giovedì, maggio 25, 2006

L'Italia, la Germania e un pallone di cuoio

"C’è una generazione di italiani per cui Italia-Germania è quella del 4 a 3, della girandola di emozioni infinite, dei poveri ma belli contro i ricchi ma cattivi, della rivincita di Gianni Rivera e delle guasconate di Ricky Albertosi, di Messico e nuvole, di una semifinale vinta come Davide contro Golia, antipasto necessario di una devastante sconfitta in finale, perché nelle storie romantiche il povero vince una battaglia ma non la guerra, dal momento che c’è sempre, istituzionalmente, uno più forte di lui. E in quel caso fu il Brasile di Pelè, giustiziere amaro di un’Italia ancora incapace di iscriversi al club delle nazioni ciniche e benestanti, quelle che arraffano tutto e poi soffrono i loro sensi di colpa. E c’è un’altra generazione di italiani per cui Italia-Germania è quella del 3 a 1, della finale spagnola, del trionfo annunciato, di un rigore sprecato per abbondanza, di una vittoria scontata fin dai primi minuti, dell’opportunismo di Paolo Rossi e dell’urlo infinito di Marco Tardelli (... continua su Emporion).