martedì, gennaio 31, 2006
Merkel, sarà dura
Come avevamo sostenuto qualche tempo fa su Ideazione, fidandoci di previsioni a lunga scadenza degli istituti di ricerca tedeschi, la disoccupazione in Germania ha nuovamente superato la soglia dei 5 milioni di senza-lavoro (12,1 per cento, 10,2 all'Ovest e 19,2 all'Est). Chi gioca i confronti europei solo per dimostrare che il governo Berlusconi in Italia ha fallito le politiche socio-economiche, fa torto alla realtà europea e alla propria intelligenza. Noi, che abbiamo cara la Germania, siamo invece preoccupati del fatto che la ex locomotiva d'Europa, quella che potrebbe e dovrebbe tirare anche tutti gli altri vagoni, e dunque anche un po' noi, arranchi nelle secche della propria crisi strutturale, dalla quale prova a venir fuori con grande fatica. Non ci interessano confronti fra poveri. Vorremmo una Germania forte e in ripresa. In alcuni comparti, come quello delle esportazioni, il paese sembra aver preso la strada giusta. Ma la disoccupazione resta alta e, come previsto, è tornata oltre la soglia più che psicologica dei 5 milioni di "Arbeitslosen" (correzione con esse grazie al maestro Carletto Darwin, ndb): era un fuoco di paglia l'ottimismo di un mese fa, quando il dato relativo al mese di dicembre 2005 - il primo dopo il varo della Grosse Koalition - aveva indotto a rosee dichiarazioni. Per Angela Merkel e la sua alleanza rosso-nera sarà dura, la luna di miele con l'elettorato inevitabilmente finirà e bisognerà mostrare il coraggio delle riforme che è la vera ragione sociale di questo grande compromesso. Per il bene della Germania e dell'Europa.
Ballarò/2 - Chi sale e chi scende
Credo che fra un po' esaurirò il bonus di interesse per la campagna elettorale italiana, soprattutto se il paradosso suggerito da Giuliano Ferrara a Silvio Berlusconi dovesse realizzarsi: il cambio del candidato premier in corsa con Gianni Letta. Credo sia molto difficile (osservando anche lo smisurato ego del Cavaliere) e ognuno libero di pensarla come meglio crede sul Gran Ciambellano di Palazzo Chigi: noi non la pensiamo tanto bene, qui siamo cattolici sì, ma non perdutamente democristiani, né pre né post. Detto questo, Ballarò di questa sera ci ha confermato in due vecchie impressioni. Il sottosegretario al Lavoro Sacconi è uno bravo e avrebbe dovuto dire e scrivere di più in questi anni. Lo ricordo in un bell'articolo su Ideazione qualche anno fa e ieri ha dimostrato ancora una volta di essere un tipo in gamba. D'altro canto Diliberto non è un comunista, trinariciuto, stalinista e giustizialista. No, è solo un demagogo incompetente. Ha detto banalità su banalità, articolando slogan ritriti, una sorpresa in negativo anche per uno come me che non si aspettava nulla di buono.
Ballarò/1 - Sdraiati sul Lettino
Quando gli amici della Margherita ci chiedono sorpresi il perché di tanta diffidenza verso quella che, in fin dei conti, dovrebbe essere l'area della sinistra meno distante dalle idee di questo blog, c'è da ribatter loro che la delusione è proporzionale alle attese nutrite (pur da differenti posizioni politiche). Tecniche televisive. Ballarò, cioè la filiera giornalistica del terzo canale in quota Margherita. Interviene il giovane Letta. E il suo discorso è sapientemente (ma un po' troppo scopertamente per chi mastica di giornalismo) intervallato da immagini di pubblico senziente. Compite signorine che annuiscono alle frasi dell'ex-futuro ministro, e ad ogni parola un sì sì, ad ogni verbo un altro sì sì, ad ogni sospiro ancora sì sì. Come dire, il gioco della calza dodici anni dopo. Allora, perché cambiare?
Phastidio for President
Due più due per noi ha sempre fatto dieci. o diciotto. Dipende dal tasso alcolico presente nelle vene. Così, quando si tratta di andare nelle pieghe dei programmi economici dei candidati, ci affidiamo a chi ne sa più di noi. A Phastidio, per esempio.
Ngna fà
Gossip: il tridente elettorale della sinistra
Voci e controvoci, conferme e sussurri. Comincia in Italia la battaglia per le candidature, che questa volta, data la famigerata legge elettorale, sarà la vera partita che gli aspiranti parlamentari dovranno giocare per essere eletti. Come si sa, chi prima arriva meglio alloggia e chi sta in fondo si può pure ritirare dalla gara. Tutto il potere ai partiti, proprio nel momento in cui maggiore sembra la loro debolezza sia dal punto ideale che da quello della selezione della classe dirigente. Al cosiddetto tridente del centrodestra (Berlusconi, Fini, Casini, in rigoroso ordine di sondaggio e di incontinenza televisiva), si contrappone un altrettanto vigoroso e inedito tridente del centrosinistra. O potrebbe contrapporsi, se le indiscrezioni raccolte in Transatlantico saranno confermate dalle scelte delle segreterie dei tanti partiti dell'Unione. Non stiamo parlando di un tridente dei leader ma di un attacco a tre punte piuttosto bizzarro. Allora. Conferma per Giancarlo Caselli, direttore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed ex procuratore capo antimafia a Palermo dal 1993 al 1999, sostanzialmente sconfitto da Andreotti nella battaglia processuale intentatagli per mafia. Conferma per Francesco Caruso, il no-global napoletano ora allettato dallo stipendio di parlamentare (e futura pensione), fotografato durante gli scontri di Genova 2001 mentre distribuiva mazze da baseball a un gruppo di esagitati teppisti. Nessuna conferma ma solo voci per la persona che meno di tutti vi aspettereste di trovare accanto a Caruso: è Domenico Fisichella, monarchico professore di Scienza della politica, co-fondatore di Alleanza Nazionale, dimessosi dal partito per contrasti con Fini ma non dalla carica di senatore e neppure da quella di vice-presidente del Senato in quota An. Fisichella è un uomo tutto d'un pezzo, che non si fece scrupolo di cacciare dalla segreteria il proprio assistente omosessuale dopo che questi venne fotografato dai paparazzi in una festa gay. Ma l'attaccamento al seggio senatoriale dimostra che anche gli uomini tutti d'un pezzo hanno il loro punto debole (per noi fu debole anche la scelta di cacciare l'assistente solo perché omosessuale): non resistono alle lusinghe del pennacchio.
lunedì, gennaio 30, 2006
Tienanmen e la Google-Cina
Grazie al blog Cina e dintorni, rilanciamo la doppia faccia di Google. Facendo una ricerca su Piazza Tienanmen-foto, in tutto il mondo appaiono nelle prime pagine le sanguinose foto della repressione studentesca del giugno 1989. Nella Google-Cina appaiono invece ameni turisti sorridenti con il grande piazzale vuoto alle loro spalle: cheese!
E se fosse il Giappone?
Stiamo organizzando un viaggio importante, e il mappamondo ci sfugge tra le mani, ruota e ruota impazzito offrendo mille posti e mille destinazioni. E se la ruota si fermasse su Tokio? La foto qui sopra è di Michele Falzone.
Idraulici hooligans
Pare che il nuovo spauracchio in termini di hooligans non siano i tifosi della curva della Roma, autori di un orribile striscione srotolato ieri durante la partita con il Livorno ("Lazio-Livorno, stessa iniziale stesso forno") che ha sollevato la sacrosanta protesta della comunità ebraica di Roma e che ci auguriamo porterà alla altrettanto sacrosanta squalifica dell'Olimpico. No, lo spauracchio sono i nuovi teppisti dell'Est. In particolare i temibili hooligans polacchi, autori negli ultimi tempi di assalti, scontri e violenze di ogni genere. Ne sono preoccupati soprattutto gli organizzatori tedeschi del Mondiale 2006, che hanno già allertato le forze dell'ordine a monitorare con attenzione la scena calcistica polacca. Lo Spiegel parla di teppaglia razzista pronta a scatenare un mese di violenze in terra tedesca. Se è lecito scherzare su questi argomenti, sarà buffo osservare come i razzisti polacchi si scontreranno, ad esempio, con i razzisti francesi, convinti che tutti gli abitanti al di là dell'Oder siano idraulici pronti a rubargli il lavoro.
L'anti Letizia (ovvero il signor Mestizia)
Hanno scelto quello che le prenderà dalla Moratti. E sono pure contenti.
domenica, gennaio 29, 2006
Il silenzio di Google, la voce di Cina e dintorni
Google la sta facendo sporca in questa storia con la censura cinese. Noi segnaliamo il nuovo blog Cina e dintorni. Per saperne di più, ogni giorno di più.
Per il rotto della cuffia
Come avevamo sostenuto due settimane fa, la vittoria della presidente socialdemocratica finlandese Tarja Halonen nel ballottaggio con il conservatore Sauli Niinistö sarebbe stata sofferta. E sofferta è stata. La presidente uscente ha conseguito il 51,8 per cento contro il 48,2 del suo avversario. Nel primo turno la Halonen aveva raggiunto il 46,3 per cento, fallendo di poco la maggioranza assoluta. Niinistö era rimasto bloccato al 24. Dodici punti percentuali di vantaggio al primo turno, poco meno di quattro al secondo grazie all'appoggio a Niinistö del primo ministro e candidato centrista Matti Vanhanen. Qui le brevi note sul voto presidenziale in Finlandia dalla FAZ.
sabato, gennaio 28, 2006
venerdì, gennaio 27, 2006
Ratzinger sull'Europa
L'unità dei cristiani e le radici dell'Europa dopo l'allargamento. Le riflessioni di Benedetto XVI nell'incontro con la commissione che prepara la Terza assemblea ecumenica europea: il testo ufficiale e il commento di Avvenire.
Legittima difesa: i miei dubbi
Detto in tutta franchezza, non mi convince la nuova legge sulla legittima difesa approvata dalla maggioranza. E per motivi di principio ancor prima che per gli effetti pratici che potrà produrre e che bisognerà valutare nel tempo. E' un po' come per la pena di morte: sono contrario per principio.
Il giorno della memoria
Siccome certe emozioni non sono riproducibili a comando, rimando a sensazioni scritte un anno fa. Semmai aggravate dalla preoccupazione per i risultati delle elezioni palestinesi di ieri.
Il sibilo stridulo di Oswiecim.
Oswiecim è un nome quasi impronunciabile. Il suo suono ricorda quello di una saracinesca che si chiude, inesorabile, stridendo nei binari d’acciaio. Un fischio stridulo che provoca un brivido gelato nelle ossa e produce un sibilo acido, insopportabile alle orecchie. Oswiecim atterrisce già quando leggi le lettere sgraziate stampate sul cartello stradale. Si arriva percorrendo una strada statale sconnessa che porta alla fine del mondo, mentre la Cracovia elegante da cui siamo partiti è già cancellata dalla memoria. Nulla sembra umano a Oswiecim. Tutto rimanda all’orrore che fu [... continua].
Il sibilo stridulo di Oswiecim.
Oswiecim è un nome quasi impronunciabile. Il suo suono ricorda quello di una saracinesca che si chiude, inesorabile, stridendo nei binari d’acciaio. Un fischio stridulo che provoca un brivido gelato nelle ossa e produce un sibilo acido, insopportabile alle orecchie. Oswiecim atterrisce già quando leggi le lettere sgraziate stampate sul cartello stradale. Si arriva percorrendo una strada statale sconnessa che porta alla fine del mondo, mentre la Cracovia elegante da cui siamo partiti è già cancellata dalla memoria. Nulla sembra umano a Oswiecim. Tutto rimanda all’orrore che fu [... continua].
Walking/2 - Polonia
Ed eccoci alla seconda uscita. Questa però è una vera e propria "prima volta" italiana: la prima edizione della guida sulla Polonia. Finalmente. Qualche tempo fa avevamo lamentato il ritardo con cui la casa editrice torinese Edt traduceva le guide LonelyPlanet relative ai paesi dell'Europa centro-orientale. Il flusso turistico verso quei paesi era ormai diventato molto alto dal nostro paese, eppure poco o numma si poteva trovare in libreria. Pensate, sono arrivati prima quelli del Touring, con le loro preziose ma un po' antiche guide verdi. Ora, noi ci picchiamo di conoscere le lingue e dunque il danno era certamente limitato. Ma perché tanto ritardo rispetto alla produzione in lingua inglese o francese o tedesca? Comunque, piano piano le cose si stanno mettendo a posto. Prima Repubblica ceca e Slovacchia, poi la catena dei paesi rivieraschi balcanici, Slovenia e Croazia, e le tre perle baltiche (Lettonia, Estonia e Lituania), quindi la Romania (con appendice Moldavia). Attendiamo ancora l'Ungheria, perché la guida di Budapest non è sufficiente a conoscere le bellezze di un grande paese. E per il momento ci tuffiamo nella Polonia visitata solo un paio di settimane fa. A proposito: a breve seguiranno foto. On line, su questo blog.
