mercoledì, ottobre 31, 2007
A volte ritornano (ma a volte no)
Putin presenzia a cerimonia vittime Stalin
(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty).
Turchi e curdi a Berlino
E segna sempre lui
martedì, ottobre 30, 2007
Fiori d'arancio (secondo estratto)
La memoria di Kurapaty
(Fonte Radio Free Europe/Radio Liberty).
domenica, ottobre 28, 2007
I viaggi del folletto
Piccoli consigli per l'ambiente
- Chiudete il rubinetto dell’acqua mentre vi lavate i denti o v’insaponate i capelli.
Non solo risparmierete acqua, ma anche energia occorrente per riscaldarla. - Abbassate la temperatura di lavaggio in lavatrice.
I detersivi di ultima generazione contengono enzimi che non solo consentono ottimi risultati a basse temperature (30-40°C), ma lavano peggio a temperature troppo elevate. Lavare a 95°C non serve a nulla, tranne che a rovinare la biancheria e consumare energia inutilmente. Se la biancheria non è impregnata di schifezze, bastano spesso 40°C. - Usate detersivi concentrati.
A parità di forza lavante ne occorre una quantità inferiore, il che significa abbattere l’impatto energetico per il trasporto e produrre una quantità molto inferiore di rifiuti per via dell’imballaggio più piccolo e leggero. - Fate attenzione all’efficienza energetica al momento dell’acquisto di nuovi elettrodomestici.
Gli elettrodomestici a basso consumo sono più cari, ma vi fanno risparmiare sulla bolletta (informazioni sul tema elettrodomestici). - Spegnete la luce quando uscite da una stanza.
- Usate prese di corrente dotate di interruttore per tutti gli apparecchi dotati di funzione stand-by.
(TV, lettore CD/DVD, stereo, computer) e spegnete l’interruttore quando non li usate. Risparmierete corrente elettrica e allungherete la vita dei vostri elettrodomestici (informazioni sul tema) - Utilizzate lampadine a basso consumo energetico.
Non devono necessariamente essere lampadine fluorescenti (che comunque ormai esistono di tutte le fogge e dimensioni, facendo crollare su sè stesse divere argomentazioni contrarie); anche le alogene consumano meno delle tradizionali lampadine ad incandescenza. Altra tecnologia interessante è quella dei diodi luminosi (LED) (informazioni sui vari tipi di sistemi d’illuminazione ed il loro consumo energetico) - Utilizzate borse per la spesa in tessuto invece dei sacchetti di plastica.
Hanno anche il vantaggio di non rompersi così facilmente e di “sopportare” pesi maggiori. - Controllate la pressione dei pneumatici della vostra auto.
Le gomme mezze sgonfie, oltre ad essere meno sicure, contribuiscono ad aumentare il consumo di carburante e si consumano più in fretta, entrambe le cose a causa del maggiore attrito. - Cercate di utilizzare l’auto meno frequentemente.
Le alternative sono tante, dai mezzi pubblici all’organizzarsi tra colleghi per utilizzare un’auto sola.
sabato, ottobre 27, 2007
La lunga notte di Harry e Kurt
Una tivvù non si nega a nessuno
venerdì, ottobre 26, 2007
Kiosk. L'altro Putin, quello visto dai russi
di Sergio Romano su Panorama.
"A che gioco giocano gli inglesi?"
di Sergio Romano su Panorama.
"Putin in versione premier per completare la transizione"
di Stefano Grazioli su Ideazione.
"Two Categories"
di Georgy Bovt su Russia Profile.
"Experts Panel: Putin in Iran"
a cura di Vladimir Frolov su Russia Profile.
Kiosk. Sinistre di lotta, governo e pensiero
di Gian Enrico Rusconi sulla Stampa.
"Europa, non gettare il tuo sogno al vento"
di George Soros sulla Stampa.
"Prodi, parole necessarie ma tardive"
di Stefano Folli sul Sole 24 Ore.
"Die Linke, la sinistra che cambia i rapporti in Europa"
di Graziella Mascia su Liberazione.
"Für eine neue Kapitalismuskritik"
di Oscar Negt sulla Süddeutsche Zeitung.
"Näher an Beck"
di Christoph Seils sulla Zeit.
"Die Kunst des Chamäleons"
di Heribert Pranti sulla Süddeutsche Zeitung.
"Boss Beck menschelt wieder"
di Carsten Volkery sullo Spiegel.
"Es kann nur einen geben"
di Jan Kuhlmann sul Rheinischer Merkur.
"Come Back?"
di Jürgen Busche su Cicero.
Si scrive Bielorussia, si legge DDR
(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty).
Salvate l'aeroporto di Tempelhof
Minsk e la legge sugli eventi di massa
(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty).
Indulto alla bielorussa
(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty)
mercoledì, ottobre 24, 2007
Kaczynski, la questione del veto presidenziale
La Polonia di Donald Tusk
Chissà se ne sarà capace, questo minuto professore di storia di Danzica, appassionato di foto d'epoca, sposato con due figli, la cui timidezza innata consiglierebbe tutt'altro ruolo che quello del leader politico. Due anni fa perse la corsa alle presidenziali anche a causa di una bugia su suo padre lanciata in corsa da un assistente di Lech Kaczynski, alla quale non seppe ribattere con la tempestività necessaria. Eppure proprio lui, con la sua timidezza e la sua moderazione, è l'uomo che ha determinato la svolta in questa campagna elettorale. Quel faccia a faccia televisivo, che ha inchiodato allo schermo milioni di polacchi, è stato paragonato al famoso duello che oppose negli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Lui, Tusk, ha sostenuto il ruolo di Kennedy, giovane, spigliato, addirittura aggressivo. Chissà quanto avrà forzato il suo carattere per aggredire Jaroslaw Kaczynski e inchiodarlo alle responsabilità di un governo disastroso. E il premier è rimasto sorpreso, spiazzato: il suo copione – che fino ad allora aveva funzionato alla perfezione – s'è scompaginato e il gemello cattivo è apparso di colpo un piccolo provinciale capitato per caso alla guida di un grande paese europeo.
