Barometro politico del settimanale Der Spiegel, aggiornato ad oggi, 7 marzo. Sorprende il crollo dell'SPD, che scivola al 25 per cento. Tiene invece la CDU al 35 per cento. Tra i due partiti della Grosse Koalition la distanza adesso è del 10 per cento. Con un calo reciproco, sembra di essere tornati ai mesi precedenti il voto del 2005, quando Angela Merkel era data per vincente rispetto a Gerhard Schröder: solo che allora la CDU era oltre il 40 e l'SPD oltre il 30. Crescono di conseguenza i partiti cosiddetti minori. I liberali vedono avverarsi la profezia del suo bizzarro leader, Guido Westerwelle, che anni addietro azzardò una campagna elettorale al motto di "Obiettivo 18%". Ora è al 13 e se si pensa che in molte elezioni l'FDP ha stentato a superare lo sbarramento del 5 per cento, si può capire l'enormità di questo dato. Ma bene vanno anche i partiti della sinistra, i Verdi e Die Linke entrambi attestati all'11 per cento.
Se dai singoli partiti si passa ad analizzare il dato delle coalizioni, si ha una conferma di quell'impasse (o crisi) del sistema politico tedesco cui si accennava nel post precedente. L'unico governo possibile è quello attuale, la Grosse Koalition: supera di 10 punti la soglia del 50 per cento. Ma quando venne varata, nel novembre 2005, la somma dei due principali partiti era del 70 per cento. Impossibili, dal punto di vista numerico, altre coalizioni: tutte sotto il 50 per cento. Resta sempre la fantasiosa ipotesi di una coalizione Giamaica (CDU, Verdi e liberali): ma, appunto, siamo sul terreno della fantasia politica. La realtà dice che Angela Merkel e Kurt Beck sono destinati ad andare ancora a braccetto.