mercoledì, maggio 31, 2006
Estate caliente
Previsioni meteo continentali da parte degli esperti britannici. A Est si morirà di caldo, a Ovest si batteranno i denti per il freddo. Spartiacque: la Francia. Quindi a noi italiani toccherà boccheggiare insieme a tutto l'Est. Noi che siamo geograficamente filo-orientali, vedremo un po' che fare. Se caldo sarà, ci appisoleremo lungo qualche costa, probabilmente quella salentina, in Italia, magari con qualche puntatina ellenica o montenegrina. Se ci gira il ghiribizzo, invece, dopo una breve sosta tedesca, ci arrampicheremo fino alla Scandinavia. Ma pare che il caldo ci rincorrerà fino lissù. Andremo a far vento alle foche. Unica consolazione: previsioni oltre una settimana sono sempre un po' azzardate. Dunque, anche gli inglesi possono sbagliare.
martedì, maggio 30, 2006
Il flop di Tabacci
Vorrà pure dire qualcosa se la sedicente spina nel fianco di Berlusconi continua a pungere solo se stesso.
Il regno minerale
"A tremila metri sotto di noi si intravedono piccoli paesi, ne distinguiamo i romantici torrioni come ancorati ai picchi. Non abbiamo ancora perso la speranza di ritrovare almeno la linea generale dei grandi fiumi. Ecco una carovana preceduta dall'asinello-guida. Senza dubbio essa procederà, come quelle già incontrate in Persia o in Afghanistan, accompagnata dall'interminabile risuonare dei campanacci, ogni viandante protetto dall'incantesimo più efficace: una coda di volpe o un calzare di bambino infedele... Mentre scendiamo per osservarla più da vicino, nella stretta striscia d'ombra della montagna si accendono brevi fiammate. Tirano su di noi, con vecchi fucili poiché vediamo il fuoco, forse anche con altri più moderni che però non riusciamo a individuare. Ma è praticamente impossibile colpire dal basso un aereo in volo. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che abbiamo un serbatoio su ciascuna ala e uno nella carlinga: meglio farci sparare per motivi meno futili. Montagne fino all'orizzonte. Siamo a cento chilometri da San'a. Sappiamo che la città, nonostante la sua estensione, è poco visibile, immersa come è in una valle profonda. Eppure è il nostro unico punto di riferimento prima di affrontare il deserto. I villaggi sono scomparsi: solitudine geologica. Il regno minerale ritorna vivo, le montagne sorgono dalle brume come obbedendo al richiamo di Dio".
André Malraux, La Regina di Saba, 1934
André Malraux, La Regina di Saba, 1934
Su Benedetto XVI ad Auschwitz
Molto interessante l'opinione del vaticanista dell'Espresso, Sandro Magister, sul discorso di Papa Benedetto XVI ad Auschwitz. In verità anche noi eravamo rimasti più che perplessi per le dichiarazioni sulla cricca di criminali nazisti che aveva sequestrato il popolo tedesco. E avendo visitato e girato molti quartieri ebraici in Germania e nell'Europa orientale, essendoci appassionati alle storie di uomini e idee che rappresentano tuttora una radice seppur recisa della storia europea, avendo letto e visitato mostre e riscoperto i luoghi in cui la Shoah venne dibattuta, pensata, decisa e infine attuata, ci aspettavamo qualcosa di più da un Papa intellettualmente così raffinato come Ratzinger. Ora Magister ci offre una chiave originale. Vale la pena pensarci un po' su.
Aggiungo il post di Wind Rose Hotel, peraltro riportato nella apertura odierna di TocqueVille: per chi se lo fosse perso.
Aggiungo il post di Wind Rose Hotel, peraltro riportato nella apertura odierna di TocqueVille: per chi se lo fosse perso.
C'era una volta
C'era una volta il senso del ridicolo, e oggi non c'è più. Scusate il ritardo, perché il filmato di Giulietto Chiesa Daw l'ha messo in rete da qualche giorno e su TocqueVille gira da un pezzo. Ma non volevamo mancare alla festa: il parlamento europeo è pieno di gente come lui.
Castro
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lunedì, maggio 29, 2006
Qualcosa di più
Ne avessero azzeccata una gli strateghi elettorali del centrodestra! Hanno giocato in difesa su tutta la linea e la vendetta della politica li ha colpiti in pieno. Prima si sono inventati la "porcata" elettorale della proporzionale senza preferenze, e hanno perso per 24mila voti elezioni che, con la vecchia legge, molto probabilmente avrebbero vinto. Poi hanno evitato l'election day, l'unificazione del voto nazionale e amministrativo, e oggi hanno beccato una bella batosta preannunciata dalla scarsa affluenza alle urne. Se avessero utilizzato il traino delle politiche, forse, sarebbe andata diversamente. Ma la politica è anche sfida e azzardo, il resto è ragioneria di bassa bottega, una specialità dalle nostre parti. La sinistra ha confermato i suoi sindaci con percentuali trionfali (e vergognose per quei poveracci che hanno corso con il centrodestra, da Alemanno a Buttiglione a Malvano); la Casa delle Libertà ha confermato i suoi sul filo di lana. Ha vacillato la roccaforte destrorsa di Milano, non quella sinistrorsa di Napoli, dove le ammuine di Apicella non hanno sciolto il sangue... degli elettori. Non ci consola l'osservazione che le amministrative sono tradizionalmente negative per i moderati. Dopo quindici anni, questa spiegazione è una barzelletta, una stupida dichiarazione per gli idioti, e noi idioti non siamo. Manca una politica radicata sul territorio. Manca una selezione della classe dirigente che sia degna di questo nome. Manca la capacità di mandare a quel paese riciclati di tutti i tipi. Manca la voglia di immaginare un futuro che vada oltre le spallate, le depressioni, gli interessi personali, i riconteggi, gli amici degli amici, gli affari, i privilegi perduti, le posizioni consolidate. A via del Plebiscito (sì, avete letto bene, via del Plebiscito, non quel simulacro di indirizzo che suona via dell'Umiltà) credo vada in onda, ogni sera, un film dell'orrore. Nulla si è mosso rispetto alla scorsa legislatura, i capigruppo sono gli stessi, la musica non è cambiata. Se qualcuno è davvero convinto che una politica di opposizione possa fondarsi sul riconteggio dei voti, si faccia una bella doccia fredda, perché il mondo va avanti e noi non abbiamo alcuna intenzione di rimanere indietro a contemplare il bel mondo andato. Nessuna.
Si torni dunque alla politica. E la si smetta con lo stucchevole gioco del riconteggio dei voti. A Milano il centrodestra ha tenuto il sindaco per pochi voti: capita di vincere per un soffio. La metà di elettorato che ha votato per il Polo vuole una politica diversa da quella che hanno iniziato a fare i ministri del governo Prodi. Vuole alternative, possibilmente credibili. Vuole che la CdL rimetta mano al suo personale politico che, specie a livello locale, mostra una carenza morale e politica impressionante. Non crediamo che la classe dirigente della sinistra sia migliore, basta dare un'occhiata all'esecutivo che Prodi ha messo in piedi o al livello amministrativo delle giunte unioniste. Iervolino è stato il peggior sindaco che Napoli ricordi, ma qualcuno ricorda un nome autorevole di un politico napoletano del centrodestra? Insomma: o il centrodestra cambia registro o il consenso, pur ragguardevole, mantenuto ad aprile sarà destinato ad evaporare. Nell'ultimo editoriale di Ideazione ci chiedevamo se il centrodestra potesse immaginare "qualcosa di più della straordinaria vitalità di un leader impolitico". Qualcosa di più, perché sono passati dodici anni dal 1994: e dodici anni sono più o meno un ciclo politico. Ma anche qualcosa d'altro, perché Fini e Casini sono qualcosa di meno, non qualcosa di più di Berlusconi.
