domenica, settembre 17, 2006
Arrivederci a ottobre
Da oggi lasceremo Berlino e nelle prossime settimane saremo in giro per la Germania. Sarà dunque impossibile aggiornare il blog. Ai lettori appuntamento ad ottobre, quando torneremo con rinnovato impegno. Walking Class riprenderà la piega dell'ultimo mese: più giornalismo, più notizie dall'Europa, meno politica italiana e meno ideologia. Anzi, si sta lavorando a un nuovo progetto di blog che dovrebbe meglio definire la specificità degli argomenti che tratteremo. Qualche giorno fa, grazie a Phastidio, abbiamo letto questo post e le osservazioni di Wellington. Sono riflessioni che anche io sto portando avanti da un po' di tempo e, personalmente, mi muoverò in questa direzione. Sono stufo di prese di posizione per partito preso e credo sia venuto il momento di rimettersi in mare aperto per navigare verso orizzonti più ampi, senza pregiudizi verso uomini e cose. Non amo scendere in trincea, credo che un buon giornalista debba tenersi a distanza di sicurezza dalla politica, per poterla valutare e giudicare col distacco dovuto. Vedo in Italia troppe insegne sollevate per abitudine. L'abitudine... davvero la cosa da cui siamo sempre fuggiti. Terremo presente questa bussola al ritorno in Italia. Per ora, un saluto affettuoso a tutti.
sabato, settembre 16, 2006
Vota anche il Mecklenburg, allarme neo-nazi
Domenica di voto anche nel Land tedesco del Mecklenburg-Vorpommern, la regione baltica del Nordest al confine con la Polonia. E' l'area più povera di tutto il paese, nonostante possa annoverare antiche e splendide città anseatiche come Rostock e Straslund, una costa incontaminata e il resort turistico dell'isola di Rügen, nota anche per aver fatto da scenario al quadro di Friedrich Caspar David qui sopra. Negli anni passati abbiamo molto viaggiato in questa regione, annotando sui nostri taccuini le impressioni di una terra affascinante e difficile, contadina, dove la rassegnazione e il lamento prevalgono spesso sulla voglia di rimboccarsi le maniche. Se c'è un luogo dove poter confermare gli stereotipi sui tedeschi dell'est perduti dopo la fine del comunismo, questo luogo è qui, nelle pianure di Schwerin dove da tempo il partito neo-comunista del Pds, erede diretto della Sed, è tornato al potere per acquietare tensioni e paure.
Le cose cambiano, ma molto, troppo lentamente in Mecklenburgo. Rostock sta recuperando l'antica vocazione mercantile e il suo porto torna ad essere un importante terminale per la Svezia e i paesi baltici in generale. Rügen affina l'offerta turistica agganciando il turismo d'élite dei naturalisti. E tuttavia i fondamentali dell'economia restano deboli: l'industria mai ripresasi dal contatto devastante con il mondo occidentale, l'agricoltura piantata sulle vecchie coltivazioni di mele. La disoccupazione è sempre a livelli di guardia, alcolismo ed estremismo giovanile neo-nazista sono piaghe mai sanate.
Ecco dunque che la politica fa fatica a trovare le soluzioni giuste e a vincere l'apatia dei cittadini. Il presidente uscente, il socialdemocratico Harald Ringstorff, dovrà fare i conti con il prevedibile calo dei consensi per l'SPD. Sarà dunque tentato di ritornare all'alleanza con i neo-comunisti, cui i sondaggi attribuiscono un robusto 20 per cento di delusi e protestatari. La CDU guidata da Jürgen Seidel, al contrario, potrebbe avanzare e risultare il primo partito, ma sconta l'isolamento nella politica delle alleanze, anche perché di moderati da queste parti ce ne sono pochi. Tanto che la maggiore attenzione è tutta incentrata sul risultato del partito neo-nazista dell'NPD che dpotrebbe superare la soglia di sbarramento ed entrare nel parlamento regionale anche qui dopo l'exploit di qualche tempo fa in Sassonia. E chissà che sull'onda dell'ennesima emergenza democratica nei vecchi Länder dell'est, non divenga verosimile un'ipotesi di Grosse Koalition in versione ridotta. Schwerin come Berlino, con la speranza che l'esperimento funzioni un po' meglio.
Da domani risultati e commenti su Nordkurier, Ostsee Zeitung, Der Tagesspiegel.
Le cose cambiano, ma molto, troppo lentamente in Mecklenburgo. Rostock sta recuperando l'antica vocazione mercantile e il suo porto torna ad essere un importante terminale per la Svezia e i paesi baltici in generale. Rügen affina l'offerta turistica agganciando il turismo d'élite dei naturalisti. E tuttavia i fondamentali dell'economia restano deboli: l'industria mai ripresasi dal contatto devastante con il mondo occidentale, l'agricoltura piantata sulle vecchie coltivazioni di mele. La disoccupazione è sempre a livelli di guardia, alcolismo ed estremismo giovanile neo-nazista sono piaghe mai sanate.
Ecco dunque che la politica fa fatica a trovare le soluzioni giuste e a vincere l'apatia dei cittadini. Il presidente uscente, il socialdemocratico Harald Ringstorff, dovrà fare i conti con il prevedibile calo dei consensi per l'SPD. Sarà dunque tentato di ritornare all'alleanza con i neo-comunisti, cui i sondaggi attribuiscono un robusto 20 per cento di delusi e protestatari. La CDU guidata da Jürgen Seidel, al contrario, potrebbe avanzare e risultare il primo partito, ma sconta l'isolamento nella politica delle alleanze, anche perché di moderati da queste parti ce ne sono pochi. Tanto che la maggiore attenzione è tutta incentrata sul risultato del partito neo-nazista dell'NPD che dpotrebbe superare la soglia di sbarramento ed entrare nel parlamento regionale anche qui dopo l'exploit di qualche tempo fa in Sassonia. E chissà che sull'onda dell'ennesima emergenza democratica nei vecchi Länder dell'est, non divenga verosimile un'ipotesi di Grosse Koalition in versione ridotta. Schwerin come Berlino, con la speranza che l'esperimento funzioni un po' meglio.
Da domani risultati e commenti su Nordkurier, Ostsee Zeitung, Der Tagesspiegel.
Bundesliga, anche i ricchi piangono
Capita così raramente che questa notizia merita un post. Si sono da poco concluse le partite della quarta giornata di Bundesliga in Germania e il pluridecorato Bayern Monaco è stato battuto per 2 a 1 dalla pressoché sconosciuta Arminia Bielefeld. Stasera, all'Oktoberfest, bisognerà bere molto per dimenticare. la consolazione può venire dalla contemporanea sconfitta interna dei rivali del Werder Brema (2-3) contro lo Stoccarda: anche a Brema, tutti in kneipe ad annegare. La nostra amata Herta Berlino giocherà domani - in posticipo - all'Olympiastadion (a proposito... po-po-ropo-poporo) contro lo Schalke 04: come avrebbe detto Gianni Brera, va in scena una classica d'altri tempi.
In Italia, invece, piangono gli arricchiti. Mi dicono da giù che la squadra del presidente della Figc e della Telecom Guido Rossi si sia aggrappata a un autogol per evitare di perdere con la squadra che una settimana prima le aveva buscate in casa dall'Empoli. Riusciranno a far vincere il campionato alla Roma e l'unico scudetto che vanteranno sarà quello che si sono rubati quest'anno. Lo dico da non juventino: aridatece la Juve!
In Italia, invece, piangono gli arricchiti. Mi dicono da giù che la squadra del presidente della Figc e della Telecom Guido Rossi si sia aggrappata a un autogol per evitare di perdere con la squadra che una settimana prima le aveva buscate in casa dall'Empoli. Riusciranno a far vincere il campionato alla Roma e l'unico scudetto che vanteranno sarà quello che si sono rubati quest'anno. Lo dico da non juventino: aridatece la Juve!
Berlino, Wowereit verso il secondo mandato
Chiusura di campagna elettorale anche a Berlino, per il rinnovo del sindaco e del Senato. Su questa elezione abbiamo aggiornato spesso nei giorni scorsi. E' stata una campagna elettorale spenta e poco brillante. D'altronde il risultato appare scontato, il socialdemocratico Klaus Wowereit non ha rivali e si appresta al suo secondo mandato. Le uniche incertezze sono legate alla composizione della coalizione di maggioranza: se cioè l'SPD governerà solo con i verdi, solo con i neo-comunisti o con tutti e due. Di basso profilo la candidatura della CDU mentre i liberali potrebbero veder crescere i propri consensi. La certezza del risultato e la genericità dei programmi elettorali hanno giocato un ruolo decisivo per il disinteresse degli elettori. Gli appelli più sentiti, in queste ore, sono infatti per portare i cittadini alle urne. Ci si aspetta tuttavia una delle affluenze più basse di tutti i tempi.
Ieri sera abbiamo seguito il comizio di chiusura del sindaco Wowereit nella splendida piazza della Gendarmenmarkt, sotto un cielo stellato e cullati da un vento insolitamente tiepido per il settembre berlinese. Il clima è stata la cosa migliore. Party-Wowi ha un indubbio carisma, buona eloquenza, faccia simpatica e strafottente. Ma la carta vincente l'aveva già giocata la volta scorsa, quando rese pubblica con forza la propria omosessualità, troncando sul nascere qualsiasi tentativo di speculazione e dimostrando forte personalità. Questa volta ha semplicemente insistito sulla sua "berlinesità", puntando onestamente sul fatto di aver governato con equilibrio e saggezza in anni economicamente molto difficili. Non tutta Berlino ama il suo sindaco presenzialista ma, tra i candidati in gara (a proposito, i partiti in lista sono ben 23!), è quello che più di ogni altro riesce a interpretare l'anima di questa città aperta.
Per chi legge il tedesco, una bella analisi elettorale su Berlino città ancora divisa a oltre quindici anni dalla caduta del Muro.