Walking/1 - Mongolia
Oggi è un gran giorno per quelli LonelyPlanet-dipendenti come me. Due uscite in un giorno solo, di quelle che lasciano il segno e non possono mancare nella libreria di casa. Due destinazioni care che sono state e saranno mete di viaggio di questo blog. Cominciamo dal futuro e segnaliamo la seconda edizione in italiano della guida sulla Mongolia (corrisponde alla quarta edizione in lingua inglese) con le novità sino alla fine dello scorso anno. I lettori più attenti di questo blog hanno già intravisto un paio di "incursioni" mongole nei post del mese di gennaio. Molte ancora ne arriveranno nei prossimi mesi con segnalazioni di articoli, libri, analisi della situazione politica ed economica, racconti di viaggio (altrui). Per i nostri dovrete aspettare un po'. Destinazione Mongolia, forse ad ottobre. Chi vivrà vedrà.
Margherita, una pizza di partito
Quella buona l'hanno già inventata a Napoli più di un secolo fa. E' una pizza, semplice semplice, pomodoro, mozzarella e una foglia di basilico, che venne creata dal pizzaiolo Esposito alla fine dell'Ottocento in occasione di una visita dei reali nella ex capitale borbonica partenopea. La storia di quella pizza (che in origine aveva l'origano al posto del basilico e che prese il nome di Margherita in onore della regina) potere leggerla o rileggerla qui. Oggi c'è anche un'altra Margherita, che è una pizza anch'essa ma è una formazione politica. Come dire, una pizza di partito. I suoi ingredienti sono molto più confusi di quelli della pizza. C'è il neo-teo Rutelli (sulla cui conversione, se fossimo Papa Ratzinger, staremmo attenti a metterci la mano sul fuoco) che ci mette il verde del basilico, e la parte sinistra (post-cattocomunista) della vecchia balena bianca, quella parte più statalista, pauperista, primo-repubblichina, che ci mette la mozzarella. C'è il rosso un po' sbiadito delle salse espulse dai Ds, che ne so gente tipo Willer Bordon (del quale ci si ricorda solo per il nome buffo da fumetto, ma vi assicuriamo che il fumetto è molto più avvincente) o Massimo Cacciari che nonostante il denso passato di tenebroso intellettuale passa ormai alla storia per avere avuto tra le sue allieve la figlia più intelligente della casata Berlusconi, da cui le storie che legano il tenebroso veneziano alla casata degli Arcore alimenta un'interminabile serie di illazioni tintobrassiane: insomma, non una cosa tanto seria. Poi ci sono le nuove leve dei lettini, i nipotini dell'incommensurabile inciucione di sotto-Palazzo Chigi, tutta gente falso-perbenina e insipida che non rinnova per niente i fasti di Beniamino Andreatta, che comunque la si voglia pensare sul merito delle sue teorie economiche, resta un gigante rispetto a questa nidiata di lettini in giacchetta, cravattina e ventiquattr'ore d'ordinanza da studentelli di giurispudenza del primo anno. Sciamano di questi tempi per le strade attorno a Sant'Andrea della Valle, si radunano nel formichiere dell'Arel che vide in altri tempi ben altri personaggi transitare fra le sue stanze, e sembrano il nuovo che avanza dalle parti della Margherita. Però, fidatevi, non sanno di nulla, per cui non aggiungono nulla all'impasto della Margherita: né il sale, né i sapori, né tanto meno il lievito. Di tanto in tanto qualche pizzaiolo azzardato prova a metterci un po' di mortadella in questa ricetta, ma questa "roba" bolognese, fatta da Prodi e dal suo codazzo di boriosi e barbosi baroni dell'Università della Grassa e della Dotta, risulta sempre più estranea: culinariamente, non lega e non si sa che fine farà. Così composta, questa pizza del Ventunesimo secolo pretende di rappresentare il futuro della sinistra moderata del paese. E noi, che un po' di futuro lo andiamo cercando a destra e a sinistra, cercando di tenere a bada i nostri sani pregiudizi, preferiamo prendere il treno e farci il paio d'ore necessario per andarcela a mangiare a Napoli, questa Margherita. Quella seria. Quella vera.
Dolce vita
Ovvero la Roma capitolina ai tempi di Rutelli. Che anche secondo la Cassazione (come già secondo la Corte dei Conti) sono stati un po' allegrotti anzichenò, come dimostra la bocciatura del ricorso presentato dal bello guaglione. La storia in sé uscì qualche tempo fa. Potremmo dire che, dal lato consulenziale, Rutelli ha in qualche modo segnato il solco che i Bassolino hanno poi difeso negli anni successivi. Questa storia delle consulenze è piuttosto imbarazzante per la sinistra che munge sempre le casse dello Stato per sostenere i propri cartelli clientelari. Dopo recenti elezioni amministrative in una terra a me cara, l'amministrazione provinciale guidata dal centro-sinistra si è immediatamente distinta per profumate consulenze donate a personaggi di scarsa professionalità e affidabilità che avevano però avuto il privilegio di organizzare la campagna elettorale del candidato poi risultato eletto. Sarà per questo che Repubblica nasconde la notizia della bocciatura del ricorso rutelliano in Cassazione in una righina bassa della sua edizione online. Ma noi l'abbiamo scovata lo stesso. Rutelli afferma pure che di sua spontanea volontà, nonostante avesse presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte dei Conti, aveva già provveduto ai risarcimenti. Vorremmo saperne qualcosa in più: chi ha risarcito? Quando? E quanto? Ci piacerebbe che fosse fatta chiarezza definitiva su questi punti. E ci piacerebbe che le amministrazioni locali (di sinistra e di destra) fossero più trasparenti nella scelta delle consulenze, soprattutto in termini di professionalità. Che i benefici che gli esperti esterni recano alle casse e alla politica delle amministrazioni, potessero essere quantificati da criteri il più possibile oggettivi e quantitativi, per evitare spreco di risorse e distorsioni clientelari.
giovedì, gennaio 26, 2006
Casini-D'Alema: sospesa per noia
Perché quando ci lamentiamo della battaglia dei centoquarantenni (settanta per due, ovvero il duello Berlusconi-Prodi del 2006) deve poi arrivare un Porta a Porta con Pierferdinando Casini e Massimo D'Alema a farci pentire di quel che avevamo scritto qualche post fa? Oggi krillixeggiamo un po' pure noi di Walking Class.
Panebianco-Galli della Loggia 2-0
Doppietta del professore bolognese sull'intellettuale romano. Il primo azzecca un editoriale dietro l'altro. Questo l'ultimo pubblicato oggi sul rapporto radicali e sinistra. Il secondo, da un po' di tempo, banalizza terziariamente. Una banalità di qua e una banalità di là. Siamo al 2-0, ma recuperare si può.
Katastratopedeuo
Tanti anni fa, quando la maturità era ancora quella vecchia, con due materie a scelta all'orale, al liceo classico Benedetto Marzolla di Brindisi, noi della terza A avevamo un solo timore: che come seconda prova scritta uscisse greco. Uscì latino. A giugno arrivò un tale Cicerone, in forma di versione. E fu una strage. Lo racconto per consolare quegli studenti del Classico che vorrebbero suicidarsi dopo l'uscita del greco allo scritto.
mercoledì, gennaio 25, 2006
Emporion: l'Index delle libertà economiche
Come ogni anno, l’Indice delle libertà economiche realizzato da due prestigiose istituzioni americane – l’Heritage Foundation e il Wall Street Journal – viene analizzato e descritto da Emporion per misurare lo stato globale dell’economia. Il lavoro del 2006 presenta una sorpresa tutta europea: cresce la metà centro-orientale che nell’ultimo anno ha dato impulso a riforme fiscali molto profonde, a partire dalla flat tax. E’ un risultato positivo perché se da un lato mette in ombra le performance degli Stati della Vecchia Europa (Italia compresa), dall’altro offre uno stimolo decisivo all’intero continente per affrontare le sfide delle più aggressive economie asiatiche (a cominciare dalla Cina). Qui il link al numero di Emporion on line.
Qui l'invito dell'Istituto Bruno Leoni per la presentazione italiana (domani a Roma) dei risultati dell'Index.
Qui l'invito dell'Istituto Bruno Leoni per la presentazione italiana (domani a Roma) dei risultati dell'Index.
martedì, gennaio 24, 2006
A Roma (e a fine marzo) il congresso Ppe
Si terrà a Roma, il 30 e il 31 marzo, il congresso europeo del Ppe, il raggruppamento politico dei moderati e dei conservatori d'Europa. Appuntamento importante per tre motivi. Primo: si tratta del congresso del primo partito transnazionale del continente dal punto di vista numerico, quello che detiene la maggioranza dei seggi nel Parlamento di Strasburgo/Bruxelles. Secondo: nel 2006 si festeggiano i trent'anni dalla fondazione del Ppe, nato come raggruppamento dei partiti cristiano-democratici e poi evolutosi dopo la caduta del Muro di Berlino in un contenitore più largo, esteso a tutta l'area moderata e conservatrice. Terzo: dopo pochi giorni in Italia si vota per il rinnovo di parlamento e governo e dunque la presenza al fianco di Berlusconi di leader come Angela Merkel, Wolfgang Schüssel, José Manuel Barroso, David Cameron e il neo-presidente portoghese Anibal Cavaco Silva può essere un efficace spot elettorale. E finalmente, uno spot politico. Si attendono le contromosse dell'Unione di Prodi: non potendo contare su Tony Blair, odiato da estremisti e moderati perché sodale di Bush-Berlusconi, dovranno ripiegare su Zapatero. Questo, intanto, è il sito ufficiale dell'appuntamento romano.
Bulgaria, l'ottimismo dei giovani
Ieri la Romania con le sue storie di corruzione. Oggi una ventata di ottimismo, con la Bulgaria e le speranze dei suoi giovani. Non è che in Romania sia tutto grigio e corruzione e anzi, anche la società rumena presenta molti aspetti positivi che racconteremo in prossimi post. Ma oggi tocca a Sofia e alla sua gioventù che guarda con trepidazione alla data di ingresso nell'Unione, il 2007. Le loro emozioni le leggiamo attraverso la rivista europea on line Café Babel. Le difficoltà del paese nel recepimento dei criteri europei, invece, le ritroviamo sul sito della Commissione di Bruxelles: ecco lo stato dei lavori.
Il declino dell'Europa
Questo blog è a favore dell'allargamento dell'Unione Europea a Romania e Bulgaria. Così come si augura che il processo prosegua, nei modi e nei tempi opportuni, anche verso i Balcani occidentali e la Turchia e un domani, perché no, anche alla Russia (ammesso che la Russia vi abbia interesse). Poi, sui contenuti di questa Unione, c'è invece tanto da discutere e tanto si discute. Vi segnalo la prolusione all'anno accademico 2005-2006 dell'Università Luiss-Guido Carli di Roma tenuta dal professor Gaetano Quagliariello (che è anche presidente della Fondazione Magna Carta e braccio destro di Marcello Pera) proprio sul tema del declino dell'Europa nell'età contemporanea: un ottimo spunto di dibattito che non mancherà di creare discussioni.
Noi l'avevamo detto
Sempre brutto quando uno ricorre a questo titolo. Primo perché se l'avevamo detto e non ci hanno ascoltato, contiamo come il due di picche (ma questo in fondo non ci dispiace, perché non vorremmo contare molto di più, al massimo il tre di picche, dunque non ci lamentiamo). Secondo perché sa sempre un po' di presuntuoso. Comunque, su questo blog lo avevamo detto: sarebbe stato meglio lasciare i due quasi-settantenni in panchina, anzi sulla panchina di qualche parco, e provare a svecchiare questo benedetto paese a cominciare dalla leadership politica. Non ci hanno ascoltato ed eccoci a vivere la versione italiaca del titanico scontro politico che animò le elezioni albanesi di qualche mese fa. Lì Fatos Nano contro Sali Berisha, dieci anni dopo. Qui Silvio Berlusconi contro Romano Prodi, ancora dieci anni dopo. E Berlusconi va da Bonolis con tutta la famiglia a raccontarci quanto sono in gamba i figli. E Prodi va da Fiorello a cantare Roma capoccia per far capire ai romani che lui almeno le canzoni le sa. E cantando e coglioneggiando, continuano a dare i resti alla politica spettacolo, evitando di parlarci di politica politica.
Scioglilingua scritto
Se l'autore di questo post è un blogger che ha davvero appena diciotto anni, allora è proprio un genio. Anche perché poi si diletta di questioni ortografiche (e politiche) in lingua tedesca che, a noi che peniamo nei corsi del Goethe Institut, fanno venire il mal di mare.
lunedì, gennaio 23, 2006
Corruzioni rumene
Nella Romania che si appresta con grandi difficoltà ad agganciare il treno dell'Unione Europea nel 2007, si espande lo scandalo di corruzione nel quale è implicata buona parte della dirigenza politica. Nel mirino dei magistrati ci sono da un lato i leader post-comunisti oggi all'opposizione, Adrian Nastase e Dan Ioan Popescu, che hanno guidato il partito social-democratico (e Nastase il governo) negli anni passati; dall'altro l'uomo d'affari George Copos, attuale vicepremier nel governo di destra e ministro per le piccole e medie imprese, accusato di liason dangerouse tra una sua società e la lotteria nazionale. La rivista est-europea Transition on line ci racconta le tre vicende, con particolare rilievo per quella di Nastase, di gran lunga il più importante dei tre politici. Non è certo un buon biglietto da visita per Bruxelles. O sì?
