sabato, novembre 26, 2005
Pit stop: Brindisi
Ricarichiamo le batterie nella città natale. Che, secondo l'ultima indagine Sole 24 Ore, ha ottenuto un dignitosissimo posto di metà classifica nella graduatoria delle città per la qualità della vita. Ai primi posti fra le città del Mezzogiorno, prima dei capoluoghi della Puglia.
giovedì, novembre 24, 2005
Weihnachtsmärkte, i mercatini di Natale
Se c'è un motivo per cui vale la pena invidiare gli amici italiani che vivono in Germania, quello è la possibilità di frequentare i Weihnachtsmärkte, i mercatini natalizi che rallegrano le piazze delle città di Germania, Austria e Svizzera (ma ora anche delle zone di confine del Belgio, della Francia e dell'Italia, l'Alto Adige/Süd Tirol) a partire dal primo Avvento, che quest'anno cade la prossima domenica 27 novembre. Strade e piazze si riempiono di casette di legno, di luci soffuse e colori, di oggetti d'artigianato natalizio, di addobbi per gli alberi. L'aria s'impregna dell'odore dolciastro di Glühwein (in Italia lo chiamiamo vin brulé e questa è una ricetta piemontese) e di dolci natalizi: se vi fidate del vostro blogger, cercate di procurarvi in qualche modo i famosi Lebkuchen di Norimberga. L'atmosfera è romantica, allegra e ovattata allo stesso tempo, specie nelle città dove nevica, nelle quali una sottile coltre bianca sembra esaltare la dimensione nordica di questa festa. Come dicevamo, la tradizione è presente anche nell'Italia nord-orientale, in quelle terre a cavallo tra Italia e Austria, da Bolzano in sù, che offrono organizzazione e accoglienza straordinarie. In italiano è da qualche giorno uscita una piccola guida, agile e snella, pubblicata dalla Fbe edizioni. L'ha scritta Jeanne Perego, una giornalista e consulente di comunicazione che vive e lavora in Germania. S'intitola "Mercatini di Natale: Germania e Austria" e la potete ordinare qui. C'è l'elenco dei Weihnachtsmärkte più famosi e noi ne abbiamo scelti due, uno in Germania e uno in Austria, per non fare torto a nessuno. Uno più particolare e uno più tradizionale. Il primo è quello di Rostok, in Germania, sulla costa baltica e con l'atmosfera ventosa e "svedese" del mare del Nord (nella foto c'è anche un Babbo Natale su una nave vichinga ormeggiata in porto). Il secondo è quello di Innsbruk, in Austria, la capitale del Tirolo. Se vi piacciono le grandi città dovete ovviamente andare a Berlino e Vienna. Ma i mercatini hanno preso anche una piega "turistica" e si moltiplicano anche nelle piccole città e nei piccoli borghi: le new entry le trovate qui (Germania, Austria, Svizzera).
L'Europa e l'America di Angela Merkel
E' partito da Parigi (Le Figaro, Le Monde) il primo round d'incontri nelle capitali estere di Angela Merkel, quasi a spegnere sul nascere le preoccupazioni per un raffreddamento dei rapporti tra i due paesi che sono stati l'asse portante della diplomazia europea dal dopoguerra ad oggi. Certo, qualcosa è cambiato rispetto agli anni dell'abbraccio totale fra Chirac e Schröder, ma su quel sentiero anche Kohl e Mitterrand rafforzarono una grande amicizia e una grande intesa politica. Oggi c'è Chirac, domani, chissà, potrebbe esserci Sarkozy, uno con cui la Merkel ha stretto legami forti di identità politica e di strategia. La Francia rimane, per la Germania, l'interlocutore principale in Europa, ma non più esclusivo. Seconda tappa a Bruxelles (Le Soir, Der Spiegel), alla Commissione Europea per riaffermare il destino europeo della Germania ma soprattutto nella sede della Nato, per sottolineare il ritorno degli Stati Uniti come punto di riferimento fondamentale per Berlino e per l'Europa. La Nato come il luogo della sacra alleanza occidentale dove comporre tutte le divergenze emerse in questi ultimi anni. L'appello per la salvaguardia e il rafforzamento del legame transatlantico è il segnale più evidente del cambio di tono nella politica estera tedesca, il segno distintivo dell'ingresso della CDU nel governo nazionale e del suo ruolo di guida nella Grosse Koalition. Quindi, oggi, in volo verso Londra dove è stata la volta dell'incontro con Blair (The Times, Frankfurter Zeitung, Die Welt). Il quotidiano di Francoforte titola: "All'ombra della Lady di Ferro", e secondo noi fotografa perfettamente il clima del faccia a faccia a Downing Street. Finalmente si respira aria nuova a Berlino e la speranza è che l'aria duri e si propaghi nel resto dell'Europa.
Collina uno di noi
Si è confessato, una volta chiusa la carriera di arbitro. Pierluigi Collina ha reso noto il suo tifo calcistico. Il miglior arbitro del mondo ha sempre tifato per la Lazio. Lo ha stregato, in gioventù, uno dei giocatori più eleganti e tenaci della storia del calcio italiano: Pino Wilson. Walking Class confessa anche lui: è della Lazio e in anni di onorata carriera da stadio non s'è mai accorto che Collina fosse "uno di noi". Anche se, guardando questa foto qui accanto...
