sabato, settembre 06, 2008
Message in a bottle (per Paolo Emilio Petrillo)
Non conosco personalmente il collega Paolo Emilio Petrillo, che lavora anche lui da Berlino. Ma avevo avuto occasione di incrociare quasi un anno fa un suo articolo e di prenderlo ad esempio di una imprecisione professionale. La mia critica era al fatto, non alla persona: non sono così presuntuoso da fare il professorino e perderei giornate intere a raccontare i miei errori. Nulla di personale, ci mancherebbe, solo un caso da raccontare e lui ci era capitato in mezzo. Ora però un amico comune ha avuto occasione di incontrarlo e Petrillo gli ha raccontato come andarono le cose in quell'occasione. Per farla breve, la fonte lui l'aveva citata e il taglio avvenne in redazione. Ora si aprirebbe il vasto capitolo del rapporto fra i corrispondenti (e gli inviati) e le proprie redazioni, gli articoli letti velocemente e mal titolati, le richieste balzane dei direttori mentre si cerca di spiegare che la notizia è altrove, i tagli arbitrari di chi deve chiudere pagine e giornale in tempi brevissimi. Solo chi vive la vita interna dei giornali può comprendere come, ingranaggi che si ritengono oliati, siano invece continuamente inceppati da quella splendida intrusione nel meccanismo che è l'uomo. Vaste programme. Il mio è invece solo il doveroso obbligo di dare a Petrillo quel che è di Petrillo, chiudere un malinteso nel modo che spero più corretto, augurandomi che legga questo post come aveva letto l'altro.