Ladri arancioni
Come muore una rivoluzione. Un dirigente della compagnia statale ucraina Naftogaz ha ammesso che è stato prelevato un indefinito quantitativo di gas russo transitante per l'Ucraina, e destinato all'Europa, a causa della forte ondata di freddo. La dichiarazione è di segno opposto a quella rilasciata in giornata dal premier ucraino Yekhanurov. Ma nessuno, tra gli osservatori internazionali, aveva creduto al premier. L'impressione è sempre più forte: a Kiev una massa di incapaci e riciclati s'è insediata nelle stanze del potere. Bisognerà osservare con maggiore attenzione le evoluzioni politiche ucraine, perché temiamo che il bonus che gli arancioni avevano conquistato con gli osservatori europei, si sia velocemente consumato.
Auto-anteprima enciclica Benedetto XVI
L'attesa per la prima enciclica di Benedetto XVI è enorme e mancano un paio di giorni alla sua presentazione di mercoledì 25 gennaio. Walking Class non può starsene con le mani in mano ad attendere che chiunque parli dei pensieri scritti dal "suo" Papa. Così, come sempre per le questioni vaticane, si affida al suo vaticanista di fiducia, che ha ascoltato per noi le parole di Benedetto XVI sull'enciclica. E qui fedelmente le riporta.
domenica, gennaio 22, 2006
Rebus Sud America
Interessante analisi a tre voci (di cui due non tanto nuove per i lettori storici di Emporion e tutte e tre piuttosto note per i lettori di Ideazione) pubblicato ieri sul quotidiano Avvenire. Sulle ultime vicende sudamericane le opinioni di Vittorio Emanuele Parsi, Ludovico Incisa di Camerana e Giuseppe Sacco. Non sempre concordanti. In più, lo speciale di Emporion di due mesi fa, focalizzato sulle dinamiche geo-economiche. Sempre interessanti per valutare le reazioni statunitensi in campo conservatore (old e neo) le pagine dedicate all'America Latina della Heritage Foundation e dell'American Enterprise Institute.
sabato, gennaio 21, 2006
Vintage. Eurostat
Do you remember? Quando Prodi non gliela raccontava giusta, raccontato dai suoi nuovi alleati.
Kossovo: è morto Ibrahim Rugova
E' morto a Pristina Ibrahim Rugova, il leader moderato della minoranza etnica albanese, che si contrappose politicamente a Slobodan Milosevic negli anni del conflitto balcanico tra Serbia e la provincia autonoma del Kossovo. Rugova, rientrato sulla scena balcanica non appena la politica e la diplomazia hanno ripreso forza e ruolo dopo la guerra, era da tempo malato di cancro. La malattia non gli ha dato scampo. Per il Kossovo si aprono nuovamente momenti difficili e la scomparsa del leader moderato albanese complica i colloqui in corso sul futuro del paese.
Schutzfunktion
C'è maretta fra Italia e Austria, una maretta sotterranea che avrebbe però già prodotto una conseguenza diplomatica: l'annullamento del viaggio di Carlo Azeglio Ciampi a Vienna, che si sarebbe dovuto svolgere nel mese di marzo. Motivo? Secondo il Corriere della Sera, all'Italia non va giù che la revisione della costituzione austriaca porti all'introduzione nel Grundgesetz del principio della Schutzfunktion per l'Alto Adige (o Sud Tirolo): la tutela dell’Austria sulla minoranza sudtirolese di lingua tedesca quale potenza garante. La notizia è ripresa anche dal network altoatesino Video Bolzano 33 e dal blog Germanynews. Da due anni il parlamento di Vienna sta lavorando a questa revisione impantanatasi tra veti incrociati e dibattiti eterni. Ma la proposta di fornire tutela costituzionale alla Schutzfunkion agita le acque tra paesi vicini e da lunga data ormai amici e determina una rottura diplomatica proprio nel corso del semestre di presidenza europea dell'Austria.
venerdì, gennaio 20, 2006
Mongolia/2
"Forse è il cielo - disse Larson - non ho mai visto un cielo simile. Non c'è in nessuna altra parte del mondo. Così spalancato, pieno di luce, che non ti senti oppresso a starci sotto, ma libero. Forse sono i Mongoli, che sono fedeli, silenziosi, tenaci, amanti della loro libertà, pronti a morire per quello che essi considerano il loro diritto. Forse è la solitudine. Sentirsi padroni di se stessi, lontani dagli uomini, arbitri del proprio destino, di fronte a Dio".
Luigi Barzini jr., Evasione in Mongolia, 1939
Luigi Barzini jr., Evasione in Mongolia, 1939
Mongolia/1
Per il resto dell'anno una corteccia di gelo avvolge la terra e le creature, con punte di 60 gradi sottozero e l'aggravante del vento che tira dal Polo. Qui non sono rari i casi di quella che viene definita isteria artica: il freddo estremo e persistente, le carenze alimentari e le difficoltà di sopravvivenza causano improvvisi attacchi di malinconia, di panico, di epilessia e di ecolalia, l’ossessiva ripetizione delle frasi ascoltate. "Il mio popolo", racconta Gombo "sa come affrontare il freddo e gli animali della foresta. Parla agli alberi e alle montagne, ma sa anche leggere e scrivere. Conosce il mondo senza aver mai abbandonato la taiga. I miei figli e i miei nipoti continueranno a studiare, così potranno scegliere il loro destino. Nessuno è obbligato a restare qui, per questo nessuno se ne andrà".
Federico Pistone, Gli uomini renna, 2004
Federico Pistone, Gli uomini renna, 2004
giovedì, gennaio 19, 2006
Craxi, la sinistra e i comunisti
Oggi ricorre l'anniversario della morte di Bettino Craxi, il miglior presidente del Consiglio che la sinistra italiana abbia saputo esprimere (gli altri erano Amato e D'Alema, dunque non c'è storia). Ma dalle parti dei diesse, quelli che oggi sono garantisti, devono aver mantenuto un buon ricordo.
Le coop rilanciano l'immagine
Ed eccole le coop, con la reputazione tanto offuscata dallo scandalo bancario in corso, correre ai ripari e farsi il lifting per rilanciare la propria immagine. Parte la campagna "una firma per pagare di meno i farmaci", cioé per presentare un progetto di legge preparato proprio dalle coop. Con tanto di banner pubblicitari sugli organi di informazione. Questo a cui vi rimandiamo, lo abbiamo trovato su Repubblica: più firme per tutti.
Italia: politica e questione morale
Pur essendo affezionati lettori del foglio cattolico dei Vescovi, ci era sfuggito qualche giorno fa questo editoriale denso e illuminante su corruzione e Ds. Ovviamente il discorso, data la sua generalità, investe anche la destra e tutto lo squinternato sistema politico cosiddetto della Seconda Repubblica, ormai in fase involutiva. Avremo modo di riprendere il discorso tra politica e questione morale. Intanto volevo ringraziare per il link il blogger cui l'ho rubato: un amico che qualche tempo fa ha lasciato con garbo TocqueVille e che io continuo a leggere e stimare.
"Al servizio dei banchieri"
Nella sinistra europea, ed in particolare in quella di matrice socialdemocratica, è in corso un dibattito, non semplice né scontato, sull'accettabilità del modello di democrazia che lei ha definito di antagonismo collaborante. Ci si chiede se l'adesione a quel modello non porti, nei tempi lunghi, allo smarrimento di ogni peculiarità e all'accettazione obbligatoria di un universo politico permeato da un pensiero unico, che relativizzi sempre più le differenze tra sinistra e destra. Non teme che queste riflessioni possano, anche in Italia, riproporre in chiave di attualità il problema della diversità che, cacciato dalla porta, rientrerebbe così dalla finestra?
Il rischio dell'uniformizzazione politica è reale. Esso non deriva da una crisi del modello dell'alternanza, ma da ragioni più vaste e complesse. Si sta riducendo lo spazio di agibilità politica per la progressiva affermazione del mercato e della mondializzazione dell'economia. Quando i governi nazionali si trasformano in mere tecnostrutture, che devono eseguire le politiche che sono dettate loro dalla logica della competizione globale, non è solo il progetto socialdemocratico a perdere le sue chances, ma anche una qualsiasi affermazione ideale e nazionale di destra. La politica finisce così per trasformarsi in una mera lotta di potere per porsi al servizio dei banchieri, i nuovi sacerdoti della religione del mercato mondiale. Non è un caso che questo problema abbia interessato non solo la sinistra ma anche la destra, per esempio in Francia...
(Tratto da "Noi, sinistra di mercato", intervista a Massimo D'Alema di Gaetano Quagliariello pubblicata su Ideazione, gennaio-febbraio 1997. Qui il testo integrale di quell'intervista).
Il rischio dell'uniformizzazione politica è reale. Esso non deriva da una crisi del modello dell'alternanza, ma da ragioni più vaste e complesse. Si sta riducendo lo spazio di agibilità politica per la progressiva affermazione del mercato e della mondializzazione dell'economia. Quando i governi nazionali si trasformano in mere tecnostrutture, che devono eseguire le politiche che sono dettate loro dalla logica della competizione globale, non è solo il progetto socialdemocratico a perdere le sue chances, ma anche una qualsiasi affermazione ideale e nazionale di destra. La politica finisce così per trasformarsi in una mera lotta di potere per porsi al servizio dei banchieri, i nuovi sacerdoti della religione del mercato mondiale. Non è un caso che questo problema abbia interessato non solo la sinistra ma anche la destra, per esempio in Francia...
(Tratto da "Noi, sinistra di mercato", intervista a Massimo D'Alema di Gaetano Quagliariello pubblicata su Ideazione, gennaio-febbraio 1997. Qui il testo integrale di quell'intervista).
Abbiamo un bancomat
Anche noi, nel nostro piccolo, ce la facciamo con le banche. E questa sera utilizzeremo il nostro bancomat per andare ad assistere a una delle poche cose belle che questo paese ci può ancora offrire: il concerto di questo signore qui. E siccome con le persone che apprezziamo ci piace essere bipartisan, voglio ringraziare di cuore questi due amici qui e qui che ci hanno prenotato il prezioso tagliando mentre noi ce la spassavamo tra Berlino e Poznan.
mercoledì, gennaio 18, 2006
Diritto, rovescio: knockout
C'è uno che è finito Ko per colpa di questi due: Watergate e The Right Nation. Dio li fa, poi li accoppia e questi accoppano.
L'Europa targata Vienna
Da quasi venti giorni è partito il semestre di presidenza austriaco dell'Unione Europea. Quello che ci siamo lasciati alle spalle, il semestre inglese guidato da Tony Blair, è stato una vera delusione. Anche perché all'inizio aveva creato tante aspettative in coloro (e noi fra questi) affamati di riforme economiche e sociali e speranzosi di poter ridare all'Europa lo slancio e la missione da tempo perduti. Sul semestre inglese non abbiamo nulla da aggiungere rispetto a quello che poco tempo fa aveva scritto Gianluca Iodice su Magnifiche Sorti.
C'è da augurarsi che quello austriaco possa avere miglior sorte, anche se crediamo che l'istituzione del semestre di presidenza affidato ad un paese a rotazione sia uno dei tanti strumenti dell'Unione entrati in crisi. La verità è che ci vorrebbe un vero governo politico perché le attese che si addensano attorno ai semestri sono enormi e quel che viene partorito è sempre, inevitabilmente, di gran lunga inferiore a quelle attese.
Per il momento segnaliamo alcuni link per poter seguire giorno per giorno lo sviluppo del governo dell'Europa targato Vienna. Partendo dal sito ufficiale del semestre (in tedesco, in inglese e in francese) e dal programma annuale elaborato dalle due presidenze semestrali di quest'anno, Austria e Finlandia. E i primi commenti su alcune delle iniziative già intraprese dal cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel. Da CaféBabel l'analisi sulla direttrice balcanica del nuovo orizzonte per l'allargamento (direttrice da questo blog assai apprezzata) e dall'Economist un articolo sulla terza chance dell'Ue nell'area dopo i primi due fallimenti. Sempre dall'Economist (della scorsa settimana invece) un corrosivo corsivo sul tentativo - pure questo voluto da Schüssel con l'avallo di Angela Merkel - di riesumare il trattato costituzionale europeo sonoramente bocciato dai referendum in Francia e Olanda lo scorso anno: dead threat walking.
Spesso, ancor oggi, la politica austriaca viene molto sottovalutata, specie nella sua dimensione internazionale. E' un errore. Dopo la caduta del Muro di Berlino e il crollo dei regimi comunisti dell'Europa orientale, Vienna ha trasformato il suo ruolo da ponte tra Est ed Ovest in centro attivo e propulsore dello spostamento ad Est del baricentro europeo. Ruolo svolto spesso con maggior determinazione rispetto alla Germania (e all'Italia) anche se il suo peso specifico resta inferiore. Giovanni Boggero su GermanyNews ci illustra in dettaglio la dimensione estera della politica austriaca mentre la pagina austriaca di Stefano Grazioli su Poganka ci tiene informati sulle vicende di Vienna e dintorni.
C'è da augurarsi che quello austriaco possa avere miglior sorte, anche se crediamo che l'istituzione del semestre di presidenza affidato ad un paese a rotazione sia uno dei tanti strumenti dell'Unione entrati in crisi. La verità è che ci vorrebbe un vero governo politico perché le attese che si addensano attorno ai semestri sono enormi e quel che viene partorito è sempre, inevitabilmente, di gran lunga inferiore a quelle attese.