Il programmismo della sinistra
Bell'articolo di Dario Di Vico sul Corriere della Sera sul programma che il centrosinistra sta elaborando per le prossime elezioni. Di Vico, vicedirettore del Corriere, è un giornalista di grande qualità, autore di uno dei pochi reportage seri sul declino dell'Italia (Rizzoli BUR) pieno di dati, notizie, analisi che non lasciano scampo a strumentalizzazioni incrociate di tipo politico. Nell'editoriale di oggi evidenzia l'ambiguità e la vaghezza del programma che si va elaborando nelle sedi dei partiti e l'eccessiva verbosità. E sprona l'Unione: scelgano alcuni punti essenziali e ci facciano sapere dove vogliono condurre l'Italia.
mercoledì, novembre 23, 2005
Die Kanzlerin: "Ich schwöre"
Per la Germania è stata una giornata storica. Dopo due mesi di trattative, Angela Merkel è stata votata dal Bundestag e ha giurato sulla Costituzione. E' la prima cancelliera della storia tedesca, la prima politica proveniente dalla vecchia DDR, la più giovane di tutti i cancellieri. Un record dietro l'altro. Di fronte a sé un compito difficile, quello di rimettere in ordine i conti, proseguire e accentuare le riforme economiche e sociali, convincere i suoi elettori della necessità di razionalizzare lo Stato sociale per renderlo compatibile ai tempi della concorrenza globale e dello squilibrio demografico. A sostenerla una coalizione tutta da scoprire nella sua solidità e nella sua compattezza. Due partiti che si sono combattuti sino all'ultimo, sono oggi insieme in una Grosse Koalition che rende scettici tutti i commentatori stranieri. Lei, Angela Merkel, getta sul tavolo la sua laboriosità e la sua tenacia, la stessa che l'ha condotta dalla delusione elettorale per un successo sfumato alla guida della principale nazione d'Europa. Buona fortuna, Angie.
Rassegna video: il giuramento di Angela Merkel (da ARD). Il commento di Henry Kissinger dal Washington Post
Rassegna stampa: Frankfurter Allgemeine Zeitung, Der Spiegel, Der Tagesspiegel, Deutsche Welle (inglese), Bild, Die Welt, Die Zeit, Cicero, die tageszeitung, Süddeutsche Zeitung, Handelsblatt.
Rassegna blog: GermanyNews, Statler & Waldorf, Antibuerokratieteam, Martin-Hagen, das politisch inkorrekte, Alexander Schmidt, Carletto Darwin, Dankeschön!, A casa di Isa.
Rassegna video: il giuramento di Angela Merkel (da ARD). Il commento di Henry Kissinger dal Washington Post
Rassegna stampa: Frankfurter Allgemeine Zeitung, Der Spiegel, Der Tagesspiegel, Deutsche Welle (inglese), Bild, Die Welt, Die Zeit, Cicero, die tageszeitung, Süddeutsche Zeitung, Handelsblatt.
Rassegna blog: GermanyNews, Statler & Waldorf, Antibuerokratieteam, Martin-Hagen, das politisch inkorrekte, Alexander Schmidt, Carletto Darwin, Dankeschön!, A casa di Isa.
martedì, novembre 22, 2005
Africa. On line il nuovo numero di Emporion
Quando si parla di Africa si tende sempre a nascondere la situazione politica ed economica sotto il velo di un romanticismo da romanzo. E invece il Continente nero presenta una situazione in movimento che lascia sperare in un futuro finalmente migliore. Emporion aveva raccontato l’Africa tre anni fa. Oggi l’integrazione politica sul modello dell’Unione Europea segna timidi passi in avanti. L’economia, seppur a fatica, è in ripresa nei paesi chiave. La società mostra segnali incoraggianti: tale è, ad esempio, lo sviluppo dei sistemi di comunicazione digitale. L’Occidente e l’Europa possono fare molto: ad esempio, favorire la diffusione della democrazia. Buona lettura.
Invito per i TocqueVillers romani
Cotta e mangiata l'organizzazione di un incontro speciale, domani 23 novembre alle 12.30 nella sede di Ideazione, con il corrispondente di Ideazione da Washington Marco Vicenzino, direttore del Global Strategy Project e analista di politica internazionale. Tema: i recenti sviluppi in Medio Oriente, dagli attentati ad Amman ai progressi della democrazia in Iraq, sino alle ultime novità della politica israeliana. L'incontro, informale e colloquiale, è aperto anche ai blogger romani di TocqueVille che possono raggiungere facilmente la sede di Ideazione. Dove? In piazza Sant'Andrea della Valle 6 (secondo piano), nei pressi di Largo Argentina tra il Senato e Corso Vittorio.
Nel pomeriggio, alle 17, Vicenzino sarà ospite della Fondazione Magna Carta nella sede del Centro Studi Americani in via Caetani 32 per una conferenza sul tema: l'America al bivio, la politica estera Usa nel mondo globalizzato.
Marco Vicenzino ha scritto sull'ultimo numero di Ideazione un commento sulle recenti elezioni in Egitto (a Ideazione parleremo anche di quello). Vi segnalo invece l'ultimo suo articolo apparso sull'edizione on line Ideazione.com sulla Road Map.
Nel pomeriggio, alle 17, Vicenzino sarà ospite della Fondazione Magna Carta nella sede del Centro Studi Americani in via Caetani 32 per una conferenza sul tema: l'America al bivio, la politica estera Usa nel mondo globalizzato.
Marco Vicenzino ha scritto sull'ultimo numero di Ideazione un commento sulle recenti elezioni in Egitto (a Ideazione parleremo anche di quello). Vi segnalo invece l'ultimo suo articolo apparso sull'edizione on line Ideazione.com sulla Road Map.