Da domani alle 18, risultati in tempo reale: Berliner Zeitung, Berliner Morgenpost, Der Tagesspiegel.
Ieri sera abbiamo seguito il comizio di chiusura del sindaco Wowereit nella splendida piazza della Gendarmenmarkt, sotto un cielo stellato e cullati da un vento insolitamente tiepido per il settembre berlinese. Il clima è stata la cosa migliore. Party-Wowi ha un indubbio carisma, buona eloquenza, faccia simpatica e strafottente. Ma la carta vincente l'aveva già giocata la volta scorsa, quando rese pubblica con forza la propria omosessualità, troncando sul nascere qualsiasi tentativo di speculazione e dimostrando forte personalità. Questa volta ha semplicemente insistito sulla sua "berlinesità", puntando onestamente sul fatto di aver governato con equilibrio e saggezza in anni economicamente molto difficili. Non tutta Berlino ama il suo sindaco presenzialista ma, tra i candidati in gara (a proposito, i partiti in lista sono ben 23!), è quello che più di ogni altro riesce a interpretare l'anima di questa città aperta.
Per chi legge il tedesco, una bella analisi elettorale su Berlino città ancora divisa a oltre quindici anni dalla caduta del Muro.
Da domani alle 18, risultati in tempo reale: Berliner Zeitung, Berliner Morgenpost, Der Tagesspiegel.
Svezia al voto: Right ahead?
Nel totale disinteresse dei media tradizionali italiani, si sta concludendo la campagna elettorale in Svezia, uno dei 25 paesi dell'Unione Europea. Si vota domani, domenica 17 settembre. Il governo socialdemocratico in carica spera di recuperare sul filo di lana lo svantaggio che i sondaggi gli attribuiscono: favorita è infatti l'opposizione di centrodestra (48,6 contro 45,9) ma l'allungo non c'è stato e dovrebbe essere un arrivo, per usare un linguaggio sportivo, al fotofinish.
Interessanti analisi e reportage si trovano sulla stampa francese, specie quella più a sinistra. Approfondito dossier del Courrier International che al voto svedese dedica anche la rassegna stampa di alcuni quotidiani europei (Lettonia, Svezia, Repubblica Ceca e Austria): l'articolo principale, "L'ultima battaglia dello Stato assistenziale" sa di ultima spiaggia. Non è così. Il sistema sociale svedese, e quello scandinavo in particolare, ha già subito profonde riforme rispetto al modello degli anni Sessanta e queste riforme hanno permesso a questo sistema di mantenere funzionalità ed efficacia, adattandosi alle necessità di equilibrio finanziario dei tempi nuovi. La Scandinavia offre ottimi argomenti a coloro che sono convinti che lo Stato debba avere comunque un ruolo importante nell'organizzazione sociale e il modello scandinavo riformato è stato a lungo un punto di riferimento per i riformisti di destra e di sinistra, in Germania e in Italia, anche se è poi mancata sempre la capacità operativa.
Di diverso parere sono i liberisti di Tech Central Station, che infatti dedicano al modello svedese un articolo piuttosto critico: la società è ricca e ordinata, sostiene il commentatore Johnny Munkhammar, ma i trend sono tutti negativi, bassa crescita economica, aumento della disoccupazione, deterioramento dei servizi erogati. Per sapere come stanno davvero le cose è sempre utile il Country briefing che l'Economist dedica alla Svezia, arricchito da questo editoriale che sembra già aver deciso il vincitore delle elezioni: "Right ahead". E da questa analisi del modello sociale del paese. La BBC invece si concentra sui cambiamenti demografici e sociali con questo reportage sul boom di immigrazione che ha investito il paese specialmente nell'ultimo decennio e poi ci offre i profili dei due candidati rivali: Goran Persson (socialdemocratici, premier uscente) e Fredrik Reinfeldt (centrodestra).
In lingua italiana è la rivista bruxellese Caffébabel a fornire un panorama positivo dell'intera area scandinava. E in attesa del prossimo numero di Emporion (online il 27 settembre) dedicato alla Scandinavia e alla Svezia post-elettorale, è possibile rileggere questo vecchio numero sull'Europa artica dal quale evidenzio il mio reportage e l'articolo di Gianguido Piani sul riflesso del modello di welfare nelle politiche industriali. Dai blog segnaliamo interventi di Daverik, Magnifiche Sorti e Viva l'Europa. Una rinfrescata di storia e geografia da Wikipedia.
I risultati in tempo reale: Svenska Dagbladet.
Interessanti analisi e reportage si trovano sulla stampa francese, specie quella più a sinistra. Approfondito dossier del Courrier International che al voto svedese dedica anche la rassegna stampa di alcuni quotidiani europei (Lettonia, Svezia, Repubblica Ceca e Austria): l'articolo principale, "L'ultima battaglia dello Stato assistenziale" sa di ultima spiaggia. Non è così. Il sistema sociale svedese, e quello scandinavo in particolare, ha già subito profonde riforme rispetto al modello degli anni Sessanta e queste riforme hanno permesso a questo sistema di mantenere funzionalità ed efficacia, adattandosi alle necessità di equilibrio finanziario dei tempi nuovi. La Scandinavia offre ottimi argomenti a coloro che sono convinti che lo Stato debba avere comunque un ruolo importante nell'organizzazione sociale e il modello scandinavo riformato è stato a lungo un punto di riferimento per i riformisti di destra e di sinistra, in Germania e in Italia, anche se è poi mancata sempre la capacità operativa.
Di diverso parere sono i liberisti di Tech Central Station, che infatti dedicano al modello svedese un articolo piuttosto critico: la società è ricca e ordinata, sostiene il commentatore Johnny Munkhammar, ma i trend sono tutti negativi, bassa crescita economica, aumento della disoccupazione, deterioramento dei servizi erogati. Per sapere come stanno davvero le cose è sempre utile il Country briefing che l'Economist dedica alla Svezia, arricchito da questo editoriale che sembra già aver deciso il vincitore delle elezioni: "Right ahead". E da questa analisi del modello sociale del paese. La BBC invece si concentra sui cambiamenti demografici e sociali con questo reportage sul boom di immigrazione che ha investito il paese specialmente nell'ultimo decennio e poi ci offre i profili dei due candidati rivali: Goran Persson (socialdemocratici, premier uscente) e Fredrik Reinfeldt (centrodestra).
In lingua italiana è la rivista bruxellese Caffébabel a fornire un panorama positivo dell'intera area scandinava. E in attesa del prossimo numero di Emporion (online il 27 settembre) dedicato alla Scandinavia e alla Svezia post-elettorale, è possibile rileggere questo vecchio numero sull'Europa artica dal quale evidenzio il mio reportage e l'articolo di Gianguido Piani sul riflesso del modello di welfare nelle politiche industriali. Dai blog segnaliamo interventi di Daverik, Magnifiche Sorti e Viva l'Europa. Una rinfrescata di storia e geografia da Wikipedia.
I risultati in tempo reale: Svenska Dagbladet.
In Baviera, in Baviera/2
Baviera tra sacro e profano. Dopo la visita del Papa, a Monaco di Baviera parte l'Oktoberfest 2006. Una delle novità di quest'anno è la divisa etno-sadomaso di alcune cameriere. Prosit!
Piazza S. Pietro e piazze arabe
Due passi diplomatici nella tarda mattinata di oggi, dopo i disordini orchestrati e amplificati mediaticamente da alcune piazze arabe contro le dichiarazioni di Benedetto XVI nella Lectio Magistralis di Regensburg. Da un lato il Vaticano rilancia una nota del Papa: «Il Santo Padre è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni». Se non è una offerta di scuse, poco ci manca. Dall'altra il ministro degli Esteri turco conferma la visita del Papa a Istanbul per fine novembre, ribadendo la separazione netta tra politica e religione nella sfera pubblica: la Turchia è un paese laico. Chi doveva spargere un po' di balsamo sulle lacerazioni degli ultimi giorni, ha fatto il suo dovere. Staremo a vedere se i fanatici che manovrano le emozioni delle componenti estremiste si placheranno di fronte alla volontà manifesta delle componenti più ragionevoli di non alimentare gli equivoci e lo scontro. Updated: peccato che la stessa misura non l'abbia rispettata il premier Erdogan, evidentemente in pessimi rapporti con il suo stesso ministro degli Esteri: poco prima della nota dalla Santa Sede, Erdogan che passa per essere un musulmano moderato, ha messo in forse la visita di Benedetto XVI a Istanbul chiedendo personalmente al Pontefice le scuse e smentendo decenni di tradizione laica dello Stato turco. Un bel macigno sulla strada dell'Europa.
Come ha sostenuto Carlo Panella sul Foglio di ieri (qui si riprende l'articolo dal suo blog) la Lectio Magistralis del Papa a Regensburg era però, di fatto, un'apertura al dialogo. La reazione scomposta di settori del mondo musulmano dimostra solo una volta di più quanto alto sia lo scontro in atto all'interno dell'Islam e quanto grave, articolata e disperata sia la proposta estremista: che ha da tempo nomi, cognomi e indirizzi noti, anche se ogni tanto se ne aggiunge un altro, il più recente è quello di una Turchia sempre più lontana dall'Europa. C'è un altro Islam che dovrebbe riappropriarsi della voce, degli scritti, delle idee. Da solo non ce la fa, non ce la può fare. E c'è un mondo cristiano che è forse il più adatto ad aiutare questo mondo a ritrovare visibilità. Il soft power dell'Occidente politico è stato solo uno slogan propagandistico: provi il Vaticano a utilizzare i moderni strumenti della comunicazione, degli scambi culturali, delle relazioni reciproche. Qui gli articoli di Avvenire di oggi: la dichiarazione del ministro degli Esteri vaticano Mamberti, gli editoriali di Salil Khamir Salil, Camille Eid, Luigi Geninazzi, Giulio Albanese.