Per il momento segnaliamo alcuni link per poter seguire giorno per giorno lo sviluppo del governo dell'Europa targato Vienna. Partendo dal sito ufficiale del semestre (in tedesco, in inglese e in francese) e dal programma annuale elaborato dalle due presidenze semestrali di quest'anno, Austria e Finlandia. E i primi commenti su alcune delle iniziative già intraprese dal cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel. Da CaféBabel l'analisi sulla direttrice balcanica del nuovo orizzonte per l'allargamento (direttrice da questo blog assai apprezzata) e dall'Economist un articolo sulla terza chance dell'Ue nell'area dopo i primi due fallimenti. Sempre dall'Economist (della scorsa settimana invece) un corrosivo corsivo sul tentativo - pure questo voluto da Schüssel con l'avallo di Angela Merkel - di riesumare il trattato costituzionale europeo sonoramente bocciato dai referendum in Francia e Olanda lo scorso anno: dead threat walking.
Spesso, ancor oggi, la politica austriaca viene molto sottovalutata, specie nella sua dimensione internazionale. E' un errore. Dopo la caduta del Muro di Berlino e il crollo dei regimi comunisti dell'Europa orientale, Vienna ha trasformato il suo ruolo da ponte tra Est ed Ovest in centro attivo e propulsore dello spostamento ad Est del baricentro europeo. Ruolo svolto spesso con maggior determinazione rispetto alla Germania (e all'Italia) anche se il suo peso specifico resta inferiore. Giovanni Boggero su GermanyNews ci illustra in dettaglio la dimensione estera della politica austriaca mentre la pagina austriaca di Stefano Grazioli su Poganka ci tiene informati sulle vicende di Vienna e dintorni.
Serbia, convergenze (socialiste) parallele?
Sbirciando un po' nei paesi vicini, abbiamo trovato in Serbia una vicenda di banche e corruzione che coinvolge quello che lì si chiama Partito socialista. Dai tempi di Telekom Serbia, ci lega con Belgrado uno strano destino di vicende parallele. In questo caso la cosa è solo curiosa, nessun contatto, nessun intreccio, niente di niente. Come dire, convergenze parallele.
Vecchio politico fa buon brodo
Alla fine i migliori restano sempre loro, i vecchi politici, con buona pace di chi crede che quello sia un mestiere per improvvisati. La catena dei cinquantenni dei demoralisti (democratici della morale, ex Ds), sessantottini che hanno vissuto in pieno la crisi della ideologia comunista, ha portato la transizione del loro partito nelle casse del signor Conforte. Non è stato un buon investimento. E pur non venendo meno ai doveri di solidarietà di partito, l'unico che ha stonato qualche giorno fa rispetto alla compatta chiamata a rapporto di D'Alema e Fassino è stato Giorgio Napolitano, del quale le cronache riportavano: "Napolitano pur giudicando la relazione di Fassino apprezzabile perché consente una conclusione unitaria, ritiene ci siano in essa aspetti troppo difensivi ed elusivi".
Alla fuga per il potere di Romano Prodi che sulle primarie messe su dai demoralisti (coi loro fondi un po' così) vorrebbe costruire il Partito democratico a sua immagine, somiglianza e interesse (ora che i demoralisti sono un po' così anche a causa di quei fondi, via professore, un po' di cinismo in meno, e che diamine!), l'ex capo-sindacalista e poi parlamentare dc Franco Marini risponde con un "ad accelerare troppo si va a sbattere". E un altro "old" politico che Prodi lo conosce bene, Ciriaco De Mita, rincara: "Se Romano ha la sindrome del complotto, se la faccia curare dallo psicanalista". Brutta roba quando i politici di un tempo sono migliori di quelli del tempo presente. Per il tempo futuro, si vedrà.
Alla fuga per il potere di Romano Prodi che sulle primarie messe su dai demoralisti (coi loro fondi un po' così) vorrebbe costruire il Partito democratico a sua immagine, somiglianza e interesse (ora che i demoralisti sono un po' così anche a causa di quei fondi, via professore, un po' di cinismo in meno, e che diamine!), l'ex capo-sindacalista e poi parlamentare dc Franco Marini risponde con un "ad accelerare troppo si va a sbattere". E un altro "old" politico che Prodi lo conosce bene, Ciriaco De Mita, rincara: "Se Romano ha la sindrome del complotto, se la faccia curare dallo psicanalista". Brutta roba quando i politici di un tempo sono migliori di quelli del tempo presente. Per il tempo futuro, si vedrà.
Politica/2. D'Alema? Proprio non ci convince
Come dire? Ormai ha perso credibilità. Non è che uno non continui a riconoscergli qualche qualità. E non è che uno non voglia più sentirlo. E non è che uno cambia canale o pagina quando compare. Anzi, le sue interviste continuiamo a leggerle. Cercando di capire. Ma, come dire, quando uno perde credibilità, meno si agita e meglio è. A questo blog D'Alema ormai pare non più credibile. Non gli crediamo. Ce la siamo letta l'intervista compiacente di oggi su Repubblica. Ma, sempre come dire, e lo diciamo per lui, che se qualcuno dei suoi ci legge glielo dica: trovi un modo per staccare la spina.
C'è un punto però che volevo indicare agli amici di An che vanno in sollucchero quando qualcuno dei Ds - in funzione anti-berlusconiana - solletica le qualità politiche di Fini. Andate a leggere cosa dice di Fini D'Alema: "Possibile che Fini, ancora una volta, nel momento della stretta dimostra una mancanza di autonomia così vistosa? Capisco che il processo sommario contro gli avversari politici gli risvegli forse qualche istinto sopito, come al Dottor Stranamore". Quando sarà (se sarà) Fini il leader del centrodestra, non si aspetti sconti. Sarà sempre quello sensibile "agli istinti sopiti", quando scarterà dal viottolo dell'utile avversario. Lo diceva Panebianco qualche giorno fa: c'è sempre un "cinghialone" da braccare per i post-comunisti. Craxi, Berlusconi... avanti il prossimo.
C'è un punto però che volevo indicare agli amici di An che vanno in sollucchero quando qualcuno dei Ds - in funzione anti-berlusconiana - solletica le qualità politiche di Fini. Andate a leggere cosa dice di Fini D'Alema: "Possibile che Fini, ancora una volta, nel momento della stretta dimostra una mancanza di autonomia così vistosa? Capisco che il processo sommario contro gli avversari politici gli risvegli forse qualche istinto sopito, come al Dottor Stranamore". Quando sarà (se sarà) Fini il leader del centrodestra, non si aspetti sconti. Sarà sempre quello sensibile "agli istinti sopiti", quando scarterà dal viottolo dell'utile avversario. Lo diceva Panebianco qualche giorno fa: c'è sempre un "cinghialone" da braccare per i post-comunisti. Craxi, Berlusconi... avanti il prossimo.
Politica/1. La libertà è potere
Attratti dalla fantastica frase di Fassino ("Abbiamo una banca?") - che troviamo il neologismo post-comunista più bello dell'intero quindicennio - ci siamo messi ad annotare, di tanto in tanto, qualche divertente osservazione sulla vicenda della moralità dei democratici della morale, ovvero i demoralisti. Alcuni naviganti di sinistra di questo blog hanno ripreso a stuzzicarci con le note invettive anti-berlusconiane. A costo di essere un po' monotono, voglio ricordare a questi naviganti che qui, su questo blog, di Berlusconi non ce ne fotte nulla. Se torneremo a votare per questo centrodestra, sarà un po' anche colpa dei politici di questo centrosinistra, che pure negli anni dell'opposizione dimostrano di non essere, dal punto di vista dell'onestà, per nulla migliori. Quella di potercene fottere di Berlusconi, poi, è una delle piccole libertà che ci siamo sempre presi. E che costa qualcosina, visto che il titolare di questo blog dirige una rivista di area culturale-politica di centrodestra. Ma la libertà è potere. E non ha prezzo. Neanche quello di una holding mediatica da un lato o (in piccolo) di una barca o di una micro holding mediatica dall'altro. Dunque, avviso ai naviganti: utilizzate altre pallottole. E un consiglio: sparatene qualcuna anche contro i vostri demoralisti. Potrebbero averne bisogno, per non sentirsi autorizzati a percorrere sempre le stesse rotte perigliose.
lunedì, gennaio 16, 2006
A sinistra di Nassiriya
Qui una bella antologia di perle sinistre sui nostri soldati in Iraq. A futura memoria (elettorale).
Che mondo farà?
Quattro segnalazioni, oggi, che aiutano ad analizzare e provare a interpretare i tempi che verranno. Molti cambiamenti stanno avvenendo sullo scenario internazionale e il rischio del nostro paese è quello di affezionarsi per i prossimi mesi al proprio ombelico elettorale. Se questo è inevitabile per la classe politica e per i media, qui cercheremo di tanto in tanto di farvi sollevare lo sguardo oltre le Alpi. Perché quando torneremo a farlo tutti insieme, lo scenario potrebbe essere molto diverso da come lo avevamo lasciato.
Per facilitare l'inizio, tre articoli in lingua italiana e uno in lingua inglese. Gianni Riotta (ruolo dell'Europa) dal Corriere della Sera, Maurizio Stefanini (svolte sudamericana) e Giuseppe Mancini (alternativa asiatica) da Emporion, John C. Hulsman e Nile Gardiner (rapporti Usa-Germania) da Heritage Foundation.
Per facilitare l'inizio, tre articoli in lingua italiana e uno in lingua inglese. Gianni Riotta (ruolo dell'Europa) dal Corriere della Sera, Maurizio Stefanini (svolte sudamericana) e Giuseppe Mancini (alternativa asiatica) da Emporion, John C. Hulsman e Nile Gardiner (rapporti Usa-Germania) da Heritage Foundation.
Left Side Story
Finlandia, primo round ai socialdemocratici
E' indubbiamente il momento delle donne in politica, almeno per quel che riguarda l'Europa centro-settentrionale. Mentre Angela Merkel passa da un riflettore all'altro (e dopo Washington si appresta a un altrettanto atteso viaggio da Putin a Mosca) la sessantaduenne socialdemocratica finlandese Tarja Halonen (nota in Italia per aver replicato qualche tempo fa con stizzito fastidio scandinavo ai machi e volgarotti apprezzamenti di Berlusconi) vince chiaramente il primo turno delle elezioni presidenziali. E' la premier uscente ma fallisce l'elezione diretta. La partita non è chiusa, almeno ufficialmente, e l'attende un (comunque) impegnativo ballottaggio con il candidato conservatore Sauli Niinisto, ex ministro delle Finanze.
Intanto anche il Cile (altro emisfero) dimostra una certa nordicità. Ed elegge la candidata socialista Michelle Bachelet. La cronaca da BBC News.
Intanto anche il Cile (altro emisfero) dimostra una certa nordicità. Ed elegge la candidata socialista Michelle Bachelet. La cronaca da BBC News.
Voi cosa fareste...
... se aveste a disposizione 50 milioni di euro e, di colpo, qualcuno che ve li aveva richiesti, improvvisamente, spaventato, vi dicesse che non li vuole più e che li potreste tenere tutti per voi? Io non ci ho mai pensato, perché una somma di tal genere davvero non riesco neppure a immaginarla. Ma, diciamo cosi, se fossi Consorte, lancerei una bell'opa sulla barca di D'Alema. Come dire, cornuto e mazziato.
Israele, il dopo Sharon
Due segnalazioni di casa sull'argomento. Marco Vicenzino su Ideazione e Antonio Donno su Emporion.
domenica, gennaio 15, 2006
Die Grüne Woche
E' la più antica fiera di Berlino ancora in esercizio e si tiene almeno una volta l'anno negli ormai vetusti spazzi dell'ICC, il centro congressi della vecchia Berlino Ovest, ampliato negli anni Settanta sulla vecchia e neoclassica struttura voluta da Hitler. La Grüne Woche (letteralmente "settimana verde") fu il simbolo novecentesco dell'economia agraria industrializzata della Germania. Si radunavano a Berlino i grandi agricoltori della Prussia e della Germania intera. Poi arrivarono i contadini delle marche orientali. In principio fu la fiera degli animali, vacche, maiali, cavalli e pecore (a Roma un mercato simile si trovava nella zona di via della Scrofa, oggi nobilissima via del centro a ridosso di piazza Navona). Poi diventò l'appuntamento di coltivatori di cereali e barbabietole e birra e vino dalle campagne della renania e della franconia. Divenne sempre più grande e articolata ma non perse mai quel suo profilo provinciale che tanto piace ai berlinesi e ai brandeburghesi. Anche oggi, che le grandi fiere hanno trovato spazio in altre città tedesche (Lipsia, Hannover, Francoforte, Monaco) la Grüne Woche resta l'appuntamento preferito della nuova capitale tedesca. Gli stand si sono modernizzati. Ci sono sempre gli stanzoni con gli animali, ma la grande attrazione è ormai diventata l'ampia offerta alimentare da tutti i paesi del mondo. Essendo a Berlino, grande spazio è dedicato alle tradizioni regionali tedesche e a quelle dei paesi est-europei. L'edizione del 2006 ospita come paese in primo piano la Russia. Un'ottima occasione per misurare dal vivo la ripresa agricola di un grande paese europeo: conoscere direttamente gli imprenditrori agricoli russi vale quasi un reportage dal vivo. Impressiona misurare i progressi compiuti negli anni del passaggio dall'economia comunista a quella di libero mercato. Il sospetto è che noi in Occidente non sappiamo più viaggiare e raccontare i cambiamenti e ci balocchiamo nei vecchi cliché e nelle vecchia pigrizie mentali.