Si torni dunque alla politica. E la si smetta con lo stucchevole gioco del riconteggio dei voti. A Milano il centrodestra ha tenuto il sindaco per pochi voti: capita di vincere per un soffio. La metà di elettorato che ha votato per il Polo vuole una politica diversa da quella che hanno iniziato a fare i ministri del governo Prodi. Vuole alternative, possibilmente credibili. Vuole che la CdL rimetta mano al suo personale politico che, specie a livello locale, mostra una carenza morale e politica impressionante. Non crediamo che la classe dirigente della sinistra sia migliore, basta dare un'occhiata all'esecutivo che Prodi ha messo in piedi o al livello amministrativo delle giunte unioniste. Iervolino è stato il peggior sindaco che Napoli ricordi, ma qualcuno ricorda un nome autorevole di un politico napoletano del centrodestra? Insomma: o il centrodestra cambia registro o il consenso, pur ragguardevole, mantenuto ad aprile sarà destinato ad evaporare. Nell'ultimo editoriale di Ideazione ci chiedevamo se il centrodestra potesse immaginare "qualcosa di più della straordinaria vitalità di un leader impolitico". Qualcosa di più, perché sono passati dodici anni dal 1994: e dodici anni sono più o meno un ciclo politico. Ma anche qualcosa d'altro, perché Fini e Casini sono qualcosa di meno, non qualcosa di più di Berlusconi.
Why we fight (e perché la sinistra non lo fa)
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Sui blog di TocqueVille si rincorrono recensioni al libro di Rocca di orientamento assai diverso. La più completa - e assai critica - finora mi è parsa quella di Semplicemente Liberale. Vale la pena leggere anche il suo punto di vista.
Maurizio Costanzo Sciò
Maurizio Costanzo Sciò sarebbe stato promosso dal mattino al pomeriggio, andando ad occupare la casella attualmente tenuta dalla trasmissione Verissimo. E questo nonostante l'opposizione manifestata nei suoi confronti da Barbara Berlusconi (che, sia detto per inciso, a noi pare la miglior testa pensante della pur ampia famiglia Berlusconi). Noi oramai, televisivamente parlando, viviamo sul satellite e quello che accade nel retrobottega del modernariato di Rai e Mediaset ci interessa poco. E tuttavia, finché ci tengono il Costanzo negli orari in cui lavoriamo evitandoci il rischio di incrociarlo con il telecomando, va tutto bene. E Forza Barbara.
UPDATE. I giornalisti del Tg5 entrano in sciopero contro Costanzone. E vai, viva o' sindacato dei giuornalisti dello tg cinguo, fedeli lavoratori delle libertà, scioperiamo contro o Maurizio Costanzo Sciò, sciò sciò, vattenne, vogliamo al suo posto Lamberto Sposini con tutta la brigata trombata del Brogesso di Biscardi. A proposito, chissà che fine ha fatto il silente Badaloni. E comunque, Forza Barbara.
UPDATE. I giornalisti del Tg5 entrano in sciopero contro Costanzone. E vai, viva o' sindacato dei giuornalisti dello tg cinguo, fedeli lavoratori delle libertà, scioperiamo contro o Maurizio Costanzo Sciò, sciò sciò, vattenne, vogliamo al suo posto Lamberto Sposini con tutta la brigata trombata del Brogesso di Biscardi. A proposito, chissà che fine ha fatto il silente Badaloni. E comunque, Forza Barbara.
Totò e Peppino divisi a Berlino
Eccoli qua i due eroi della politica italiana. Massimo D'Alema (Peppino) rilascia un'esilarante e abulica intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, nella quale si compiace dei magri risultati istituzionali raggiunti dalla quindicennale transizione politica italiana, si accartoccia sulle prospettive culturali del partito democratico, banalizza il contributo dei comunisti nel nuovo governo Prodi (D'Alema bis), ribalta su Berlusconi le responsabilità dell'arraffa-tutte-le-poltrone in cui si è esercitato il centrosinistra dopo il voto, dice una cosa seria sulla crisi dell'Europa e poi una valanga di fesserie sulle soluzioni possibili, annuncia urbi et orbi la favorita alla vittoria nel mondiale di calcio: non ci crederete, il Brasile! E Giulio Tremonti (Totò) gli fa il verso in un corsivo sul Corriere della Sera nel quale applica al ragionamento dalemiano le tecniche già sperimentate al ministero della finanza creativa. Un commento creativo, mezzo al vetriolo mezzo no, nel quale oltre il cazzeggio evidente risulta chiaro il desiderio di esserci: oggi, sulla prima pagina del Corriere. Totò e Peppino divisi (questa volta) a Berlino. Ma intorno ai "Begriffe" di globalizzazione e telefunken, credo che questo duello proseguirà su altri giornali e su altri fusi orari. Sperando che non divenga un tormentone stucchevole.
sabato, maggio 27, 2006
Il Papa nella Polonia del vecchio Papa
Benedetto XVI è da tre giorni in Polonia, seconda tappa estera dopo le giornate mondiali della gioventù a Colonia (se può essere considerata estero Colonia per Joseph Ratzinger). Torneremo più in là sul significato della visita in riferimento alla fase politica ed economica che sta attraversando la Polonia. Per il momento vi lasciamo agli ottimi speciali di Avvenire e della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) e ai testi ufficiali dei discorsi tenuti nel viaggio raccolti nel sito della Santa Sede (compreso quello di Auschwitz-Birkenau che sta suscitando un acceso dibattito).
giovedì, maggio 25, 2006
Anche Boniperti avrà dei nipoti
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L'Italia, la Germania e un pallone di cuoio
"C’è una generazione di italiani per cui Italia-Germania è quella del 4 a 3, della girandola di emozioni infinite, dei poveri ma belli contro i ricchi ma cattivi, della rivincita di Gianni Rivera e delle guasconate di Ricky Albertosi, di Messico e nuvole, di una semifinale vinta come Davide contro Golia, antipasto necessario di una devastante sconfitta in finale, perché nelle storie romantiche il povero vince una battaglia ma non la guerra, dal momento che c’è sempre, istituzionalmente, uno più forte di lui. E in quel caso fu il Brasile di Pelè, giustiziere amaro di un’Italia ancora incapace di iscriversi al club delle nazioni ciniche e benestanti, quelle che arraffano tutto e poi soffrono i loro sensi di colpa. E c’è un’altra generazione di italiani per cui Italia-Germania è quella del 3 a 1, della finale spagnola, del trionfo annunciato, di un rigore sprecato per abbondanza, di una vittoria scontata fin dai primi minuti, dell’opportunismo di Paolo Rossi e dell’urlo infinito di Marco Tardelli (... continua su Emporion).
