mercoledì, settembre 17, 2008
Italia, radar e la sponda sud che parla francese
Spunti di riflessione giungono dall'auto-accusa che Carlo De Benedetti ha lanciato verso l'Italia e la sua classe dirigente, tutta quanta e non solo quella politica. Un'auto-accusa coraggiosa, perché il presidente del gruppo Cir (cui fanno parte Espresso e Repubblica) ci ha messo dentro anche l'imprenditoria, della quale è da decenni autorevole esponente. Un lamento, però ad essere onesti, giunto un po' in ritardo, sia nella parte distruttiva che in quella costruttiva. L'Italia non conta più nulla ha detto parlando ad un convegno dell'Aspen, è sparita dagli schermi radar: cosa aihmé vera e purtroppo nota da tempo a quanti si occupano di politica estera in generale e misurano da tempo lo spessore del nostro paese nel quadro internazionale. Poi la proposta: abbiamo di fronte alle nostre coste la nostra Cina e la nostra India, il sud del Mediterraneo, una sponda lungo la quale giocare le nostre carte (si suppone di potenza regionale e non più globale, come ci si era illusi qualche tempo fa) con le piccole e medie imprese. Però noi avevamo anche la sponda est, quell'area compresa tra i Balcani e la Romania, dove le condizioni erano, non più di dieci anni fa, le stesse che oggi vengono individuate nel sud del Mediterraneo. E ci siamo giocati la carta adriatica malissimo. Ora vorremmo superare il braccio di mare a sud. Anche qui un po' in ritardo: qualcuno si è accorto che proprio quest'area è stata già appaltata da Sarkozy e dalla Francia con il progetto dell'Unione per il Mediterraneo? Una leadership c'è già, agli altri toccheranno le briciole.