Donald Tusk ha pescato voti un po' dovunque. Secondo le prime analisi del flusso elettorale, Piattaforma Civica ha eroso in parte l'elettorato più moderato del PiS, il partito dei gemelli, (presumibilmente il voto giovanile, nel 2005 attirato dal messaggio moralista dei Kaczynski ma poi imbarazzato per le brutte figure internazionali) e in parte ha riportato alle urne cittadini che due anni fa si erano astenuti. Un piccolo afflusso è venuto anche da sinistra, moderati che hanno individuato nel PO l'unica forza politica in grado di contrastare i Kaczynski. Al nuovo vincitore si presenta dunque una sfida tutta politica che va al di là della stessa esperienza amministrativa di capo del governo: costruire le basi di un moderato partito liberal-conservatore. Certo, c'è anche da governare il paese, ma questa sembrerebbe quasi la cosa più facile giacché la Polonia continua a offrire performance economiche di tutto rispetto e presenta una società vitale e aperta, forse la più dinamica fra quelle dell'Europa centro-orientale. Gli investimenti dall'estero proseguono, l'ingresso nell'Unione Europea garantisce fondi che tranquillizzano il settore agricolo e contribuiscono al boom di quello edilizio, l'organizzazione con l'Ucraina dei campionati europei di calcio nel 2012 assicura flussi finanziari anche per i prossimi anni. Il problema è semmai convincere i troppi lavoratori qualificati emigrati all'estero (in Gran Bretagna e in Irlanda soprattutto) a rientrare in patria: lì non basterà il richiamo del cuore, serviranno paghe più alte.
Il compito è dunque grande per Donald Tusk. Servirà la grinta e la tenacia che si nascondono dietro la timidezza. Anche perché l'opposizione sarà agguerrita. I gemelli Kaczynski hanno subito una dura sconfitta ma la politica polacca resta instabile e volatile. E se si guardano le differenze con le elezioni di due anni fa, Giustizia e Libertà ha addirittura accresciuto i consensi in termini percentuali. Lech resta presidente della Repubblica e di fatto, dal punto di vista istituzionale, si apre una nuova era di coabitazione. il premier sconfitto ha riconosciuto la vittoria dell'avversario, gli ha augurato buon lavoro, ha accusato stampa e tv di aver influenzato la campagna elettorale e ha promesso un'opposizione dura. le ragioni di fondo che due anni fa diedero il successo ai gemelli non sono venute meno. Giustizia e Libertà mantiene un robusto consenso specie nelle zone rurali e nella provincia e sarebbe una lettura affrettata quella di considerare chiusa la loro stagione politica.
(dall'Indipendente del 23 ottobre 2007)
Le grandi città incoronano Donald Tusk
Una sfida tutta politica per questo fragile e timido professore di storia nato a Danzica da una famiglia di origini tedesche, appassionato di fotografie d'epoca poi catapultato nell'agone della politica a dispetto del suo carattere introverso. Eppure la grinta non sembra mancargli. Tenace dietro lo specchio della timidezza, Donald Tusk è il vero valore aggiunto della campagna elettorale che si è conclusa. E' stato lui a determinare la svolta decisiva vincendo il dibattito televisivo con il rivale Kaczynski e invertendo la tendenza che sino ad allora aveva premiato il premier uscente. E ora promette di usare la stessa determinazione per riportare il paese sulla strada delle riforme economiche e sulla via del tradizionale europeismo.
I timori che anche questa volta i sondaggi degli ultimi giorni potessero fare cilecca (come era avvenuto due anni fa) s'è andato fugando man mano che dai seggi elettorali giungevano i dati parziali sull'affluenza. Alla fine ha votato il 60 per cento degli elettori, un balzo in avanti di venti punti rispetto alle politiche del 2005, segno evidente che l'elettorato d'opinione (bacino naturale di Piattaforma Civica) aveva risposto all'appello. Secondo le prime analisi di voto, questa volta è stata forte la mobilitazione delle grandi città e delle regioni settentrionali e occidentali della Polonia, dal Baltico alla Wielkopolska, tradizionalmente vicine al partito di Dusk. Che ha convinto anche l'elettorato giovanile, due anni fa attratto dalla lotta moralizzatrice dei Kaczynski ma poi deluso dal bilancio del governo e preoccupato dal peggioramento dell'immagine internazionale del paese. I giovani rappresentano in Polonia la fascia più dinamica e moderna della popolazione e da loro giunge la spinta a riprendere il processo di modernizzazione per non sprecare le grandi opportunità della crescita economica e dell'ingresso nell'Unione Europea. Spicca su tutti il dato di Varsavia, dove i due principali rivali si confrontavano direttamente: Donald Tusk ha ottenuto il 47 per cento dei voti, Jaroslaw Kaczynski solo il 21. La capitale è stata questa volta lo specchio fedele degli umori del paese.