Ideazione, in edicola il nuovo numero
E' disponibile da qualche giorno nelle edicole (e nelle librerie) il numero di novembre-dicembre del bimestrale Ideazione. Nuova grafica (più sobria ed elegante), nuovo stile (una sola sezione monografica e molti più saggi su argomenti diversi), con il livello qualitativo di sempre. Su Ideazione.com, oltre a poter consultare il sommario completo dell'ultimo numero del 2005, è già possibile leggere gratuitamente alcuni articoli: l'editoriale di Domenico Mennitti sui nuovi scenari della politica italiana, un breve excursus di Andrea Mancia sui sondaggi dalla fine del 2002 ad oggi, un saggio di Benedetto Della Vedova sul declino del modello sociale europeo, uno di Vittorio Mathieu su Alexis de Tocqueville (prima parte di una sezione dedicata a "Democrazia e povertà"). Dulcis in fundo, quello che riteniamo uno dei migliori articoli pubblicati quest'anno da Ideazione: Tramonto zapateriano di Enzo Reale (del blog 1972). Leggetelo e capirete che non abbiamo esagerato. Il sottoscritto, tanto per cambiare, ha scritto di Germania. Ma l'articolo non è on line, dovete comprarvi la rivista. Intanto, i blogger di TocqueVille continuano a sfornare primizie per Ideazione.com: oggi è il turno di Paolo Della Sala (Le guerre civili) e Stefano Magni (Oggettivista).
lunedì, novembre 21, 2005
Processo di Norimberga
E' il sessantesimo anniversario del processo di Norimberga. Oltre a segnalare l'ultimo libro sull'argomento (in italiano) appena sfornato da Rizzoli, riportiamo un articolo della BBC su come in Germania si stanno organizzando per ricordare l'evento. Mostre, convegni, manifestazioni si aggiungeranno ai tanti musei di qualità eccellente che ricostruiscono le ragioni, i giorni e le sequenze del più grande processo internazionale della storia. Walking Class è stato questa estate a Norimberga. Ne ha scritto nel suo Tagesbuch. Qui riportiamo i post che riguardavano la storia della Norimberga nazista: uno, due e tre. L'ultimo riguarda la visita alla sala del processo.
domenica, novembre 20, 2005
Francesi con gli occhi a mandorla
A furia di difendersi dalla colonizzazione dell'americanismo, i francesi si sono fatti fregare le brasserie dai cinesi.
TocqueVille europea
Anche se ormai è on line da qualche settimana e forse l'avete già letto, ai più distratti volevo segnalare l'articolo di Enzo Reale pubblicato sul numero di settembre-ottobre della rivista Ideazione e riportato successivamente nell'edizione on line. Si parla dei blog liberali europei: un'ampia analisi, un elenco di link, un'ottima lettura. L'articolo inizia così: "Segni particolari: credono nella democrazia e nella libertà come valori universali da proteggere e da diffondere, non sanno che farsene dell’appeasement con dittatori e terroristi, si ostinano a voler distinguere tra vittime e carnefici e non hanno paura di usare il T-word, hanno nel liberalismo di matrice anglosassone la loro stella polare, sono critici verso i vizi e le ambiguità del vecchio continente, rifiutano il ricatto del politicamente corretto. E, come se non bastasse, si muovono in territorio ideologicamente ostile. A chi corrisponde l’identikit? AllaTocqueVille europea o, se preferite, ai blog filoamericani nell’antiamericana Europa". La versione integrale la trovate qui.
sabato, novembre 19, 2005
Cina, pellicce low cost
Chissà perché alcune persone paiono insensibili quando si cerca di sollecitarle sui temi dell'oppressione dei diritti degli individui. Per quel che riguarda la Cina, forse potremmo svegliarle mostrando questo servizio.
Paolo Conte
Sembra un buon momento per quel po' di musica italiana che ci piace. Questo è un altro grande. 'Sto mese tocca mettere un po' mano al portafoglio.
Dentro in Europa, fuori dal Mondiale
E' da un paio di giorni che volevamo accennare allo squallore offerto dalla nazionale turca in occasione della partita di ritorno dello spareggio per la qualificazione a Germania 2006. Anche perché qui si è a favore dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Ma si è contentissimi del fatto che la Turchia sia rimasta fuori dalla prossima competizione mondiale. Una squadra così violenta non merita la vetrina globale. A casa.
The Right Nation
Uno straordinario Andrea Mancia spiega su Nessuno Tv virtù e ragioni della blogosfera che non blogga a sinistra.
venerdì, novembre 18, 2005
L'anima dell'Europa
• L’altra Europa
Roberto Giardina
Bompiani, Milano, 2004
pp. 895, euro 15
Un lungo viaggio attraverso la geografia e la storia d’Europa, per riannodare le lacerazioni dei secoli passati e ridefinire il comune denominatore di un continente appena riunificatosi, dopo la fine della guerra fredda e del totalitarismo comunista. Questo è l’ultimo libro di Roberto Giardina, un volumone di quasi novecento pagine che si legge con la fluidità di un racconto di viaggi. L’autore ci conduce in lungo e in largo per otto itinerari, intersecando il Continente da sud a nord e da ovest ad est alla scoperta di luoghi storici e luoghi insoliti, città d’arte e paesi ricchi di storia, campi di battaglia napoleonici e cortine di ferro, borghi medievali e metropoli del Ventunesimo secolo. È una lunga, inesauribile narrazione dell’Europa contemporanea, come può leggerla un viaggiatore che prende auto e bagagli e s’incammina sulle vene del traffico odierno, tra autostrade e gallerie di nuova generazione, che accorciano i tempi, le distanze e le diversità, o vecchie strade statali che s’inerpicano sui passi alpini o si srotolano nelle foreste teutoniche o nelle steppe lapponi.
Giardina non è, tuttavia, un turista per caso. Siciliano, è da quindici anni corrispondente dalla Germania per i quotidiani Il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno. Prima a Bonn, ora a Berlino. È appassionato di storia e di imprese impossibili, come quella che nel 1994 lo spinse a tentare di convincere gli italiani ad amare i tedeschi. Ne venne fuori un libro di grande successo, tradotto anche in tedesco, che lanciò Giardina nel mondo dell’editoria che conta. Un paio di anni più tardi ci consegnò la più fluida storia dell’economia tedesca che sia capitato di leggere, narrata attraverso la biografia del marco tedesco che di lì a qualche anno avrebbe chiuso la sua carriera sciogliendosi nell’euro. E fedele ai suoi interessi, Giardina parte proprio dal mondo germanico per raccontarci il cuore dell’Europa, non solo geografico ma anche storico e politico. Si parte dalle valli dell’Inn e si risale lungo la Baviera e la Turingia, sconfinando nell’altra Europa oggi non più separata da confini mortali. Luoghi di ieri e di oggi scorrono nelle pagine del libro che riscopre l’anima di un Continente, dal Portogallo alla Scandinavia, da Saint-Tropez al Baltico, dalla penisola Iberica alla Romania per ritrovarsi al centro, a Strasburgo e Bruxelles, cuore di un’Europa politica che non sembra all’altezza di tanto passato.
