giovedì, marzo 01, 2007
Finalmente Bucarest! Viaggio al confine d'Oriente
Inutile descrivere il gate d’ingresso dell’aeroporto di Bucarest Otopeni, l’accesso asettico – moquettes e insegne luminose – utilizzato dai manager, simile ai gates di tutti gli aeroporti del mondo. È il confine terrestre il luogo migliore per misurare i cambiamenti della Romania. La dogana di Bors-Oradea, al chilometro 450 della superstrada che collega Budapest a Cluj Napoca, il capoluogo della Transilvania. Estremo occidentale della Romania: preannunciata dai camion che accostano sul ciglio destro della strada, si distende una lunga striscia orizzontale di casette di lamiera, strette in fila una accanto all’altra e sormontate da un tetto goffo e tronfio sotto il quale si gela d’inverno e si soffoca d’estate. E poi sbarre, garritte, cartelli nell’incomprensibile lingua ungherese e in rumeno e in inglese. Tutta questa roba è destinata a sparire, tra qualche anno. Archeologia stradale. Cartelli, casupole, garritte, lamiere: tutto via, anche se la retorica europeista non è più quella di un decennio fa e magari il materiale di risulta non sarà riciclato, verrà custodito in qualche capannone, non si sa mai, un giorno dovessero tornare i confini e le divisioni [... continua su Ideazione].