"Il meeting è per le otto di un sabato, nella saletta sopra un pub di Soho fra caffè orientali e teatrini di streap-tease sulle cui soglie giovanotti d'aspetto mediterraneo annunciano, naso in aria, che lo spettacolo sta per iniziare. Ci si fa strada fra boccali di birra, si sale un'erta scaletta; c'è già qualcuno a gelare sulle panche. Arriva un signore corpulento, pallido, vestito di scuro, con vaste lenti nere su occhi ciechi, e apre la seduta. Il suo accompagnatore, zoppicando leggermente, gira fra i presenti raccogliendo ordinazioni di bevande. E' uno dei meeting settimanali della Neurotics Anonymus. C'è un'aria di socievolezza che mi pare deliberata, gratuita: un gran chiamarsi per nome di battesimo. Le donne, meno numerose degli uomini e tutte di mezz'età, sembrano più ansiose di stabilire contatti, fanno scattare sorrisi che scoprono una vitalità ancora agguerrita, mai interamente delusa. Gli uomini sono uno squallore, alcuni vistosamente anormali".
Francesco Russo, L'anonima neurotici, 1966