Un incidente stradale. Una macchina che sbanda, invade l'altra corsia e si schianta frontalmente con un veicolo che arriva in direzione opposta. Così è morto poche ore fa nella sua Polonia Bronislaw Geremek, professore di storia medievale, esponente di primo piano di Solidarnosc e della dissidenza anti-comunista, ministro degli Esteri della Polonia dal 1997 al 2000, poi deputato europeo e fiero oppositore del populismo dei gemelli Kaczynski (furiosa la polemica sulla "lustracja"). Aveva settantasei anni. Era una delle menti più lucide della Nuova Europa e con il curriculum che si ritrovava, uno dei padri di questo continente ritrovato dopo gli anni della divisione. Un uomo di grande cultura prestato alla politica ma che nella politica aveva trovato modo di trasmettere passione, combattività, cultura. Era considerato un po' la coscienza critica dell'Europa, sempre pronto a cogliere il significato profondo di un continente allargato ad est in opposizione alle banalità che sull'argomento vengono declinate a est e ad ovest. Nell'ultimo periodo, in seguito alla diaspora politica del gruppo storico di Solidarnosc, si era accasato nel gruppo liberal-riformista, alla ricerca di un centrismo democratico che fosse il più possibile lontano dal rancore fatto politica dei gemelli Kaczynski. Conosciuto e stimato anche ad ovest, e soprattutto in Francia, affidava spesso ai quotidiani transalpini le sue riflessioni sui temi caldi del momento. Due settimane fa, in seguito al no referendario dell'Irlanda, avevo ripreso per la rassegna stampa europea settimanale un suo contributo da Le Monde, che qui ripropongo come eredità intellettuale di un grande uomo che oggi lascia noi europei un po' più poveri.
La notizia su Gazeta Wyborcza (in polacco), Le Monde, BBC. Questa l'intervista concessa a CaféBabel (in italiano) nella quale criticava con compostezza la politica sulla "lustracja" del governo Kaczynski. Dal settimanale tedesco Die Zeit tre articoli su Geremek: uno, due e tre.