martedì, gennaio 31, 2006
Ballarò/2 - Chi sale e chi scende
Credo che fra un po' esaurirò il bonus di interesse per la campagna elettorale italiana, soprattutto se il paradosso suggerito da Giuliano Ferrara a Silvio Berlusconi dovesse realizzarsi: il cambio del candidato premier in corsa con Gianni Letta. Credo sia molto difficile (osservando anche lo smisurato ego del Cavaliere) e ognuno libero di pensarla come meglio crede sul Gran Ciambellano di Palazzo Chigi: noi non la pensiamo tanto bene, qui siamo cattolici sì, ma non perdutamente democristiani, né pre né post. Detto questo, Ballarò di questa sera ci ha confermato in due vecchie impressioni. Il sottosegretario al Lavoro Sacconi è uno bravo e avrebbe dovuto dire e scrivere di più in questi anni. Lo ricordo in un bell'articolo su Ideazione qualche anno fa e ieri ha dimostrato ancora una volta di essere un tipo in gamba. D'altro canto Diliberto non è un comunista, trinariciuto, stalinista e giustizialista. No, è solo un demagogo incompetente. Ha detto banalità su banalità, articolando slogan ritriti, una sorpresa in negativo anche per uno come me che non si aspettava nulla di buono.