via della Scrofa: aspetta i primi dati reali ma questa volta parlerà.
FINITA LA PRUDENZA. L'UNIONE FESTEGGIA IN PIAZZA ALLE 21
Non c'è più prudenza dalle parti dell'Unione. Già prenotata Piazza del Popolo per le 21 di questa sera. Si festeggerà in piazza. D'Alema parla di risultato di portata storica. E' la prima dichiarazione ufficiale di un leader dell'Unione.
INDISCREZIONI SU PRIMA PROIEZIONE
Secondo gli esperti della Nexus che stanno elaborando i dati per la prima proiezione su voti reali, non ci si deve attendere spostamenti di rilievo. La proiezione, quindi, dovrebbe confermare sostanzialmente i dati dei due exit poll, già sorprendentemente identici tra di loro (fonte Tg2).
PRIMO EXIT POLL SEGGI SENATO
Exit poll seggi Senato: Unione 159 --> 170; Casa delle Libertà 139 --> 150.
SECONDO EXIT POLL RAI/NEXUS: UNIONE +5
Risultato invariato nel secondo exit poll Rai/Nexus, sia per quanto riguarda la distanza tra le due coalizioni (Unione 50-54; CDL 45-49) che per i dati dei partiti. Per ora si ragiona solo su questi dati. Per la prima proiezione su dati reali bisogna attendere le 16,30 circa.
PARTITI, LE FORCHETTE DELLA CAMERA
Centrosinistra: Ulivo 30,5 --> 33,5; Rifondazione 5,0 --> 7,0; Rosa nel Pugno 2,5 --> 4,0; Di Pietro 2,0 --> 3,5; Verdi 2,0 --> 3,0; Comunisti It. 1,5 --> 3,0; Udeur 1,0 --> 2,5. Centrodestra: Forza Italia 20,0 --> 23,0; Alleanza Naz. 10,2 --> 12,0; Udc 5,0 --> 7,0; Lega Nord 3,0 --> 5,0; Dc-Psi 0,0 --> 2,0; Alternativa S. 0,0 --> 1,5.
ANCHE PIEPOLI: UNIONE + 5
Secondo l’house poll dell’Istituto Piepoli & Marketing Management-Sky, alla Camera dei Deputati il centro sinistra è in vantaggio con un 52%, contro il 47% del centro destra (altre coalizioni 1%).
Forchette Camera
CAMERA. Forchette partiti
Centrosinistra
Ulivo 30,5 --> 33,5
Rifondazione 5,0 --> 7,0
Rosa nel Pugno 2,5 --> 4,0
Di Pietro 2,0 --> 3,5
Verdi 2,0 --> 3,0
Comunisti It. 1,5 --> 3,0
Udeur 1,0 --> 2,5
Centrodestra
Forza Italia 20,0 --> 23,0
Alleanza Naz. 10,2 --> 12,0
Udc 5,0 --> 7,0
Lega N 3,0 --> 5,0
Dc Psi 0,0 --> 2,0
Alternativa S. 0,0 --> 1,5
Centrosinistra
Ulivo 30,5 --> 33,5
Rifondazione 5,0 --> 7,0
Rosa nel Pugno 2,5 --> 4,0
Di Pietro 2,0 --> 3,5
Verdi 2,0 --> 3,0
Comunisti It. 1,5 --> 3,0
Udeur 1,0 --> 2,5
Centrodestra
Forza Italia 20,0 --> 23,0
Alleanza Naz. 10,2 --> 12,0
Udc 5,0 --> 7,0
Lega N 3,0 --> 5,0
Dc Psi 0,0 --> 2,0
Alternativa S. 0,0 --> 1,5
Primi exit poll Rai: CDL - 5
Unione tra il 50 e il 54 per cento. Casa delle Libertà tra il 45 e il 49 per cento.
Ideazione si collega con Tocqueville
Sarà TocqueVille il canale in tempo reale di Ideazione per i commenti, le analisi, gli stati d'animo a partire dalle ore 15, quando il primo exit poll avvierà la macchina del carosello informativo elettorale. Un grosso banner campeggia nella zona alta della home page di Ideazione e ai blogger di Tocqueville l'arduo compito di raccontare il voto in tempo reale. Alla faccia di chi ha trascurato internet in questa campagna elettorale.
Ore di attesa febbrile
Ormai si accavallano impazziti exit poll parziali, proiezioni sull'affluenza, notizie sullo stato d'animo con cui i dirigenti delle due coalizioni stanno affrontando le ultime ore di voto. L'unica cosa che ci sentiamo di rendere pubblica è l'alta affluenza che si starebbe registrando anche in questa seconda giornata, soprattutto nelle regioni che ieri si erano dimostrate più pigre. Questo, a nostro parere, non si traduce in un vantaggio automatico per una coalizione sull'altra, anche se è noto il tifo del centrodestra per un'alta percentuale finale. Sono comunque ore di grande tensione, anche se qui ci piace sdrammatizzare un po' e pensare al grande lavoro che dovremo realizzare, con Ideazione, con Tocqueville, dal giorno dopo il risultato, per costruire un centrodestra che sappia essere all'altezza delle sfide dei prossimi anni. Molte cose di questa campagna elettorale non ci sono piaciute, ma molte ancora non ci hanno interessato. Attorno ai nostri "contenitori" si è aggregata una generazione nuova che ora vuol dire la sua, in politica, nei media, nel mondo della cultura, e che ha tutte le carte in regola per farlo. Tra poche ore sapremo quale sarà il ruolo che il paese ha assegnato alla coalizione partitica cui la maggioranza di noi fa riferimento. A prescindere da esso, noi siamo pronti a rimboccarci le maniche.
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