Passando dal serio al frivolo, se vi capita di passare per Berlino ancora nella prossima settimana, fateci un salto e non mancate la concorrenza del salone ucraino. Aringhe e caviale, birra e vodka e una grande caciara di musica. Se la rivoluzione politica segna il passo, quella dei suoi cittadini sembra ormai giunta al punto di non ritorno. Se passate dagli italiani vi sembrerà di essere all'interno di un'eterna salumeria bolognese: un'immagine vecchiotta del nostro paese. High-tech alimentare negli stand svizzeri (complimenti) e piccole sorprese asiatiche (Mongolia, Corea, Vietnam). Dall'est spiccano gli stand di Estonia e Lituania, dal nord quelli di Finlandia e Norvegia. Grande festa sotto i tendoni delle specialità ebraiche: musica klezmer, falafel e funghi in varie salse. Ottima la selezione di vini bianchi tedeschi, di vodke russe, di vini rossi libanesi. Chiudete con i famosi baumkuchen del Magdeburgo. Se uscite sobri meritate un premio.
Passando dal serio al frivolo, se vi capita di passare per Berlino ancora nella prossima settimana, fateci un salto e non mancate la concorrenza del salone ucraino. Aringhe e caviale, birra e vodka e una grande caciara di musica. Se la rivoluzione politica segna il passo, quella dei suoi cittadini sembra ormai giunta al punto di non ritorno. Se passate dagli italiani vi sembrerà di essere all'interno di un'eterna salumeria bolognese: un'immagine vecchiotta del nostro paese. High-tech alimentare negli stand svizzeri (complimenti) e piccole sorprese asiatiche (Mongolia, Corea, Vietnam). Dall'est spiccano gli stand di Estonia e Lituania, dal nord quelli di Finlandia e Norvegia. Grande festa sotto i tendoni delle specialità ebraiche: musica klezmer, falafel e funghi in varie salse. Ottima la selezione di vini bianchi tedeschi, di vodke russe, di vini rossi libanesi. Chiudete con i famosi baumkuchen del Magdeburgo. Se uscite sobri meritate un premio.
Mala tempora currunt
Non entro nel merito delle polemiche innescate dalla deposizione in procura di Silvio Berlusconi sullo scandalo Unipol-Ds. Sono da troppi giorni fuori dall'Italia per poter valutare la questione. Ma leggendo questa frase di Della Valle ("Mi auguro che Casini, Fini e Tremonti prendano in mano la situazione. Qui si sta parlando di uno che si sveglia tutte le mattine pensando di essere il padrone del Paese. La gente non capisce più niente: il Paese deve andare in mano a chi se ne occupa, da un lato Casini, Fini e Tremonti, dall'altro Prodi, Rutelli, Fassino e Mastella") mi chiedo quale paese stia diventando il nostro se un signor Della Valle qualsiasi pensa di poter suggerire il quadro politico-istituzionale dei prossimi anni. E che quadro, aggiungo. Mi chiedo chi è che si sveglia la mattina credendo di essere l'oracolo del paese: perrché almeno Berlusconi può contare su qualcuno che lo ha votato. Della Valle, invece, può contare sul contorto fallimento di un ex senatore del centro-sinistra che gli ha consentito di acquistare senza debiti una squadra di calcio. Mala tempora currunt.
mercoledì, gennaio 11, 2006
Walker goes to Poland
Finalmente si riparte. Lasciamo Berlino (che oggi ci ha regalato una brezza primaverile con i suoi -2 gradi, fino a ieri eravamo sui -8) e ci infiliamo nella nuova Polonia dei gemelli terribili, quelli del partito Law and Justice. Vedremo che aria tira (meteorologicamente, fredda). Non andremo troppo lontano: obiettivo Poznan, la Wielkopolski, il cuore dell'antica Polonia e una delle più vecchie capitali del paese. Per due giorni almeno, il blog sarà in sonno. Ma credo oggi di avervi dato abbastanza materiale per sopravvivere.
Angie goes to Washington
E non porta buone notizie per l'Italia. La cosa potrebbe sembrare senza senso. Invece v'è che la nuova cancelliera non ha intenzione di rinunciare a una delle battaglie di punta del suo predecessore Schröder: il seggio tedesco nel consiglio di sicurezza dell'Onu. La politica estera italiana è da tempo piuttosto fredda con la Germania (e viceversa) e il motivo è soprattutto la marcatura stretta della diplomazia di Roma verso ogni mossa di quella di Berlino. L'Italia considera uno smacco e un declassamento internazionale il fatto di rimanere l'unico fra i grandi paesi europei e (se passasse il progetto tedesco) anche l'unico dei paesi sconfitti nella seconda guerra mondiale a rimanere escluso dalla cabina di regia dell'Onu. La Merkel ha invece ribadito due giorni fa di voler riproporre la candidatura tedesca e di puntare ai migliorati rapporti con gli Stati Uniti per raggiungere questo scopo (e il viaggio da Bush preparato nei minimi dettagli e concordato anche nei punti di dissenso come la questione del carcere di Guantanamo lo testimonierebbero). Risultato: le cancellerie italiane in tutto il mondo si sono rimesse al lavoro per riprendere la resistenza.
In un articolo pubblicato oltre un anno fa su Ideazione, l'ambasciatore Ludovico Incisa di Camerana suggeriva ai vertici della politica estera italiana di accompagnare a questa azione difensiva anche un'azione offensiva, poggiandola sulla crisi funzionale dell'Onu e sulla necessità di superare inutili ruvalità sulla presenza nel consiglio di sicurezza. Bisognava puntare a un grande progetto di ripensamento dell'Onu, di cui la comunità delle democrazie poteva essere una (ma non l'unica) prospettiva. L'Italia avrebbe potuto farsi portavoce di questo grande progetto politico coinvolgendo in primo luogo gli Stati Uniti, allora più sensibili alla crisi dell'Onu e puntando ad aggregare anche le altre nazioni europee attorno a un'idea che non rappresentava solo la difesa di un interesse nazionale italiano.
Oggi sarebbe stato più semplice anche riprendere l'iniziativa diplomatica con la Germania, invece di essere costretti a tornare a giocare in difesa una partita per un seggio prestigioso quanto si vuole ma all'interno di un'organizzazione che continua a non mostrare segni di riforma. Anche qui però si evidenzia quel deficit di iniziativa politica di cui soffre il centro-destra italiano nel suo complesso: che alla guida della Farnesina ci sia il dipendente Frattini o il politico Fini. Rassegna stampa sul viaggio di Angela Merkel da George W. Bush:
Heritage Foundation
International Herald Tribune
Davids Medienkritik
Der Spiegel
N-tv
In un articolo pubblicato oltre un anno fa su Ideazione, l'ambasciatore Ludovico Incisa di Camerana suggeriva ai vertici della politica estera italiana di accompagnare a questa azione difensiva anche un'azione offensiva, poggiandola sulla crisi funzionale dell'Onu e sulla necessità di superare inutili ruvalità sulla presenza nel consiglio di sicurezza. Bisognava puntare a un grande progetto di ripensamento dell'Onu, di cui la comunità delle democrazie poteva essere una (ma non l'unica) prospettiva. L'Italia avrebbe potuto farsi portavoce di questo grande progetto politico coinvolgendo in primo luogo gli Stati Uniti, allora più sensibili alla crisi dell'Onu e puntando ad aggregare anche le altre nazioni europee attorno a un'idea che non rappresentava solo la difesa di un interesse nazionale italiano.
Oggi sarebbe stato più semplice anche riprendere l'iniziativa diplomatica con la Germania, invece di essere costretti a tornare a giocare in difesa una partita per un seggio prestigioso quanto si vuole ma all'interno di un'organizzazione che continua a non mostrare segni di riforma. Anche qui però si evidenzia quel deficit di iniziativa politica di cui soffre il centro-destra italiano nel suo complesso: che alla guida della Farnesina ci sia il dipendente Frattini o il politico Fini. Rassegna stampa sul viaggio di Angela Merkel da George W. Bush:
Heritage Foundation
International Herald Tribune
Davids Medienkritik
Der Spiegel
N-tv
L'editoriale di Ideazione
Vi regalo il mio editoriale sul nuovo numero di Ideazione. Inizia qui e prosegue sull'edizione on line. Certo, la rivista cartacea è tutta un'altra cosa. Meglio comprarla in edicola. O abbonarsi.
Colmare il deficit di politica.
di Pierluigi Mennitti
Schematizziamo un po’. Di là c’è il declino, di qua la ripresa. Di là la competizione globale perduta, di qua il riscatto industriale. Di là il lamento sulle piccole imprese spazzate dalla concorrenza cinese, di qua la forza di imprese divenute medie e capaci di aggredire nuovi mercati. Di là «l’addio alla dolce vita», di qua «le schegge di vitalità economica». Di là l’Economist, di qua il censis. Ma non semplificheremo sino al punto di sostenere che di là c’è l’Unione e di qua la Casa delle Libertà, anche se il centrosinistra ha impostato la sua campagna elettorale sul lamento autocompiacente dei tempi magri e il centrodestra sulla bontà di un miracolo economico oggi difficile da rintracciare. Fatto sta che l’Italia si avvia alla campagna elettorale per rinnovare Parlamento e governo dipinta con colori diversi da due “istituzioni” europee: usa colori cupi il più autorevole settimanale economico continentale, tinteggia con colori pastello il più accreditato centro studi italiano. Nessuna delle due “istituzioni” può essere tacciata di parzialità. Vero che l’Economist rappresenta gli interessi dell’establishment finanziario britannico, ma non v’è dubbio che quando si passi dai commenti alle analisi sul campo, il magazine londinese rappresenti un punto di riferimento irrinunciabile. Così come i sospetti per una certa accondiscendenza del censis verso la realtà nazionale che osserva, vengono dissipati da decenni di indagini serie e precise che hanno sempre segnalato, e spesso anticipato, le tendenze della società italiana [... continua].
Colmare il deficit di politica.
di Pierluigi Mennitti
Schematizziamo un po’. Di là c’è il declino, di qua la ripresa. Di là la competizione globale perduta, di qua il riscatto industriale. Di là il lamento sulle piccole imprese spazzate dalla concorrenza cinese, di qua la forza di imprese divenute medie e capaci di aggredire nuovi mercati. Di là «l’addio alla dolce vita», di qua «le schegge di vitalità economica». Di là l’Economist, di qua il censis. Ma non semplificheremo sino al punto di sostenere che di là c’è l’Unione e di qua la Casa delle Libertà, anche se il centrosinistra ha impostato la sua campagna elettorale sul lamento autocompiacente dei tempi magri e il centrodestra sulla bontà di un miracolo economico oggi difficile da rintracciare. Fatto sta che l’Italia si avvia alla campagna elettorale per rinnovare Parlamento e governo dipinta con colori diversi da due “istituzioni” europee: usa colori cupi il più autorevole settimanale economico continentale, tinteggia con colori pastello il più accreditato centro studi italiano. Nessuna delle due “istituzioni” può essere tacciata di parzialità. Vero che l’Economist rappresenta gli interessi dell’establishment finanziario britannico, ma non v’è dubbio che quando si passi dai commenti alle analisi sul campo, il magazine londinese rappresenti un punto di riferimento irrinunciabile. Così come i sospetti per una certa accondiscendenza del censis verso la realtà nazionale che osserva, vengono dissipati da decenni di indagini serie e precise che hanno sempre segnalato, e spesso anticipato, le tendenze della società italiana [... continua].
Ideazione, uscito il primo numero del 2006
Relativisti o antirelativisti? Scientisti o fideisti? Ragione o religione? Questo è il dilemma che ci ha accompagnato per tutto il 2005 e che, forse, ci accompagnerà anche nel 2006. Ideazione ha scelto di dedicare a questo tema la sezione principale del nuovo numero, ponendo l’attenzione sul metodo che si utilizza per giungere alla verità. Una strada lunga e faticosa, quella della conoscenza, che unisce tutte le scienze. L’argomento è approfondito da Paola Liberace, Giorgio Israel, Piergiorgio Odifreddi, Stefano di Bella e si avvale, inoltre, del contributo di Dario Antiseri.
Fra le analisi dedicata alla politica interna, Giovanni Orsina esamina gli scenari che potranno scaturire dal nuovo sistema elettorale, Eugenia Roccella analizza il passaggio dei Radicali di Marco Pannella alla coalizione di centro-sinistra, Mario Sechi fa il punto sulla Casa della Libertà e Alessandro Carpinella tratteggia la situazione italiana dal punto di vista economico. I commenti sono affidati a Massimo Lo Cicero, Daniele Bellasio e Vittorio Macioce. In politica estera si discute della Dottrina Bush, pubblicando sette saggi di altrettanti pensatori di altissimo livello, apparsi sul mensile americano Commentary, la casa intellettuale del neoconservatorismo americano. L’analisi della teoria dell’esportazione della democrazia è affidata a Nathan Sharansky, Victor Davis Hanson, William F. Buckley Jr., Edward N. Luttwak, Francis Fukuyama e Norman Podhoretz. Dimitri Buffa, invece, si occupa di jihad e terrorismo, mentre Olena Ponomareva fa il punto sulla situazione politica dell’Ucraina a un anno dalla rivoluzione economica.
In occasione del 250esimo anniversario della nascita di Mozart, Giuseppe Pennisi gli dedica un appassionato saggio, mentre Maurizio Stefanini si occupa di miti e verità sulla musica celtica. Nel Feuilletton, Alexia Redini, Giovanni Giorgini e Mario Ricciardi tratteggiano la personalità e l’opera di Michael Oakeshott, il filosofo anglosassone morto nel 1990.
