Se c’è una capitale dalla quale osservare i presagi del voto polacco del prossimo 21 ottobre, questa è oggi Londra, non Varsavia. E’ lì, sulle rive del Tamigi, che i politici polacchi stanno combattendo una battaglia all’ultimo voto, né più né meno di quanto vanno facendo migliaia di chilometri più ad est sulle rive della Vistola. Il motivo è il milione di emigrati fra lavoratori e loro familiari che ormai vive stabilmente nel Regno Unito rappresentando la più consistente comunità polacca all’estero. In una elezione che a detta dei sondaggi si giocherà sul filo di lana, ogni voto diventa prezioso.
Così una parte dei candidati ha preso a fare la spola tra Varsavia e Londra, e passa le sue giornate a battere in lungo e in largo le isole britanniche, dall’Inghilterra alla Scozia, dal Galles all’Irlanda, la tigre celtica cresciuta anche grazie all’apporto degli immigrati polacchi. La settimana scorsa è stata la volta di Donald Tusk, il leader della maggiore forza di opposizione, la liberale Piattaforma Civica, che contende al partito Giustizia e Libertà dei gemelli Kaczynski la vittoria finale. L’aspirante premier ha speso l’intero weekend tra Londra e Dublino, e la trasferta deve essergli sembrata una sorta di ricostituente boccata d’ossigeno rispetto ai veleni con cui la campagna elettorale si sta combattendo in patria.”Qui mi sento a casa”, ha detto Tusk ai cronisti inglesi, riferendosi al fatto che tanti connazionali lo avevano seguito nella due giorni britannica. E nel prossimo fine settimana sarà la volta di un dibattito fra esponenti dei quattro partiti principali, messi attorno al tavolo dall’emittente locale in lingua polacca Polish Radio London.
La febbre elettorale sembra aver attecchito più tra i polacchi all’estero che tra quelli rimasti in patria. Nelle elezioni del 2005, solo due seggi a Londra avevano assicurato il servizio di voto. Ma in questi due anni la comunità è enormemente cresciuta, grazie alla disponibilità di lavoro sia in Gran Bretagna che in Irlanda e a una legislazione favorevole all’immigrazione qualificata dai paesi dell’Europa centro-orientale. E i lavoratori polacchi sono fra i più apprezzati, tanto che la corsa verso l’Eldorado inglese (guadagni più alti e migliori condizioni di lavoro) si è trasformata in un vero e proprio esodo, creando enormi problemi alle imprese polacche, trovatesi in breve tempo a corto di manodopera. Questa volta le autorità diplomatiche di Varsavia vogliono fare le cose per bene: saranno ben 20 i seggi elettorali sparsi per tutto il Regno Unito. Il console generale a Londra Janusz Wach afferma che “l’obiettivo è di fare in modo che ogni elettore non debba percorrere più di 80 miglia di strada per poter esercitare il suo diritto di voto”.
Come reagirà l’elettorato all’estero, però, resta un mistero. “Sarebbe un bel successo se tutti andassero a votare”, auspica con eccessiva euforia Wach. Ad ascoltare alcuni polacchi, intervistati dalla rete televisiva britannica BBC all’uscita della sede consolare, molti sembrano più concentrati sul confronto fra Gordon Brown e David Cameron che su quello che oppone i gemelli Kaczynski a Donald Tusk. Hanno scelto l’Inghilterra non solo come paese di transito: ci vivono bene e desiderano solo integrarsi al meglio. Tuttavia, i numeri che snocciola il console possono indurre a un maggiore ottimismo. Da quando il sistema di registrazione è stato messo in moto, due settimane fa, il ritmo delle iscrizioni è di duemila elettori al giorno. Ed è prevedibile che aumenti con l’approssimarsi della data elettorale. La Polonia è un paese giovane sul piano della democrazia e la voglia di esprimere con il voto la propria opinione resta forte: “Gli uomini sono disposti a dare la loro vita per poter votare”, dice ancora alla BBC una giovane donna polacca. Ed è sicuro che lei ci sarà, fra dieci giorni, in uno dei seggi elettorali allestiti in terra inglese.
Tutto da valutare, invece, l’impatto che questo voto all’estero avrà sul risultato finale. I sondaggi a Varsavia hanno registrato nelle ultime settimane il recupero del partito dei gemelli Kaczynski rispetto ai favoriti di Piattaforma civica. Più indietro la formazione socialdemocratica dell’ex premier Aleksander Kwasniewski, cui gli elettori non hanno evidentemente ancora perdonato gli scandali finanziari dell’ultima fase del suo governo. La partita, così, sembra al momento ristretta fra due destre, quella conservatrice e populista dei gemelli e quella liberale ed europeista di Donald Tusk. Le due formazioni sono appaiate e si giocheranno la vittoria in una volata finale appassionante e drammatica. Chissà allora che non siano proprio i polacchi-inglesi a decidere a chi affidare le sorti della madrepatria per i prossimi anni.
(Dal Secolo d'Italia del 12 ottobre 2007)