Alla fine i migliori restano sempre loro, i vecchi politici, con buona pace di chi crede che quello sia un mestiere per improvvisati. La catena dei cinquantenni dei demoralisti (democratici della morale, ex Ds), sessantottini che hanno vissuto in pieno la crisi della ideologia comunista, ha portato la transizione del loro partito nelle casse del signor Conforte. Non è stato un buon investimento. E pur non venendo meno ai doveri di solidarietà di partito, l'unico che ha stonato qualche giorno fa rispetto alla compatta chiamata a rapporto di D'Alema e Fassino è stato Giorgio Napolitano, del quale le cronache riportavano: "Napolitano pur giudicando la relazione di Fassino apprezzabile perché consente una conclusione unitaria, ritiene ci siano in essa aspetti troppo difensivi ed elusivi".
Alla fuga per il potere di Romano Prodi che sulle primarie messe su dai demoralisti (coi loro fondi un po' così) vorrebbe costruire il Partito democratico a sua immagine, somiglianza e interesse (ora che i demoralisti sono un po' così anche a causa di quei fondi, via professore, un po' di cinismo in meno, e che diamine!), l'ex capo-sindacalista e poi parlamentare dc Franco Marini risponde con un "ad accelerare troppo si va a sbattere". E un altro "old" politico che Prodi lo conosce bene, Ciriaco De Mita, rincara: "Se Romano ha la sindrome del complotto, se la faccia curare dallo psicanalista". Brutta roba quando i politici di un tempo sono migliori di quelli del tempo presente. Per il tempo futuro, si vedrà.