Sul piano parlamentare, il nuovo Sejm, la camera bassa, può consentire a Piattaforma Civica di governare con il solo apporto del PSL, il partito dei contadini, una formazione centrista che negli ultimi tempi ha spostato il proprio baricentro dalla difesa corporativa degli interessi agricoli a una prospettiva più moderna, che guarda agli ambienti imprenditoriali e ai giovani. da questo punto di vista è dunque il partner ideale per Donald Tusk, che può così fare a meno dei rischi di una Grande Coalizione con i socialdemocratici del LiD, un rassemblement nel quale, accanto a storici esponenti della sinistra di Solidarnosc, siedono ancora i postcomunisti. Questa alleanza non ha ottenuto un buon risultato: inchiodata al 13 per cento, sconta l'onda lunga degli scandali legati alle liberalizzazioni manipolate che hanno caratterizzato l'era Kwasniewski e la mancanza di ricambio generazionale. Dunque, Tusk può dar corpo a un esecutivo che potrebbe contare una maggioranza di 10-15 seggi circa (a seconda della ripartizione finale): non tantissimo ma sempre meglio che azzardare un governo di solidarietà nazionale, quando il paese sembra comunque tutto sbilanciato a destra.
Perché è vero che il voto di domenica segna una sconfitta pesante per i gemelli Kaczynski e per il loro governo (testimoniata dal crollo dei due partiti estremisti minori che Jaroslaw aveva imbarcato nell'esecutivo, entrambi sprofondati all'1 per cento). Ma è anche vero che Giustizia e Libertà (PiS) mantiene il consenso di un terzo dell'elettorato polacco e in termini percentuali è addirittura cresciuto del 5 per cento rispetto al 2005, quando vinse le elezioni. Segno che il profondo disagio identitario di cui i gemelli si sono fatti portavoce persiste ed è stato semplicemente mal tradotto in una strategia politica avventata e arrogante. La stagione dei Kaczynski non è affatto conclusa, e nelle rassegne di stampa occidentali di oggi c'è qualche trionfalismo di troppo. Lech resta presidente della Repubblica e per la Polonia si apre una delicata fase di coabitazione istituzionale. E Jaroslaw, slegato dalle tensioni quotidiane di governo, potrebbe riprendere in mano le redini del partito, riflettere sugli errori compiuti, guidare un'opposizione dura e ricalibrare messaggio e programma. L'abilità non gli manca così come non gli fa difetto una certa spregiudicatezza politica. Resta l'immagine positiva di un paese ormai pienamente integrato nel sistema politico europeo. Appena è stata resa nota la prima, chiara proiezione, il vincitore si è presentato davanti ai suoi sostenitori e, appena ha concluso il suo discorso, lo sconfitto gli ha concesso pubblicamente la vittoria augurandogli buon lavoro. Niente male dopo una campagna elettorale tesa e velenosa.
(dal Secolo d'Italia del 22 ottobre 2007)
lunedì, ottobre 22, 2007
Kulinaria. Pierogi che passione
Il giorno di Donald Tusk
La normalità della Polonia
Detto della "concorrenza", i miei reportage dei giorni precedenti (che potete rileggere scorrendo giu' per il blog) sono uno spaccato fedele di quanto si agita oggi sulla scena polacca. Una sola cosa voglio segnalare qui, in attesa di proporvi gli articoli scritti oggi per i giornali cui collaboro a commento del voto. Appena e' stata comunicata la prima proiezione elettorale che dava chiaramente la misura del risultato, il vincitore Donald Tusk si e' presentato davanti ai suoi sostenitori per la dichiarazione di vittoria. Un breve e secco discorso. Appena ha finito, Jaroslaw Kaczynski e' apparso davanti ai suoi sostenitori per concedere la vittoria all'avversario. Anche per lui brevi, pacate parole, poi un rimbrotto alla stampa a suo dire partigiana nella campagna elettorale (i cliche' non vanno abbandonati), infine gli auguri di buon lavoro a colui che adesso prendera' il suo posto. Una piccola lezione di stile da un paese nuovo membro dell'Ue che pur vive campagne elettorali intense e combattute come le nostre.
Carletto Darwin campione del mondo di Formula 1
domenica, ottobre 21, 2007
Polonia, guida al voto
Siti consigliati per risultati e commenti:
Rete televisiva nazionale polacca;
Gazeta Wyborcza;
BBC News;
The Beatroot (blog);
Sueddeutsche Zeitung.
Perché i Kaczynski possono ancora vincere
(Esclusiva Walking Class e post lungo).
Varsavia. “Non prendete i sondaggi per oro colato. Anche due anni fa tutti indicavano la vittoria di Piattaforma Civica alle politiche e di Donald Tusk alle presidenziali. Poi, invece, i gemelli Kaczynski hanno vinto tutte e due le volte”. La confidenza viene da un esperto di eccezione, Robin Lautenbach, da tre anni corrispondente a Varsavia per la prima rete televisiva tedesca, l’ARD. Lautenbach conosce ormai a fondo tutti i segreti della società polacca, a cominciare dal modo in cui i sondaggi vengono costruiti. “Non c’è alcuna affidabilità, vengono fatte delle telefonate senza precisi criteri statistici, in verità non ci prendono quasi mai”. A dire il vero, qualche sospetto ci era venuto, leggendo cifre tanto diverse nei sondaggi pubblicati dai principali quotidiani venerdì scorso, ultimo giorno disponibile prima del silenzio della vigilia. E tuttavia la tendenza appariva chiara, a prescindere dai numeri.
E’ di questo che si parla oggi”.
