Si riaccende la polemica fra Polonia e Germania, sulla scia di episodi apparentemente slegati dall'attualità politica. Le occasioni si moltiplicano pericolosamente: la trasmissione in Germania sul canale pubblico ARD di un bel documentario sui profughi tedeschi dai territori orientali dopo la seconda guerra mondiale (Die Flucht); la copertina di un settimanale polacco che ritraeva il cancelliere tedesco Angela Merkel con un paio di baffoni hitleriani; l'accusa della presidente dell'associazione esuli tedeschi, Erika Steinbach, al governo polacco di assomigliare ai politici neo-nazisti tedeschi. A questi si aggiungono tanti altri piccoli scontri che fanno meno notizia ma che completano il quadro di un rapporto che si va deteriorando di mese in mese.
Ma dietro l'apparente futilità del confronto, si annida un problema di fondo che riguarda la politica estera e la politica energetica tedesca, e il modo in cui esse vengono percepite dai paesi centro-orientali stretti tra Berlino e Mosca. La Polonia, con i suoi personaggi politici sopra le righe, si fa in qualche modo bizzarro portavoce del malessere. Ma inquietudini simili sono vissute nelle altre capitali dell'area, da Praga a Kiev, da Vilnius a Tallin, fin su nell'Europa scandinava. Ci sono anche sponde ulteriori. La Francia con la Germania, la Gran Bretagna con i paesi dell'Est. Convitato neppure troppo di pietra è la Russia, con la sua ascesa a superpotenza energetica e la sua voglia di tornare a giocare un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale e su quello europeo in particolare.
Da un punto di vista geopolitico, è interessante notare come le alleanze (per ora accennate, non certo ufficialmente stabilite) ricalchino gli schemi diplomatici vigenti in Europa prima della seconda guerra mondiale - con l'eccezione della Francia, il cui ruolo globale risulta oggi ridimensionato. E si sovrappongano perfettamente con quella dicotomia tra Vecchia e Nuova Europa lanciata qualche anno fa dall'Amministrazione americana, e che l'Unione Europea ha tentato di smentire, senza troppo successo. La questione dei rapporti con la Russia è dunque decisiva anche per gli equilibri futuri dell'Europa e per la sopravvivenza (oltre che per la ripresa) del processo di integrazione europea.
Un ampio articolo dell'Economist descrive con molta accuratezza lo scenario attuale e, oltre a consigliarne l'attenta lettura, non c'è molto altro da aggiungere. Semmai da sottolineare alcuni punti: sulla politica energetica e su quella militare la spaccatura tra Europa occidentale ed Europa centro-orientale rischia di approfondirsi e non di riassorbirsi. Il rapporto con la Russia è decisivo: i paesi che facevano parte dell'orbita sovietica si muovono per diversificare geograficamente la dipendenza energetica da Mosca e guardano con grande sospetto alla costruzione della pipeline russo-tedesca sotto il Baltico. D'altro canto la Germania ha investito moltissimo su questa opera che è parte essenziale del suo piano energetico di sicurezza. La questione militare, invece, riguarda il dispiegamento dei missili americani sul territorio europeo per il progetto di scudo anti-missile. L'Europa occidentale non li vuole e parla di presenza militare statunitense non più giustificata dopo la fine della guerra fredda. I paesi est-europei, invece, li vogliono (così come la Gran Bretagna) e li considerano un deterrente essenziale anche contro ipotesi di revanscismo russo. Ovviamente, la Russia protesta vigorosamente.
Infine, le nuove dinamiche degli interessi stanno cementando quella sorta di alleanza baltica che finora era rimasta confinata a rapporti di tipo economico e commerciale. Sul piano energetico, avverte l'Economist, i piccoli paesi dell'area stanno stringendo accordi reciproci per il rifornimento di gas e una mutua assistenza. Un tentativo (forse velleitario) di reagire alla costruzione della pipeline del Baltico, vista come una minaccia economica ed ecologica.
Per la Germania, dunque, si apre una fase delicata nella gestione dei rapporti con il suo Oriente, quello vicino dei paesi usciti dall'orbita sovietica e quello appena più lontano della Russia. Fase peraltro vissuta nel momento in cui il paese è presidente di turno della UE. Saprà Berlino assolvere al doppio compito di tranquillizzare i vicini orientali e imbrigliare Mosca in un rapporto di fiducia?