Un testa a testa fino all’ultimo voto. I sondaggi sono chiari e anche l’impressione generale, a poco più di una settimana dal voto per il rinnovo del parlamento polacco, conferma l’idea che la vittoria si deciderà sul filo di lana. E non è detto che dalle urne emerga una soluzione stabile e duratura per il paese. La Polonia entra nell’ultimo miglio della campagna elettorale e il tono delle polemiche si alza di giorno in giorno. Il confronto è ormai sopra le righe, ogni partito, ogni politico calca i tasti che meglio toccano il cuore del proprio elettorato. Così, i gemelli Kaczynski che conoscono bene i loro elettori, hanno avuto gioco facile nel recuperare il consenso perduto, agitando temi consueti come il nazionalismo e l’euroscetticismo, scaricando sugli avversari politici e sulle resistenze dell’apparato burocratico (a loro dire ancora dominato dai post-comunisti) il bilancio non proprio entusiasmante di due anni di governo. Oggi la rincorsa ai liberali di Piattaforma Civica è completata ma ormai la contrapposizione ha preso toni da battaglia campale.
Di qua o di là, nessun compromesso. I gemelli si giocano la sopravvivenza politica, barcamenandosi sul doppio binario dei loro ruoli. Quello più istituzionale di Lech, presidente della Repubblica. Quello più passionale di Jaroslaw, il premier uscente calato nell’agone della campagna elettorale. Così continua il gioco delle parti che in politica internazionale spiazza e mette a disagio gli interlocutori. In primo piano è tornata la firma sul trattato europeo che sostituisce la Costituzione bocciata dai referendum francese e olandese. L’appuntamento è per il vertice europeo della prossima settimana, il 18 e 19 ottobre e la Polonia intende riprovare il gioco che tanto le fruttò nella notte infinita di Bruxelles, alla fine del semestre tedesco di presidenza europeo, quando costrinse alla mediazione estrema il cancelliere Angela Merkel. L’applicazione della cosiddetta “clausola di Joannina”, la possibilità cioè di costituire minoranze di blocco in grado di rinviare di due anni provvedimenti europei non graditi, era stato il compromesso trovato. E sembravano tutti d’accordo. Ora i Kaczynski minacciano di non firmare più, perché la clausola non sarebbe stata inserita nel trattato ma in una dichiarazione a parte che non avrebbe alcun valore giuridico. Così Jaroslaw, il gemello premier, ha rilasciato dichiarazioni di fuoco: “Senza una garanzia vincolante non firmeremo il trattato”. E Lech, il gemello presidente, ha provato a spegnere le fiamme incontrando il suo omologo francese Nicolas Sarkozy a Lisbona per trovare una soluzione, magari attraverso la scrittura di un protocollo aggiuntivo.
Attenzione alle date: il vertice europeo si terrà il 18 e 19 ottobre. Due giorni dopo, gli elettori polacchi si recheranno alle urne. Era dunque inevitabile che la questione del trattato europeo finisse nel frullatore della campagna elettorale polacca. Anche perché la gestione spregiudicata dei dossier internazionali, e di quelli europei in particolare, è stata una delle caratteristiche della stagione governativa dei Kaczynski che più ha trovato il consenso del loro elettorato. C’è dunque da aspettarsi di tutto nell’ultima settimana. Il quotidiano liberal Gazeta Wyborkza, che in questi anni si è distinto per una guerra aperta con il governo ultra-conservatore, accusa il partito del premier di manipolare l’informazione televisiva. Ma la guerra degli slogan e delle parole, per ora, la stanno vincendo i gemelli. Spazio per un confronto sui fatti non ce n’è. Sarà difficile che da una campagna di questo genere possa uscire una Polonia migliore.
(Dall'Indipendente del 12 ottobre 2007)