E giacché su questo blog ci piace ogni tanto prender posizione ma anche fornire ai lettori un quadro ampio e vario delle opinioni, ne segnaliamo alcune di orientamento diverso. Tra i blog di Tocqueville, la più interessante e articolata è quella di Jim Momo cui a nostro avviso nuoce solo il fatto di essersi innamorato della figurina da lui stesso creata del papa medievale. A livello dei media internazionali rilanciamo quella del New York Times, molto critica verso il Pontefice ma anche molto superficiale, più legata alla preoccupazione per l'interesse geopolitico Usa all'ingresso della Turchia in Europa: non è da tutti addentrarsi in questioni teologiche.
Interessante anche uno sguardo ai commenti della stampa tedesca, che in genere si divide a seconda della linea editoriale. In difesa del Papa tedesco i giornali di orientamento conservatore come Die Welt e Frankfurter Allgemeine, con il quotidiano di Francoforte che marca l'accento sull'opportunità di tener conto della politica di strumentalizzazione ormai in atto nel mondo islamico da parte delle componenti integraliste. Anche il settimanale labourista Der Spiegel, però, si pone su una linea di difesa di Ratzinger, osservando come le reazioni violente degli estremisti minaccino la libertà di espressione nell'Occidente liberale. Più critica la posizione del quotidiano berlinese Der Tagesspiegel, di orientamento socialdemocratico: l'editoriale di oggi, pur stigmatizzando le violenze anche verbali del mondo arabo, imputa alla lectio del Pontefice «un paio di parole di troppo».
Aggiornamento domenicale. Articolo di fondo dal Corriere di Ernesto Galli della Loggia che ragiona mettendo insieme l'attacco islamico-integralista al Papa e la morte di Oriana Fallaci. A Mogadiscio i fanatici se la sono presa con un'anziana suora di 70 anni che faceva volontariato. E' offensivo sottolineare come a un cattolico, oggi, non sarebbe mai venuto in mente una vigliaccata come questa? Neppure al cattolico più integralista?
Come ha sostenuto Carlo Panella sul Foglio di ieri (qui si riprende l'articolo dal suo blog) la Lectio Magistralis del Papa a Regensburg era però, di fatto, un'apertura al dialogo. La reazione scomposta di settori del mondo musulmano dimostra solo una volta di più quanto alto sia lo scontro in atto all'interno dell'Islam e quanto grave, articolata e disperata sia la proposta estremista: che ha da tempo nomi, cognomi e indirizzi noti, anche se ogni tanto se ne aggiunge un altro, il più recente è quello di una Turchia sempre più lontana dall'Europa. C'è un altro Islam che dovrebbe riappropriarsi della voce, degli scritti, delle idee. Da solo non ce la fa, non ce la può fare. E c'è un mondo cristiano che è forse il più adatto ad aiutare questo mondo a ritrovare visibilità. Il soft power dell'Occidente politico è stato solo uno slogan propagandistico: provi il Vaticano a utilizzare i moderni strumenti della comunicazione, degli scambi culturali, delle relazioni reciproche. Qui gli articoli di Avvenire di oggi: la dichiarazione del ministro degli Esteri vaticano Mamberti, gli editoriali di Salil Khamir Salil, Camille Eid, Luigi Geninazzi, Giulio Albanese.
E giacché su questo blog ci piace ogni tanto prender posizione ma anche fornire ai lettori un quadro ampio e vario delle opinioni, ne segnaliamo alcune di orientamento diverso. Tra i blog di Tocqueville, la più interessante e articolata è quella di Jim Momo cui a nostro avviso nuoce solo il fatto di essersi innamorato della figurina da lui stesso creata del papa medievale. A livello dei media internazionali rilanciamo quella del New York Times, molto critica verso il Pontefice ma anche molto superficiale, più legata alla preoccupazione per l'interesse geopolitico Usa all'ingresso della Turchia in Europa: non è da tutti addentrarsi in questioni teologiche.
Interessante anche uno sguardo ai commenti della stampa tedesca, che in genere si divide a seconda della linea editoriale. In difesa del Papa tedesco i giornali di orientamento conservatore come Die Welt e Frankfurter Allgemeine, con il quotidiano di Francoforte che marca l'accento sull'opportunità di tener conto della politica di strumentalizzazione ormai in atto nel mondo islamico da parte delle componenti integraliste. Anche il settimanale labourista Der Spiegel, però, si pone su una linea di difesa di Ratzinger, osservando come le reazioni violente degli estremisti minaccino la libertà di espressione nell'Occidente liberale. Più critica la posizione del quotidiano berlinese Der Tagesspiegel, di orientamento socialdemocratico: l'editoriale di oggi, pur stigmatizzando le violenze anche verbali del mondo arabo, imputa alla lectio del Pontefice «un paio di parole di troppo».
Aggiornamento domenicale. Articolo di fondo dal Corriere di Ernesto Galli della Loggia che ragiona mettendo insieme l'attacco islamico-integralista al Papa e la morte di Oriana Fallaci. A Mogadiscio i fanatici se la sono presa con un'anziana suora di 70 anni che faceva volontariato. E' offensivo sottolineare come a un cattolico, oggi, non sarebbe mai venuto in mente una vigliaccata come questa? Neppure al cattolico più integralista?
Il Galliani del centrosinistra
Prodi nella bufera. Tronchetti Provera si dimette da Telecom e lascia il timone a Guido Rossi, quello che ha commissariato la Figc. Una volta D'Alema disse che, se fosse stato per Berlusconi, avrebbe nominato Adriano Galliani dappertutto. Con Guido Rossi, questo strano intreccio di sottopotere rosso ha trovato il suo Galliani. Qui Oscar Giannino sul caso-Prodi (via Jim Momo).
Su Oriana Fallaci
Tutto il meglio che c'è da leggere on line sulla scrittrice italiana più famosa nel mondo lo trovate sul blog di Camillo.
venerdì, settembre 15, 2006
Incontro di civiltà (gastronomiche)
Vabbè, mettiamocela una buona parola per l'incontro delle civiltà. Qualche giorno fa avevamo scritto che in queste settimane di permanenza in Germania, a causa dello scandalo della carne avariata utilizzata anche per fare i famosi kebab, non avremmo toccato un döner e ci saremmo affidati solo al pesce della Nordsee. Ieri abbiamo ceduto: e ci siamo fatti un falafel. Più o meno una polpetta fritta di purea di fave. Piatto tradizionale della cucina araba, egiziana e siriana in particolare, ma anche ebraica. Più incontro di così.
Lascio tutto e vado a... ovvero: downshifting
Interessante segnalazione dal blog A casa di Isa: in Gran Bretagna esplode il fenomeno del downshifting, tanto che il New Oxford Dictionary ha inserito il vocabolo tra i neologismi. Si tratta della tendenza a mollare il proprio remunerativo ma stressante lavoro per abbracciare uno stile di vita più rilassato e domestico: meno soldi, meno ambizioni e più spazio per se stessi e magari per lavorare alle cose che interessano di piu. Ho un'amica che vive a Londra da vent'anni e che ha compiuto di recente questo passo: è molto soddisfatta, la City non le manca neppure un po', ha riconquistato l'affetto delle sue bambine e s'è messa al tavolino con il progetto di un libro. Ogni tanto l'idea ballonzola anche nella nostra testa. Cambio lavoro, città, nazione: in fondo l'Italia - giornalisticamente parlando - non è molto interessante. E magari ne viene fuori pure qualche libro.
Cesis: minaccia islamica prioritaria
"Il terrorismo internazionale di matrice islamica ha continuato a rappresentare la minaccia prioritaria di respiro globale che, incentrata sui teatri di crisi iracheno ed afghano, ove alto è stato il tributo di sangue versato dai nostri contingenti, si sta irradiando lungo molteplici direttrici [...] L'Occidente rimane obiettivo sempre attuale nella strategia del movimento qaidista, che ha fatto registrare un'accelerazione propagandistica tesa ad accreditare una perversa logica di cotnrapposizione con l'universo islamico [...] Le preoccupazioni più forti per la sicurezza nazionale rimandano a un fitto reticolo di matrice fondamentalista attivo in diversi paesi europei, con una sponda maghrebina, come è emerso, fra l'altro, nel corso delle indagini congiunte che in aprile hanno portato in chiave preventiva, all'adozione di provvedimenti di espulsione di soggetti sospettati di pianificazioni ostili in Italia".
Cesis, prima relazione semestrale del 2006 al Parlamento
Cesis, prima relazione semestrale del 2006 al Parlamento
Germania, il ritorno dei rabbini
Nominati in una cerimonia nella sinagoga di Dresda i primi tre rabbini (un tedesco, un ceco e un sudafricano) dai tempi dell'olocausto. Una pietra miliare, secondo l'International Herald Tribune, per il ritorno alla normalità di un paese come la Germania. All'ombra della cupola luccicante della splendida sinagoga restaurata di Oranienstrasse a Berlino, i dati sulla crescita della comunità ebraica nel paese sono incoraggianti. Dai 30mila dei tempi della caduta del Muro si è arrivati oggi alle 100mila unita, in gran parte ebrei russi immigrati da Est. Prima della seconda guerra mondiale, la comunità contava mezzo milione di uomini. Se si aggiungono questi dati alla ripresa dei corsi di yiddisch, al successo della musica e delle danze klezmer e al rinnovato attivismo culturale delle sinagoge, c'è da sperare che il recupero dell'enorme tradizione e ricchezza dell'ebraismo est-europeo avvenga in tempi ancor più rapidi. La cosa non cancellerà la memoria dellólocausto e delle persecuzioni, ma restituirà al nostro continente riunificato una delle radici di cui non può fare a meno.