Emporion - Speciale Mondiali 2006
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venerdì, maggio 19, 2006
Pit stop: Brindisi
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CdL: potare i salici piangenti
C'è una strana sindrome che sembra aver preso i leader della Casa delle Libertà. E' quella della depressione post-elettorale. Una lunga filiera di politici, che fino a ieri ricoprivano posti rilevanti sul piano istituzionale, oggi sembrano una foresta di salici piangenti. Perduti nelle brume del Transatlantico di Montecitorio o nei vellutati saloni di Palazzo Madama, rimuginano sui privilegi perduti e rimpiangono i bei tempi andati, quelli con la macchina di servizio, con gli uffici spaziosi, con le segretarie sull'attenti, con le note spese rimborsate. Laddove c'erano i ristoranti di lusso, oggi al massimo c'è la bouvette del Parlamento. Se prima c'era l'auto blu con l'autista, oggi c'è il taxi pagato con le proprie (pur capienti) tasche. Appena un mese fa i telefoni squillavano in continuazione, oggi il silenzio spinge più alla malinconia che alla meditazione. Si sono seccate le gole, non ci sono più dichiarazioni sparate ai quattro venti. S'è seccato l'inchiostro delle stilografiche, si sono diradati gli articoli o i comunicati ai giornali. A qualcuno sembra si sia staccato anche il collegamento internet, niente più veementi prese di posizione on-line.
Qui vogliamo dire una cosa a tutti questi orfani, ai quali la legge elettorale e il nostro voto obbligato ha comunque concesso uno scranno importante nelle istituzioni italiane. Datevi una mossa. Svegliatevi. La vita politica non è solo velluti e privilegi, si vince e si perde, si sta in maggioranza o all'opposizione. Possiamo concedere qualche malinconia post-elettorale solo a Berlusconi, l'unico che ci ha creduto e s'è battuto come un leone fino all'ultimo. Agli altri no. Riaccendete la luce. Rimettete la benzina nei vostri motori. Smettetela di piangere sul latte versato. La politica aspetta il vostro ritorno in servizio. Ammesso che ne abbiate ancora voglia. Ammesso che abbiate la stoffa dei leader e non quella dei miracolati e dei mantenuti. Ammesso che non abbiate definitivamente scambiato la vita politica per la bambagia. Non staremo ad aspettarvi in eterno. Se fra qualche giorno vi incontreremo ancora come salici piangenti, cominceremo a potare. Non sappiamo che farcene di rami ricurvi come voi. C'è la Right Nation da rappresentare. Sappiate che ogni vuoto, prima o poi, viene riempito.
Qui vogliamo dire una cosa a tutti questi orfani, ai quali la legge elettorale e il nostro voto obbligato ha comunque concesso uno scranno importante nelle istituzioni italiane. Datevi una mossa. Svegliatevi. La vita politica non è solo velluti e privilegi, si vince e si perde, si sta in maggioranza o all'opposizione. Possiamo concedere qualche malinconia post-elettorale solo a Berlusconi, l'unico che ci ha creduto e s'è battuto come un leone fino all'ultimo. Agli altri no. Riaccendete la luce. Rimettete la benzina nei vostri motori. Smettetela di piangere sul latte versato. La politica aspetta il vostro ritorno in servizio. Ammesso che ne abbiate ancora voglia. Ammesso che abbiate la stoffa dei leader e non quella dei miracolati e dei mantenuti. Ammesso che non abbiate definitivamente scambiato la vita politica per la bambagia. Non staremo ad aspettarvi in eterno. Se fra qualche giorno vi incontreremo ancora come salici piangenti, cominceremo a potare. Non sappiamo che farcene di rami ricurvi come voi. C'è la Right Nation da rappresentare. Sappiate che ogni vuoto, prima o poi, viene riempito.
giovedì, maggio 18, 2006
Consigli per il voto: Emilia Rossi (Torino)
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Partiamo dunque da una candidata che abbiamo avuto modo di ascoltare in una conferenza. Si chiama Emilia Rossi, è candidata al consiglio comunale di Torino, si presenta nelle liste dei "salmoni" (i radicali liberali) aggregati alla coalizione della Casa delle Libertà. Avvocato penalista, è brava, ha competenza nel campo della giustizia, proviene dall'ambiente radicale e sta realizzando una campagna elettorale combattiva e incisiva. E' la nostra candidata al comune di Torino.
Il primo sciopero
Primo sciopero domani nell'era del governo Prodi. A scendere in piazza, a incrociare le braccia, a lasciare a terra una marea di cittadini, sono i lavoratori del trasporto pubblico locale. Qui i dettagli della protesta e dei disagi. Il segretario nazionale della Faisa-Cisal ci spiega perché hanno deciso di non lavorare: "Per battere la posizione di netta chiusura delle controparti e far sì che Regioni, gli Enti locali e il prossimo Governo intervengano a sostegno del settore". Auguri.
La foto ingiallita del secondo governo Prodi
Un po' ampliata rispetto al post di ieri, con aggiunte legate al discorso sulla fiducia tenuto oggi al Senato dal nuovo premier, questa è la mia analisi sull'avvio del governo Prodi.
Impariamo a conoscerli/2
Ancora il vice-ministro agli Affari Esteri Patrizia Sentinelli (Rifondazione) sui temi dell'Europa. Una sorta di "colf di tutto il Continente, unitevi!".
Con tutti i cittadini della Nuova Europa
(da Liberazione Europea, aprile 2004)
"Badanti, colf, operai di serie, braccianti agricoli, disperati reclusi negli orrori del recinto dei Cpt, non sono solo condizioni sociali ma soprattutto persone. Proprio ai cittadini-persone guarda il nostro nuovo partito europeo come recita il primo manifesto costituente. L’orizzonte è una nuova comunità di donne e uomini liberi e uguali, riconosciuti nelle loro differenze individuali soggetti di diritti civili, sociali politici.
Questa idea di nuova comunità universale oppone il movimento alla costituzione materiale che i governi europei provano ad avanzare, quella ispirata alla concorrenza mercantile impregnata di pulsioni razziste e securitarie. Le storie di vita dei migranti parlano sempre di più di diritti negati, di violenze subite, di sogni a volte anche realizzati ma più spesso infranti, e anche di morte sfuggita e di quella tragicamente trovata. Parlano di confini varcati alla ricerca di nuove libertà e di ritorni forzati e insieme parlano in modo duro e chiaro di un problema generale: quello dell’esclusione, della gerarchizzazione subordinata, della repressione, del dominio potenzialmente esercitato verso i soggetti deboli per renderli sempre più deboli. E’ l’effetto della guerra interna agita in Europa verso ogni pratica di conflitto emergente che assimila al terrorismo qualsivoglia lotta sociale.
E’ l’effetto della guerra economica che si combatte sul fronte sociale: salari, pensioni, condizioni di lavoro. In questi mesi insieme al movimento abbiamo svelato il carattere razzista della legge Bossi-Fini. Come quando abbiamo denunciato la coerenza del suo impianto con altri dispositivi in materia di lavoro, destrutturanti di diritti e dignità. Cosa fa infatti la legge se non collocare in posizione subordinata e "controllata" figure lavorative deboli come i migranti quando introduce il contratto di soggiorno vincolando il rilascio del permesso al contratto di lavoro? E’ di questi giorni la notizia della sua incostituzionalità da parte della Corte sul punto nevralgico del rimpatrio coatto. E’ un fatto importante che dà ragione alle lotte e che apre brecce per smontare via via altri punti. La lotta deve continuare e continuerà, per i diritti, per una nuova cittadinanza che come proponiamo nel programma elettorale sia per tutti coloro che abitano la nuova Europa".
Con tutti i cittadini della Nuova Europa
(da Liberazione Europea, aprile 2004)
"Badanti, colf, operai di serie, braccianti agricoli, disperati reclusi negli orrori del recinto dei Cpt, non sono solo condizioni sociali ma soprattutto persone. Proprio ai cittadini-persone guarda il nostro nuovo partito europeo come recita il primo manifesto costituente. L’orizzonte è una nuova comunità di donne e uomini liberi e uguali, riconosciuti nelle loro differenze individuali soggetti di diritti civili, sociali politici.
