Si chiama Gianni C., ha 30 anni e si divide tra gelati e pizze. E' un nostro connazionale che vive e lavora a Berlino. Della sua storia si occuparono i giornali e le televisioni tedesche e italiane lo scorso maggio e ne parlammo anche noi su questo blog. Gianni C., in una umida notte di maggio, si presentò sanguinante e con il ginocchio fratturato in una stazione di polizia di Berlino denunciando un fatto gravissimo: l'aggressione da parte di un gruppo neonazista.
Denunciò: giovani dalle teste rasate lo avevano bloccato nella stazione metropolitana di Alexanderplatz, interrogato sulla nazionalità e infine, essendo risultato italiano e non ariano, lo avevano riempito di botte. Con una mazza da baseball gli avevano frantumato il ginocchio. Gianni C. finì in ospedale per questo, è stato operato con successo e adesso il suo ginocchio funziona di nuovo e gli fa muovere la gamba con ritrovata agilità. Gianni C. si è nel frattempo anche sposato. Quando torna a casa, gli sorride una bimba di un anno. Per lui, 500 solerti militanti berlinesi sono scesi in piazza a protestare contro il razzismo. Oggi però Gianni C. è comparso davanti a un tribunale di Berlino. La sua storia non convince. Non ha mai convinto i poliziotti di quella stazione.
La sua storia è piena di contraddizioni. Soprattutto, agli atti c'è il video di quella notte umida, registrato da una delle tante telecamere che sbirciano a raggi infrarossi ogni movimento nella stazione metropolitana di Alexanderplatz. In quel video non si vedono teste rasate. In quel video, si vede Gianni C. che, solo soletto, barcolla sulla piattaforma del binario e pericolosamente si avvicina al bordo. E di colpo si getta sui binari, forse nel tentativo di oltrepassarli. Sembra pure ubriaco. Una volta, nelle nostre piccole stazioni, c'era sempre la scritta "non oltrepassare i binari" ma pochi la rispettavano, con il brivido che correva lungo la schiena quando si saltavano le barre di ferro, stupida roulette russa di provincia sulla ruota del destino.
La polizia sostiene che Gianni C. fosse un pò, come si dice qui, "betrunken", diremmo alticcio per carità di patria. Gianni invece insiste nella storia del pestaggio, anche se la sua versione ha preso mille sfumature, cento altre strade. Il processo riprende il 26 settembre. La polizia ha offerto molte occasioni a Gianni C. di cambiare la sua versione e di recuperare verità e dignità. Ma lui insiste. Il suo avvocato ha rabberciato la difesa alla meno peggio. I 500 manifestanti hanno sparso per le strade il loro buonsenso. E noi staremo a vedere come finirà questa storia. I gruppi neonazisti sono contenuti e non presentano una minaccia per la societá tedesca. Ma sono pericolosi per l'incolumità di singoli cittadini, specie nelle regioni dell'est. E non c'è alcun bisogno di falsi allarmi e storie inventate. Qui, in tedesco dalla Berliner Zeitung, la cronaca della giornata processuale.