Fra le analisi dedicata alla politica interna, Giovanni Orsina esamina gli scenari che potranno scaturire dal nuovo sistema elettorale, Eugenia Roccella analizza il passaggio dei Radicali di Marco Pannella alla coalizione di centro-sinistra, Mario Sechi fa il punto sulla Casa della Libertà e Alessandro Carpinella tratteggia la situazione italiana dal punto di vista economico. I commenti sono affidati a Massimo Lo Cicero, Daniele Bellasio e Vittorio Macioce. In politica estera si discute della Dottrina Bush, pubblicando sette saggi di altrettanti pensatori di altissimo livello, apparsi sul mensile americano Commentary, la casa intellettuale del neoconservatorismo americano. L’analisi della teoria dell’esportazione della democrazia è affidata a Nathan Sharansky, Victor Davis Hanson, William F. Buckley Jr., Edward N. Luttwak, Francis Fukuyama e Norman Podhoretz. Dimitri Buffa, invece, si occupa di jihad e terrorismo, mentre Olena Ponomareva fa il punto sulla situazione politica dell’Ucraina a un anno dalla rivoluzione economica.
In occasione del 250esimo anniversario della nascita di Mozart, Giuseppe Pennisi gli dedica un appassionato saggio, mentre Maurizio Stefanini si occupa di miti e verità sulla musica celtica. Nel Feuilletton, Alexia Redini, Giovanni Giorgini e Mario Ricciardi tratteggiano la personalità e l’opera di Michael Oakeshott, il filosofo anglosassone morto nel 1990.
Stadi mondiali insicuri, polemica in Germania
Stiftung Warentest è la principale associazione di consumatori della Germania. Da qualche giorno sta seminando il panico fra gli appassionati di calcio del paese, fra gli organizzatori dei Mondiali 2006 e fra tutti coloro che hanno a cuore l'onore organizzativo teutonico. L'accusa è clamorosa: gli stadi che ospiteranno le partite del mondiale non sono sicuri. Non tutti in realtà, solo quattro. Ma fra questi c'è l'Olympiastadion di Berlino, l'antico stadio del führer, la cui ristrutturazione (per altro bellissima) è costata 242 milioni di euro e che ospiterà la finalissima di luglio. Gli altri stadi sotto accusa sono quello di Gelsenkirchen (il fiore all'occhiello della squadra dello Schalke 04), Kaiserslautern e Lipsia.
La stampa si è gettata a capofitto sulla vicenda, suscitando l'irritazione del comitato organizzatore che pretende maggiore prudenza da parte degli organi di informazione, i quali rischierebbero di fare da cassa di risonanza di associazioni in cerca di pubblicità. E però la polemica è partita e si sta facendo furiosa. Il capo dell'organizzazione, il mito del calcio tedesco Franz Beckenbauer, ha ironizzato contro la Warentest, accusandola di essere in grado di valutare la qualità delle creme da cucina, dell'olio d'oliva e di altre amenità da supermercato, ma di non avere i mezzi per giudicare l'efficienza degli impianti sportivi. E mentre la commissione sportiva del Parlamento chiede agli organizzatori di organizzare una tavola rotonda per dissipare i dubbi, il ministro degli Interni Schäuble critica l'isteria dilagante.
Ad una prima lettura le contestazioni della Warentest appaiono generiche. A Berlino, ad esempio, in caso di panico gli spettatori non avrebbero uscite di tale larghezza da impedirne rischi anche mortali. Ma questo, come si sa, non è tecnicamente possibile in alcuno stadio del mondo, neppure in uno nuovissimo come quello di Gelsenkirchen. Insomma fa bene il Tagesspiegel ad ammonire contro i "rovinatori del gioco", gli Spielverderber. Ma i tabloid tedeschi non sembrano voler essere da meno di quelli inglesi e montano la panna della polemica campanilistica. Il Berliner Kurier non ha dubbi: dietro la Warentest ci sarebbe la potente lobby di Monaco di Baviera, la cui Allianz Arena (stupenda, chi ha visto in tv le partite del Bayern o del Monaco 1861 può capire) è considerata sicurissima: "I bavaresi vogliono rubarci la finalissima!". Certo il sito on line dell'Allianz Arena mette in bella mostra il bollino blù ricevuto dalla Warentest. Insomma prima di Germania-Brasile, toccherà assistere all'ennesimo derby Monaco-Berlino.
La stampa si è gettata a capofitto sulla vicenda, suscitando l'irritazione del comitato organizzatore che pretende maggiore prudenza da parte degli organi di informazione, i quali rischierebbero di fare da cassa di risonanza di associazioni in cerca di pubblicità. E però la polemica è partita e si sta facendo furiosa. Il capo dell'organizzazione, il mito del calcio tedesco Franz Beckenbauer, ha ironizzato contro la Warentest, accusandola di essere in grado di valutare la qualità delle creme da cucina, dell'olio d'oliva e di altre amenità da supermercato, ma di non avere i mezzi per giudicare l'efficienza degli impianti sportivi. E mentre la commissione sportiva del Parlamento chiede agli organizzatori di organizzare una tavola rotonda per dissipare i dubbi, il ministro degli Interni Schäuble critica l'isteria dilagante.
Ad una prima lettura le contestazioni della Warentest appaiono generiche. A Berlino, ad esempio, in caso di panico gli spettatori non avrebbero uscite di tale larghezza da impedirne rischi anche mortali. Ma questo, come si sa, non è tecnicamente possibile in alcuno stadio del mondo, neppure in uno nuovissimo come quello di Gelsenkirchen. Insomma fa bene il Tagesspiegel ad ammonire contro i "rovinatori del gioco", gli Spielverderber. Ma i tabloid tedeschi non sembrano voler essere da meno di quelli inglesi e montano la panna della polemica campanilistica. Il Berliner Kurier non ha dubbi: dietro la Warentest ci sarebbe la potente lobby di Monaco di Baviera, la cui Allianz Arena (stupenda, chi ha visto in tv le partite del Bayern o del Monaco 1861 può capire) è considerata sicurissima: "I bavaresi vogliono rubarci la finalissima!". Certo il sito on line dell'Allianz Arena mette in bella mostra il bollino blù ricevuto dalla Warentest. Insomma prima di Germania-Brasile, toccherà assistere all'ennesimo derby Monaco-Berlino.
Moralmente compromessi
Ci pare piuttosto azzeccato questo commento da Le Guerre Civili. Ma a noi di Walking Class, che ci sentiamo moralmente superiori e sbatacchiamo i ladruncoli di destra e di sinistra, interesserà anche la vicenda giudiziaria. Ne abbiamo viste tante insabbiarsi nelle sabbie rosse. Siamo curiosi di vedere come va a finire anche questa. Nel frattempo ci piace anche evidenziare come a nostro avviso sia penosa la linea di difesa di D'Alema (che sconfessa la scalata come in un processo staliniano qualsiasi) e quella di Fassino (che replica come un Moro dei tempi moderni). Alla fine ogni politico finito nella rete risponde con il copa/incolla.
Moralmente inferiori
Devono avere una visione talmente distorta del mercato, che adesso vorrebbero spacciarci che essere diventati pro-mercato significa inzuppare le mani nel malaffare nazionale. Buffi personaggi questi che gravitano attorno alla sinistra post-diessina. Diciamola tutta: da quando sono lentamente finiti i finanziamenti dall'Unione Sovietica, sono cominciate le telefonate per informarsi come andavano le cose da certe parti. Il problema, per i moralmente inferiori, è che pensavano che tutto il male fosse dalla parte del Berlusca. Al quale, da questo blog, non abbiamo risparmiato critiche anche feroci. L'unica attenuante (sia detto tra virgolette) era che il Berlusca non era (e non è) un politico ma un uomo che rientra a pieno titolo nell'anomalia italica di un paese che ha visto spazzata via la maggioranza della sua classe politica tutta d'un colpo, come non è accaduto né in Francia né in Germania, dove pure gli scandali politici avrebbero potuto creare un vuoto come quello post-tangentopoli. Questa attenuante, i Fassino e i D'Alema non ce l'hanno. Loro sono nati e cresciuti non nel mondo degli affari ma in quello della politica, del senso dello Stato, del rispetto delle istituzioni... sì, come no!
martedì, gennaio 10, 2006
Russia. La guerra del gas dietro le quinte
La cosiddetta guerra del gas tra Russia e Ucraina ha tenuto banco nei giorni scorsi sui quotidiani internazionali e, ovviamente, anche su TocqueVille. Nel nostro piccolo, abbiamo voluto dire la nostra, con un articolo sulla rivista on-line di geo-economia Emporion.
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"Ora si arriverà ad una sorta di borsa valori del gas? L’ipotesi comincia a circolare in Germania, dove le vicende del colosso russo Gazprom avevano movimentato la scena politica nazionale già prima che le turbolenze di inizio anno nelle forniture tra Russia e Ucraina proiettassero su scala internazionale il grande gioco politico-strategico legato a questa risorsa. In un’intervista al quotidiano berlinese Der Tagesspiegel, rilasciata ai primi di gennaio dal responsabile dell’European Energy Exchange (EEX) Hans-Bernd Menzel, si analizzano le prospettive del mercato del gas: il ruolo che esso è destinato a giocare sui mercati globali per la crescente richiesta di approvvigionamento delle economie in rapida espansione (soprattutto in Asia), la necessità di realizzare una maggiore trasparenza nella compravendita di tale risorsa. Almeno per quanto riguarda la Germania, avverte Menzel, il mercato del gas è alla vigilia di profondi cambiamenti: fino ad ora il prezzo di questa risorsa veniva contrattato dalle parti in causa (fornitore e consumatore) attraverso rapporti bilaterali o la mediazione di appositi brokers. Potrebbe essere giunto il momento di dare maggiore trasparenza alle contrattazioni, istituendo nell’ambito della borsa dell’energia uno specifico settore che gestisce il prezzo del gas su valori di mercato [... continua].
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"Ora si arriverà ad una sorta di borsa valori del gas? L’ipotesi comincia a circolare in Germania, dove le vicende del colosso russo Gazprom avevano movimentato la scena politica nazionale già prima che le turbolenze di inizio anno nelle forniture tra Russia e Ucraina proiettassero su scala internazionale il grande gioco politico-strategico legato a questa risorsa. In un’intervista al quotidiano berlinese Der Tagesspiegel, rilasciata ai primi di gennaio dal responsabile dell’European Energy Exchange (EEX) Hans-Bernd Menzel, si analizzano le prospettive del mercato del gas: il ruolo che esso è destinato a giocare sui mercati globali per la crescente richiesta di approvvigionamento delle economie in rapida espansione (soprattutto in Asia), la necessità di realizzare una maggiore trasparenza nella compravendita di tale risorsa. Almeno per quanto riguarda la Germania, avverte Menzel, il mercato del gas è alla vigilia di profondi cambiamenti: fino ad ora il prezzo di questa risorsa veniva contrattato dalle parti in causa (fornitore e consumatore) attraverso rapporti bilaterali o la mediazione di appositi brokers. Potrebbe essere giunto il momento di dare maggiore trasparenza alle contrattazioni, istituendo nell’ambito della borsa dell’energia uno specifico settore che gestisce il prezzo del gas su valori di mercato [... continua].
lunedì, gennaio 09, 2006
"Vi faccio vedere come muore un italiano"
Era vero. L'aveva detto in faccia a quei bastardi. Grazie Fabrizio.
domenica, gennaio 08, 2006
Habemus Bancam!
Lo so che non si dovrebbe fare. Che leggere le intercettazioni è una brutta cosa. Non sta bene. E' come guardare dal buco della serratura. Ma alcune volte, è davvero irresistibile. "Abbiamo una banca"... sopra la banca D'Alema campa, sotto la banca Fassino crepa.
sabato, gennaio 07, 2006
Sky Bluff 24
Leggo dalle pagine sportive di Repubblica (questo passa il convento berlinese) che Murdoch sarebbe stufo di attendere la vittoria di Prodi e vorrebbe ristrappare prima del 9 aprile i diritti per le trasmissioni delle partite della Juventus a Mediaset. Il giornale di non so quale largo della periferia romana (Fochetti?) parla apertamente di vicinanza delle tv satellitari di Sky al centrosinistra e rafforza questa solida posizione ideologica di Caretti e company con la necessità di assicurarsi il business delle partite zebrate. Un bell'esempio di ulteriore assenza di conflitto di interessi dalle parti della sinistra, questa volta prodiana. Con tanto di commistione con il filo-bushiano Murdoch. C'è da dire, tuttavia, che il canale news di Sky Italia si scredita da sè senza bisogno di conflitti d'interesse: la qualità dell'informazione è mediocre, a prescindere dalla colorazione politica delle notizie.
La questione morale (vista da lontano)
Sarà l'aria di Berlino, ma leggendo i giornali italiani la domanda sorge spontanea: al Botteghino che giorno è?
venerdì, gennaio 06, 2006
Il futuro di TocqueVille (descritto da TocqueVille)
Dove proverà ad andare TocqueVille lo spiega Andrea Mancia in un suo post che ha già raccolto decine di commenti e che - tanto per capirci - è stato pubblicato ufficialmente come articolo sull'edizione on-line di Ideazione. Tanto per capirci, la direzione di Ideazione firma ogni singola riga di questo articolo. E, tanto per capirci, sarà un percorso ancora più impegnativo e, spero, ancora più esaltante. Per Ideazione, per quei gruppi editoriali e culturali che con Ideazione vogliono collaborare e, mi auguro, per tutti i cittadini di TocqueVille che vorranno fare parte di questa seconda fase.