Questa idea di nuova comunità universale oppone il movimento alla costituzione materiale che i governi europei provano ad avanzare, quella ispirata alla concorrenza mercantile impregnata di pulsioni razziste e securitarie. Le storie di vita dei migranti parlano sempre di più di diritti negati, di violenze subite, di sogni a volte anche realizzati ma più spesso infranti, e anche di morte sfuggita e di quella tragicamente trovata. Parlano di confini varcati alla ricerca di nuove libertà e di ritorni forzati e insieme parlano in modo duro e chiaro di un problema generale: quello dell’esclusione, della gerarchizzazione subordinata, della repressione, del dominio potenzialmente esercitato verso i soggetti deboli per renderli sempre più deboli. E’ l’effetto della guerra interna agita in Europa verso ogni pratica di conflitto emergente che assimila al terrorismo qualsivoglia lotta sociale.
E’ l’effetto della guerra economica che si combatte sul fronte sociale: salari, pensioni, condizioni di lavoro. In questi mesi insieme al movimento abbiamo svelato il carattere razzista della legge Bossi-Fini. Come quando abbiamo denunciato la coerenza del suo impianto con altri dispositivi in materia di lavoro, destrutturanti di diritti e dignità. Cosa fa infatti la legge se non collocare in posizione subordinata e "controllata" figure lavorative deboli come i migranti quando introduce il contratto di soggiorno vincolando il rilascio del permesso al contratto di lavoro? E’ di questi giorni la notizia della sua incostituzionalità da parte della Corte sul punto nevralgico del rimpatrio coatto. E’ un fatto importante che dà ragione alle lotte e che apre brecce per smontare via via altri punti. La lotta deve continuare e continuerà, per i diritti, per una nuova cittadinanza che come proponiamo nel programma elettorale sia per tutti coloro che abitano la nuova Europa".
Impariamo a conoscerli/1 - Esteri
La macchina governativa è composta di ministri ma anche di vice-ministri e sottosegretari. Questi ultimi sono in gran parte sconosciuti al grande pubblico. Ogni governo li sceglie mescolando il solito mix di appartenenza politica e competenza, con una certa prevalenza per la prima. Qui le caselle politiche si compongono e i partiti scaricano gli appetiti delle loro strutture e dei loro peones. Più i partiti sono solidi e creano classe dirigente, migliori sono gli uomini scelti. E' in questa fascia di "ministrini", dunque, che risiederà gran parte dell'operatività del governo Prodi. Su questo blog avremo particolare interesse per i ministeri che hanno a che fare con la politica estera, Farnesina dunque, ma anche strutture del commercio con l'estero, dicasteri per i rapporti europei ecceterea, eccetera. Cominciamo con uno dei vice-ministri di Massimo D'Alema, la rifondarola Patrizia Sentinelli, romana de Roma e attivissima militante a livello locale. Impariamo a conoscerne le sue idee attraverso interviste e articoli rintracciabili sul web, per capire dove andrà a parare l'attività complessiva del dicastero dalemiano. E' una sorta di bollettino di avviso ai naviganti, per i lettori di questo blog che avranno modo di seguire con maggiore attenzione le politiche del ministero degli Esteri.
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Patrizia Sentinelli,
estratto di un'intervista ripresa dal sito "Bellaciao".
Da qualche anno Patrizia Sentinelli si occupa in modo costante e con molta passione dei movimenti. Li ha seguito dalla nascita: Seattle, Porto Alegre, Genova. Il rapporto col movimento altermondialista ha lasciato un segno sulla tua esperienza politica?
Sì, eccome. I movimenti mi hanno cambiato. Hanno cambiato tutti: hanno spostato il luogo della politica. Credo che io fossi già predisposta a questo cambiamento. A me la politica è sempre piaciuta come impegno nella società, come relazioni di massa, non sono mai stata una appassionata dei palazzi. Però i movimenti ci hanno costretto a fare i conti con problemi che non conoscevamo, o che avevamo messo da parte. Ci hanno imposto una dimensione internazionale, cioè ci hanno dimostrato che la politica provinciale non è niente, può essere amministrazione, manovra, relazione di potere, ma non può essere grande politica. Cos'è la grande politica? Quella che si pone l'obiettivo di cambiare - per milioni di persone - la condizione di vita, di lavoro, di acquisizione delle conoscenze, di relazioni personali e sociali. I movimenti fanno grande politica. Io ho avuto la fortuna di conoscere i movimenti prima ancora che nascessero. Qui a Roma. Ero entrata in contatto con quei gruppi giovanili che poi diventarono i disobbedienti...
Qualche nome?
Guido Lutrario, Nunzio D'Erme e altri. Con loro ho avuto uno splendido rapporto e anche da loro ho imparato molte cose. Io sono molto riconoscente a quel gruppo di compagni...
Però poi c'è stata la rottura tra quel gruppo e Rifondazione...
... Sì è per me è stata molto dolorosa. Ho un grande rammarico per quella rottura.
[Sui tre elementi di novità dell’ingresso di Rifondazione nell’alleanza di Prodi]
Terzo elemento?
La crisi del liberismo: forse addirittura il fallimento del liberismo. E' una crisi che non si evolve, automaticamente, a sinistra. Può evolversi in senso opposto, a destra. I poteri che vedono il meccanismo del liberismo andare in pezzi reagiscono irrigidendosi. Scelgono la via della blindatura, della guerra, di nuove forme di autoritarismo. Per questo io vedo come attualissimo il problema del governo di questa crisi. Non si può sfuggire a questo problema, non si può risolvere voltandosi dall'altra parte: da chi e da come verrà governata la crisi del liberismo dipendono gli sbocchi. Ci sarà una svolta a sinistra o una stretta reazionaria? Vedi quanto è grande la posta in gioco?
Che esista una crisi del liberismo è indiscutibile. C'è però anche una crisi del riformismo. Non c'è il pericolo che l'operazione-governo serva a congelare la crisi del riformismo o a risolverla in qualche modo assegnando al centrosinistra il compito di salvare il liberismo malato?
Non la capisco questa obiezione. E' chiaro che il rischio esiste. C'è una tendenza del riformismo - che è in crisi - di risolvere i suoi problemi con una svolta centrista. E' evidente che se questa tendenza non viene contrastata, vince. Noi abbiamo interesse che il riformismo svolti al centro, o a destra, in modo da poter dire: L'avevamo detto? Io credo che noi abbiamo interesse a battere le tendenze centriste del riformismo e che per questa via possiamo battere il liberismo e far nascere delle ipotesi nuove di sviluppo della società. Mi sembra un ragionamento abbastanza semplice.
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Patrizia Sentinelli,
estratto di un'intervista ripresa dal sito "Bellaciao".
Da qualche anno Patrizia Sentinelli si occupa in modo costante e con molta passione dei movimenti. Li ha seguito dalla nascita: Seattle, Porto Alegre, Genova. Il rapporto col movimento altermondialista ha lasciato un segno sulla tua esperienza politica?