E ad aver riposizionato il dibattito politico è stato proprio Jaroslaw Kaczynski. “Il PiS – conclude Markowski – a differenza dei liberali, sa bene come si vincono le elezioni, che è poi lo scopo primario di una forza politica. I suoi dirigenti solleticano l’istinto degli elettori, impongono con spregiudicatezza i temi della campagna elettorale, costringono tutti a misurarsi sulla loro lunghezza d’onda. Fino al dibattito televisivo, questa campagna era stata un’assoluta vittoria per Jaroslaw Kaczynski che negli ultimi tempi era sempre stato in vantaggio nei sondaggi. Il PiS sembrerebbe aver perduto l’appoggio giovanile e sta cercando di recuperare con il voto nelle campagne. Ma sarebbe curioso rivederlo al governo, magari con una maggioranza solida: chissà che sciolti dallo stress di dover conquistare giorno per giorno la maggioranza parlamentare, i suoi dirigenti non possano riportarlo sulla traccia delle sue radici conservatrici”. Ancora poche ore e sapremo il responso delle urne. Dalle 20 exit poll e risultati che potrete seguire collegandovi ai principali siti internazionali (consiglio BBC e CNN) e ai siti e blog polacchi inseriti nel colonnino qui di fianco nella sezione Europa centro-orientale.
sabato, ottobre 20, 2007
Voto in Polonia, in vantaggio i "ragionevoli"
Lo scontro è fra città e campagna. Fra euro-ottimismo ed euro-scetticismo. Tra la voglia di accelerare le riforme liberali e la preoccupazione di ritagliarsi spazi protetti e garantiti. Ma è uno scontro che, qui in Polonia, si gioca tutto sulla destra del versante politico. Da un lato Donald Tusk, il leader di Piattaforma Civica, il maggior partito di opposizione. Dall’altro Jaroslaw Kaczynski, premier uscente alla guida di Giustizia e Libertà. Di qua il desiderio di riannodare i rapporti con i vicini, Germania e Russia in particolare e di tornare a guardare all’Europa e al futuro con fiducia e ottimismo. Di là il tentativo di giocare sempre sul filo della rottura, di esasperare il confronto con i vicini e con l’Europa, nella convinzione di poter cavalcare la tigre della demagogia interna e strappare più privilegi possibili per la Polonia. Due destre diverse in tutto: liberale ed europeista quella guidata da Donald Tusk, il primo, populista ed euroscettica quella di Jaroslaw Kaczynski. E tutte e due eredi dello spirito di Solidarnosc, anche se il padre nobile di quel movimento, Lech Walesa, ha sconfessato i Kaczynski considerandoli addirittura un pericolo per la democrazia.
venerdì, ottobre 19, 2007
La Polonia pronta a voltar pagina
Intanto nella vicina Ucraina: provaci ancora Julia
La Polonia al voto e il ritorno dell'Europa
Varsavia. Se Jaroslaw Kaczynski avesse prestato più attenzione all’intero paese e non solo al suo elettorato profondo, forse adesso non si troverebbe nella condizione di dover inseguire il suo principale avversario a tre giorni dalla data del voto. La svolta pare certificata da tutti i sondaggi, fino a ieri ancora ondivaghi e discordanti. Oggi non lo sono più, e tutti registrano che il leader dell’opposizione liberale, Donald Tusk, ha preso il largo dopo aver vinto l’unico dibattito televisivo con il premier di questa campagna elettorale. Il suo partito, Piattaforma Civica, è accreditato del 39 per cento. Segue Giustizia e Libertà dei gemelli Kaczynski a 4-5 punti di distanza, mentre i socialdemocratici dell’ex presidente Kwasniewski restano piantati al 15 per cento.
Il gemello premier si è fatto battere sui temi dell’Europa e dei turbolenti rapporti internazionali. E’ stato incalzato dallo sfidante che lo ha accusato di incompetenza e di aver isolato la Polonia dai suoi vicini naturali come Germania e Russia e dal contesto europeo. Il premier non è riuscito ad opporre risposte convincenti e, fuori dal bozzolo protetto delle convention di partito, è apparso incerto.
D’altronde il paradosso polacco è che tutto, in questo paese, richiama l’Europa, sin da quando si attraversa il confine dalla Germania, sul lungo ponte che attraversa l’Oder dopo aver lasciato la Francoforte dell’est. E proprio nel momento in cui Varsavia si diletta nel ruolo del guastafeste ad ogni summit europeo (ma questa volta a Lisbona le divergenze dovrebbero essere superate), le sue terre raccontano la storia del continente, le sue tragedie, le sue turbolenze, le sue passioni. Ed è una storia a lieto fine, fatta di frontiere che evaporano e di popolazioni che s’incontrano, di rivalità che si chiudono, forse per sempre. Un confine d’acqua, quello del fiume Oder, che segna una certezza nella geografia della Nuova Europa. Cristallizza le responsabilità storiche, le punizioni accettate come colpa da espiare. E’ la garanzia che dopo la seconda guerra mondiale, la guerra fredda, la fine delle ideologie e dei muri, s’è aperta una storia nuova, questa sì dal volto umano.
E’ su questo che i gemelli Kaczynski rischiano di perdere la loro scommessa politica. La Polonia vive una quotidianità diversa da quella che siamo abituati a leggere sui giornali. Sulla stampa fa notizia solo l’eccentricità, la drammatizzazione, l’enfasi. Finiscono in prima pagina le contrapposizioni artificiali della politica, le spacconate dei protagonisti del momento, le piccole guerre di posizione per il potere e viene emarginata dai racconti e dai reportage quella che chiameremmo la Polonia reale. I milioni di cittadini che lavorano, sgobbano, s’industriano, a volte si arrabattano, e che tutti assieme realizzano quella crescita dell’economia che da dieci anni a questa parte ha consentito al paese di sganciarsi dalle secche della transizione e muovere speditamente verso condizioni di benessere si possono cominciare a paragonare a quelle dell’Europa dell’ovest.