Palazzo Chigi, Sud America
Prendiamo Repubblica, così non siamo di parte. Dilettantismo è la critica più indulgente che il quotidiano di De Benedetti rivolge a Romano Prodi nella vicenda di Telecom e di Tronchetti Provera. Un brutto colpo, comunque, per l'immagine del governo italiano, anche qui all'estero dove pure Prodi ha goduto di una robusta luna di miele. A noi, di quel commento di Repubblica, preme segnalare questo punto, che riteniamo centrale nel modo in cui l'esecutivo di Prodi s'è approcciato all'amministrazione della cosa pubblica: "Sarebbe bene che la politica si assumesse sempre e fino in fondo le sue responsabilità pubbliche, togliendo la parola a consiglieri privati che non sono soggetti al controllo del Parlamento: e possono tutt'al più sussurrare la loro sapienza tecnica nelle orecchie dei governanti, a cui soli toccano le decisioni e la pubblica rappresentanza dell'esecutivo. Guai a lasciar crescere un sottogoverno dei consiglieri, irresponsabile anche rispetto alla politica, che finirebbe per imprigionare lo stesso Premier in un circolo non vizioso ma certo ristretto, senza un vero confronto delle idee". Sulle infornate di "esperti" provenienti dai più diversi uffici studi sparsi per l'Italia nelle strutture ministeriali abbiamo scritto all'inizio della legislatura (con aggravio di costi per consulenze profumate e non sempre giustificate). L'obiettivo era di creare una super-struttura tecnocratica sul modello della Commissione Europea che viaggiasse all'unisono con le direttive dettate da premier e ministri. Come si vede, però, dove la democrazia non è ancora sublimata dalla tecnocrazia come nelle asettiche stanze dell'Ue, queste scorciatoie portano più verso il Sud America che verso Bruxelles.
ps. casomai fosse necessario rimarcarlo, il tentativo di Repubblica di addossare tutta la colpa al consigliere di Prodi Rovati, come se quest'ultimo potesse davvero muoversi senza consultarsi con il presidente del Consiglio, è patetico. Come patetica, bisogna dirlo, è la figura di un capitalista come Tronchetti Provera. Patetico, in realtà, è ormai da tempo il nostro paese. Un link al post di Phastidio.
ps. casomai fosse necessario rimarcarlo, il tentativo di Repubblica di addossare tutta la colpa al consigliere di Prodi Rovati, come se quest'ultimo potesse davvero muoversi senza consultarsi con il presidente del Consiglio, è patetico. Come patetica, bisogna dirlo, è la figura di un capitalista come Tronchetti Provera. Patetico, in realtà, è ormai da tempo il nostro paese. Un link al post di Phastidio.
La Turchia, il Papa e quei sette secoli di differenza
Fa parte del gruppetto degli islamici offesi con il Papa (qui la Lectio Magistralis di Regensburg in italiano, inglese e tedesco) anche quella Turchia che nega a decenni di distanza il genocidio degli armeni e che qualche anno fa osservò senza batter ciglio la gassificazione dei curdi da parte del vicino Saddam. Quella Turchia che meriterebbe l'ingresso in Europa per la laicità e la moderazione della gran parte dei suoi cittadini dei grandi agglomerati urbani, ma che non riesce a fare i conti con la libertà di stampa e di giudizio dei suoi intellettuali migliori. Quella Turchia che mostra la faccia tranquillizzante del premier musulmano moderato Erdogan e quella inquietante degli assassini di don Andrea Santoro. Ankara e Trebisonda: i due poli estremi di un paese che oggi spaventa l'Europa. E il fatto che il Gran Muftì si sia unito alla compagnia degli estremisti del Pakistan e di Al Jazeera, di Al Arabya e dei tanti capi islamici che proliferano in Eurabia, impone quantomeno una riflessione più profonda sulla capacità della società turca nel suo complesso di aderire alle regole di libertà di pensiero e di espressione che vigono nella (anche cristiana) Unione Europea. Ali Bardakoglu, il Gran Muftì appunto, non è uno sprovveduto: è anzi persona capace, raffinata, che si è speso e si spende con gran determinazione per una visione aperta (specie verso le donne) dell'Islam. Ha dichiarato di aver replicato al Papa sulla base di resoconti giornalistici. Bizzarro: eppure le traduzioni della Lectio di Regensburg sono disponibili sul sito internet del Vaticano, dunque alla fonte. Qui un post di Mario Sechi sull'argomento (consigliata anche la lettura dei commenti).
Tra fine novembre e inizio dicembre è in programma il viaggio di Benedetto XVI in Turchia. Oggi nelle librerie spopola un romanzo giallo il cui titolo è "Attentato al Papa. Chi ucciderà Benedetto XVI a Istanbul", scritto da Yücel Kaya, fino a ieri sconosciuto scrittore noir. Già, chi lo ucciderà? Da qui a novembre noi non aspettiamo le scuse di un Papa teologo a un Islam incapace di avviarsi sulla strada del dialogo ma attendiamo che i Gran Muftì di quella terra di confine sappiano essere all'altezza di un evento di dialogo come quello della visita di un Pontefice nella terra dell'Islam. Vedremo, da oggi sino ad allora, se la componente religiosa di quel paese saprà staccarsi da certe consonanze pericolose con gli estremisti: pericolose anche quando involontarie. Anzi, se involontarie, più che pericolose divengono preoccupanti.
Non credo si debba dare troppo spago a dichiarazioni come quelle di Aiman Mazyek, presidente del consiglio centrale musulmano in Germania, che replica al Papa e al mondo cattolico tirando in ballo le crociate. La passione per la storia potrebbe farci introdurre la questione di Erode nel dibattito contemporaneo, ma ci guarderemo bene dal farlo. Le crociate, oltre sette secoli fa. L'11 settembre, appena cinque anni fa. Sono appunto quei sette secoli di storia che fanno la differenza tra chi è andato avanti e chi è rimasto indietro. Qui l'editoriale di Magdi Allam sul Corriere. Da Ragionpolitica il commento di Gianni Baget Bozzo.
Oggi è morta anche Oriana Fallaci, i cui scritti negli ultimi anni hanno suscitato tante polemiche e tanta passione. Non sempre i suoi toni ci hanno trovato concordi ma sempre le sue idee ci hanno fatto riflettere su quanto stava accadendo nelle nostre città. La ricordiamo con questi due brani ripresi dal sito del Corriere della Sera: "La rabbia e l'orgoglio" scritto dopo l'11 settembre e che diede il là all'omonimo libro e "Il nemico che trattiamo da amico" successivo all'attentato di Londra. Fu il suo ultimo articolo.
Tra fine novembre e inizio dicembre è in programma il viaggio di Benedetto XVI in Turchia. Oggi nelle librerie spopola un romanzo giallo il cui titolo è "Attentato al Papa. Chi ucciderà Benedetto XVI a Istanbul", scritto da Yücel Kaya, fino a ieri sconosciuto scrittore noir. Già, chi lo ucciderà? Da qui a novembre noi non aspettiamo le scuse di un Papa teologo a un Islam incapace di avviarsi sulla strada del dialogo ma attendiamo che i Gran Muftì di quella terra di confine sappiano essere all'altezza di un evento di dialogo come quello della visita di un Pontefice nella terra dell'Islam. Vedremo, da oggi sino ad allora, se la componente religiosa di quel paese saprà staccarsi da certe consonanze pericolose con gli estremisti: pericolose anche quando involontarie. Anzi, se involontarie, più che pericolose divengono preoccupanti.
Non credo si debba dare troppo spago a dichiarazioni come quelle di Aiman Mazyek, presidente del consiglio centrale musulmano in Germania, che replica al Papa e al mondo cattolico tirando in ballo le crociate. La passione per la storia potrebbe farci introdurre la questione di Erode nel dibattito contemporaneo, ma ci guarderemo bene dal farlo. Le crociate, oltre sette secoli fa. L'11 settembre, appena cinque anni fa. Sono appunto quei sette secoli di storia che fanno la differenza tra chi è andato avanti e chi è rimasto indietro. Qui l'editoriale di Magdi Allam sul Corriere. Da Ragionpolitica il commento di Gianni Baget Bozzo.
Oggi è morta anche Oriana Fallaci, i cui scritti negli ultimi anni hanno suscitato tante polemiche e tanta passione. Non sempre i suoi toni ci hanno trovato concordi ma sempre le sue idee ci hanno fatto riflettere su quanto stava accadendo nelle nostre città. La ricordiamo con questi due brani ripresi dal sito del Corriere della Sera: "La rabbia e l'orgoglio" scritto dopo l'11 settembre e che diede il là all'omonimo libro e "Il nemico che trattiamo da amico" successivo all'attentato di Londra. Fu il suo ultimo articolo.
giovedì, settembre 14, 2006
Importare la democrazia
Qualche volta dovremmo soffermarci un po' di più dentro casa nostra, dove il distacco tra la democrazia e i cittadini segna livelli preoccupanti. E' anche il caso della diligentissima Germania. A Berlino si vive (ma il verbo non sembra particolarmente azzeccato) l'ultima settimana di campagna elettorale per il rinnovo del sindaco e del Senato cittadino. Al di là degli addetti ai lavori (una manciata fra giornalisti e politici) nessuno sembra filarsi troppo l'avvenimento. Non c'è passione. Non c'è dibattito. I due candidati vanno un po' per conto loro, l'uscente Worwereit meglio dello sfidante Pflügen, se non altro sembra assai più calato nella realtà berlinese. Tuttavia il vincitore è già noto: il partito del non voto. Il settimanale di costume e cultura berlinese Zitty si chiede in questo reportage se l'avanzata dei non votanti possa essere un segnale della fine della democrazia.
Nel frattempo il Tagesspiegel riporta un sondaggio secondo cui solo il 64 per cento dei tedeschi dell'est considera la democrazia la miglior forma dello Stato. Un tedesco su tre - a Est, dove settant'anni di dittature nazista e comunista hanno lasciato il segno ma evidentemente non grandissima voglia di libertà - gradirebbe un ritorno al passato. Vero? No, forse le cose non stanno proprio così e i sondaggi si prestano sempre a qualche forzatura. Ma certo la difficoltà sociale ed economica nei nuovi Länder incide negativamente nel giudizio verso la democrazia e alimenta crisi di rigetto (non voto, sostegno ai neo-comunisti, nascita di gruppi neo-nazisti). Probabilmente nell'Europa che si appresta a contare 27 paesi membri, sarebbe utile una profonda riflessione su chi siamo e su dove stiamo andando.
