mercoledì, marzo 07, 2007

L'Estonia svolta ancora più a destra?

Carrellata di informazioni, oggi, un po' da tutta Europa. Nelle prossime settimane questo blog andrà un po' a rilento. Fervono i preparativi per il trasloco da Roma a Berlino. Ma cercheremo, comunque, di non trascurare troppo gli obblighi di blogger.

Ripartiamo dall'Estonia, lasciata un paio di giorni fa ai risultati delle urne. Intanto c'è da dire che l'esperimento del voto on-line non è andato benissimo. Gran parte degli elettori ha preferito recarsi alle urne, votando in maniera tradizionale. Certo, anche a Tallin e dintorni quest'anno si vive un inverno particolarmente tiepido e dunque cosa di meglio che fare due passi fuori all'inizio di un marzo che sarà ricordato a lungo. Tuttavia, per gli agiografi dell'e-politics, è una delusione.

Meno deluso è il capo del governo. Voto cartaceo o voto elettronico, il suo partito ha vinto, nonostante i sondaggi ne avessero previsto la sconfitta a vantaggio del suo alleato-rivale Edgar Savisaar. Andrus Ansip, così si chiama, leader del Partito delle riforme (destra liberale), starebbe pensando a un cambio di maggioranza. Negli ultimi due anni ha governato assieme al Partito del centro di Edgar Savisaar (formazione che potremmo definire di centro-sinistra) ma ora strizza l'occhio alla destra conservatrice di Pro Patria - Res Publica (non è una squadra di calcio ma un partito) che ha ottenuto un buon risultato. L'analisi post-elettorale di Ansip è che Pro Patria è stato capace di intercettare i voti perduti dal partito di centro-sinistra: sarebbero elettori preoccupati dalle proposte in senso sociale del Partito del centro come l'aumento della spesa pubblica per irrobustire il welfare state e l'abolizione della flat tax. Adesso si tratta di assumere le conseguenze della volontà espressa dagli elettori.

Insomma l'Estonia - secondo il capo del governo - sarebbe pienamente integrata nella cosiddetta "onda scandinava", quel movimento favorevole alle riforme dello stato sociale che anche in Svezia ha portato al governo i conservatori liberali. Di più, l'Estonia, rispetto alla Svezia e ai paesi scandinavi, deve al liberismo di mercato e non allo stato sociale il benesse conquistato dopo la fine del comunismo. Non si tratterebbe, dunque, di snellire un sistema che ha garantito benessere ma che necessita di profonde revisioni. Si tratta invece di proseguire per quella strada che ha fatto della piccola repubblica baltica la principale "tigre economica dell'Est". Vedremo nei prossimi giorni se questo dibattito porterà anche ad una svolta governativa e, nella eventualità, che tipo di effetto avrà sul paese.

Approfondimenti su: Sole 24 ore, The Baltic Times.