Roberto Giardina
Bompiani, Milano, 2004
pp. 895, euro 15
Un lungo viaggio attraverso la geografia e la storia d’Europa, per riannodare le lacerazioni dei secoli passati e ridefinire il comune denominatore di un continente appena riunificatosi, dopo la fine della guerra fredda e del totalitarismo comunista. Questo è l’ultimo libro di Roberto Giardina, un volumone di quasi novecento pagine che si legge con la fluidità di un racconto di viaggi. L’autore ci conduce in lungo e in largo per otto itinerari, intersecando il Continente da sud a nord e da ovest ad est alla scoperta di luoghi storici e luoghi insoliti, città d’arte e paesi ricchi di storia, campi di battaglia napoleonici e cortine di ferro, borghi medievali e metropoli del Ventunesimo secolo. È una lunga, inesauribile narrazione dell’Europa contemporanea, come può leggerla un viaggiatore che prende auto e bagagli e s’incammina sulle vene del traffico odierno, tra autostrade e gallerie di nuova generazione, che accorciano i tempi, le distanze e le diversità, o vecchie strade statali che s’inerpicano sui passi alpini o si srotolano nelle foreste teutoniche o nelle steppe lapponi.
Giardina non è, tuttavia, un turista per caso. Siciliano, è da quindici anni corrispondente dalla Germania per i quotidiani Il Resto del Carlino, La Nazione e il Giorno. Prima a Bonn, ora a Berlino. È appassionato di storia e di imprese impossibili, come quella che nel 1994 lo spinse a tentare di convincere gli italiani ad amare i tedeschi. Ne venne fuori un libro di grande successo, tradotto anche in tedesco, che lanciò Giardina nel mondo dell’editoria che conta. Un paio di anni più tardi ci consegnò la più fluida storia dell’economia tedesca che sia capitato di leggere, narrata attraverso la biografia del marco tedesco che di lì a qualche anno avrebbe chiuso la sua carriera sciogliendosi nell’euro. E fedele ai suoi interessi, Giardina parte proprio dal mondo germanico per raccontarci il cuore dell’Europa, non solo geografico ma anche storico e politico. Si parte dalle valli dell’Inn e si risale lungo la Baviera e la Turingia, sconfinando nell’altra Europa oggi non più separata da confini mortali. Luoghi di ieri e di oggi scorrono nelle pagine del libro che riscopre l’anima di un Continente, dal Portogallo alla Scandinavia, da Saint-Tropez al Baltico, dalla penisola Iberica alla Romania per ritrovarsi al centro, a Strasburgo e Bruxelles, cuore di un’Europa politica che non sembra all’altezza di tanto passato.
Il signor G in DVD
E' appena uscito in libreria. Tutta la storia filmata del grande Giorgio Gaber in un solo cofanetto con libri, testi delle canzoni e due DVD. Appena smetto di strimpellare sulla tastiera esco e filo diritto in libreria. Voi, nel frattempo, cliccate su un paio di suggerimenti internettiani: questo (il sito cult non ufficiale), questo (l'associazione culturale), e questo (la biografia su Wikipedia).
Tutto d'un pezzo? Ancora su Fisichella
Prendo spunto dal dibattito che si è acceso nei commenti al post precedente per riportare qui visibile un ulteriore riflessione sul caso Fisichella, già pubblicata proprio sui commenti (con qualche lieve variazione). E sul punto che sembra fare più polemica: il fatto cioè che il senatore non si sia dimesso dalla carica parlamentare. Domenico Fisichella si è dimesso da AN e questo è un fatto che riguarda soprattutto quel partito e tutte le valutazioni politiche che ne conseguono e di cui ho parlato anche nel post precedente. Ribadisco con fermezza, però, che queste scelte hanno forza se si portano fino in fondo: da un uomo tutto d'un pezzo (e che di questo suo essere tutto d'un pezzo fa la sua forza) mi sarei aspettato una scelta tutta d'un pezzo. Soprattutto perché sarebbe costata poco anche in termini di sacrificio personale, visto che fra pochi mesi ci sono nuove elezioni (era l'osservazione di un lettore). Il professore può legittimamente proseguire la sua carriera politica in un altro partito, se crede di poter offrire alla vita pubblica nuovi contributi. Su questo sarebbe stato opportuno che anche gli elettori avessero potuto dire la loro, votando direttamente il professor Fisichella nelle liste, magari, dell'Unione. Ma purtroppo la nuova legge elettorale (voluta da Berlusconi, e qui non si fanno sconti a nessuno!) metterà tutti i candidati al riparo delle poderose mammelle di partiti deboli e per questo arroganti. E tuttavia, ribadisco, non apprezzo chi fa scelte a metà e, non condividendo più una esperienza politica pretende però di continuare a mantenere onori, fanfare e privilegi legati a una carica derivata da quella esperienza politica. E' un'operazione semplice, si chiama restituzione del mandato elettorale agli elettori. L'istituto delle dimissioni è in questo paese talmente poco frequentato che ormai nessuno se ne scandalizza più. Ma è la cosa che fa distinguere un uomo tutto d'un pezzo da un uomo di uno, nessuno e centomila pezzi. Dalle parti dove è nato il professor Fisichella, li chiamano Quaquaraquà.