(Pubblicato sul Secolo d'Italia del 19 ottobre 2007)
giovedì, ottobre 18, 2007
Polonia, torna in vantaggio Tusk l'europeista
La vita dei cittadini si svolge nel centro commerciale, appena piu' a sud, nella zona attorno al Palazzo della cultura e della scienza d'impronta sovietica, il regalo che Stalin volle fare alla citta' e che i cittadini volevano buttare giu' dopo la caduta del regime. Hanno fatto bene a tenerselo. Oggi questa zona e' diventata febbrile per i negozi e i grandi magazzini, elegante nei suoi antichi palazzi ottocenteschi restaurati. Futuristica nei grattacieli ipermoderni. E storica in quel palazzone sovietico che sarebbe stato un peccato tirar giu'. Varsavia non ha ancora sanato le sue ferite della storia, anche perche' la politica dei Kaczynski ha strumentalmente gettato sale su queste ferite. Oggi la Polonia avrebbe bisogno di ritornare anche in politica alle sue genuine radici europeiste, rielaborando con maggiore serenita' la propria identita' nazionale. Da Solidarnosc in poi, la Polonia e' sempre stata un perno per la stabilita' dell'Europa centro-orientale. Deve tornare ad assumere questo ruolo.
E' quanto sembra aver capito il leader principale dell'opposizione. Le elezioni sono alle porte. Si vota domenica e i sondaggi adesso confermano con chiarezza l'avanzata di Donald Tusk e del partito liberale di Piattaforma Civica. Tusk ha inchiodato il rivale Jaroslaw Kaczynski nel confronto diretto televisivo. E da li' ha preso il largo. Dopo settimane di parita', il suo partito e' accreditato del 39 per cento e di 4/5 punti di vantaggio rispetto al partito dei gemelli. I socialdemocratici sono inchiodati al 15 per cento. La campagna elettorale si svolge sui manifesti elettorali e in tv. Poca piazza e poca mobilitazione per le strade, nonostante il clima sia ancora mite. Si svolge anche a Londra, dove vive la comunita' di immigrati piu' consistente. I tg della sera si collegano puntualmente con Londra per tastare il polso dei cittadini che vivono in Gran Bretagna e in Irlanda. Il loro voto potrebbe essere decisivo.
mercoledì, ottobre 17, 2007
Le luci di Berlino
Veltronen
Germania, vento di antipolitica?
Polonia: si muove la chiesa, sondaggi contrastanti
(Fonte: RTE News).
Sull'influenza del mondo cattolico conservatore sulla vita politica polacca segnalo l'articolo di Limes Online sulla storia di Radio Maryja, l'emittente che ha supportato il governo Kaczynski e i suoi ministri più estremisti e che è riuscita ad imbarazzare perfino il Vaticano.
Sui sondaggi che oscillano a seconda dei giorni e degli istituti che li realizzano, un post dettagliato di Beatroot.
Il polacco è una lingua difficile. Chi dovesse averne una certa familiarità, può collegarsi via web a Radio Polonia.
martedì, ottobre 16, 2007
Ucraina, i risultati definitivi (finalmente)
Out of nearly 39 million eligible voters, 23.3 million people took part in the ballot (62 percent). TsVK Deputy Chairwoman Zhanna Usenko-Chorna told journalists that "there are no legal grounds" to doubt the official election results. Meanwhile, Socialist Party lawmaker Yevhen Filindash told Interfax-Ukraine that some 3.5 million Ukrainians residing abroad were included on the voter lists, significantly influencing the final vote count. The Socialist Party complained about this to the Higher Administrative Court last week, but the court rejected the complaint, reportedly arguing that it does not consider election violations committed before the voting day. It is not clear whether the Socialist Party, which narrowly failed to overcome the 3 percent voting threshold, is going to take any further legal action against the TsVK.
(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty)
Alla fine la Timoshenko l'ha spuntata
(Fonte: BBC)
Tusk avanti dopo il dibattito con Kaczynski
(Fonte: Poland.pl)
Il caso Eva Herman
Destinazione Polonia
Il trattato europeo finisce nel frullatore polacco
Un testa a testa fino all’ultimo voto. I sondaggi sono chiari e anche l’impressione generale, a poco più di una settimana dal voto per il rinnovo del parlamento polacco, conferma l’idea che la vittoria si deciderà sul filo di lana. E non è detto che dalle urne emerga una soluzione stabile e duratura per il paese. La Polonia entra nell’ultimo miglio della campagna elettorale e il tono delle polemiche si alza di giorno in giorno. Il confronto è ormai sopra le righe, ogni partito, ogni politico calca i tasti che meglio toccano il cuore del proprio elettorato. Così, i gemelli Kaczynski che conoscono bene i loro elettori, hanno avuto gioco facile nel recuperare il consenso perduto, agitando temi consueti come il nazionalismo e l’euroscetticismo, scaricando sugli avversari politici e sulle resistenze dell’apparato burocratico (a loro dire ancora dominato dai post-comunisti) il bilancio non proprio entusiasmante di due anni di governo. Oggi la rincorsa ai liberali di Piattaforma Civica è completata ma ormai la contrapposizione ha preso toni da battaglia campale.