Il post di Andrea lo ripubblichiamo per intero qui:
TocqueVille, il passato, il presente, il futuro.
Eravamo 160 quando abbiamo scelto di chiamarci TocqueVille. Eravamo 287 quando, a metà del giugno 2005, è partita l’aggregazione dei post su http://www.tocque-ville.it/. Oggi, a poco più di sei mesi dal suo lancio ufficiale, i blog iscritti alla Città dei Liberi sono 568. Togliete i blog “in sonno”, i siti Internet che non possono essere classificati come blog in senso stretto, i cittadini-per-caso che si sono iscritti a TocqueVille senza sapere quello che facevano, i troll entrati in città per sabotarne le fognature e il numero potrà forse scendere di qualche decina, ma resta sempre molto superiore alle aspettative di chiunque abbia partecipato alle fasi iniziali del progetto. Si tratta, naturalmente, di un successo che non può non entusiasmarci, ma che ha fatto aumentare esponenzialmente la quantità di post che la redazione deve controllare, aggregare e selezionare quotidianamente.
La redazione (e il ruolo di Ideazione).
Come recita un articolo pubblicato sei mesi fa nello speciale di Ideazione.com su TocqueVille, “dietro le quinte” della città c’è “un gruppo di ventisette volontari (…) dispersi sul territorio nazionale e divisi per responsabilità giornaliere, cercando di bilanciare sensibilità politiche e culturali diverse: l’obiettivo è quello di tenere il più possibile vivo il dibattito attraverso il confronto fra le diverse anime della città”. Tutto vero, come hanno potuto constatare i lettori di TocqueVille (anche i più distratti) e chiunque abbia partecipato (anche temporaneamente) al lavoro di aggregazione. Ma il numero di volontari si è putroppo drasticamente ridotto quando, da una generica dichiarazione di disponibilità, si è passati alla fase di lavoro vera e propria. Nelle nostre intenzioni iniziali, ogni giorno almeno 3-4 volontari avrebbero dovuto garantire una copertura adeguata del lavoro redazionale. In pratica, invece, non siamo mai riusciti ad andare oltre ai 2 redattori al giorno. E spesso basta un impegno improvviso per costringere il volontario di turno ad una durissima giornata di lavoro solitario. Se questo poteva in qualche modo funzionare con 200-300 blog iscritti, quando i blog da monitorare diventano quasi 600 blog l’impegno diventa, oggettivamente, massacrante.
Per uscire da questa situazione di “emergenza continua”, Ideazione ha deciso di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. A partire dalle prime settimane del 2006, con una fase di transizione che dovrebbe concludersi ad aprile – immediatamente dopo le elezioni – il lavoro di aggregazione subirà un profondo processo di trasformazione, per rispondere ad esigenze sia interne (razionalizzazione del metodo di lavoro) che esterne (rapporto di trasparenza con i cittadini). La nostra intenzione è quella di creare una micro-struttura redazionale gestita direttamente da Ideazione: 2-3 redattori presenti fisicamente nella nostra sede romana avranno il compito di coordinare ed integrare il lavoro dei volontari, che continueranno ad essere la “spina dorsale” della redazione di TocqueVille. Questo supporto costante dovrebbe consentirci di gestire al meglio l’enorme produzione quotidiana degli iscritti, selezionando con criteri oggettivi i post migliori per la home-page e garantendo un’aggregazione pressoché totale per le sezioni interne. Da gennaio, poi, TocqueVille osserverà un giorno di riposo domenicale (a meno di notizie clamorose) che ci permetterà di distribuire meglio le risorse a disposizione nel corso degli altri giorni della settimana. E questa pausa settimanale, insieme ad alcune necessarie modifiche nel software di aggregazione, dovrebbe permetterci di lavorare al meglio delle nostre possibilità, senza rischiare di impazzire ogni giorno.
Il fatto che Ideazione abbia definitivamente deciso di mettere la propria “faccia” nel progetto, contribuirà – ci auguriamo – a fugare i residui dubbi sulla natura di TocqueVille che da qualche parte vengono periodicamente avanzati. Dubbi che, a dire il vero, dovrebbero soltanto sfiorare chi si è preso la briga di leggere gli articoli pubblicati mesi fa nello speciale di Ideazione.com. Ideazione è un soggetto editoriale preciso, con una sua storia ed una sua area di riferimento che non è possibile (in buona fede) ignorare. Questa realtà complessa, e per niente facile da incasellare nelle categorie di cui si nutre la cultura politica italiana contemporanea, sarà garante in prima persona del progetto fusionista che è sempre stato alle fondamenta di TocqueVille e che è soltanto accennato in questo disclaimer. Il che non significa, naturalmente, che la Città dei Liberi si trasformerà in una sorta “Ideazione della blogosfera”. Quello che TocqueVille è – e quello che diventerà – dipende in massima parte dai suoi cittadini. Le sue potenzialità nel campo della comunicazione o in quello dell’attività politica sono ancora quasi del tutto inesplorate e saranno discusse nelle sedi più appropriate (come il Forum). Ma il ruolo di Ideazione, dalla riapertura di TocqueVille del 9 gennaio in poi, diventerà per così dire “pubblico” ed “ufficiale”. E dunque non più oggetto di possibili fraintendimenti. Tutti coloro che vorranno proseguire con noi in questo fantastico viaggio verso l’ignoto sono e saranno i benvenuti. A tutti gli altri auguriamo la miglior fortuna possibile.
Il forum
Dal 9 gennaio in poi sarà possibile iscriversi al forum ufficiale di TocqueVille. Il forum, accessibile (in lettura e scrittura) soltanto agli iscritti, sarà diviso in due sezioni principali. Nella prima, di “servizio”, sarà possibile interagire con la redazione che si occupa dell’aggregazione dei post: chiedere spiegazioni sulle scelte del giorno; informarsi sulle modalità di costruzione della home-page; segnalare post, idee, notizie ed errori. La seconda sezione, invece, sarà dedicata alle discussioni sul futuro di TocqueVille e alle proposte per eventuali iniziative comuni. Ci sarà, a margine di queste due aree principali, anche una zona per la discussione generale, ma è importante ricordare che le discussioni su argomenti specifici possono – e debbono – essere sviluppate all’interno dei commenti di ogni singolo blog.
Oltre ad essere una sorta di F.A.Q. (Frequently Asked Questions) interattiva, il forum sarà dunque lo strumento principale per discutere del futuro della nostra città. Proposte di allargamento (o riduzione) dei confini, offerte di collaborazione per il lavoro quotidiano di aggregazione, idee per lo sviluppo di campagne di comunicazione, progetti di integrazione tra TocqueVille ed altre realtà del panorama mediatico, collaborazioni con a livello nazionale ed internazionale, possibili convergenze all’interno e all’esterno della blogosfera: tutti questi (e molti altri) saranno gli argomenti di discussione su cui gli iscritti a TocqueVille saranno chiamati ad esprimere le proprie opinioni e a presentare le proprie idee. La redazione si limiterà a rispondere alle domande e a “controllare il traffico”. Tutto il resto dipende dai cittadini.
Un “contratto” con i cittadini
Nei primi mesi del 2006, tutti i cittadini di TocqueVille saranno invitati a rinnovare formalmente la propria adesione. Si tratta di una procedura che risponde ad una serie di esigenze specifiche:
1) Fare un “censimento” razionale dei blog iscritti, eliminando i “blog morti” (o i “non-blog”) che appesantiscono inutilmente il lavoro della redazione.
2) “Costringere” gli iscritti a pubblicare uno dei banner di TocqueVille (o almeno il link a http://www.tocque-ville.it/) sul proprio blog. Niente più cittadini in incognito alla caccia di un briciolo di visibilità o semplici “guastatori”.
3) Stabilire un legame diretto e formale (anche sotto il profilo legale) tra la redazione e gli iscritti, in vista di possibili progetti futuri, interni o esterni alla blogosfera. Tra qualche settimana, tanto per fare un esempio, alcuni dei post prodotti da cittadini di TocqueVille, selezionati da uno dei fondatori della Città, saranno pubblicati su un nuovo mensile fondato da Arturo Diaconale (direttore del quotidiano L’opinione e titolare di un blog iscritto alla Città dei Liberi). Per esplorare collaborazioni di questo genere, capaci di amplificare la visibilità di TocqueVille e dei suoi blog, rendendone più efficace l’impatto comunicativo, ci sarà bisogno di un rapporto formale che leghi i cittadini alla redazione di TocqueVille nel modo più trasparente possibile.
4) Sperimentare possibili forme di finanziamento pubblicitario, capaci di assorbire almeno in parte i costi di gestione di cui fino ad oggi Ideazione si è fatta interamente carico (e che sono destinati a crescere con il crescere degli iscritti). E’ in fase di studio una possibile forma di collaborazione con Blogosfere, il network di “blog professionali di informazione” creato da Marco Montemagno e Marco Antonio Masieri che, proprio come TocqueVille, sta cercando di rivoluzionare “dal basso” il mondo dell’informazione online in Italia.
Quello che Ideazione proporrà ai cittadini di TocqueVille è un “gentlemen’s agreement” trasparente, i cui dettagli saranno definiti nei prossimi giorni anche sulla base delle proposte e delle obiezioni di ogni singolo iscritto.
Le novità per il 2006
Con l’apertura del forum ci sarà tempo e modo per discuterne più approfonditamente, ma sono molte le novità previste a TocqueVille per i primi mesi del 2006. Eccone qualcuna, in ordine sparso:
1) La sezione di apertura – il “blocco” che raccoglieva i post relativi all’argomento “del giorno” scelto dalla redazione – sarà in futuro composta da una selezione dei post migliori prodotti nelle ultime 24 ore, a prescindere dall’argomento di cui si occupano. La divisione in “blocchi di post” raggruppati per argomento rimarrà invece la stessa per le altre sezioni (politica interna, politica estera, ecc.) della home-page.
2) Insieme ai nostri tecnici stiamo studiando diverse opzioni che consentano ai lettori di TocqueVille di intervenire direttamente sulla gerarchia dei post pubblicati nella home-page. Tra i vari modelli esistenti, quello di Digg ci sembra particolarmente affascinante (per approfondire, consigliamo la lettura di questa FAQ). Ma siamo aperti anche ad altre soluzioni.
3) Oltre a 5 blog (i “random citizens”) scelti casualmente dalla lista dei cittadini, sulla home-page di TocqueVille saranno visibili anche i link agli ultimi 5 (o 10) blog iscritti alla Città dei Liberi, per dare ai nuovi arrivati maggiori opportunità di farsi conoscere.
4) Oltre alla segnalazione dei post alla redazione, sarà attivato uno strumento per l’auto-aggregazione riservato ai cittadini. I post auto-aggregati finiranno cronologicamente nelle varie sezioni interne di competenza, ma per essere pubblicati in home-page dovranno necessariamente essere selezionati dalla redazione (che potrà anche spostarli in un'altra sezione, se necessario).
5) Cambiamenti sostanziali, anche se non immediati, potrebbero riguardare invece il modello editoriale stesso di TocqueVille. Qualcuno preferisce il modello “TownHall” o “Pajamas Media” rispetto a quello “GoogleNews”? E’ possibile una combinazione degli aspetti migliori di tutti questi modelli? Esiste qualcos’altro di superiore? Sul forum sarà possibile discuterne seriamente, insieme alla redazione, per arrivare alla soluzione migliore tra quelle tecnicamente realizzabili.
Questo è soltanto un assaggio di quanto ci aspetta. TocqueVille è ancora giovane, malgrado qualche fondatore ne stia già scrivendo la storia (che vi invitiamo a leggere, soprattutto se non avete seguito i primi passi della “creatura”). Ma soprattutto si tratta di un esperimento unico nel suo genere, non soltanto in Italia. E gli errori e le ingenuità dei primi mesi sono stati, tutto sommato, un piccolo prezzo da pagare per chi ha avuto il privilegio di partecipare a questa avventura. Nessuno si aspettava un successo tanto imponente, sia in termini di quantità che di qualità media dei post scritti dai cittadini. E gli innumerevoli attacchi di cui siamo stati oggetto è il sintomo più evidente delle straordinarie potenzialità del progetto. Adesso, però, è arrivato il momento di compiere un primo salto di qualità, che non sarà semplice né indolore.
“L’equilibrio politico dell’aggregazione – scriveva su Ideazione il sottoscritto in tempi non sospetti – è destinato a cambiare nel tempo, con i ritmi dettati dalle idee dei cittadini che compongono questa città virtuale e dagli sviluppi dell’attualità italiana ed internazionale”. Noi non abbiamo cambiato idea. Anzi, siamo convinti più che mai della necessità di preservare l’identità delle singole anime che compongono TocqueVille, soprattutto in un periodo che si annuncia burrascoso come quello della campagna elettorale. Ma questo non significa che la nostra tolleranza si spinga fino a tollerare chi vuole la nostra distruzione. Ideazione è la garanzia che le fondamenta della Città sono e resteranno abbastanza solide da reggere anche il più violento degli attacchi. I cittadini di TocqueVille sono la garanzia che la Città continuerà a crescere e a prosperare, producendo qualcosa di unico nel desolante panorama dell’informazione italiana. Insieme possiamo andare lontano.
