La cura Steinmeier comincia a dare qualche frutto. E a movimentare il quadro politico. Tolto per il momento lo sguardo a sinistra, l'Spd rilancia al centro iniziando il corteggiamento dei liberali dell'Fdp. Obiettivo: quella che in Germania si chiama l'Ampelkoalition, la coalizione semaforo dai colori dei tre partiti che ne farebbero parte. Rosso (Spd), giallo (liberali) e verdi. Il primo segnale di attenzione era venuto qualche giorno fa da Dirk Niebel, segretario generale dell'Fdp che in un articolo sul Tagesspiegel dal titolo "Unsere neue Spd", la nostra nuova Spd, invitava la nuova-vecchia dirigenza socialdemocratica a riportare la barra al centro, a coniugare l'attenzione per il sociale con una visione liberale della società e a guardare con attenzione all'Fdp come possibile partner di governo. I giornali liberal tedeschi cavalcano molto questa ipotesi (il Tagesspiegel è uno di essi), anche perché l'alleanza liberal-socialista ha già segnato la stagione degli anni Settanta, ai tempi di Willy Brandt e Helmut Schmidt, anni d'oro per la socialdemocrazia. Allora non c'erano i verdi, oggi però indispensabili per un'eventuale maggioranza di governo: in più gli eredi di Joschka Fischer hanno già dimostrato di possedere cultura di governo nei sette anni con Schröder.
A dare corpo a questa strategia ci ha pensato più autorevolmente proprio il candidato alla cancelleria, il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, impegnato in questi giorni come la maggior parte dei politici nella campagna elettorale bavarese. Aperture ai liberali e chiusura, almeno a livello federale, verso la Linke. Obiettivo: riconquistare le posizioni perdute nella guerra a sinistra e sondare una più concreta alternativa politica alla Grosse Koalition. Nel nuovo tandem politico socialdemocratico, dopo la dichiarazione di Steinmeier è arrivata quella di Müntefering, che ha sostituito Beck alla guida del partito. Curiosamente, per il momento a frenare è proprio quel Niebel (Fdp) che aveva per primo lanciato il sasso.
Come alternativa all'Ampelkoalition, c'è sul versante opposto la cosiddetta Jamaika Koalition: ne abbiamo parlato a lungo nei mesi scorsi in occasione del dibattito suscitato dalla rivista Cicero (la Bionade Republik) e del primo esperimento in tal senso partorito a livello regionale nel Senato di Amburgo. A qualche mese di distanza, però, questa alleanza (che nel capoluogo anseatico non comprende i liberali) mostra segni di stanchezza e le piattaforme di Cdu e verdi, messe alla prova dei fatti, si dimostrano meno compatibili del previsto. A Berlino (sede di un altro esperimento politico, quello rosso-rosso tutto a sinistra guidato da Wowereit) il leader della Cdu Pflüger che aveva caldeggiato una Jamaika Koalition in versione locale, è stato fatto fuori dalla guida del partito (e perfidamente i verdi di qui gli hanno offerto asilo politico).
Per quanto la Cdu di Angela Merkel viaggi a punteggio pieno nei sondaggi di queste settimane, l'ipotesi più tradizionale cui punta la cancelliera - l'alleanza stabile di centrodestra con l'Fdp - è sempre a rischio della soglia di maggioranza. La Merkel proverà a gettare sul piatto elettorale tutta la sua popolarità, nella speranza di guadagnare quei punti percentuali che consentirebbero all'alleanza nero-gialla di superare il 50 per cento. Ma la ricerca di nuovi percorsi politici, stante l'ingresso ormai stabile della Linke nel panorama della democrazia tedesca post-riunificazione, resta un compito obbligato per gli sherpa dei cinque partiti.