"La negazione della realtà, invece, non è mai stata un presupposto necessario per chi visita il Bhutan. Nelle regioni sempre più soffocate e spesso turbolente dell'entroterra asiatico, il Bhutan (la nazione che la sua maggioranza buddhista chiama 'Druk Yul', il Regno del Drago Tonante) si distingueva per il fatto di essere l'unico paese immacolato. Era un luogo in cui, nonostante il territorio inospitale, la vita aveva (e in massima parte ha ancora) un ritmo diverso e valori affascinanti, quali l'apertura mentale, la capacità di fare affidamento sulle proprie forze all'interno di una comunità che fornisce protezione e sostegno e, infine, un forte rispetto di sé che consente alle persone di guardare gli stranieri negli occhi e ritenerli loro pari.
I bhutanesi vivono in case robuste che hanno le pareti di fango sostenute da una struttura di legno e il tetto lievemente spiovente coperto da rozze assi tenute ferme da pietre. Le parti di legno e talvolta anche i muri esterni sono decorati dagli artigiani dei villaggi con disegni a colori tenui ispirati all'iconografia e al folclore buddhisti. Ci sono città (penso a Mongar, Tongsa o Tashigang) nelle quali gli edifici decorati e dipinti sembrano essersi materializzati dalle illustrazioni delle fiabe.
Anche la terra in cui vivono i bhutanesi, incuneata tra i due paesi più popolosi del mondo, la Cina e l'India, sembra tratta dai libri di favole. Con le sue alte montagne ghiacciate, le gole scure in cui riecheggia il mugghio dei torrenti, le vallate color smeraldo silenziose sotto il sole e le foreste brulicanti giorno e notte di ogni forma di vita, il Bhutan è grande come la Svizzera, ma ha meno di un milione di abitanti, non possiede città così come le intendiamo noi e ha non più di una mezza dozzina di strade asfaltate di una qualche importanza. La gente si sposta a piedi o a cavallo più che con veicoli a motore di qualsiasi tipo e, in virtù della natura del suolo, questo sistema di trasporti è destinato a durare indefinitamente.
Il Bhutan ha una capitale moderna (anche se situata quasi interamente all'interno di una cinta fortificata) da meno di mezzo secolo. Nella classifica delle capitali del mondo, Thimphu annovera ben poche rivali tra quelle in miniatura. Costituita da poche centinaia di case e botteghe con la facciata in legno disposte lungo alcune brevi strade asfaltate (delle quali soltanto una collega la città con il resto del paese), se non fosse stata da poco dotata del suo primo semaforo Thimphu sarebbe potuta entrare nel XXI secolo come la sede di governo più bucolica del mondo.
Sprovvista di aeroporto e di stazione ferroviaria (ci sono soltanto piccoli autobus che, saggiamente, di notte non percorrono le anguste strade di montagna), Thimphu non ha avuto occasione di sviluppare quelle caratteristiche che rendono molte città tutte uguali fra loro e che costringono i viaggiatori ad allontanarsi dal centro urbano per vedere il paese. Benché possa sembrare non molto bhutanese se la si guarda in lontananza dalle colline, non appena vi si mette piede si capisce che questa città di circa ventimila abitanti (ma in proposito non esistono dati certi) è il Bhutan".
Barbara Crossette, L'esile fiamma del Drago, 1995