Treviri. La copia della testa della ciclopica statua di Costantino, i cui pezzi originali sono custoditi nei Musei Capitolini di Roma, si staglia immensa nei suoi tre metri di altezza nell’ultima sala del Rheinisches Landesmuseum di Treviri. E’ il colpo di scena finale della mostra internazionale sull’imperatore romano, “Konstantin der Grosse”, Costantino il grande, che si svolge in questi mesi proprio a Treviri, in Germania e che chiuderà i battenti il 4 novembre. Due anni fa, un gruppo di archeologi armato di laser e computer, scansionò nelle sale del museo romano i frammenti originali della statua per realizzare questa ciclopica ricostruzione giusto in tempo per l’apertura della mostra, lo scorso giugno. In due mesi un grande successo di critica e soprattutto di pubblico sta imponendo la mostra su Costantino come l’appuntamento più prestigioso organizzato dal Lussemburgo in occasione dell’anno che vede la sua capitale al centro della cultura europea. Lussemburgo è a una manciata di chilometri da Treviri, appena un quarto d’ora di autostrada larga e comoda e il premier del piccolo e ricco paese europeo, il democristiano Jean-Claude Juncker, ha voluto coinvolgere nelle manifestazioni altre due regioni confinanti: la Renania-Palatinato in Germania e la Lorena in Francia.
Così quest’anno l’Europa festeggia la sua cultura un po’ dappertutto. Dopo l’allargamento, le capitali prescelte sono diventate due. Oltre a Lussemburgo, nell’Ovest, c’è la rumena Sibiu, a Est. Due scelte politiche ben precise, a evidenziare la matrice comune della storia e della cultura del continente: il difficoltoso percorso di integrazione politica, di fatto, non è un esperimento artificiale ma poggia su precise ragioni storico-culturali. Sibiu è incassata tra i monti della Transilvania ma fa parte del gruppo di insediamenti e fortini fondati dai Sassoni, i Siebenbürgen, letteralmente “i sette castelli”. Al di fuori della Romania è ancora conosciuta con il suo nome storico, sassone, Hermannstadt. L’Europa dell’Est, appena entrata a far parte dell’Unione, non è una componente estranea, la sua storia ci appartiene, è indissolubilmente intrecciata con la nostra, come ci raccontano la Sibiu tedesca ma anche la Bucarest romana, nei cui musei un’altra copia, quella della colonna traiana che celebra le spedizioni dell’imperatore Traiano in Dacia, rimarca la discendenza dei rumeni da Roma.
Stesso discorso da questa parte del continente. La grande regione trans-europea a cavallo di tre Stati, che comprende il Lussemburgo, la Mosella tedesca e la Lorena francese, deve molte delle sue caratteristiche attuali alla presenza dei soldati di Roma, quindi alle sue istituzioni e alle sue tradizioni. Percorrendo l’autostrada che da Lussemburgo porta a Treviri, le dolci colline ricoperte di vigneti che producono Riesling e Grauburgunder ormai degni di fama mondiale ci rimandano a immagini della Toscana e ci rammentano che furono proprio i romani a introdurre tali colture da queste parti. Entrando nella cittadina tedesca (che per inciso diede anche i natali a Karl Marx), una città tutta coperta dai manifesti della mostra su Costantino, si deve attraversare la Porta Nigra, la porta romana che si è meglio conservata a nord delle Alpi. Il messaggio delle manifestazioni lussemburghesi ha un senso politico chiaro: l’Europa ha molte radici che si intrecciano fra di loro e questa regione dell’Europa le ha ben piantate a Sud, a Roma, nel cuore di un impero che per primo uniformò terre diverse.
