Quando si apre il vaso di pandora dei pregiudizi omofobi, l'Italia dispiega tutta la propria arretratezza culturale e sociale. Il test europeo dovrebbero farlo a noi, non ai bulgari. Adesso è arrivato pure il senatore a vita Giulio Andreotti che, per una volta, licenzia la sua inquietante e oscura prudenza per cavalcare la battaglia anti-Dico al grido di "dagli al gay". Si sarà fatto una cultura sull'ultimo numero del Domenicale. Certamente se l'è fatta il deputato centrista-uddiccino (ma non erano quelli buoni?) Luca Volontè che ribadisce le teorie elaborate nell'Haus am Wannsee del machismo psicologico che tanto spazio hanno trovato sulle pagine del settimanale conservatore: "I fondatori della psicologia moderna descrivono l'omosessualità come patologia clinica". Bontà loro. Un paio di settimane fa aveva dato fiato ai pensieri in materia Silvio Berlusconi: battute, come suo solito, ma da caserma non da comizio. Adesso aspettiamo soltanto l'immancabile Calderoli. E nell'attesa assistiamo con delusione al silenzio degli innocenti, quei leader della sinistra tanto liberal e aperti che evitano di polemizzare con Andreotti per paura di perderne l'intermittente appoggio al Senato.
Ma restiamo a destra. Si sta avverando la profezia di Calamity Jane, una che la sapeva lunga su questa roba e che paventava il pericolo di una deriva per la destra del nostro paese: sempre più triste, ingrugnita, retrograda e reazionaria. Ora anche omofoba. Detto per inciso, in Germania solo qualche mese fa un partito conservatore come la CDU ha ufficialmente aperto le proprie porte ai gay. Non che prima non ci fossero nel partito cristiano-democratico: semplicemente, era un segnale - seppur tardivo - e come tale è stato considerato dall'opinione pubblica tedesca e dagli elettori di quel partito. Da noi, temo che neppure i culi e le tette dei programmi Mediaset ci salveranno dalla crescente ondata "bigottista" del centrodestra. Tuttavia, mi pare che la società sia sintonizzata su tutt'altra frequenza, anche a destra e che sia la politica a non saperla rappresentare. Questo scarto potrebbe essere pagato in termini elettorali, magari non nel breve ma nel medio periodo. Qualche stratega dovrebbe dargli una voce.
Sul caso Domenicale gli interventi di Daw, 1972, il Megafono, Watergate, Rolli, Inyqua.