Sì, eccome. I movimenti mi hanno cambiato. Hanno cambiato tutti: hanno spostato il luogo della politica. Credo che io fossi già predisposta a questo cambiamento. A me la politica è sempre piaciuta come impegno nella società, come relazioni di massa, non sono mai stata una appassionata dei palazzi. Però i movimenti ci hanno costretto a fare i conti con problemi che non conoscevamo, o che avevamo messo da parte. Ci hanno imposto una dimensione internazionale, cioè ci hanno dimostrato che la politica provinciale non è niente, può essere amministrazione, manovra, relazione di potere, ma non può essere grande politica. Cos'è la grande politica? Quella che si pone l'obiettivo di cambiare - per milioni di persone - la condizione di vita, di lavoro, di acquisizione delle conoscenze, di relazioni personali e sociali. I movimenti fanno grande politica. Io ho avuto la fortuna di conoscere i movimenti prima ancora che nascessero. Qui a Roma. Ero entrata in contatto con quei gruppi giovanili che poi diventarono i disobbedienti...
Qualche nome?
Guido Lutrario, Nunzio D'Erme e altri. Con loro ho avuto uno splendido rapporto e anche da loro ho imparato molte cose. Io sono molto riconoscente a quel gruppo di compagni...
Però poi c'è stata la rottura tra quel gruppo e Rifondazione...
... Sì è per me è stata molto dolorosa. Ho un grande rammarico per quella rottura.
[Sui tre elementi di novità dell’ingresso di Rifondazione nell’alleanza di Prodi]
Terzo elemento?
La crisi del liberismo: forse addirittura il fallimento del liberismo. E' una crisi che non si evolve, automaticamente, a sinistra. Può evolversi in senso opposto, a destra. I poteri che vedono il meccanismo del liberismo andare in pezzi reagiscono irrigidendosi. Scelgono la via della blindatura, della guerra, di nuove forme di autoritarismo. Per questo io vedo come attualissimo il problema del governo di questa crisi. Non si può sfuggire a questo problema, non si può risolvere voltandosi dall'altra parte: da chi e da come verrà governata la crisi del liberismo dipendono gli sbocchi. Ci sarà una svolta a sinistra o una stretta reazionaria? Vedi quanto è grande la posta in gioco?
Che esista una crisi del liberismo è indiscutibile. C'è però anche una crisi del riformismo. Non c'è il pericolo che l'operazione-governo serva a congelare la crisi del riformismo o a risolverla in qualche modo assegnando al centrosinistra il compito di salvare il liberismo malato?
Non la capisco questa obiezione. E' chiaro che il rischio esiste. C'è una tendenza del riformismo - che è in crisi - di risolvere i suoi problemi con una svolta centrista. E' evidente che se questa tendenza non viene contrastata, vince. Noi abbiamo interesse che il riformismo svolti al centro, o a destra, in modo da poter dire: L'avevamo detto? Io credo che noi abbiamo interesse a battere le tendenze centriste del riformismo e che per questa via possiamo battere il liberismo e far nascere delle ipotesi nuove di sviluppo della società. Mi sembra un ragionamento abbastanza semplice.
mercoledì, maggio 17, 2006
Parte il D'Alema bis (più Rutelli)
A guardare la lista dei ministri, più che un governo Prodi pare un D'Alema bis, tanti sono i dalemiani nelle caselle ministeriali. Certo, il "prodiano" Padoa Schioppa si aggiudica il ministero chiave dell'Economia ma i dalemiani sono sparpagliati un po' dovunque, come mine pronte a saltare. A Fassino dunque il partito, quello piccolo dei Ds o quello grande dei democratici, tutto da inventare, tutto da creare. A Baffino la vendetta del Consiglio dei ministri. Il premier è messo in ombra anche da un altro leone della politica, Francesco Rutelli. Anche lui vice-premier, anche lui socio di primo piano della maggioranza e dell'esecutivo: gli insider dicono che sia quello che meglio di tutti ha lavorato politicamente in queste settimane. I due vicepremier, come due controllori ingombranti, appesantiscono un po' le ali del capo. Anche Cencelli, l'autore del famoso manuale di democristiana memoria, riesumato in questi giorni per descrivere la costruzione del D'Alema bis, s'è un po' stupito dello sbilanciamento di uomini e poltrone. Vedremo. La facciata odierna è di sorrisi e pacche sulle spalle, anche perché sotto i riflettori ci sono i prescelti, quelli che sono dentro, quelli che ce l'hanno fatta. In realtà la fazione moderata è convinta che l'esecutivo sia troppo sbilanciato a sinistra, quella antagonista s'è già stufata pure di Bertinotti che s'è imborghesito in un ruolo istituzionale e si tiene la pancia nel vedere Mastella alla Giustizia. I radicali piazzano la Bonino in un bugigattolo con striminzita vista su Bruxelles, tanto per ravvivare la malinconia. Di Pietro già s'appiccica con tutta la truppa no-global, no-ponte, no-tav, no-no. Donne poche e sbattute in fondo alla lista, dove il portafoglio è smilzo e vuoto. Di giovane c'è il solo Letta (Enrico) messo nel posto più imbarazzante che potessero dargli: l'ufficetto dello zio. In Italia, gli affari di governo sono affari di famiglia: qualcuno disposto a rilanciare la questione del conflitto d'interessi familiari? Insomma, l'operato del governo lo valuteremo giorno per giorno nelle sue iniziative concrete. Però è stata partorita una compagine sbiadita con poca o nessuna innovazione. Autorevole appena un po': una cartolina ingiallita, vecchia di dieci anni.
Berlinesi naziskin, italiani bugiardi
La storia del giovane sardo italiano picchiato a sangue da tedeschi naziskin in un quartiere dell'ex Berlino Est era completamente inventata. Il nostro, ubriaco fradicio, è cascato sui binari della stazione metropolitana di Alexanderplatz, s'è ferito e poi s'è inventato la storiella. A testimonianza ci sarebbero i filmati delle telecamere interne della metro. Se questo verrà accertato, complimenti al giovane Congia, un vero idiota.
martedì, maggio 16, 2006
Un benvenuto (a TocqueVille) a Carlo Panella
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Finalmente un addetto ai lavori
Ecco, finalmente il nuovo gotha politico ha trovato uno che se ne intende di calcio per sostituire Franco Carraro. Hanno scelto Paolo Rossi. O no?
lunedì, maggio 15, 2006
Romania e Bulgaria rimandate a settembre
La Commissione europea rinvierà con molta probabilità a settembre la decisione finale sull'ingresso di Romania e Bulgaria nell'Unione europea il primo gennaio 2007. Lo riferiscono fonti Ue sulla base di una nota interna in cui si afferma che "i progressi in tutti i campi e specialmente nelle aree di seria preoccupazione saranno valutati a settembre dalla Commissione". Il Trattato dà la possibilità alla Commisisone di poter rinviare di un anno, al 2008, la data di ingresso dei due paesi in caso di mancato recepimento dei requisiti richiesti. L'annuncio del rinvio della decisione dovrebbe essere dato domani a Strasburgo dal commissario all'Allargamento Olli Rehn. Qui lo speciale di Emporion sulla Romania: a parte il maggiore ottimismo, un gran bel numero.
domenica, maggio 14, 2006
Esterofilia
Chi ha avuto modo di vedersi ieri l'entusiasmante finale inglese di FA Cup vinta dal Liverpool ai rigori, può trovare l'antitodo giusto: in tempi di globalizzazione, basta cambiare canale.
sabato, maggio 13, 2006
Il segno dei tempi
Deve essere un segno dei tempi se il declino della Fiat sarà raffigurato dalle facce della Triade.
Torna in campo addirittura Ciampi
Va a Treviso, per l'ultima giornata. E' il momento degli arbitri-ragazzini. Chissà come andrà a finire 'sta storia. Ne vedremo delle belle. Intanto Moratti ha rilasciato delle dichiarazioni di enorme buonsenso e di grande tristezza. E' il solito gentleman. Quasi un migliorista. Io direi di provarci: Bianca, Moratti, Bianca, Bianca, Moratti, Francesco Moratti...
