Ecco di seguito come conclude Dario Di Vico il suo eccellente articolo sul Corriere della Sera di oggi. Un articolo equilibrato e onesto che descrive lo scivolone sulle tasse dell'Unione in maniera assai differente da come ce la vogliono girare i tifosi da curva sud della squadra prodiana:
"... Se la politica per sua natura deve governare le paure degli elettori, l'Unione non è stata in grado finora di compiere quest'elementare esercizio e anzi i suoi leader hanno spaventato l'elettorato con annunci contraddittori. Sulle tasse si può decidere, a ridosso delle urne, di essere evasivi o più onestamente di prendere impegni precisi, il centrosinistra ha percorso la terza via: dare numeri incoerenti e diventare suo malgrado «il partito delle tasse». Gli italiani non rifiutarono l'eurotassa perché il Prodi di allora riuscì a spiegare che era uno strumento per raggiungere l’obiettivo moneta unica. Oggi nella comunicazione unionista non è altrettanto chiaro quale sia il fine mentre è evidente il mezzo. E le tasse possono diventare per il Professore la trappola dell'ultimo giro, la tagliola in cui rischia di rimanere imprigionato il piede dell'atleta che viene da una lunga corsa condotta in testa".