Il caso Fisichella e le dimissioni mancate
Abbiamo atteso un giorno per esprimere la nostra opinione sulla vicenda Fisichella, il senatore-professore di An che ha lasciato il partito dopo il voto favorevole alla devolution. E c'è un motivo. Il professor Fisichella è stato il relatore della tesi con il quale il titolare di questo blog si è immeritatamente laureato ormai troppi anni fa all'Università di Roma. Per il professore di tesi si porta una venerazione a prescindere. E per Fisichella una venerazione speciale, perché essere un professore di destra non era semplice all'università statale. Però.
Però la parabola politica del professore Fisichella evidenzia due aspetti. Il primo è stato rilevato da molti commentatori di oggi. L'addio del professore è solo l'ultimo di coloro che, nel 1994, fondarono Alleanza Nazionale integrando il gruppo storico missino e avviando il processo che nel congresso di Fiuggi (1995) sancì la definitiva fine dell'MSI e la definitiva nascita di AN. Prima di lui, nei mesi scorsi, avevano tagliato i ponti Fiori e Rebecchini, in polemica con le posizioni di Fini sul referendum sulla fecondazione assistita. Pur non potendo mettere sullo stesso piano la personalità e il valore del professor Fisichella con quella di Publio Fiori, è evidente che il progetto di Alleanza Nazionale si riduce oggi ai passi in avanti sulla via della democratizzazione, del rifiuto della tradizione fascista, del rifiuto del sistema economico corporativo, dell'accettazione di un libero sistema di mercato, del riequilibrio delle alleanze di politica estera che l'intero gruppo missino ha compiuto. Passi in avanti che ogni elettore può valutare con serenità di giudizio: per qualcuno saranno troppo pochi, per altri più che sufficienti.
Ma qui s'innesca un secondo aspetto. Da molto tempo, infatti, non si capiva più quale fosse il contributo specifico dei "non ex-missini" allo sviluppo di Alleanza Nazionale verso i lidi di una destra moderna. Nel 1994, in piena fase di sdoganamento, l'adesione singola di uomini come Fisichella o Fiori o Selva poteva avere un valore simbolico. Dodici anni dopo non è più sufficiente a determinare un percorso politico. Tanto più che nessuno di loro ha portato in AN altri uomini, altre forze, altri voti. Questi uomini, anzi, hanno usufruito del lavoro degli attivisti di partito e sono stati candidati in collegi sicuri: insomma, sono stati eletti grazie ad AN.
Ora abbiamo ascoltato le frasi con cui il senatore Fisichella ha abbandonato AN. Sono, ovviamente, del tutto legittime. Se però il professore vuole sottolineare l'alto profilo morale e ideale della sua decisione, il professor Fisichella dovrebbe dimettersi da vice-presidente del Senato e anche dal Senato stesso, restituendo agli elettori che lo hanno votato il mandato parlamentare. Solo così la sua battaglia assumerebbe il valore morale che oggi pretende di avere. Altrimenti si confermerebbe la solita tendenza a non assumere mai fino in fondo la responsabilità delle proprie scelte e a sfuggire alla gravità e alla solennità di certe decisioni. L'idealismo, che è sentimento nobile in politica specie di questi tempi, non va dichiarato, va praticato. Di politici che restano sempre e comunque attaccati alla poltrona, questo paese ne ha conosciuti e ne conosce a bizeffe. Se anche Fisichella facesse lo stesso, non avremmo proprio capito la specificità del suo contributo alla politica.
Però la parabola politica del professore Fisichella evidenzia due aspetti. Il primo è stato rilevato da molti commentatori di oggi. L'addio del professore è solo l'ultimo di coloro che, nel 1994, fondarono Alleanza Nazionale integrando il gruppo storico missino e avviando il processo che nel congresso di Fiuggi (1995) sancì la definitiva fine dell'MSI e la definitiva nascita di AN. Prima di lui, nei mesi scorsi, avevano tagliato i ponti Fiori e Rebecchini, in polemica con le posizioni di Fini sul referendum sulla fecondazione assistita. Pur non potendo mettere sullo stesso piano la personalità e il valore del professor Fisichella con quella di Publio Fiori, è evidente che il progetto di Alleanza Nazionale si riduce oggi ai passi in avanti sulla via della democratizzazione, del rifiuto della tradizione fascista, del rifiuto del sistema economico corporativo, dell'accettazione di un libero sistema di mercato, del riequilibrio delle alleanze di politica estera che l'intero gruppo missino ha compiuto. Passi in avanti che ogni elettore può valutare con serenità di giudizio: per qualcuno saranno troppo pochi, per altri più che sufficienti.
Ma qui s'innesca un secondo aspetto. Da molto tempo, infatti, non si capiva più quale fosse il contributo specifico dei "non ex-missini" allo sviluppo di Alleanza Nazionale verso i lidi di una destra moderna. Nel 1994, in piena fase di sdoganamento, l'adesione singola di uomini come Fisichella o Fiori o Selva poteva avere un valore simbolico. Dodici anni dopo non è più sufficiente a determinare un percorso politico. Tanto più che nessuno di loro ha portato in AN altri uomini, altre forze, altri voti. Questi uomini, anzi, hanno usufruito del lavoro degli attivisti di partito e sono stati candidati in collegi sicuri: insomma, sono stati eletti grazie ad AN.