Queste le designazioni per l'ultima giornata di campionato:
Cagliari-Inter: Mazzoleni P. di Bergamo (Rubino-Cini)
Chievo-Fiorentina: Bergonzi di Genova (Ayroldi S.-Comito)
Empoli-Ascoli: Herberg di Messina (Lanciani-De Luca)
Lazio-Parma: Giannoccaro di Lecce (Stefani-Rosi)
Milan-Roma: De Marco di Chiavari (Pirondini-De Santis G.)
Palermo-Messina: Pantana di Macerata (Calcagno-Fornasin)
Reggina-Juventus (sul neutro di Bari): Banti di Livorno (Rossomando-Toscano)
Sampdoria-Lecce: Squillace di Catanzaro (Faverani-Grilli)
Siena-Livorno: Girardi di San Donà di Piave (Papi-Vicinanza)
Treviso-Udinese: Ciampi di Roma (Benedetto-Pugiotto)
Queste le designazioni per l'ultima giornata di campionato:
Cagliari-Inter: Mazzoleni P. di Bergamo (Rubino-Cini)
Chievo-Fiorentina: Bergonzi di Genova (Ayroldi S.-Comito)
Empoli-Ascoli: Herberg di Messina (Lanciani-De Luca)
Lazio-Parma: Giannoccaro di Lecce (Stefani-Rosi)
Milan-Roma: De Marco di Chiavari (Pirondini-De Santis G.)
Palermo-Messina: Pantana di Macerata (Calcagno-Fornasin)
Reggina-Juventus (sul neutro di Bari): Banti di Livorno (Rossomando-Toscano)
Sampdoria-Lecce: Squillace di Catanzaro (Faverani-Grilli)
Siena-Livorno: Girardi di San Donà di Piave (Papi-Vicinanza)
Treviso-Udinese: Ciampi di Roma (Benedetto-Pugiotto)
venerdì, maggio 12, 2006
Seconda Repubblica Calcistica
Questa storia l'abbiamo già vista da un'altra parte. Il calcio è un mondo bruttino e pieno di zozzerie e le curve moraliste che oggi sentenziano dai forum e dalle radio locali sul marciume della consorteria Moggi sono poi quelle che sbandierano falci e martello e svastiche, sollevano pugni chiusi e braccia tese, gridano ebreo infame e sporco negro, ingaggiano guerriglie domenicali con le forze dell'ordine, gettano motorini e razzi e bottiglie e monetine in campo in italo e mondovisione, mettono alla gogna presidenti di calcio che gli tolgono gli introiti del merchandising fatto in casa e altre carinerie con le quali coloriscono i nostri week-end calcistici. Insomma, mi pare che il migliore abbia la rogna, compreso quel ridicolo allenatore dell'Inter che era il miglior figo del bigoncio di casa Gea e oggi s'è cinto di spuma moralista ("Vergogna, Vergogna"). Anche quell'altra volta, da quell'altra parte, si lanciavano le monetine, le manette tintinnavano, le curve rombavano, le procure ghigliottinavano e i giornali pubblicavano. Già visto, già sentito.
Dunque, questa storia finirà così. La Juventus non esisterà più. Si scioglierà in quattro squadre, La Gioventù Operaista e la Juvepopolare che giocheranno sulla sponda sinistra del Po', l'Unione bianconera e la Juvecrociata che giocheranno sulla rive droite. Il Milan si trasformerà in Forza Milan (l'inno è già pronto... alziamoci, e siamo in tanti), mentre la Nuova Fiorentina, ex Florentia, ex Fiorentina, rifluirà nel grande calderone toscano, unendo le forze residue a quelle del Siena: socialdemocrazia tiepida e ininfluente, penseranno di fondare una squadra democratica, vivranno nella nostalgia dei bei tempi di Antonioni, poi ricalzeranno un paio di Tod's senza qualche chiodino e via a godersi di nuovo il derby con il Poggibonsi. Presidente: Giorgio La Malfa. Via libera alla transizione laziale, alle ortiche Di Canio e il bagaglio del post-fascismo, Paoletto non è più il miglior giocatore del Ventesimo Secolo: Alleanza Lazionale è la nuova formazione, il celeste c'è già, la fiamma arderà poco pochino, chi non salta della Roma è. A Milano impera il neroazzurro, quelli del doppio Stato calcistico, Inter tornerà Internazionale, poi per confondere ancor più le acque si chiamerà Ambrosiana, infine vincerà il proprio scudetto eleggendo Massimo Moratti al Quirinale: quando avrà 81 anni. Alla Seconda Repubblica Calcistica non mancherà il suo Leoluca Orlando: si è già proposto Francesco Totti con una dichiarazione che è un programma politico: "Serve una pulizia totale. Bisogna ripartire da zero". Promesso: niente più sputi in eurovisione, il Pupone moralizzerà istinti e saliva. In serie A compariranno squadre peones, l'Albinoleffe e il Moncalieri, il Monopoli e la Solbiatese e alla quindicesima partita ci saremo ammazzati di noia, Sky chiederà di cambiare registro e almeno in una votazione proveremo a rilanciare Moggi, il cui bacio con Dondarini sarà rimasto nelle carte visionarie di qualche pm dello sport. Due indizi che andrà a finire così: oggi Prodi ha lanciato Gianni Letta (non Rivera, Letta) alla poltrona di commissario della Federcalcio; da qualche ora si mormora che Marco Travaglio sia in corsa per la direzione del quotidiano corsaro simbolo della nuova moralizzazione, nientemeno che il famoso Il Romanista. Con Moratti ottantunenne presidente, magari, una coppa Italia, finalmente, toccherà pure alla Roma.
Dunque, questa storia finirà così. La Juventus non esisterà più. Si scioglierà in quattro squadre, La Gioventù Operaista e la Juvepopolare che giocheranno sulla sponda sinistra del Po', l'Unione bianconera e la Juvecrociata che giocheranno sulla rive droite. Il Milan si trasformerà in Forza Milan (l'inno è già pronto... alziamoci, e siamo in tanti), mentre la Nuova Fiorentina, ex Florentia, ex Fiorentina, rifluirà nel grande calderone toscano, unendo le forze residue a quelle del Siena: socialdemocrazia tiepida e ininfluente, penseranno di fondare una squadra democratica, vivranno nella nostalgia dei bei tempi di Antonioni, poi ricalzeranno un paio di Tod's senza qualche chiodino e via a godersi di nuovo il derby con il Poggibonsi. Presidente: Giorgio La Malfa. Via libera alla transizione laziale, alle ortiche Di Canio e il bagaglio del post-fascismo, Paoletto non è più il miglior giocatore del Ventesimo Secolo: Alleanza Lazionale è la nuova formazione, il celeste c'è già, la fiamma arderà poco pochino, chi non salta della Roma è. A Milano impera il neroazzurro, quelli del doppio Stato calcistico, Inter tornerà Internazionale, poi per confondere ancor più le acque si chiamerà Ambrosiana, infine vincerà il proprio scudetto eleggendo Massimo Moratti al Quirinale: quando avrà 81 anni. Alla Seconda Repubblica Calcistica non mancherà il suo Leoluca Orlando: si è già proposto Francesco Totti con una dichiarazione che è un programma politico: "Serve una pulizia totale. Bisogna ripartire da zero". Promesso: niente più sputi in eurovisione, il Pupone moralizzerà istinti e saliva. In serie A compariranno squadre peones, l'Albinoleffe e il Moncalieri, il Monopoli e la Solbiatese e alla quindicesima partita ci saremo ammazzati di noia, Sky chiederà di cambiare registro e almeno in una votazione proveremo a rilanciare Moggi, il cui bacio con Dondarini sarà rimasto nelle carte visionarie di qualche pm dello sport. Due indizi che andrà a finire così: oggi Prodi ha lanciato Gianni Letta (non Rivera, Letta) alla poltrona di commissario della Federcalcio; da qualche ora si mormora che Marco Travaglio sia in corsa per la direzione del quotidiano corsaro simbolo della nuova moralizzazione, nientemeno che il famoso Il Romanista. Con Moratti ottantunenne presidente, magari, una coppa Italia, finalmente, toccherà pure alla Roma.
