mercoledì, marzo 29, 2006
Bielorussia, serve una politica seria
Condoleezza Rice, in un discorso al Senato americano, accusa il regime di Lukashenko di aver passato il segno ("beyond the pale"). La Bielorussia è l'ultima dittatura d'Europa e "il lavoro degli oppositori è importante, specie oggi che essi hanno trovato una unità d'azione". Il discorso è chiaro. Meno chiare sono le azioni che si vogliono intraprendere. Di parole è già colma Bruxelles, non serve che ci si aggiunga anche Washington. Se a Minsk l'Occidente non è andato allo scontro, forse anche scottato dalle evoluzioni ucraine dell'ultimo anno, questo non significa che la questione non debba rimanere aperta. Anzi apertissima. Tempo fa, su Emporion, sostenemmo che con la Russia la questione di fondo di un riequilibrio dei poteri all'interno di un effettivo processo di democratizzazione dell'area possa e debba essere posta. Crediamo che sia nell'interesse nostro e in quello della Russia e di Putin. Crediamo inoltre che gli interessi di fondo di Stati Uniti, Russia ed Europa possano e debbano convergere. Solo che l'Europa non è un player, né globale né regionale. Se si muovono gli Usa, qualcosa si può fare. Di concreto, però, perché le parole se le porta il vento e le indignazioni non fanno una politica. E per evitare che le primavere - arancioni, azzurre o rosa che siano - non sfioriscano al primo soffio gelido del passato.