martedì, febbraio 28, 2006

I danni dell'umanesimo ateo (e dello zapaterismo)

Paolo Flores D’Arcais – Mi sembra che lei sostenga che la Chiesa è compatibile con la democrazia, ma solo perché le affermazioni in contrario, che pure vengono dalle massime gerarchie della Chiesa, papi compresi, e che ruotano intorno al concetto di “natura umana” che viene fatta coincidere con la morale cattolica, rappresentano secondo lei una specie di reperto archeologico. Ho capito bene?
José Luis Rodrìguez Zapatero – Sì, lo devono conservare perché altrimenti tutta la loro dottrina perde fondamento in modo considerevole; ma l’idea di una legge naturale al di sopra delle leggi che si danno gli uomini è una reliquia ideologica dinnanzi alla realtà sociale e a quella che è stata la sua evoluzione. Un’idea rispettabile ma un vestigio del passato.
Micromega, Dialogo sulla laicità

Ciononostante, quella che un tempo per l’uomo biblico era una liberazione, divenne per i sostenitori dell’umanesimo ateo una schiavitù. La libertà umana non poteva coesistere con il Dio degli ebrei e dei cristiani e, secondo l’umanesimo ateo, la grandezza dell’uomo richiedeva il rifiuto del Dio biblico. Questo, secondo Padre de Lubac, fu qualcosa di drammaticamente nuovo: non si trattava dell’ateismo di individui scettici, quanto piuttosto d’un umanesimo ateo, un ateismo con una elaborata ideologia e un programma di trasformazione del mondo.
In quanto storico delle idee, de Lubac sapeva che le idee hanno delle conseguenze e che le cattive idee possono avere conseguenze fatali. Al cuore delle malvagità delle grandi tirannie della metà del XX secolo – comunismo, fascismo e nazismo – Padre de Lubac individuò gli effetti letali del connubio tra la tecnologia moderna e le idee culturali sorte dall’umanesimo ateo.
Egli riassunse così gli esiti cui portò questa unione fatale: “Non è poi vero, come pare si voglia dire qualche volta, che l’uomo sia capace di organizzare la terra senza Dio. Ma ciò che è vero è che, senza Dio, egli non può, alla fin dei conti, organizzarla che contro l’uomo”. Questo è ciò che hanno dimostrato le tirannie della metà del XX secolo: l’umanesimo ultramondano è inevitabilmente un umanesimo inumano, e quest’ultimo non può né sostenere, né alimentare, né difendere il progetto democratico: può soltanto metterlo in pericolo o attaccarlo.
George Weigel, La Cattedrale e il Cubo