Il saluto di Daw al Compagno Presidente
Sì, lo so, gira da tre giorni, è linkato da tutti i blog possibili e immaginabili, ha raccolto più di 500 commenti. Ma io non ho avuto tempo di aggiornare Walking Class causa sovraccarico di impegni e quindi ho il dovere-piacere di riprendere i post tributando il più ironico omaggio al nuovo Compagno Presidente che sia apparso in queste ore sul web: grazie a Daw.
mercoledì, maggio 10, 2006
Eletto il nuovo Presidente della Repubblica
Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha proclamato l'elezione di Giorgio Napolitano al Colle con 543 voti. Hanno ottenuto voti Bossi (42), D'Alema (10), Ferrara (7), Letta (6), Berlusconi (5), Pininfarina (3), Di Piazza (3). Dieci le schede disperse, 347 le bianche, 14 le nulle.
martedì, maggio 09, 2006
L'editoriale di Ideazione (numero 4/2006)
Occasione irripetibile
di Pierluigi Mennitti
"C’è qualcosa di molto più solido nel dato elettorale che lo scorso mese sembra aver consegnato l’Italia a una fase di instabilità e incertezza sotto l’egida di una flebile maggioranza parlamentare dell’Unione. C’è il consolidamento dell’area politica e culturale di centrodestra dopo tredici anni di transizione istituzionale; un’area che, presentatasi al voto nelle condizioni peggiori possibili, è emersa come un incubo per gli avversari, come una sorpresa per i sostenitori, dalla nebbia dei sondaggi e degli exit poll, passando indenne attraverso le pagine dei grandi quotidiani nazionali, le rappresentazioni cinematografiche caricaturali, gli scaffali librari di saggistica e di letteratura, appesantiti da studi e racconti che non studiano e non raccontano nulla se non il piccolo mondo antico di una élite autoreferenziale, perduta tra malinconie esistenziali e presunzioni moralistiche. Dunque, la notizia uscita dalle urne è che la Right Nation italiana esiste e non è un’invenzione intellettualistica. È fatta di cittadini, elettori, schede, umori, passioni, idee, interessi, comportamenti. E anche di riviste, fondazioni, centri culturali, piccoli editori coraggiosi" [... continua su Ideazione].
di Pierluigi Mennitti
"C’è qualcosa di molto più solido nel dato elettorale che lo scorso mese sembra aver consegnato l’Italia a una fase di instabilità e incertezza sotto l’egida di una flebile maggioranza parlamentare dell’Unione. C’è il consolidamento dell’area politica e culturale di centrodestra dopo tredici anni di transizione istituzionale; un’area che, presentatasi al voto nelle condizioni peggiori possibili, è emersa come un incubo per gli avversari, come una sorpresa per i sostenitori, dalla nebbia dei sondaggi e degli exit poll, passando indenne attraverso le pagine dei grandi quotidiani nazionali, le rappresentazioni cinematografiche caricaturali, gli scaffali librari di saggistica e di letteratura, appesantiti da studi e racconti che non studiano e non raccontano nulla se non il piccolo mondo antico di una élite autoreferenziale, perduta tra malinconie esistenziali e presunzioni moralistiche. Dunque, la notizia uscita dalle urne è che la Right Nation italiana esiste e non è un’invenzione intellettualistica. È fatta di cittadini, elettori, schede, umori, passioni, idee, interessi, comportamenti. E anche di riviste, fondazioni, centri culturali, piccoli editori coraggiosi" [... continua su Ideazione].
In edicola Ideazione di maggio-giugno
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Sbianchettamenti
Le cose cambiano di ora in ora. E la notte porta scompiglio. Si sbianchetta dappertutto. La Casa vota Scheda Bianca. Così dicono. E se anche l'Unione convergesse, ora e sempre Scheda Bianca presidente. Oggi due votazioni. Votate, gente, votate. A Roma piove di brutto. Piazza Montecitorio rimarrà deserta. L'ammuina ci interessa poco. Prima pagina di Libero: fate eleggere il presidente ai bergamaschi. Prima pagina del Foglio: se son prudenti, almeno, non mettono a bollire i piccini. Largo ai pizzini. Qui si tifa per Napolitano. Ma... noi non siamo Napolitani!
lunedì, maggio 08, 2006
Rosso di sera, Napolitano si spera
Qui nel centro di Roma è un gran casino. Politici di qua, giornalisti di là, portaborse di su, autisti di giù e un fastidiosissimo elicottero che volteggia poco sopra i tetti facendo un rumore d'inferno: c'è il gotha politico del paese che gironzola per vicoli e trattorie, e l'elicottero vigila sulla loro sicurezza. Ma tra una fettuccina e l'altra, mentre il sole tramonta rosseggiando all'orizzonte, si sussurra che già da domani, e fin dalla prima votazione, Scheda Bianca potrebbe trasformarsi in Giorgio Napolitano. E pure Gianni Letta. Accordo fatto? Si torna alla monarchia? Si avvicina l'ora del figlio del Re? Qui si tifa sempre Giorgio Napolitano, da prima che l'Unione lo lanciasse in pista. Intanto, leggete fra le righe. Viva il Re.
Altro che Follini: l'Udc con Giovanni Boggero
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Quirinale. Si parte al buio
Il centrodestra vota il candidato di bandiera Gianni Letta. L'Unione vota scheda bianca. Su Giorgio Napolitano non c'è intesa. Si parte al buio. Nel 1985 feci fatica a far capire a una mia carissima amica che quel Bianca che veniva nominato di tanto in tanto nella diretta tv del voto non era l'antagonista di Francesco Cossiga. Allora Cossiga venne eletto al primo scrutinio: 752 voti. Il famigerato Bianca ne prese 141. Oggi ne prenderà di più. Sarà la sua rivincita. Qui si tifa per Giorgio Napolitano.