Nel frattempo il Tagesspiegel riporta un sondaggio secondo cui solo il 64 per cento dei tedeschi dell'est considera la democrazia la miglior forma dello Stato. Un tedesco su tre - a Est, dove settant'anni di dittature nazista e comunista hanno lasciato il segno ma evidentemente non grandissima voglia di libertà - gradirebbe un ritorno al passato. Vero? No, forse le cose non stanno proprio così e i sondaggi si prestano sempre a qualche forzatura. Ma certo la difficoltà sociale ed economica nei nuovi Länder incide negativamente nel giudizio verso la democrazia e alimenta crisi di rigetto (non voto, sostegno ai neo-comunisti, nascita di gruppi neo-nazisti). Probabilmente nell'Europa che si appresta a contare 27 paesi membri, sarebbe utile una profonda riflessione su chi siamo e su dove stiamo andando.
Love boat. Peter chi?
Ecchecavolo! Non ci si può distrarre un attimo! Uno non può manco andare a trovare gli skipper siriani in santa pace! E chi è 'sto Peter poi? Che assomiglia pure a Fini.
mercoledì, settembre 13, 2006
Aridatece
Mi dicono dal Portogallo che l'Inter ha esordito con successo in Champions League. Mancini è un Dona Doni. Aridatece la Juve.
Guten Morgen Berlin
La giornata promette bene. Cielo azzurro e sole splendente. Alle 10 il termometro segnava 17 gradi: in radio assicurano, farà caldo, continua l'estate settembrina. Pare che sia merito dell'anticiclone russo che tiene lontane le nuvole e soffia aria temperata dall'est: sarà l'effetto benefico degli accordi con Gazprom.
I MAROSI DI ANGIE
Alla cancelleria si sono svegliati presto e hanno già siglato l'accordo sull'impegno della marina tedesca nella missione libanese. Spediranno le navi e pattuglieranno il Mediterraneo. Nel frattempo si sono impennati i prezzi delle creme abbronzanti. Il naviglio arriverà ai primi di ottobre. Per il resto il governo di Grosse Koalition che tanto piace ai commentatori italiani naviga in acque perigliose, oscillando ora di qua sulla riforma sanitaria, ora di là su quella del federalismo. Molto si discute, poco si fa. E si sprecano, come dopo le elezioni, le ipotesi più balzane su nuove e originali maggioranze. Giamaica a destra, con liberali e verdi; semaforo a sinistra, con liberali e verdi. Il Guidone liberale è lusingato e, secondo i sondaggi, in crescita. Pare abbia il dente avvelenato con la Cdu, il vecchio partner e che stia flirtando con il nuovo e brillante capo della Spd, il presidente del Rheinland-Pfalz Kurt Beck. Intanto attacca il governo sulla missione in Libano. Nel mezzo dei marosi, per il momento, Angela Merkel: tempi duri, lei ha grinta, vediamo se basterà.
COL FIATO SOSPESO
Anche sulla gru di fronte al Palast der Republik c'è qualcuno che si è svegliato presto, non appena il sole ha spedito i primi raggi. Si tratta di un trentenne che da ieri sera s'è arrampicato lì in cima e non vuol saperne di scendere. Deve essere un tipo bizzarro: non comunica con la polizia di sotto e ogni tanto si sporge nel vuoto tenendo tutti col fiato sospeso. Più tardi ci facciamo un salto. Se sta ancora lì gli mando i vostri saluti. Apprezzerà e magari deciderà di venir giù. Intanto godetevi l'eterna querelle sul Palazzo della Repubblica e sull'ipotesi di ricostruire il vecchio castello.
ADDIO KEBAB
Fleisch-Skandal, ovvero lo scandalo della carne avariata. Ha tenuto banco per settimane. In Italia non ne ha parlato nessuno: bisognava andare sul blog di Germanynews. Eppure s'è ipotizzato anche un commercio di questa carne puzzolente verso l'Italia. Domenica scorsa, un lettore di Repubblica si lamentava in una lettera al giornale del silenzio sui media italiani: a chi giova? Indovinate un po'. Noi ci siamo spaventati abbastanza. Niente kebab, alla faccia dell'integrazione turco-tedesca: sarà un segno dei tempi. Ci daremo al pesce del Mare del Nord e frequenteremo la catena dei Nordsee.
PARTY-WOWI PUNTA AL BIS
Settimana finale di campagna elettorale. Un po' più a nord, nel Mecklemburgo, dove si allunga l'ombra di una Grosse Koalition in versione regionale. E qui a Berlino per il rinnovo del Borgomastro. Party-Wowi (il sindaco uscente Klaus Wowereit, così chiamato per il suo presenzialismo festaiolo) va alla grande anche se il suo avversario della Cdu Pflüger sta conquistando visibilità nella volata finale. Ma Berlino è rossa e gli obiettivi sono diversi: Wowi vorrebbe fare il pieno per fare a meno dei neo-comunisti, sempre un po' ingombranti; Pflüger punta di fatto a una Grosse Koalition che riporterebbe la Cdu nelle stanze del potere. Ieri unico faccia a faccia in tv, sulla rete rbb: un po' deludente. Ma Wowi ha la vittoria in tasca.
I MAROSI DI ANGIE
Alla cancelleria si sono svegliati presto e hanno già siglato l'accordo sull'impegno della marina tedesca nella missione libanese. Spediranno le navi e pattuglieranno il Mediterraneo. Nel frattempo si sono impennati i prezzi delle creme abbronzanti. Il naviglio arriverà ai primi di ottobre. Per il resto il governo di Grosse Koalition che tanto piace ai commentatori italiani naviga in acque perigliose, oscillando ora di qua sulla riforma sanitaria, ora di là su quella del federalismo. Molto si discute, poco si fa. E si sprecano, come dopo le elezioni, le ipotesi più balzane su nuove e originali maggioranze. Giamaica a destra, con liberali e verdi; semaforo a sinistra, con liberali e verdi. Il Guidone liberale è lusingato e, secondo i sondaggi, in crescita. Pare abbia il dente avvelenato con la Cdu, il vecchio partner e che stia flirtando con il nuovo e brillante capo della Spd, il presidente del Rheinland-Pfalz Kurt Beck. Intanto attacca il governo sulla missione in Libano. Nel mezzo dei marosi, per il momento, Angela Merkel: tempi duri, lei ha grinta, vediamo se basterà.
COL FIATO SOSPESO
Anche sulla gru di fronte al Palast der Republik c'è qualcuno che si è svegliato presto, non appena il sole ha spedito i primi raggi. Si tratta di un trentenne che da ieri sera s'è arrampicato lì in cima e non vuol saperne di scendere. Deve essere un tipo bizzarro: non comunica con la polizia di sotto e ogni tanto si sporge nel vuoto tenendo tutti col fiato sospeso. Più tardi ci facciamo un salto. Se sta ancora lì gli mando i vostri saluti. Apprezzerà e magari deciderà di venir giù. Intanto godetevi l'eterna querelle sul Palazzo della Repubblica e sull'ipotesi di ricostruire il vecchio castello.
ADDIO KEBAB
Fleisch-Skandal, ovvero lo scandalo della carne avariata. Ha tenuto banco per settimane. In Italia non ne ha parlato nessuno: bisognava andare sul blog di Germanynews. Eppure s'è ipotizzato anche un commercio di questa carne puzzolente verso l'Italia. Domenica scorsa, un lettore di Repubblica si lamentava in una lettera al giornale del silenzio sui media italiani: a chi giova? Indovinate un po'. Noi ci siamo spaventati abbastanza. Niente kebab, alla faccia dell'integrazione turco-tedesca: sarà un segno dei tempi. Ci daremo al pesce del Mare del Nord e frequenteremo la catena dei Nordsee.
PARTY-WOWI PUNTA AL BIS
Settimana finale di campagna elettorale. Un po' più a nord, nel Mecklemburgo, dove si allunga l'ombra di una Grosse Koalition in versione regionale. E qui a Berlino per il rinnovo del Borgomastro. Party-Wowi (il sindaco uscente Klaus Wowereit, così chiamato per il suo presenzialismo festaiolo) va alla grande anche se il suo avversario della Cdu Pflüger sta conquistando visibilità nella volata finale. Ma Berlino è rossa e gli obiettivi sono diversi: Wowi vorrebbe fare il pieno per fare a meno dei neo-comunisti, sempre un po' ingombranti; Pflüger punta di fatto a una Grosse Koalition che riporterebbe la Cdu nelle stanze del potere. Ieri unico faccia a faccia in tv, sulla rete rbb: un po' deludente. Ma Wowi ha la vittoria in tasca.
martedì, settembre 12, 2006
Mamma la Turco
Forse, dopo questa figura, potrebbe lasciare ad altri il suo posto di ministra. Credo che il governo se ne gioverebbe. E pensare che in difesa di Cognetti - e contro la Turco - era sceso in campo (e pesantemente) anche Eugenio Scalfari.
La storia di Gianni C.
Si chiama Gianni C., ha 30 anni e si divide tra gelati e pizze. E' un nostro connazionale che vive e lavora a Berlino. Della sua storia si occuparono i giornali e le televisioni tedesche e italiane lo scorso maggio e ne parlammo anche noi su questo blog. Gianni C., in una umida notte di maggio, si presentò sanguinante e con il ginocchio fratturato in una stazione di polizia di Berlino denunciando un fatto gravissimo: l'aggressione da parte di un gruppo neonazista.