Di qua o di là, nessun compromesso. I gemelli si giocano la sopravvivenza politica, barcamenandosi sul doppio binario dei loro ruoli. Quello più istituzionale di Lech, presidente della Repubblica. Quello più passionale di Jaroslaw, il premier uscente calato nell’agone della campagna elettorale. Così continua il gioco delle parti che in politica internazionale spiazza e mette a disagio gli interlocutori. In primo piano è tornata la firma sul trattato europeo che sostituisce la Costituzione bocciata dai referendum francese e olandese. L’appuntamento è per il vertice europeo della prossima settimana, il 18 e 19 ottobre e la Polonia intende riprovare il gioco che tanto le fruttò nella notte infinita di Bruxelles, alla fine del semestre tedesco di presidenza europeo, quando costrinse alla mediazione estrema il cancelliere Angela Merkel. L’applicazione della cosiddetta “clausola di Joannina”, la possibilità cioè di costituire minoranze di blocco in grado di rinviare di due anni provvedimenti europei non graditi, era stato il compromesso trovato. E sembravano tutti d’accordo. Ora i Kaczynski minacciano di non firmare più, perché la clausola non sarebbe stata inserita nel trattato ma in una dichiarazione a parte che non avrebbe alcun valore giuridico. Così Jaroslaw, il gemello premier, ha rilasciato dichiarazioni di fuoco: “Senza una garanzia vincolante non firmeremo il trattato”. E Lech, il gemello presidente, ha provato a spegnere le fiamme incontrando il suo omologo francese Nicolas Sarkozy a Lisbona per trovare una soluzione, magari attraverso la scrittura di un protocollo aggiuntivo.
Attenzione alle date: il vertice europeo si terrà il 18 e 19 ottobre. Due giorni dopo, gli elettori polacchi si recheranno alle urne. Era dunque inevitabile che la questione del trattato europeo finisse nel frullatore della campagna elettorale polacca. Anche perché la gestione spregiudicata dei dossier internazionali, e di quelli europei in particolare, è stata una delle caratteristiche della stagione governativa dei Kaczynski che più ha trovato il consenso del loro elettorato. C’è dunque da aspettarsi di tutto nell’ultima settimana. Il quotidiano liberal Gazeta Wyborkza, che in questi anni si è distinto per una guerra aperta con il governo ultra-conservatore, accusa il partito del premier di manipolare l’informazione televisiva. Ma la guerra degli slogan e delle parole, per ora, la stanno vincendo i gemelli. Spazio per un confronto sui fatti non ce n’è. Sarà difficile che da una campagna di questo genere possa uscire una Polonia migliore.
(Dall'Indipendente del 12 ottobre 2007)lunedì, ottobre 15, 2007
Non bisogna governare ma far divertire
(Andrzej Stasiuk, Varsavia sa dire solo no, L'Espresso 5 ottobre 2007).
Il resto dell'articolo è qui.
Minsk, l'opposizione in piazza
"Belarus will be in Europe. We'll build a country that we won't be ashamed of. A free, fair, and real one," opposition presidential candidate Alyaksandr Milinkevich told the crowd in front of the Academy of Sciences. Other speakers urged the government to fulfill the 12 conditions that the EU has set for Minsk before it can join the European Neighborhood Policy. The conditions, publicized in November 2006, include holding free and fair elections, giving the opposition access to the state media, ensuring freedom of association, releasing political prisoners, and abolishing the death penalty. After marching from the Academy of Sciences to Bangalore Square on the city's outskirts, the demonstrators dispersed without any arrests being made. Police detained several dozen opposition activists last week in an apparent attempt to prevent them from participating in the October 14 demonstration. Belapan reported that at least 25 of them were jailed on charges of using obscene language in a public place.
(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty)
Sul Tamigi la campagna elettorale polacca
Se c’è una capitale dalla quale osservare i presagi del voto polacco del prossimo 21 ottobre, questa è oggi Londra, non Varsavia. E’ lì, sulle rive del Tamigi, che i politici polacchi stanno combattendo una battaglia all’ultimo voto, né più né meno di quanto vanno facendo migliaia di chilometri più ad est sulle rive della Vistola. Il motivo è il milione di emigrati fra lavoratori e loro familiari che ormai vive stabilmente nel Regno Unito rappresentando la più consistente comunità polacca all’estero. In una elezione che a detta dei sondaggi si giocherà sul filo di lana, ogni voto diventa prezioso.
Così una parte dei candidati ha preso a fare la spola tra Varsavia e Londra, e passa le sue giornate a battere in lungo e in largo le isole britanniche, dall’Inghilterra alla Scozia, dal Galles all’Irlanda, la tigre celtica cresciuta anche grazie all’apporto degli immigrati polacchi. La settimana scorsa è stata la volta di Donald Tusk, il leader della maggiore forza di opposizione, la liberale Piattaforma Civica, che contende al partito Giustizia e Libertà dei gemelli Kaczynski la vittoria finale. L’aspirante premier ha speso l’intero weekend tra Londra e Dublino, e la trasferta deve essergli sembrata una sorta di ricostituente boccata d’ossigeno rispetto ai veleni con cui la campagna elettorale si sta combattendo in patria.”Qui mi sento a casa”, ha detto Tusk ai cronisti inglesi, riferendosi al fatto che tanti connazionali lo avevano seguito nella due giorni britannica. E nel prossimo fine settimana sarà la volta di un dibattito fra esponenti dei quattro partiti principali, messi attorno al tavolo dall’emittente locale in lingua polacca Polish Radio London.
La febbre elettorale sembra aver attecchito più tra i polacchi all’estero che tra quelli rimasti in patria. Nelle elezioni del 2005, solo due seggi a Londra avevano assicurato il servizio di voto. Ma in questi due anni la comunità è enormemente cresciuta, grazie alla disponibilità di lavoro sia in Gran Bretagna che in Irlanda e a una legislazione favorevole all’immigrazione qualificata dai paesi dell’Europa centro-orientale. E i lavoratori polacchi sono fra i più apprezzati, tanto che la corsa verso l’Eldorado inglese (guadagni più alti e migliori condizioni di lavoro) si è trasformata in un vero e proprio esodo, creando enormi problemi alle imprese polacche, trovatesi in breve tempo a corto di manodopera. Questa volta le autorità diplomatiche di Varsavia vogliono fare le cose per bene: saranno ben 20 i seggi elettorali sparsi per tutto il Regno Unito. Il console generale a Londra Janusz Wach afferma che “l’obiettivo è di fare in modo che ogni elettore non debba percorrere più di 80 miglia di strada per poter esercitare il suo diritto di voto”.