Quirinale
Lo scenario più probabile resta il seguente. Il centrosinistra parte con Giorgio Napolitano (la candidatura preferita da questo blog) ma il centrodestra non la vota. Napolitano viene impallinato per tre votazioni. Dalla quarta si ritorna su Massimo D'Alema. Il centrosinistra se lo vota da solo. E viene eletto. Il centrodestra si lancerà in campagna elettorale (amministrativa) e referendaria agitando il pericolo del regime comunista. Proseguiremo ancora per molti mesi con uno scontro frontale che non promette nulla di buono per l'Italia. Sarebbe stato meglio affrontare seriamente e fattivamente un'ipotesi di grosse Koalition.
domenica, maggio 07, 2006
sabato, maggio 06, 2006
C'è anche questa Italia orgogliosa e composta
I familiari di Manuel Fiorito hanno scritto un comunicato in cui dicono di confidare che "il sacrificio di Manuel possa essere d'incoraggiamento ai colleghi che continuano ad operare per l'affermazione dei valori democratici in tutti i luoghi in cui operano le nostre forze armate. Inoltre ringraziano per l'assistenza e la partecipazione all'immenso dolore l'esercito italiano". A noi, che scriviamo nel tranquillo rifugio dei nostri uffici e delle nostre case, queste parole non costano niente. Dunque preferisco postare quelle di chi le esprime con sofferenza e con compostezza.
venerdì, maggio 05, 2006
Gran Bretagna, la notte festosa dei new-con
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giovedì, maggio 04, 2006
In ricordo di Jean-François Revel
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Un sorriso (ebraico) a Berlino
Ho letto questo post dal blog tocquevilliano Deborahfait e voglio segnalarvelo. Mette insieme molte cose che amo: Israele, Berlino, i sorrisi e una certa capacità di sciogliere con gesti semplici la pesantezza della storia e della vita. A volte basta un compleanno e una bella idea al neon.
Il ritorno della 500
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Che schifo/2
«Laviamoci di meno, lo predico da una vita. C’è gente che si fa il bagno ogni giorno sprecando 100 litri di acqua saponata che inquinano i fiumi. Io me lo faccio una volta alla settimana, il sabato, nella vasca piccola e con poca acqua, senza schiuma ». Come un tempo. Garantisce Fulco Pratesi, presidente e fondatore del Wwf che pratica l’austerity idrica già da un pezzo. Molto prima della rivelazione del sindaco di Londra, Ken Livingstone. «Non siamo così sporchi, anzi più uno si lava e più attiva certi processi di reazione della pelle. Il cavallo mica si fa il bagno eppure profuma di petunia». Si avvicina l’estate, la stagione più olfattivamente temuta, e lei consiglia di tagliare sulle docce? «Una al giorno è esagerata, basta ogni tre. Poi certo bisogna lavarsi a pezzi: piedi, parti delicate e ascelle, strofinando dove serve. Sono pulitissimo, nessuno mi ha mai detto che puzzo, spero non l’abbiano fatto per educazione».
mercoledì, maggio 03, 2006
Funerali di Stato
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Update. Per una corretta espressione di tutte le posizioni, qui l'intervista di Alfonso Pecoraro Scanio al Corriere della Sera nella quale offre la sua versione. Ognuno giudichi come crede. Noi restiamo della nostra opinione.
Bruxelles interrompe negoziati con la Serbia
I negoziati della Commissione Ue con la Serbia per giungere ad un accordo di stabilizzazione e associazione sono stati interrotti ieri a seguito del mancato arresto da parte delle autorità di Belgrado dell'ex generale Ratko Mladic, accusato di genocidio dal tribunale Onu per i crimini di guerra. Lo ha reso noto il commissario europeo all'allargamento Olli Rehn, valutando come "deludente" il rapporto di collaborazione con le autorità serbe: "Nessuno è al di sopra delle righe", ha concluso Rehn. Un brutto colpo per le speranze di Belgrado di concludere al più presto questi negoziati e di avviare quelli più complessi per l'integrazione nell'Unione Europea. La strada sarebbe stata comunque lunga, ma questo stop complica le cose e rischia di prolungare a tempo indeterminato il lungo dopoguerra serbo. Un peccato per un paese che sta conoscendo una interessante ripresa, anche economica, e la cui popolazione sembra assai più avanti rispetto ai politici che la governano. Approfondimenti da B92, Repubblica, Ansa Balcani, Iwpr.
Bonino alla Difesa? Unfit!
Mario Sechi argomenta perché a suo giudizio (e anche al nostro) Emma Bonino è "unfit" ad assumere la guida del dicastero della Difesa. E nei commenti al suo post, segue interessante dibattito.
martedì, maggio 02, 2006
Il cuore dell'Italia è qui
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Che schifo
Nel panorama di una politica inglese sempre più sensibile a temi come effetto serra e risparmio energetico, il sindaco di Londra, Ken Livingstone, ha annunciato che da circa 15 mesi nessun membro della sua famiglia usa lo scarico del gabinetto dopo aver urinato, per non sprecare acqua [da Corriere.it].
Uomini, scimmie e la comunità di eguali
La conclusione dell'articolo di Eugenia Roccella su Emporion, che verrà pubblicato nella notte. Insomma, un'anticipazione. L'articolo integrale, potete leggerlo domani.
"Il paradosso è ancora più visibile se si pensa che la Spagna non ha mai risolto l’annosa questione dei tori maltrattati e sacrificati nelle corride; la sensibilità del governo di Zapatero di fronte alle sofferenze e ai diritti degli animali, si dissolve quando si tratta di affrontare un tema impopolare. La sostanza della proposta sui primati sarebbe anche condivisibile: le norme in discussione sono, in realtà, semplici norme di tutela, che vietano di mettere in schiavitù, uccidere o maltrattare le grandi scimmie. Ma è la costruzione ideologica che c’è dietro a distorcere le intenzioni e rendere assurdo l’intero progetto. Lo scopo fondamentale, infatti, non è proteggere gli animali, ma equipararli, in linea di principio, all’uomo, togliendo a quest’ultimo lo statuto di esclusivo detentore dei diritti umani. E’ chiaro che un animale, per quanto intelligente, adorabile, intuitivo e simile all’uomo possa essere, non riuscirà mai a esercitare effettivamente un diritto. E’ chiaro che è responsabilità dell’uomo tutelare chi è inerme, innocente, chi non può ribellarsi ad angherie e soprusi. Gli animali, naturalmente, sono tra questi: ma questo atteggiamento responsabile degli umani si chiama protezione, e presuppone una disuguaglianza, uno squilibrio di potere, non una “comunità di eguali”. Se non vogliamo mentire, ma vogliamo chiamare le cose con il loro nome, dobbiamo ammettere che la tutela si adotta proprio nei confronti di chi non può avere diritti".
"Il paradosso è ancora più visibile se si pensa che la Spagna non ha mai risolto l’annosa questione dei tori maltrattati e sacrificati nelle corride; la sensibilità del governo di Zapatero di fronte alle sofferenze e ai diritti degli animali, si dissolve quando si tratta di affrontare un tema impopolare. La sostanza della proposta sui primati sarebbe anche condivisibile: le norme in discussione sono, in realtà, semplici norme di tutela, che vietano di mettere in schiavitù, uccidere o maltrattare le grandi scimmie. Ma è la costruzione ideologica che c’è dietro a distorcere le intenzioni e rendere assurdo l’intero progetto. Lo scopo fondamentale, infatti, non è proteggere gli animali, ma equipararli, in linea di principio, all’uomo, togliendo a quest’ultimo lo statuto di esclusivo detentore dei diritti umani. E’ chiaro che un animale, per quanto intelligente, adorabile, intuitivo e simile all’uomo possa essere, non riuscirà mai a esercitare effettivamente un diritto. E’ chiaro che è responsabilità dell’uomo tutelare chi è inerme, innocente, chi non può ribellarsi ad angherie e soprusi. Gli animali, naturalmente, sono tra questi: ma questo atteggiamento responsabile degli umani si chiama protezione, e presuppone una disuguaglianza, uno squilibrio di potere, non una “comunità di eguali”. Se non vogliamo mentire, ma vogliamo chiamare le cose con il loro nome, dobbiamo ammettere che la tutela si adotta proprio nei confronti di chi non può avere diritti".
lunedì, maggio 01, 2006
Il primo Maggio dei rompicoglioni
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