Denunciò: giovani dalle teste rasate lo avevano bloccato nella stazione metropolitana di Alexanderplatz, interrogato sulla nazionalità e infine, essendo risultato italiano e non ariano, lo avevano riempito di botte. Con una mazza da baseball gli avevano frantumato il ginocchio. Gianni C. finì in ospedale per questo, è stato operato con successo e adesso il suo ginocchio funziona di nuovo e gli fa muovere la gamba con ritrovata agilità. Gianni C. si è nel frattempo anche sposato. Quando torna a casa, gli sorride una bimba di un anno. Per lui, 500 solerti militanti berlinesi sono scesi in piazza a protestare contro il razzismo. Oggi però Gianni C. è comparso davanti a un tribunale di Berlino. La sua storia non convince. Non ha mai convinto i poliziotti di quella stazione.
La sua storia è piena di contraddizioni. Soprattutto, agli atti c'è il video di quella notte umida, registrato da una delle tante telecamere che sbirciano a raggi infrarossi ogni movimento nella stazione metropolitana di Alexanderplatz. In quel video non si vedono teste rasate. In quel video, si vede Gianni C. che, solo soletto, barcolla sulla piattaforma del binario e pericolosamente si avvicina al bordo. E di colpo si getta sui binari, forse nel tentativo di oltrepassarli. Sembra pure ubriaco. Una volta, nelle nostre piccole stazioni, c'era sempre la scritta "non oltrepassare i binari" ma pochi la rispettavano, con il brivido che correva lungo la schiena quando si saltavano le barre di ferro, stupida roulette russa di provincia sulla ruota del destino.
La polizia sostiene che Gianni C. fosse un pò, come si dice qui, "betrunken", diremmo alticcio per carità di patria. Gianni invece insiste nella storia del pestaggio, anche se la sua versione ha preso mille sfumature, cento altre strade. Il processo riprende il 26 settembre. La polizia ha offerto molte occasioni a Gianni C. di cambiare la sua versione e di recuperare verità e dignità. Ma lui insiste. Il suo avvocato ha rabberciato la difesa alla meno peggio. I 500 manifestanti hanno sparso per le strade il loro buonsenso. E noi staremo a vedere come finirà questa storia. I gruppi neonazisti sono contenuti e non presentano una minaccia per la societá tedesca. Ma sono pericolosi per l'incolumità di singoli cittadini, specie nelle regioni dell'est. E non c'è alcun bisogno di falsi allarmi e storie inventate. Qui, in tedesco dalla Berliner Zeitung, la cronaca della giornata processuale.
Denunciò: giovani dalle teste rasate lo avevano bloccato nella stazione metropolitana di Alexanderplatz, interrogato sulla nazionalità e infine, essendo risultato italiano e non ariano, lo avevano riempito di botte. Con una mazza da baseball gli avevano frantumato il ginocchio. Gianni C. finì in ospedale per questo, è stato operato con successo e adesso il suo ginocchio funziona di nuovo e gli fa muovere la gamba con ritrovata agilità. Gianni C. si è nel frattempo anche sposato. Quando torna a casa, gli sorride una bimba di un anno. Per lui, 500 solerti militanti berlinesi sono scesi in piazza a protestare contro il razzismo. Oggi però Gianni C. è comparso davanti a un tribunale di Berlino. La sua storia non convince. Non ha mai convinto i poliziotti di quella stazione.
La sua storia è piena di contraddizioni. Soprattutto, agli atti c'è il video di quella notte umida, registrato da una delle tante telecamere che sbirciano a raggi infrarossi ogni movimento nella stazione metropolitana di Alexanderplatz. In quel video non si vedono teste rasate. In quel video, si vede Gianni C. che, solo soletto, barcolla sulla piattaforma del binario e pericolosamente si avvicina al bordo. E di colpo si getta sui binari, forse nel tentativo di oltrepassarli. Sembra pure ubriaco. Una volta, nelle nostre piccole stazioni, c'era sempre la scritta "non oltrepassare i binari" ma pochi la rispettavano, con il brivido che correva lungo la schiena quando si saltavano le barre di ferro, stupida roulette russa di provincia sulla ruota del destino.
La polizia sostiene che Gianni C. fosse un pò, come si dice qui, "betrunken", diremmo alticcio per carità di patria. Gianni invece insiste nella storia del pestaggio, anche se la sua versione ha preso mille sfumature, cento altre strade. Il processo riprende il 26 settembre. La polizia ha offerto molte occasioni a Gianni C. di cambiare la sua versione e di recuperare verità e dignità. Ma lui insiste. Il suo avvocato ha rabberciato la difesa alla meno peggio. I 500 manifestanti hanno sparso per le strade il loro buonsenso. E noi staremo a vedere come finirà questa storia. I gruppi neonazisti sono contenuti e non presentano una minaccia per la societá tedesca. Ma sono pericolosi per l'incolumità di singoli cittadini, specie nelle regioni dell'est. E non c'è alcun bisogno di falsi allarmi e storie inventate. Qui, in tedesco dalla Berliner Zeitung, la cronaca della giornata processuale.
Comunque...
... comunque stasera siamo arrivati a Berlino e quello che accade a Giùitalia appare tanto, tanto lontano. Buona birra a tutti.
Non moriremo mediasettiani
Mi dicono che in Italia Enrico Mentana (ancora in corsa per soffiare il posto di direttore del Tg1 a Riotta) abbia festeggiato l'11 settembre riproponendo spazzatura da audience su una rete Mediaset. Mi sembra che da Gubbio (convegno di Forza Italia) non sia uscita una chiara e coerente (e magari non populistica) linea politica di opposizione: si navigherà a vista e Berlusconi (e solo Berlusconi) deciderà di volta in volta, di provvedimento in provvedimento, che atteggiamento prendere. Dunque, se due più due fa ancora quattro, l'opposizione di centrodestra misurerà la propria azione sulle leggi che il centrosinistra si appresta a fare sul conflitto d'interessi e su Mediaset. Cioè il centrodestra dovrebbe difendere come fosse un bene nazionale quella Mediaset che permette a Enrico Mentana di rimestare nel torbido (e quindi in fondo di fare pessimo giornalismo) in una giornata luttuosa, al fine di ottenere qualche gallone in più nella corsa per il Tg1. Misero quel programma di opposizione che vive solo per la difesa di una bandiera televisiva. Misera quella televisione che non riesce a fare buon giornalismo. C'era una volta la politica...
E' morto Joachim Fest, borghese scettico
All'età di 79 anni Joachim Fest, storico tedesco, è morto nella sua casa di Kronberg. Nato a Berlino nel 1926, Fest è stato in passato anche giornalista, alla tv Ndr (Norddeutscher Rudfunk) e poi alla Frankfurter Allgemeine Zeitung dove fu condirettore e responsabile della redazione culturale. In quella veste pubblicò nel 1983 la famosa lettera di Ernst Nolte "Un passato che non vuol passare" che suscitò enormi polemiche. E delle polemiche Fest non aveva paura, specie verso gli intellettuali di sinistra: nel 1976 criticò il pezzo teatrale "Il pattume, la città e la morte" di Fassbinder come espressione "di un fascismo di sinistra", "insulto volgare ispirato da cliché ordinari" dal quale emerge un "antisemitismo (...) tattico proprio di un atteggiamento radical-chick" (Faz). Ma la sua fama è dovuta principalmente alla sua opera di storico. Di orientamento liberal-conservatore, Fest inaugurò negli anni Settanta un nuovo approccio alla lettura del nazismo, meno ideologico, più legato alla lettura dei documenti. Fu in Germania qualcosa di simile a quello che da noi fu Renzo De Felice per la storia del fascismo. Monumentali le sue biografie di Hitler e Speer così come i lavori sulla resistenza tedesca al nazismo(sempre pubblicati in Italia da Garzanti). Da un suo libro sugli ultimi momenti della vita del führer è stato tratto il recente film di successo Der Untergang (La disfatta). Negli ultimi anni, seguendo una lunga tradizione tedesca, si era dedicato alla scrittura dei ricordi. Da poco uscito anche in Italia Incontri da vicino e da lontano, una specie di Walhalla della cultura tedesca del Novecento. In Germania si attende a giorni l'ultima sua fatica: Ich nicht. Qui lo speciale su Joachim Fest della sua vecchia testata, la Frankfurter Allgemeine Zeitung.
In Baviera in Baviera
Abbiamo appena attraversato la Baviera in festa per la visita pastorale di Benedetto XVI. E dunque non ci siamo curati delle polemiche laiciste che in queste ore trovano spazio in Italia. C'è sembrata roba vecchia e forzata, cattive interpretazioni, ciniche estrapolazioni di discorsi complessi. È duro seguire un'omelia. Però non è obbligatorio. Questo Papa spiazza tutti: i neofiti entusiasti come i laicisti pregiudizialmente ostili. Altra pasta, altro livello. Qui siamo con Davide Rondoni. Per inciso, oggi a Regensburg altra grande giornata. E qui due brevi reportage dal Walking Class dello scorso anno da Marktl am Inn e Altötting, due delle tappe del viaggio bavarese di Ratzinger.
lunedì, settembre 11, 2006
sabato, settembre 09, 2006
Berlino rossa e indecisa
Nessun effetto-Merkel nella capitale. Domenica 17 si vota a Berlino per il rinnovo del Senato locale. Il sindaco uscente, Klaus Wowereit (spd) è dato largamente favorito sugli avversari. Secondo i sondaggi la coalizione rosso-rosso-verde (spd, linke, grüne) dovrebbe essere confermata. Il 74 per cento degli interpellati considera "buono" il lavoro svolto da Wowereit. Tuttavia, il quotidiano Der Tagesspiegel, ci informa che, a una settimana dal voto, metà dei berlinesi sarebbe ancora incerta sul candidato da scegliere. Il barometro politico non sembra però concedere alcuna chance al candidato dei conservatori: Berlino resterà rossa.
giovedì, settembre 07, 2006
Ecologisti a destra?