Come reagirà l’elettorato all’estero, però, resta un mistero. “Sarebbe un bel successo se tutti andassero a votare”, auspica con eccessiva euforia Wach. Ad ascoltare alcuni polacchi, intervistati dalla rete televisiva britannica BBC all’uscita della sede consolare, molti sembrano più concentrati sul confronto fra Gordon Brown e David Cameron che su quello che oppone i gemelli Kaczynski a Donald Tusk. Hanno scelto l’Inghilterra non solo come paese di transito: ci vivono bene e desiderano solo integrarsi al meglio. Tuttavia, i numeri che snocciola il console possono indurre a un maggiore ottimismo. Da quando il sistema di registrazione è stato messo in moto, due settimane fa, il ritmo delle iscrizioni è di duemila elettori al giorno. Ed è prevedibile che aumenti con l’approssimarsi della data elettorale. La Polonia è un paese giovane sul piano della democrazia e la voglia di esprimere con il voto la propria opinione resta forte: “Gli uomini sono disposti a dare la loro vita per poter votare”, dice ancora alla BBC una giovane donna polacca. Ed è sicuro che lei ci sarà, fra dieci giorni, in uno dei seggi elettorali allestiti in terra inglese.
Tutto da valutare, invece, l’impatto che questo voto all’estero avrà sul risultato finale. I sondaggi a Varsavia hanno registrato nelle ultime settimane il recupero del partito dei gemelli Kaczynski rispetto ai favoriti di Piattaforma civica. Più indietro la formazione socialdemocratica dell’ex premier Aleksander Kwasniewski, cui gli elettori non hanno evidentemente ancora perdonato gli scandali finanziari dell’ultima fase del suo governo. La partita, così, sembra al momento ristretta fra due destre, quella conservatrice e populista dei gemelli e quella liberale ed europeista di Donald Tusk. Le due formazioni sono appaiate e si giocheranno la vittoria in una volata finale appassionante e drammatica. Chissà allora che non siano proprio i polacchi-inglesi a decidere a chi affidare le sorti della madrepatria per i prossimi anni.
(Dal Secolo d'Italia del 12 ottobre 2007)Kiosk. Elogio della Weißwurst
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Filippo Ceccarelli su Repubblica.
domenica, ottobre 14, 2007
Il ritorno di Flavia Pennetta
Il presidente Köhler se l'è vista brutta
Nel segno di Zoro
Treviri mette in mostra l'epopea di Costantino
Treviri. La copia della testa della ciclopica statua di Costantino, i cui pezzi originali sono custoditi nei Musei Capitolini di Roma, si staglia immensa nei suoi tre metri di altezza nell’ultima sala del Rheinisches Landesmuseum di Treviri. E’ il colpo di scena finale della mostra internazionale sull’imperatore romano, “Konstantin der Grosse”, Costantino il grande, che si svolge in questi mesi proprio a Treviri, in Germania e che chiuderà i battenti il 4 novembre. Due anni fa, un gruppo di archeologi armato di laser e computer, scansionò nelle sale del museo romano i frammenti originali della statua per realizzare questa ciclopica ricostruzione giusto in tempo per l’apertura della mostra, lo scorso giugno. In due mesi un grande successo di critica e soprattutto di pubblico sta imponendo la mostra su Costantino come l’appuntamento più prestigioso organizzato dal Lussemburgo in occasione dell’anno che vede la sua capitale al centro della cultura europea. Lussemburgo è a una manciata di chilometri da Treviri, appena un quarto d’ora di autostrada larga e comoda e il premier del piccolo e ricco paese europeo, il democristiano Jean-Claude Juncker, ha voluto coinvolgere nelle manifestazioni altre due regioni confinanti: la Renania-Palatinato in Germania e la Lorena in Francia.
Così quest’anno l’Europa festeggia la sua cultura un po’ dappertutto. Dopo l’allargamento, le capitali prescelte sono diventate due. Oltre a Lussemburgo, nell’Ovest, c’è la rumena Sibiu, a Est. Due scelte politiche ben precise, a evidenziare la matrice comune della storia e della cultura del continente: il difficoltoso percorso di integrazione politica, di fatto, non è un esperimento artificiale ma poggia su precise ragioni storico-culturali. Sibiu è incassata tra i monti della Transilvania ma fa parte del gruppo di insediamenti e fortini fondati dai Sassoni, i Siebenbürgen, letteralmente “i sette castelli”. Al di fuori della Romania è ancora conosciuta con il suo nome storico, sassone, Hermannstadt. L’Europa dell’Est, appena entrata a far parte dell’Unione, non è una componente estranea, la sua storia ci appartiene, è indissolubilmente intrecciata con la nostra, come ci raccontano la Sibiu tedesca ma anche la Bucarest romana, nei cui musei un’altra copia, quella della colonna traiana che celebra le spedizioni dell’imperatore Traiano in Dacia, rimarca la discendenza dei rumeni da Roma.