Andrea Mancia
Il post di Andrea lo ripubblichiamo per intero qui:
TocqueVille, il passato, il presente, il futuro.
Eravamo 160 quando abbiamo scelto di chiamarci TocqueVille. Eravamo 287 quando, a metà del giugno 2005, è partita l’aggregazione dei post su http://www.tocque-ville.it/. Oggi, a poco più di sei mesi dal suo lancio ufficiale, i blog iscritti alla Città dei Liberi sono 568. Togliete i blog “in sonno”, i siti Internet che non possono essere classificati come blog in senso stretto, i cittadini-per-caso che si sono iscritti a TocqueVille senza sapere quello che facevano, i troll entrati in città per sabotarne le fognature e il numero potrà forse scendere di qualche decina, ma resta sempre molto superiore alle aspettative di chiunque abbia partecipato alle fasi iniziali del progetto. Si tratta, naturalmente, di un successo che non può non entusiasmarci, ma che ha fatto aumentare esponenzialmente la quantità di post che la redazione deve controllare, aggregare e selezionare quotidianamente.
La redazione (e il ruolo di Ideazione).
Come recita un articolo pubblicato sei mesi fa nello speciale di Ideazione.com su TocqueVille, “dietro le quinte” della città c’è “un gruppo di ventisette volontari (…) dispersi sul territorio nazionale e divisi per responsabilità giornaliere, cercando di bilanciare sensibilità politiche e culturali diverse: l’obiettivo è quello di tenere il più possibile vivo il dibattito attraverso il confronto fra le diverse anime della città”. Tutto vero, come hanno potuto constatare i lettori di TocqueVille (anche i più distratti) e chiunque abbia partecipato (anche temporaneamente) al lavoro di aggregazione. Ma il numero di volontari si è putroppo drasticamente ridotto quando, da una generica dichiarazione di disponibilità, si è passati alla fase di lavoro vera e propria. Nelle nostre intenzioni iniziali, ogni giorno almeno 3-4 volontari avrebbero dovuto garantire una copertura adeguata del lavoro redazionale. In pratica, invece, non siamo mai riusciti ad andare oltre ai 2 redattori al giorno. E spesso basta un impegno improvviso per costringere il volontario di turno ad una durissima giornata di lavoro solitario. Se questo poteva in qualche modo funzionare con 200-300 blog iscritti, quando i blog da monitorare diventano quasi 600 blog l’impegno diventa, oggettivamente, massacrante.
Per uscire da questa situazione di “emergenza continua”, Ideazione ha deciso di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. A partire dalle prime settimane del 2006, con una fase di transizione che dovrebbe concludersi ad aprile – immediatamente dopo le elezioni – il lavoro di aggregazione subirà un profondo processo di trasformazione, per rispondere ad esigenze sia interne (razionalizzazione del metodo di lavoro) che esterne (rapporto di trasparenza con i cittadini). La nostra intenzione è quella di creare una micro-struttura redazionale gestita direttamente da Ideazione: 2-3 redattori presenti fisicamente nella nostra sede romana avranno il compito di coordinare ed integrare il lavoro dei volontari, che continueranno ad essere la “spina dorsale” della redazione di TocqueVille. Questo supporto costante dovrebbe consentirci di gestire al meglio l’enorme produzione quotidiana degli iscritti, selezionando con criteri oggettivi i post migliori per la home-page e garantendo un’aggregazione pressoché totale per le sezioni interne. Da gennaio, poi, TocqueVille osserverà un giorno di riposo domenicale (a meno di notizie clamorose) che ci permetterà di distribuire meglio le risorse a disposizione nel corso degli altri giorni della settimana. E questa pausa settimanale, insieme ad alcune necessarie modifiche nel software di aggregazione, dovrebbe permetterci di lavorare al meglio delle nostre possibilità, senza rischiare di impazzire ogni giorno.
Il fatto che Ideazione abbia definitivamente deciso di mettere la propria “faccia” nel progetto, contribuirà – ci auguriamo – a fugare i residui dubbi sulla natura di TocqueVille che da qualche parte vengono periodicamente avanzati. Dubbi che, a dire il vero, dovrebbero soltanto sfiorare chi si è preso la briga di leggere gli articoli pubblicati mesi fa nello speciale di Ideazione.com. Ideazione è un soggetto editoriale preciso, con una sua storia ed una sua area di riferimento che non è possibile (in buona fede) ignorare. Questa realtà complessa, e per niente facile da incasellare nelle categorie di cui si nutre la cultura politica italiana contemporanea, sarà garante in prima persona del progetto fusionista che è sempre stato alle fondamenta di TocqueVille e che è soltanto accennato in questo disclaimer. Il che non significa, naturalmente, che la Città dei Liberi si trasformerà in una sorta “Ideazione della blogosfera”. Quello che TocqueVille è – e quello che diventerà – dipende in massima parte dai suoi cittadini. Le sue potenzialità nel campo della comunicazione o in quello dell’attività politica sono ancora quasi del tutto inesplorate e saranno discusse nelle sedi più appropriate (come il Forum). Ma il ruolo di Ideazione, dalla riapertura di TocqueVille del 9 gennaio in poi, diventerà per così dire “pubblico” ed “ufficiale”. E dunque non più oggetto di possibili fraintendimenti. Tutti coloro che vorranno proseguire con noi in questo fantastico viaggio verso l’ignoto sono e saranno i benvenuti. A tutti gli altri auguriamo la miglior fortuna possibile.
Il forum
Dal 9 gennaio in poi sarà possibile iscriversi al forum ufficiale di TocqueVille. Il forum, accessibile (in lettura e scrittura) soltanto agli iscritti, sarà diviso in due sezioni principali. Nella prima, di “servizio”, sarà possibile interagire con la redazione che si occupa dell’aggregazione dei post: chiedere spiegazioni sulle scelte del giorno; informarsi sulle modalità di costruzione della home-page; segnalare post, idee, notizie ed errori. La seconda sezione, invece, sarà dedicata alle discussioni sul futuro di TocqueVille e alle proposte per eventuali iniziative comuni. Ci sarà, a margine di queste due aree principali, anche una zona per la discussione generale, ma è importante ricordare che le discussioni su argomenti specifici possono – e debbono – essere sviluppate all’interno dei commenti di ogni singolo blog.
Oltre ad essere una sorta di F.A.Q. (Frequently Asked Questions) interattiva, il forum sarà dunque lo strumento principale per discutere del futuro della nostra città. Proposte di allargamento (o riduzione) dei confini, offerte di collaborazione per il lavoro quotidiano di aggregazione, idee per lo sviluppo di campagne di comunicazione, progetti di integrazione tra TocqueVille ed altre realtà del panorama mediatico, collaborazioni con a livello nazionale ed internazionale, possibili convergenze all’interno e all’esterno della blogosfera: tutti questi (e molti altri) saranno gli argomenti di discussione su cui gli iscritti a TocqueVille saranno chiamati ad esprimere le proprie opinioni e a presentare le proprie idee. La redazione si limiterà a rispondere alle domande e a “controllare il traffico”. Tutto il resto dipende dai cittadini.
Un “contratto” con i cittadini
Nei primi mesi del 2006, tutti i cittadini di TocqueVille saranno invitati a rinnovare formalmente la propria adesione. Si tratta di una procedura che risponde ad una serie di esigenze specifiche:
1) Fare un “censimento” razionale dei blog iscritti, eliminando i “blog morti” (o i “non-blog”) che appesantiscono inutilmente il lavoro della redazione.
2) “Costringere” gli iscritti a pubblicare uno dei banner di TocqueVille (o almeno il link a http://www.tocque-ville.it/) sul proprio blog. Niente più cittadini in incognito alla caccia di un briciolo di visibilità o semplici “guastatori”.
3) Stabilire un legame diretto e formale (anche sotto il profilo legale) tra la redazione e gli iscritti, in vista di possibili progetti futuri, interni o esterni alla blogosfera. Tra qualche settimana, tanto per fare un esempio, alcuni dei post prodotti da cittadini di TocqueVille, selezionati da uno dei fondatori della Città, saranno pubblicati su un nuovo mensile fondato da Arturo Diaconale (direttore del quotidiano L’opinione e titolare di un blog iscritto alla Città dei Liberi). Per esplorare collaborazioni di questo genere, capaci di amplificare la visibilità di TocqueVille e dei suoi blog, rendendone più efficace l’impatto comunicativo, ci sarà bisogno di un rapporto formale che leghi i cittadini alla redazione di TocqueVille nel modo più trasparente possibile.
4) Sperimentare possibili forme di finanziamento pubblicitario, capaci di assorbire almeno in parte i costi di gestione di cui fino ad oggi Ideazione si è fatta interamente carico (e che sono destinati a crescere con il crescere degli iscritti). E’ in fase di studio una possibile forma di collaborazione con Blogosfere, il network di “blog professionali di informazione” creato da Marco Montemagno e Marco Antonio Masieri che, proprio come TocqueVille, sta cercando di rivoluzionare “dal basso” il mondo dell’informazione online in Italia.
Quello che Ideazione proporrà ai cittadini di TocqueVille è un “gentlemen’s agreement” trasparente, i cui dettagli saranno definiti nei prossimi giorni anche sulla base delle proposte e delle obiezioni di ogni singolo iscritto.
Le novità per il 2006
Con l’apertura del forum ci sarà tempo e modo per discuterne più approfonditamente, ma sono molte le novità previste a TocqueVille per i primi mesi del 2006. Eccone qualcuna, in ordine sparso:
1) La sezione di apertura – il “blocco” che raccoglieva i post relativi all’argomento “del giorno” scelto dalla redazione – sarà in futuro composta da una selezione dei post migliori prodotti nelle ultime 24 ore, a prescindere dall’argomento di cui si occupano. La divisione in “blocchi di post” raggruppati per argomento rimarrà invece la stessa per le altre sezioni (politica interna, politica estera, ecc.) della home-page.
2) Insieme ai nostri tecnici stiamo studiando diverse opzioni che consentano ai lettori di TocqueVille di intervenire direttamente sulla gerarchia dei post pubblicati nella home-page. Tra i vari modelli esistenti, quello di Digg ci sembra particolarmente affascinante (per approfondire, consigliamo la lettura di questa FAQ). Ma siamo aperti anche ad altre soluzioni.
3) Oltre a 5 blog (i “random citizens”) scelti casualmente dalla lista dei cittadini, sulla home-page di TocqueVille saranno visibili anche i link agli ultimi 5 (o 10) blog iscritti alla Città dei Liberi, per dare ai nuovi arrivati maggiori opportunità di farsi conoscere.
4) Oltre alla segnalazione dei post alla redazione, sarà attivato uno strumento per l’auto-aggregazione riservato ai cittadini. I post auto-aggregati finiranno cronologicamente nelle varie sezioni interne di competenza, ma per essere pubblicati in home-page dovranno necessariamente essere selezionati dalla redazione (che potrà anche spostarli in un'altra sezione, se necessario).
5) Cambiamenti sostanziali, anche se non immediati, potrebbero riguardare invece il modello editoriale stesso di TocqueVille. Qualcuno preferisce il modello “TownHall” o “Pajamas Media” rispetto a quello “GoogleNews”? E’ possibile una combinazione degli aspetti migliori di tutti questi modelli? Esiste qualcos’altro di superiore? Sul forum sarà possibile discuterne seriamente, insieme alla redazione, per arrivare alla soluzione migliore tra quelle tecnicamente realizzabili.
Questo è soltanto un assaggio di quanto ci aspetta. TocqueVille è ancora giovane, malgrado qualche fondatore ne stia già scrivendo la storia (che vi invitiamo a leggere, soprattutto se non avete seguito i primi passi della “creatura”). Ma soprattutto si tratta di un esperimento unico nel suo genere, non soltanto in Italia. E gli errori e le ingenuità dei primi mesi sono stati, tutto sommato, un piccolo prezzo da pagare per chi ha avuto il privilegio di partecipare a questa avventura. Nessuno si aspettava un successo tanto imponente, sia in termini di quantità che di qualità media dei post scritti dai cittadini. E gli innumerevoli attacchi di cui siamo stati oggetto è il sintomo più evidente delle straordinarie potenzialità del progetto. Adesso, però, è arrivato il momento di compiere un primo salto di qualità, che non sarà semplice né indolore.
“L’equilibrio politico dell’aggregazione – scriveva su Ideazione il sottoscritto in tempi non sospetti – è destinato a cambiare nel tempo, con i ritmi dettati dalle idee dei cittadini che compongono questa città virtuale e dagli sviluppi dell’attualità italiana ed internazionale”. Noi non abbiamo cambiato idea. Anzi, siamo convinti più che mai della necessità di preservare l’identità delle singole anime che compongono TocqueVille, soprattutto in un periodo che si annuncia burrascoso come quello della campagna elettorale. Ma questo non significa che la nostra tolleranza si spinga fino a tollerare chi vuole la nostra distruzione. Ideazione è la garanzia che le fondamenta della Città sono e resteranno abbastanza solide da reggere anche il più violento degli attacchi. I cittadini di TocqueVille sono la garanzia che la Città continuerà a crescere e a prosperare, producendo qualcosa di unico nel desolante panorama dell’informazione italiana. Insieme possiamo andare lontano.
Andrea Mancia
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