Cresce anche sul piano politico la polemica per il modo in cui il governo tedesco sta organizzando la sicurezza del vertice del G8 ad Heiligendamm. Liberali e Verdi protestano per i costi eccessivi di tutto l'apparato e per il clima di paura che, sostengono anche esponenti parlamentari dell'SPD, rimanda ai vecchi metodi della Stasi. Più che alla Stasi guardano a Genova i militanti dei gruppi no-global che scendono in corteo in diverse città sia contro le perquisizioni delle settimane scorse che contro il divieto di manifestazione ad Heiligendamm. Denunciano la criminalizzazione dei gruppi antagonisti e un clima che, a loro dire, ricorda l'atteggiamento delle forze dell'ordine italiane durante il G8 di Genova. Per il momento, però, una delle vittime di questo confronto sta dall'altra parte: è Kai Diekmann, il direttore del quotidiano popolare Bild, dal taglio politico populista e conservatore, la cui auto è stata incendiata la notte scorsa da estremisti.
A dar man forte alle polemiche arriva anche Amnesty International che prende di mira "la politica della paura" che molti Stati stanno adottando con la scusa della guerra al terrorismo. Al centro del dibattito c'è il diritto di manifestare la propria opinione garantito dalla Costituzione tedesca e le possibilità di una sua sospensione temporanea per motivi di ordine pubblico. Ma il ministro degli Interni Wolfgang Schäuble non cede di un millimetro e difende con puntiglio tutto il sistema di sicurezza approntato per consentire agli otto grandi di discutere in tranquillità.