lunedì, maggio 01, 2006

Il primo Maggio dei rompicoglioni

Voglio dedicare questa Festa del Lavoro all'uomo che più di ogni altro, in questi ultimi anni, ha lasciato il segno in materia di occupazione, favorendo l'ingresso nel mondo del lavoro di molti giovani che altrimenti ne sarebbero rimasti ai margini o avrebbero gonfiato le sacche di lavoro nero. Marco Biagi fu definito "un rompicoglioni" dall'allora pessimo ministro degli Interni di centrodestra Claudio Scajola, nonostante il suo governo avesse varato la prima trance della riforma; e contro di lui quasi tutta la sinistra politica e sindacale (con la debole eccezione di quella riformista) scatenò una campagna di odio e di diffamazione. Marco Biagi venne trafitto dalle pallottole di terroristi comunisti. Non è vero che la sua riforma ha creato zone di lavoro precario: ha aperto la via a una forma nuova di lavoro possibile, tale e quale è presente in altri paesi europei. E' vero invece che la società italiana non si è adeguata a questa innovazione: non si sono adeguate molte aziende, che hanno spesso approfittato di parti della legge per utilizzare forza lavoro a basso costo, non si sono adeguati gli istituti di credito che non riconoscono il lavoro flessibile e non finanziano le speranze, i diritti e le idee di chi non ha un lavoro tradizionale. Eppure la società va avanti, e potrà andare avanti meglio se la flessibilità verrà estesa a tutta la società. E se il pacchetto di riforme voluto da Marco Biagi verrà completato, introducendo anche le necessarie e previste reti di protezione. Al nuovo governo, che sembra invece intenzionato a rimettere tutto in discussione, chiediamo che dopo questo primo Maggio (che ha rivisto la vergogna delle contestazioni agli esponenti politici del centrodestra) metta all'angolo le sue formazioni estreme che vogliono riportare il paese nella cittadella fortificata del lavoro protetto e privilegiato e completi le riforme elaborate dal professore Rompicoglioni. Alla memoria di Marco Biagi dedico questo articolo di Vittorio Macioce che apriva la sezione sulle "due Repubbliche del lavoro" che pubblicammo su Ideazione nel settembre 2005.