Il centro romano di questa regione è senza dubbio Treviri, che ospita a buon diritto la mostra su Costantino il Grande, potendo annoverare l’imperatore tra i suoi concittadini e potendo vantare alcuni monumenti voluti proprio dall’imperatore, dalla basilica alle terme, all’anfiteatro. Qui Costantino fissò la sua prima residenza imperiale, qui di ritorno dalla Britannia con il titolo di imperatore, sposò Fausta, la figlia di Massimiano. Da qui, infine, partì con le truppe alla volta di Roma per sconfiggere Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio e unificare l’Impero Romano d’Occidente. Treviri è d’altronde una pietra miliare della storia di Roma, cosa della quale i suoi abitanti vanno molto fieri. Con il nome di Augusta Trevororum venne fondata dai soldati romani nel 15 avanti Cristo accanto al sito di un accampamento militare insediato quindici anni prima. La sua importanza negli equilibri geopolitici di Roma si accrebbe nel corso degli anni, attirando sempre nuovi abitanti. Arrivò ad essere la città più popolosa dell’Impero dopo l’Urbe e, nel terzo secolo, divenne sede vescovile e della prefettura gallica, istituzioni di primo piano negli equilibri religiosi e amministrativi romani. E il legame fra religione e politica è un’altra delle eredità di Costantino rintracciabili a Treviri, ancor oggi una delle sedi principali della chiesa cattolica tedesca.
La mostra di Treviri illustra tutti gli aspetti dell’opera di Costantino. Recupero della unicità imperiale attraverso il confronto militare e la vittoria sui rivali interni, le battaglie (Ponte Milvio su tutte), le riforme statali, la fine della persecuzione dei cristiani e la nascita del legame tra Stato e Chiesa che caratterizzerà gli ultimi due anni dell’Impero, la costruzione del mito di Costantino, la fondazione sulle sponde del Bosforo della città che porterà il suo nome, Costantinopoli. Ci sono insomma tutti gli ingredienti per affrontare le questioni europee del momento (riscoperta di valori e radici cristiane, confronto e dialogo con l’Islam, ingresso della Turchia nell’Ue) recuperando le esperienze e le suggestioni del passato. E la mostra sviluppa il percorso di Costantino suddividendolo in tre diverse esposizioni. La prima, la principale, nei duemila metri quadrati del Museo regionale del Reno, ne inquadra il rilievo politico, assolutamente fondamentale nella storia di Roma e (per l’eredità che trasmetterà) in quella europea. La seconda, nei cinquanta metri quadrati del Museo diocesano, il rapporto tra Costantino e il cristianesimo così decisivo per quell’intreccio fra religione cristiana e costruzione dell’Europa, il cui riconoscimento ufficiale è ancora oggi materia di dibattito nelle aule parlamentari di Strasburgo e Bruxelles. La terza, nelle sale del Museo comunale Simeonstift, illustra tradizione e mito dell’imperatore, con una particolare attenzione alla sponda orientale di quell’Impero e alla venerazione che nei secoli successivi anche gli islamici hanno avuto per Costantino, da loro considerato un Santo.
Un biglietto cumulativo (12 euro) permette la visita a tutti e tre i musei, in alternativa ognuno può selezionare il tema che gli interessa. In tutto sono poco più di 1400 i pezzi esposti, provenienti da 160 musei e collezioni private di 19 paesi diversi. Alcuni nomi forniscono il rilievo della mostra treviriana: i Musei Vaticani, i Musei Capitolini di Roma, gli Uffizi di Firenze, il British Museum di Londra, il Prado di Madrid, il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Biblioteca Apostolica del Vaticano e quella Nazionale di Francia. Anche il costo complessivo, quasi sette milioni di euro, dà idea dello sforzo compiuto. Prezioso il catalogo pubblicato, 520 pagine patinate curate da due studiosi del calibro di Alexander Demand e Josef Engemann e accurato il commento delle audioguide (in inglese, tedesco, francese e olandese, peccato per l’assenza dell’italiano) disponibili all’ingresso.
Oltre alla mostra, l’autunno costantiniano prevede dal 10 al 15 ottobre un colloquio internazionale sull’opera politica dell’imperatore che impegnerà nelle sale dell’università di Treviri i più autorevoli studiosi di storia romana. C’è dunque tempo fino al 4 novembre per visitare l’intera esposizione. Niente di più facile, dall’Italia, che approfittare dei collegamenti aerei da molte città con gli aeroporti di Francoforte Hahn o del Lussemburgo.
(Dal Secolo d'Italia del 12 settembre 2007)Siti internet collegati.
Il sito ufficiale della mostra.
Il sito della città di Treviri (in italiano).
Lussemburgo 2007, capitale europea della cultura.
Sibiu 2007, capitale europea della cultura.
Treviri, il museo di Karl Marx.
Mosella la regione del vino.