Ora abbiamo ascoltato le frasi con cui il senatore Fisichella ha abbandonato AN. Sono, ovviamente, del tutto legittime. Se però il professore vuole sottolineare l'alto profilo morale e ideale della sua decisione, il professor Fisichella dovrebbe dimettersi da vice-presidente del Senato e anche dal Senato stesso, restituendo agli elettori che lo hanno votato il mandato parlamentare. Solo così la sua battaglia assumerebbe il valore morale che oggi pretende di avere. Altrimenti si confermerebbe la solita tendenza a non assumere mai fino in fondo la responsabilità delle proprie scelte e a sfuggire alla gravità e alla solennità di certe decisioni. L'idealismo, che è sentimento nobile in politica specie di questi tempi, non va dichiarato, va praticato. Di politici che restano sempre e comunque attaccati alla poltrona, questo paese ne ha conosciuti e ne conosce a bizeffe. Se anche Fisichella facesse lo stesso, non avremmo proprio capito la specificità del suo contributo alla politica.
giovedì, novembre 17, 2005
Luci e ombre (letteralmente) di Tirana
Negli anni del cupo comunismo di Enver Hoxha, era facile indovinare il confine fra Albania e Grecia osservando la costa balcanica dall'isola di Corfù. Sul versante greco, una lunga teoria di lucette brillavano in lontananza, più intense a ridosso delle cittadine marittime, più diradate sui monti dell'Epiro che si arrampicavano verso l'entroterra. A un certo punto, di botto, arrivava il buio, non si vedeva più alcuna luce e la costa albanese, semplicemente, potevi immaginarla seguendo le ombre lontane disegnate dalla luce fioca della luna. Lì, in quel punto, correva il confine, la cortina di ferro mediterranea. Poi il regime è crollato, le luci sono comparse anche sul versante albanese ma la fame di energia è rimasta sempre un problema insoluto. Blackout continui hanno puntellato le giornate degli albanesi, alcuni anni fa la capitale Tirana visse molti mesi con le forniture di elettricità razionate e l'oscuramento era diventato parte della quotidianità degli abitanti. Poi l'economia ha cominciato a crescere e con essa l'esigenza di maggiori quantità di energia. Il problema non è ancora stato risolto e rischia di pregiudicare la ripresa economica albanese, così importante anche per il nostro paese che tanto ha dato all'Albania in termini di aiuti economici, sociali, umani. Ce ne parla Artan Puto su Transition On Line.
mercoledì, novembre 16, 2005
L'idiota piemontese
Anzi, gli idioti. Sesquipedali. Tutti i consiglieri comunali di Torino di sinistra che hanno votato questa roba qua.
Dacci oggi il nostro Zap quotidiano
Quando leggo gli articoli che Enzo Reale ci invia dalla Spagna per Ideazione mi chiedo cosa ci sia di sbagliato nel giornalismo italiano se io sono chiuso in redazione e Enzo non ha una tessera da professionista. Poi penso che, nonostante questi "inconvenienti", io scrivo comunque di Germania e Mitteleuropa ed Enzo ci descrive la Spagna come nessun corrispondente riesce a fare (e fa anche un altro interessante lavoro). Entra nelle pieghe del paese. Lo conosce a fondo come se fosse nato a Barcellona. E siccome ha un blog dei più quotati, ci racconta giorno per giorno la deriva zapateriana di un paese che amiamo. E quando la marcia è in folle, c'è sempre qualcuno più zapateriano di Zap.
ps. pubblicità progresso. Per chi legge Ideazione, il numero da oggi in edicola parla di Europa. Di Spagna, scrive il nostro agente a Barcellona.
ps. pubblicità progresso. Per chi legge Ideazione, il numero da oggi in edicola parla di Europa. Di Spagna, scrive il nostro agente a Barcellona.
Again
Guest Star. Alemanno. Stasera è di nuovo in tv. Parla di case, sfrattati e disagio. Un vero sociale. E' il nostro Bertinotti. A 'sto punto, mandiamogli una cravatta di cachemire. Un po' di social glamour, s'il vous plaît.
martedì, novembre 15, 2005
La baia di Alfi e i Pre-Tomasi
Di tanto in tanto, citiamo (e proviamo a fare un po' di esplicita pubblicità) ai blog che seguiamo con più interesse, o passione, o diletto. Tra questi c'è quello di Alfibay, incrociato una prima volta per un post che descriveva momenti romani che ci capita di vivere spesso. Era una traversata per il centro di Roma, tra pozzanghere, schizzi di pioggia, libri feltrinelliani e afe tardo-primaverili. Ci aveva ammaliato, pur essendo noi di Walking Class (scusate il plurale, deformazione professionale) dei romani per forza, magneticamente attratti da altre latitudini e altre atmosfere. Ma a Roma viviamo da tanto, troppo tempo, e ritrovare un po' di magia quotidiana nei nostri percorsi consueti, ci aveva in qualche modo stregato. La baia di Alfi, però, non si limita ai pensieri, alle descrizioni, alle malinconie (forza, qui si è smesso di fumare da 5 anni, è dura ma si può). Quando c'è da battagliare, si battaglia. E senza guardare in faccia a nessuno. Leggete questo post, che se è vero mette in ridicolo tre persone in un colpo: il prode Adel Smtih (do you remember?) e i fratelli Pre-Tomasi, una sorta di gemelli Dupont (1) del foro musulmano. A questo poi aggiungiamo un post berlinese: e qui ci tocca il cuore.