A vedere come da noi il partito verde del sultano Alfonso Pecoraro Scanio ha ridotto il dibattito attorno ai temi ecologisti viene da chiedersi come mai il centrodestra italiano non abbia mai pensato di lavorarci sopra per inserirli nella propria agenda. Dalle parti della Cdl prevale semmai una cultura industrialista e filo-imprenditoriale che considera qualsiasi discorso sulla salvaguardia della natura roba da anticapitalisti. Il discorso sul surriscaldamento della terra non viene affrontato seriamente confrontando dati e scoperte (magari anche per riportarlo nella giusta dimensione) ma suscita scontate alzate di spalle. Qualsiasi impianto industriale o energetico, qualsiasi intervento di cementificazione viene salutato con giubilo e considerato un fiero atteggiamento politicamente scorretto. Non v'è dubbio che l'ecologismo sia diventato molto ideologico e che certi estremismi nuocciano alla modernizzazione di un paese per molti versi arretrato. Però non tutto l'ecologismo è da buttar via: a dirla tutta, una ferrea difesa della natura dovrebbe essere innanzitutto un discorso conservatore. Mentre in Italia l'ecologismo è appannaggio della sinistra. Al di fuori, solo la chiesa cattolica sembra aver preso coscienza del problema: un paio di domeniche fa, Benedetto XVI aveva dedicato un suo Angelus a quella che cristianamente ha chiamato «salvaguardia del creato». Fuori dall'Italia è invece tutta un'altra musica, tanto è vero che in Germania i contatti politici tra cdu e gruenen sono molto fitti: la distanza è ancora tanta, ma oggi non si esclude, a livello teorico, che un giorno verdi e conservatori possano dar vita a una inedita esperienza governativa. In Inghilterra il tory David Cameron spinge molto sui temi ecologisti, così cari alla base elettorale borghese del partito. E negli Stati Uniti i repubblicani Arnold Schwarzenegger e John McCain prendono misure per ridurre l'emissione di gas nell'aria. Qualcuno voleva spunti per il convegno di Gubbio?
Romania e Bulgaria nella Ue, il 26 si decide
Ingresso nell'Unione Europea dal primo gennaio 2007 ma con una serie di clausole di salvaguardia. Questa è la soluzione che sembra profilarsi per Romania e Bulgaria, i due paesi est-europei attardatisi sulla strada delle riforme e che erano stati temporaneamente esclusi dall'allargamento del 2004. Ora le riforme sono state in gran parte completate, almeno sulla carta. L'Europa si augura che il loro ingresso possa essere un ulteriore stimolo a trasferire nella pratica le regole di stampo europeo. La decisione finale verrà presa nel summit europeo del 26 settembre. Su questo tema il settimanale francese Courrier International offre ai lettori una sintesi delle opinioni della stampa europea in tre lingue: inglese, tedesco e francese. Qualche mese fa la rivista di geoeconomia Emporion ha dedicato un numero monografico alla Romania.
Goodbye Mr. Blair
Stampa britannica in fibrillazione per il discorso ufficiale di Tony Blair, atteso di minuto in minuto. Le indiscrezioni di ieri sono state confermate, indirettamente, anche da Downing Street: Blair sta pianificando il suo addio. Ma una data non è ancora stata trovata, si parla di maggio o giugno 2007, e forse neppure nel suo discorso di oggi Blair scioglierà la riserva. Il tutto è oggetto di un forte contrasto tra lo stesso premier e il suo successore Gordon Brown. Tra i due non scorre più buon sangue e Brown non si fida di Blair. Secondo retroscena giornalistici, ieri i due si sarebbero scontrati privatamente proprio sul momento del passaggio di consegne. Blair vorrebbe che Brawn lasciasse un mese prima la guida del partito. Ma questi teme di restare ad appassire a bagnomaria. David Cameron e il suo rinnovato partito conservatore, sono ormai alle calcagna.
Notizie in diretta dalla BBC e una prima analisi sulla turbolenta transizione che di fatto si è già aperta. Dentro il contrasto fra Blair-Brown con un articolo del Times. Matthew D'Ancona ci racconta dalle pagine dello Spectator la grande guerra civile nel Labour Party. Il country briefing sulla Gran Bretagna dell'Economist.
Notizie in diretta dalla BBC e una prima analisi sulla turbolenta transizione che di fatto si è già aperta. Dentro il contrasto fra Blair-Brown con un articolo del Times. Matthew D'Ancona ci racconta dalle pagine dello Spectator la grande guerra civile nel Labour Party. Il country briefing sulla Gran Bretagna dell'Economist.
Love boat. Ranieri ruffiano
Dona Doni
In difesa ne doniamo molti. Squadra senza equilibrio. I nuovi innesti non sono all'altezza della nazionale. E la vecchia guardia medagliata deve ricaricare le batterie. Splendida l'idea dei nuovi gestori del calcio italiano di far slittare l'inizio dei campionati a metà settembre: le prime due partite eliminatorie le abbiamo giocate sulle gambe. Forse, il salto da Livorno a Coverciano è stato un po' troppo lungo. Non c'è molto tempo per rimediare. Ah, dimenticavo: Lippi, quel farabutto amico di Moggi!
mercoledì, settembre 06, 2006
Tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu-tu...
Bild: domenica Schumi annuncia il ritiro
Istrionico e populista, il quotidiano popolare tedesco Bild è noto per titoli e sparate che le persone dabbene in genere non prendono sul serio. Su una cosa difficilmente sbaglia: Michael Schumacher. Con il pilota della Ferrari, i cronisti della Bild hanno un legame particolare e di lui sanno di tutto e di più. Oggi il quotidiano spara in prima pagina una notizia non del tutto inattesa eppure clamorosa: domenica Schumi annuncerà il suo ritiro dalle corse. Per lui (e per il titolare di questo blog che è un suo fan) sono rimaste solo quattro gare. Magari, però, il cronista ha calcato un po' la penna. Magari.
Francia-Italia
In fondo è solo una partita di calcio. E così, a due mesi dalla notte di Berlino, Francia e Italia si ritrovano di fronte a Parigi per il turno eliminatorio all'Europeo del 2008. Zizou, il colpo di testa, l'insulto di Materazzi, tutto è servito a far da contorno mediatico a una finale tesa e difficile che abbiamo vinto ai rigori. Ora Francia-Italia sembra la madre di tutte le partite e invece non è vero. La Francia, calcisticamente parlando, non è una potenza, la sua forza è molto recente, la storia pallonara non è piena di epiche contrapposizioni tra le due squadre. Fino a un paio di decenni fa a solo sentir parlare di una partita con i transalpini, si tiravano fuori gli sbadigli, certi di morir di noia e di pizzichi. Poi arrivò Platini. Poi arrivò Zidane. E la Francia divenne una squadra temibile e rispettabile. Pure spocchiosa, cosa che dà sempre un certo gusto a metterla sotto. Ma il piacere finisce qui. A rivedere in questi giorni le repliche delle partite mondiali su Sky, ci si emoziona sempre di più a Germania-Italia 0-2, perché quelle sono le vere classiche del calcio mondiale e non c'è montatura mediatica che possa manipolare uno sport che si regge ancora sul sentimento, sulle leggende, sui racconti tramandati. Dunque stasera non sarà una battaglia epica ma una semplice partita di calcio. Se fischieranno l'inno italiano sarà per "rosicamento", come ha detto il nostro nuovo intellettuale di riferimento Gennaro Gattuso (sia detto per inciso, noi italiani invece lo facciamo regolarmente per maleducazione, come accaduto sabato scorso a Napoli contro i poveri lituani: fischiare l'inno della Lituania, vergogna!). Noi, seraficamente, potremo rispondere: poporopopopopo...
Downing Street, l'exit strategy di Tony Blair
Ogni paese ha i suoi "pizzini". Da noi circolano quelli sulle nomine alla Rai, spazzatura nella quale sguazzano ipocriti, buoni a nulla, tattici, cacciatori di scoop per conto terzi, di certo nessuno che abbia a cuore i destini di un servizio pubblico almeno decente. Più gustosi i pizzini che circolano nei palazzi istituzionali londinesi e che anticipano le modalità con cui gli "spin doctor" stanno programmando l'uscita dalla scena politica di Tony Blair. Chiacchiere e biglietti erano finiti in un articolo riassuntivo sbattuto in prima pagina sul Daily Mirror e, sempre ieri, l'indiscrezione aveva raggiunto la pagina ufficiale del sito della BBC, che citava dichiarazioni informali dei più stretti collaboratori del premier: entro il 2007 lascerà. Oggi ci ritorna il Corriere raccontando ai lettori italiani l'intera storia. Blair vorrebbe mollare prima di imboccare l'inevitabile strada del declino. Ma vista l'ultima tornata elettorale trionfale per il nuovo, giovane leader conservatore David Cameron, non è già troppo tardi?
Italia, viva la Rai
Parole sagge (per il momento le uniche) nella grande pagliacciata della Rai che si replica ad ogni cambio di governo. E pare che D'Alema ne abbia parlato al telefonino con Condy. Comunque, un grazie a Mauro Mazza per la sua professionalità e onestà. Non servirà d'esempio, ma aiuta a sentirsi in pace con la propria coscienza.
martedì, settembre 05, 2006
La Germania rientra nei parametri di Maastricht
Mentre in Italia si discute dell'entità della Finanziaria che dovrebbe avviare il risanamento dei conti pubblici e la sinistra estrema complica il lavoro del ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, il suo collega tedesco Peer Steinbrücks (spd) annuncia al Bundestag che la Germania rientrerà nei parametri di Maastricht entro la fine di quest'anno e non entro il 2007 come in un primo tempo programmato. Il rapporto deficit pubblico/pil scenderà sotto il 3 per cento e anzi, secondo Steinbrücks, è possibile prevedere una cifra finale del 2,8 per cento. Così, il più grande paese europeo rimette a posto i propri numeri, abbandonando dopo un breve cedimento "tremontiano" la strada della finanza fuori controllo. La cancelliera Merkel (cdu) si augura che le buone notizie di politica economica possano rilanciare l'azione del governo.