Stesso discorso da questa parte del continente. La grande regione trans-europea a cavallo di tre Stati, che comprende il Lussemburgo, la Mosella tedesca e la Lorena francese, deve molte delle sue caratteristiche attuali alla presenza dei soldati di Roma, quindi alle sue istituzioni e alle sue tradizioni. Percorrendo l’autostrada che da Lussemburgo porta a Treviri, le dolci colline ricoperte di vigneti che producono Riesling e Grauburgunder ormai degni di fama mondiale ci rimandano a immagini della Toscana e ci rammentano che furono proprio i romani a introdurre tali colture da queste parti. Entrando nella cittadina tedesca (che per inciso diede anche i natali a Karl Marx), una città tutta coperta dai manifesti della mostra su Costantino, si deve attraversare la Porta Nigra, la porta romana che si è meglio conservata a nord delle Alpi. Il messaggio delle manifestazioni lussemburghesi ha un senso politico chiaro: l’Europa ha molte radici che si intrecciano fra di loro e questa regione dell’Europa le ha ben piantate a Sud, a Roma, nel cuore di un impero che per primo uniformò terre diverse.
Il centro romano di questa regione è senza dubbio Treviri, che ospita a buon diritto la mostra su Costantino il Grande, potendo annoverare l’imperatore tra i suoi concittadini e potendo vantare alcuni monumenti voluti proprio dall’imperatore, dalla basilica alle terme, all’anfiteatro. Qui Costantino fissò la sua prima residenza imperiale, qui di ritorno dalla Britannia con il titolo di imperatore, sposò Fausta, la figlia di Massimiano. Da qui, infine, partì con le truppe alla volta di Roma per sconfiggere Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio e unificare l’Impero Romano d’Occidente. Treviri è d’altronde una pietra miliare della storia di Roma, cosa della quale i suoi abitanti vanno molto fieri. Con il nome di Augusta Trevororum venne fondata dai soldati romani nel 15 avanti Cristo accanto al sito di un accampamento militare insediato quindici anni prima. La sua importanza negli equilibri geopolitici di Roma si accrebbe nel corso degli anni, attirando sempre nuovi abitanti. Arrivò ad essere la città più popolosa dell’Impero dopo l’Urbe e, nel terzo secolo, divenne sede vescovile e della prefettura gallica, istituzioni di primo piano negli equilibri religiosi e amministrativi romani. E il legame fra religione e politica è un’altra delle eredità di Costantino rintracciabili a Treviri, ancor oggi una delle sedi principali della chiesa cattolica tedesca.
La mostra di Treviri illustra tutti gli aspetti dell’opera di Costantino. Recupero della unicità imperiale attraverso il confronto militare e la vittoria sui rivali interni, le battaglie (Ponte Milvio su tutte), le riforme statali, la fine della persecuzione dei cristiani e la nascita del legame tra Stato e Chiesa che caratterizzerà gli ultimi due anni dell’Impero, la costruzione del mito di Costantino, la fondazione sulle sponde del Bosforo della città che porterà il suo nome, Costantinopoli. Ci sono insomma tutti gli ingredienti per affrontare le questioni europee del momento (riscoperta di valori e radici cristiane, confronto e dialogo con l’Islam, ingresso della Turchia nell’Ue) recuperando le esperienze e le suggestioni del passato. E la mostra sviluppa il percorso di Costantino suddividendolo in tre diverse esposizioni. La prima, la principale, nei duemila metri quadrati del Museo regionale del Reno, ne inquadra il rilievo politico, assolutamente fondamentale nella storia di Roma e (per l’eredità che trasmetterà) in quella europea. La seconda, nei cinquanta metri quadrati del Museo diocesano, il rapporto tra Costantino e il cristianesimo così decisivo per quell’intreccio fra religione cristiana e costruzione dell’Europa, il cui riconoscimento ufficiale è ancora oggi materia di dibattito nelle aule parlamentari di Strasburgo e Bruxelles. La terza, nelle sale del Museo comunale Simeonstift, illustra tradizione e mito dell’imperatore, con una particolare attenzione alla sponda orientale di quell’Impero e alla venerazione che nei secoli successivi anche gli islamici hanno avuto per Costantino, da loro considerato un Santo.
Un biglietto cumulativo (12 euro) permette la visita a tutti e tre i musei, in alternativa ognuno può selezionare il tema che gli interessa. In tutto sono poco più di 1400 i pezzi esposti, provenienti da 160 musei e collezioni private di 19 paesi diversi. Alcuni nomi forniscono il rilievo della mostra treviriana: i Musei Vaticani, i Musei Capitolini di Roma, gli Uffizi di Firenze, il British Museum di Londra, il Prado di Madrid, il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Biblioteca Apostolica del Vaticano e quella Nazionale di Francia. Anche il costo complessivo, quasi sette milioni di euro, dà idea dello sforzo compiuto. Prezioso il catalogo pubblicato, 520 pagine patinate curate da due studiosi del calibro di Alexander Demand e Josef Engemann e accurato il commento delle audioguide (in inglese, tedesco, francese e olandese, peccato per l’assenza dell’italiano) disponibili all’ingresso.
Oltre alla mostra, l’autunno costantiniano prevede dal 10 al 15 ottobre un colloquio internazionale sull’opera politica dell’imperatore che impegnerà nelle sale dell’università di Treviri i più autorevoli studiosi di storia romana. C’è dunque tempo fino al 4 novembre per visitare l’intera esposizione. Niente di più facile, dall’Italia, che approfittare dei collegamenti aerei da molte città con gli aeroporti di Francoforte Hahn o del Lussemburgo.
(Dal Secolo d'Italia del 12 settembre 2007)Siti internet collegati.
Il sito ufficiale della mostra.
Il sito della città di Treviri (in italiano).
Lussemburgo 2007, capitale europea della cultura.
Sibiu 2007, capitale europea della cultura.
Treviri, il museo di Karl Marx.
Mosella la regione del vino.
sabato, ottobre 13, 2007
venerdì, ottobre 12, 2007
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Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty Newsline