"A tremila metri sotto di noi si intravedono piccoli paesi, ne distinguiamo i romantici torrioni come ancorati ai picchi. Non abbiamo ancora perso la speranza di ritrovare almeno la linea generale dei grandi fiumi. Ecco una carovana preceduta dall'asinello-guida. Senza dubbio essa procederà, come quelle già incontrate in Persia o in Afghanistan, accompagnata dall'interminabile risuonare dei campanacci, ogni viandante protetto dall'incantesimo più efficace: una coda di volpe o un calzare di bambino infedele... Mentre scendiamo per osservarla più da vicino, nella stretta striscia d'ombra della montagna si accendono brevi fiammate. Tirano su di noi, con vecchi fucili poiché vediamo il fuoco, forse anche con altri più moderni che però non riusciamo a individuare. Ma è praticamente impossibile colpire dal basso un aereo in volo. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che abbiamo un serbatoio su ciascuna ala e uno nella carlinga: meglio farci sparare per motivi meno futili. Montagne fino all'orizzonte. Siamo a cento chilometri da San'a. Sappiamo che la città, nonostante la sua estensione, è poco visibile, immersa come è in una valle profonda. Eppure è il nostro unico punto di riferimento prima di affrontare il deserto. I villaggi sono scomparsi: solitudine geologica. Il regno minerale ritorna vivo, le montagne sorgono dalle brume come obbedendo al richiamo di Dio".
André Malraux, La Regina di Saba, 1934