Il fiume biondo tra Budvar e Pilsner Urquell
Come diceva papa Ratzinger a proposito del latino, torniamo al nostro amato "estero" dopo qualche post dedicato alle miserevoli vicende politiche italiane. E tuffiamoci in Repubblica Ceca con Evan Rayl, inviato del New York Times (via International Herald Tribune) per gustare il tour delle famose birrerie di Budvar e Pilsen, orgoglio della cultura gastronomica boema.
Eppure sarebbe semplice...
"[...] Il partito di Guzzanti, ancora comprensibilmente sotto choc post-elettorale, non ha bisogno di girotondi, ma magari, per la prima volta, di un congresso democratico, libero, non chiamato ad applaudire, ratificare con l'ovazione le scelte del Capo, inchinarsi ai dirigenti che il Capo ha magnanimamente scelto di cooptare con decisione insindacabile. Se per la prima volta si vedesse in un congresso di quel partito un dissenso autentico, se qualcuno cominciasse il suo intervento con un semplice ma fermo «non sono d'accordo con il presidente Berlusconi», altro che scossa, sarebbe una rivoluzione, il segno che in quel regno non si manifesta più un'ecclesia di devoti, ma un'assemblea libera di cittadini appassionati di politica che legittimamente sperano di tornare a vincere. Per Forza Italia una rivoluzione vera. Per tutti gli altri, più semplicemente, la sensazione di una democrazia normale".
Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 5 settembre 2006
Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 5 settembre 2006
Condy, oh Condy
Lamenti dalemiani in una notte di fine estate. L'America "real-con" spiegata al kennediano Veltroni.
Centodue giorni
Invecchia, il giovane Enrico Letta, senza dare tangibili segnali di vita. Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser nullo sia, del diman non v'è certezza.
Musica maestro
Puntuale, cinque mesi dopo il risultato elettorale e dopo l'estate "vulcanica" del presidente, parte er dibbbattito dei politici di Forza Italia sul presente e sul futuro di Forza Italia. A giorni è attesa l'ultima fatica musicale del presidente e di Apicella. Musica maestro!
lunedì, settembre 04, 2006
Quei suoni gitani che uniscono l'Adriatico
"Vedendoli scorazzare su e giù per la Puglia nelle rassegne estive di quest’anno si ha la certezza di quanto il legame culturale tra le due sponde dell’Adriatico non possa prescindere dall’arte della musica. Sono i gruppi musicali balcanici che, da qualche anno, spopolano nelle piazze e nei teatri di tutta Italia ma che proprio lungo le città costiere del “mare veneziano” sembrano ritrovare il loro habitat naturale. Fanfare, ottoni e tamburi accompagnano la delicatezza delle voci bianche bulgare e inondano di suoni gitani le notti estive salentine" [... continua su Emporion].
Emporion. L'Europa verso la frontiera balcanica
Al di là dei governi che cambiano, l’interesse italiano per l’area balcanica resta prioritario. Nella nuova stagione europea che si apre, il nostro paese deve assumere il ruolo di guida per l’ingresso nell’Unione di quelli che vengono ormai definiti i paesi dei Balcani occidentali: quell’area dell’ex Jugoslavia, uscita da una spaventosa guerra civile, alla quale dobbiamo dare prospettive d’integrazione politica ed economica. Il percorso, che si prospetta lungo, è già cominciato. Ma anche dall’altra sponda dell’Adriatico guardano a noi con speranza e fiducia.
domenica, settembre 03, 2006
sabato, settembre 02, 2006
Cento giorni
Sono trascorsi cento giorni dall'insediamento del governo di Romano Prodi. Una data simbolica. Ma in cento giorni non abbiamo capito quale sia stato sinora il contributo giovane e innovativo dato al governo da Enrico Letta nella sua veste di successore dello zio.
L'emigrazione polacca e l'idraulico bielorusso
Se l'idraulico polacco turba i sonni tranquilli dei francesi, l'idraulico bielorusso non turberà i sonni tranquilli dei polacchi. Strana, questa Polonia dei gemelli populisti Kaczynski. Da un lato accende pericolose polemiche con il potente vicino tedesco, dall'altro si apre senza paura all'immigrazione proveniente da Est. Da un lato dimostra una certa ruvidezza populistica nei rapporti con i partner europei, dall'altro introduce leggi liberali in termini di immigrazione e lavoro. L'ultima è che vengono semplificate le procedure per l'immigrazione stagionale di lavoratori provenienti da Russia, Ucraina e Bialorussia. In preparazione anche una legge analoga per i lavoratori turchi. Motivo? Molti polacchi sono emigrati più a occidente (400mila solo in Gran Bretagna) lasciando liberi i posti di lavoro più umili, specie nelle campagne. E per le raccolte autunnali è necessario far ricorso alla manodopera straniera. Intanto, il problema dei lavoratori polacchi, in gran parte giovani, emigrati nei paesi occidentali è diventata una vera emergenza sociale nel paese e anche autorità locali come quelle comunali di Wroclaw (l'antica Breslavia), mettono in atto campagne promozionali per convincere gli emigranti polacchi a tornare a casa.
Come cambia la politica estera italiana
Analisi fredda e accurata della politica estera del governo Prodi da parte di Andrea Gilli e Daniele Sfregola. La pubblica l'Opinione (e la riporta Tocqueville): il nostro link è al blog dei Twins. Molte le novità rispetto alle strategie estere del governo Berlusconi: diversi gli obiettivi, nuovo è anche il contesto in cui ci si muove oggi. Molti anche i rischi cui la strategia unionista va incontro e le conseguenze in caso di successo. Ma per poter giudicare, bisogna prima conoscere e il contributo della coppia Gilli-Sfregola è degno di analisti di lungo corso: descrizione dei fatti, costruzione dei contesti, qualche osservazione e giudizio lasciato ai lettori.
venerdì, settembre 01, 2006
Merkel über alles (almeno all'estero)
Ci occuperemo presto dello stato della Grosse Koalition tedesca, che non è per nulla brillante come sembrerebbe a sentire le dichiarazioni dei politici italiani (specie di centrodestra) che vedono il modello berlinese come ipotesi auspicabile anche per l'Italia (ma il governo Prodi non pare affatto in bilico e dunque, se fossi un politico di centrodestra, mi occuperei d'altro, ad esempio di centrodestra). Viaggia con difficoltà, insomma, la coabitazione berlinese e le riforme programmate incontrano più opposizione del previsto, sia nella popolazione che fra i politici stessi: nel caso della riforma della sanità, ad esempio, i problemi per la Merkel vengono dai potenti presidenti delle Regioni che appartengono in maggioranza al suo stesso partito. E nonostante gli indubbi risultati positivi che vengono dall'economia (ripresa solida, diminuzione della disoccupazione, rientro nei parametri di Maastricht) i commentatori politici s'interrogano ormai apertamente sulla reale capacità di leadership di Angela Merkel. All'estero, invece, non ci sono dubbi. La Merkel piace, le sue apparizioni sulla scena internazionale sono sempre un successo, anche se sull'impegno nella missione Onu in Libano la linea non è stata molto chiara. L'ultimo riconoscimento viene dalla rivista americana Forbes che la incorona "donna più potente del pianeta". Ha superato anche l'attivissimo segretario di Stato americano Condoleezza Rice, cui devono aver nuociuto le zuccherose telefonate ricevute dalla barca di Massimo D'Alema.
Bavaresi immaginari
In attesa della visita di Joseph Ratzinger e dell'Oktoberfest, la Baviera si gode gli ultimi scampoli di un'estate ritrovata. Il sole è tornato a splendere su Monaco, dopo un agosto freddo e piovoso come non accadeva da anni. E dunque la Süddeutsche Zeitung offre ai suoi lettori uno spassoso test che misura il grado di conoscenza della propria città: "quanto di Monaco c'è in voi"? Crocette da mettere sulle risposte seduti su un tavolino all'aperto in uno dei caffè della città, approfittando dell'ultimo sole settembrino. Possono rispondere anche turisti e habitué, se ve la cavate con il tedesco, potete provarci anche voi: il questionario è on line.
Piccoli "germanisti" crescono
Le virgolette servono a indicare che germanista, qui, va inteso nel senso di esperto di Germania. Ed è con grande piacere che segnalo, ancora una volta, il blog di Giovanni Boggero GermanyNews. Nell'ultimo anno questo blog è diventato sempre più professionale e la crescita qualitativa degli interventi è stata notevole e impressionante. Chi conosce il suo giovane autore, la sua serietà, il suo entusiasmo e la sua vivacità, non potrà sorprendersene. Però è davvero incoraggiante che nel nostro paese ci siano ragazzi come Boggero capaci di leggere con tanta freschezza e con buona autorevolezza una realtà ampia e complessa come quella della Germania. La Germania letta dall'Italia è il sottotitolo del blog. Walking Class lo inserisce come lettura quotidiana obbligatoria e lo consiglia a quanti sono appassionati di Europa e area germanica.
Walking Class verso il cuore dell'Europa
Con la ripresa autunnale, questo blog privilegerà i propri interessi e solo di tanto in tanto tornerà ad occuparsi di politica interna. Prevarrà l'attenzione alla politica, alla società e all'economia dell'Europa, con particolare riferimento a quell'area che potremmo definire "anseatica", cuore in Germania e occhio lungo sulle coste del Nord, da occidente a oriente, dalla Francia ai confini russi e su fino alle terre scandinave. In elaborazione, il progetto di creare un vero e proprio spazio autonomo all'interno o accanto a Walking Class per offrire ai lettori di lingua italiana un'informazione corretta su un'area transnazionale e centrale del nostro continente. Le cronache di colore sulla Germania che hanno accompagnato in estate l'evento calcistico mondiale, ci hanno impressionato per la scontatezza dei giudizi, per la superficialità dell'analisi e della conoscenza. Pensiamo che sia utile aprire una finestra giornalistica sull'Europa anseatica dato anche lo spazio limitato che la stampa italiana riserva all'informazione dall'estero.
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