Note:
(1) DUPONT & DUPOND. Policiers bornés, ils obéissent aveuglément aux ordres. Bêtes mais prétentieux, maladroits et solennels, ils sont plus gaffeurs que méchants. Leur ressemblance est extraordinaire: bien qu'ils ne soient ni jumeaux ni même frères, rien ne les distingue à première vue. Seule la forme de la moustache diffère. Comme l'expliquait Hergé, Dupond avec "d" a les moustaches droites, alors que Dupont avec "t" a les siennes un tantinet tire-bouchonnées. Leur expression favorite "Je le dirais même plus" est l'indice de leur comique involontaire: leurs gaffes et leurs lapsus se font toujours en duplicata. Apparus en 1934 dans la version noir et blanc des Cigares du Pharaon (mais déjà présents, de façon anonyme, à la première case de l'édition en couleurs de Tintin au Congo), les détectives Dupond et Dupont entretiennent avec les autres personnages de la série des relations pour le moins curieuses. Quoique n'appartenant en rien à la famille, ils la fréquentent de manière assidue. Bien que toujours prêts a arrêter Tintin, ils ne manquent jamais de l'appeler cher ami. Se ressemblant de manière hallucinante (quoique n'étant nullement parents), les deux représentants de la P.J. ne peuvent être distingués que par un seul trait: le style de leur moustache. Dupond la porte arrondie (en forme de D), cependant que son collègue la préfère plus pointue (en forme de T?). Pour le reste, ils sont l'un comme l'autre de parfaites incarnations de l'imbécillité et de la suffisance, ainsi que Pol Vandromme l'avait fort bien démontré dans son livre déjà ancien sur Le Monde de Tintin: "Les Dupond(t) portent le deuil de l'intelligence. Ils ont des mines et des moustaches de porc-épic, des chapeaux melons qui étaient déjà démodés il y a un siècle, des sourcils arqués d'inquisiteurs aux abois, des complets encrassés d'une encre noire et gluante, un nez de mardi gras, une figure de carême, des souliers à clous et à semelles de plomb. Regardez-les de face ou de profil, par-devant ou par-derrière; toisez-les sous n'importe quelle couture, ce sont toujours d'admirables spécimens d'abrutis." "Le fait que les personnages aillent toujours par deux souligne grandement leur ineptie. Car si, comme on le sait, l'imbécile est surtout celui qui ne fait que répéter, répéter une imbécillité n'est rien d'autre que la confirmer dans son être et l'amener à un stade proprement superlatif. Ce redoublement - que leur aspect physique affirme déjà de manière caricaturale - le langage des Dupondt ne va d'ailleurs avoir de cesse de l'accentuer. La tautologie et la redondance semblent être ses figures de base, ainsi que le prouve la remarquable assertion: C'est mon opinion et je la partage et surtout cette formule si célèbre qu'elle paraît être leur devise: je dirais même plus... Le langage des Dupondt n'est en fait qu'une variation sur un nombre restreint de clichés qu'ils utilisent à tout propos, c'est-a-dire le plus souvent complètement hors de propos. Mieux: ces clichés qu'ils ne cessent de répéter, ils les estropient autant que faire se peut. Multipliant jusqu'au délire lapsus, inversions et pataquès, les deux détectives ne parviennent jamais à restituer correctement ce style ronflant de discours de remise des prix qui semble représenter leur idéal d'éloquence. Le reste du comportement des Dupondt témoigne de la même absolue fidélité au stéréotype, et particulièrement leur manière de s'habiller. Dans chacun des endroits où leur métier les amène, les deux policiers se vêtent, pour passer inaperçus, de ce qu'ils croient être le costume local. Cette inaltérable conception du typique, qui ne va pas sans quelques confusions de folklores, a bien entendu les résultats les plus opposés à leurs attentes. Ces déguisements, qui devaient avoir pour effet de leur permettre de se fondre dans la population, deviennent à l'inverse quelque chose comme un infaillible signe distinctif. Pourtant, il faut se garder de trop accabler les Dupondt. Car - ce goût des costumes typiques doit nous mettre la puce à l'oreille - il semble bien que le comportement des deux détectives représente sur plus d'un point une trace ironique de la période des Aventures de Tintin qui précède Le Lotus bleu, celle où Tintin lui même (et sans doute Hergé) était persuadé qu'un pays ressemblait nécessairement au discours tenu sur lui. L'Afrique de Tintin au Congo n'est pas très loin d'une vision à la Dupond... dès lors, c'est un nouvel aspect du rôle des deux policiers qui commence à nous apparaître: celui d'être en quelque sorte les boucs émissaires de la série. Charger les Dupondt de toutes les niaiseries semble avoir été pour Hergé une manière d'exorcisme, une façon d'empêcher la série de retomber dans ses erreurs de jeunesse et de prévenir toute rechute. Et tout se passe comme si, par un acte d'héroïsme inouï (qui constitue la plus belle et la plus secrète de leurs missions), les deux détectives avaient accepté de concentrer sur leurs personnes tous les signes de bêtise afin de permettre aux autres personnages de s'en trouver définitivement exemptés.
Extrait : "Le Monde d'Hergé" par Benoît Peeterséditions CastermanBibliothèque de Moulinsart.
Note:
(1) DUPONT & DUPOND. Policiers bornés, ils obéissent aveuglément aux ordres. Bêtes mais prétentieux, maladroits et solennels, ils sont plus gaffeurs que méchants. Leur ressemblance est extraordinaire: bien qu'ils ne soient ni jumeaux ni même frères, rien ne les distingue à première vue. Seule la forme de la moustache diffère. Comme l'expliquait Hergé, Dupond avec "d" a les moustaches droites, alors que Dupont avec "t" a les siennes un tantinet tire-bouchonnées. Leur expression favorite "Je le dirais même plus" est l'indice de leur comique involontaire: leurs gaffes et leurs lapsus se font toujours en duplicata. Apparus en 1934 dans la version noir et blanc des Cigares du Pharaon (mais déjà présents, de façon anonyme, à la première case de l'édition en couleurs de Tintin au Congo), les détectives Dupond et Dupont entretiennent avec les autres personnages de la série des relations pour le moins curieuses. Quoique n'appartenant en rien à la famille, ils la fréquentent de manière assidue. Bien que toujours prêts a arrêter Tintin, ils ne manquent jamais de l'appeler cher ami. Se ressemblant de manière hallucinante (quoique n'étant nullement parents), les deux représentants de la P.J. ne peuvent être distingués que par un seul trait: le style de leur moustache. Dupond la porte arrondie (en forme de D), cependant que son collègue la préfère plus pointue (en forme de T?). Pour le reste, ils sont l'un comme l'autre de parfaites incarnations de l'imbécillité et de la suffisance, ainsi que Pol Vandromme l'avait fort bien démontré dans son livre déjà ancien sur Le Monde de Tintin: "Les Dupond(t) portent le deuil de l'intelligence. Ils ont des mines et des moustaches de porc-épic, des chapeaux melons qui étaient déjà démodés il y a un siècle, des sourcils arqués d'inquisiteurs aux abois, des complets encrassés d'une encre noire et gluante, un nez de mardi gras, une figure de carême, des souliers à clous et à semelles de plomb. Regardez-les de face ou de profil, par-devant ou par-derrière; toisez-les sous n'importe quelle couture, ce sont toujours d'admirables spécimens d'abrutis." "Le fait que les personnages aillent toujours par deux souligne grandement leur ineptie. Car si, comme on le sait, l'imbécile est surtout celui qui ne fait que répéter, répéter une imbécillité n'est rien d'autre que la confirmer dans son être et l'amener à un stade proprement superlatif. Ce redoublement - que leur aspect physique affirme déjà de manière caricaturale - le langage des Dupondt ne va d'ailleurs avoir de cesse de l'accentuer. La tautologie et la redondance semblent être ses figures de base, ainsi que le prouve la remarquable assertion: C'est mon opinion et je la partage et surtout cette formule si célèbre qu'elle paraît être leur devise: je dirais même plus... Le langage des Dupondt n'est en fait qu'une variation sur un nombre restreint de clichés qu'ils utilisent à tout propos, c'est-a-dire le plus souvent complètement hors de propos. Mieux: ces clichés qu'ils ne cessent de répéter, ils les estropient autant que faire se peut. Multipliant jusqu'au délire lapsus, inversions et pataquès, les deux détectives ne parviennent jamais à restituer correctement ce style ronflant de discours de remise des prix qui semble représenter leur idéal d'éloquence. Le reste du comportement des Dupondt témoigne de la même absolue fidélité au stéréotype, et particulièrement leur manière de s'habiller. Dans chacun des endroits où leur métier les amène, les deux policiers se vêtent, pour passer inaperçus, de ce qu'ils croient être le costume local. Cette inaltérable conception du typique, qui ne va pas sans quelques confusions de folklores, a bien entendu les résultats les plus opposés à leurs attentes. Ces déguisements, qui devaient avoir pour effet de leur permettre de se fondre dans la population, deviennent à l'inverse quelque chose comme un infaillible signe distinctif. Pourtant, il faut se garder de trop accabler les Dupondt. Car - ce goût des costumes typiques doit nous mettre la puce à l'oreille - il semble bien que le comportement des deux détectives représente sur plus d'un point une trace ironique de la période des Aventures de Tintin qui précède Le Lotus bleu, celle où Tintin lui même (et sans doute Hergé) était persuadé qu'un pays ressemblait nécessairement au discours tenu sur lui. L'Afrique de Tintin au Congo n'est pas très loin d'une vision à la Dupond... dès lors, c'est un nouvel aspect du rôle des deux policiers qui commence à nous apparaître: celui d'être en quelque sorte les boucs émissaires de la série. Charger les Dupondt de toutes les niaiseries semble avoir été pour Hergé une manière d'exorcisme, une façon d'empêcher la série de retomber dans ses erreurs de jeunesse et de prévenir toute rechute. Et tout se passe comme si, par un acte d'héroïsme inouï (qui constitue la plus belle et la plus secrète de leurs missions), les deux détectives avaient accepté de concentrer sur leurs personnes tous les signes de bêtise afin de permettre aux autres personnages de s'en trouver définitivement exemptés.
Extrait : "Le Monde d'Hergé" par Benoît Peeterséditions CastermanBibliothèque de Moulinsart.
Il traffico
Torniamo brevemente su Matrix, la trasmissione di Enrico Mentana dedicata ieri sera a una confusa commistione di proteste locali contro diverse decisioni centralistiche. Le proteste erano tutte diverse, nelle forme e nei contenuti. A noi interessa quella di Brindisi sul caso rigassificatore (uno di Forza Italia l'ha chiamato riclassificatore, ma speriamo che alle prossime elezioni non venga eletto: secondo i sondaggi, abbiamo buone speranze). Qui ne abbiamo un po' per tutti. Per quasi tutti. E vi sorprenderemo: un signore di Rifondazione Comunista era l'unico perfettamente informato sul caso-Brindisi. Era pugliese, ma nessuna scusa: era pugliese anche Cesare Salvi (Ds) che ha sbrodolato banalità a ruota libera; ed era pugliese anche il ministro Gianni Alemanno, che invece sembrava la scimmietta che non vede-non sente-non parla, segno che anche la socialità della destra ha da qualche parte un qualche problema (in verità emerso anche a latitudini più padane e più tiberine). E c'era anche il dottorino Enrico Letta, il nipotino, il ministrino, il parlamentarino europeino, ma piccino piccino, che circostanze del tutto fortuite hanno messo a capo del think-tankino, quell'Arelino che ebbe ben altra sorte e fortuna nelle sagaci e sapienti mani di Beniamino Andreatta. Non ci è ben chiaro in qualità di cosa (o di cosino) pontificava su una vicenda che conosce solo dal lato meno nobile: di professorino, di parlamentarino, di ministrino o anche di nipotino, di cuginino, di fratellino, di parentino... Il problema di Brindisi non è quello della crescita di una realtà potenzialmente molto ricca ma spesso repressa da corruzione, cattiva politica, interessi privati, mancanza di senso civico e comunitario, assenza di libera intrapresa (libera, liberale), fuga dei cervelli. No, ci siamo sbagliati: il problema deve essere il traffico. Per la destra e per la sinistra, il problema deve essere il traffico. A Brindisi, come in gran parte del Mezzogiorno. 'Sto cazzo di traffico. Tanto che al Letta di turno (Lettone, Lettino) verrà certo in mente di appaltare un semaforo.
Giorno dei martiri per la patria e la libertà
Dobbiamo ringraziare Krillix, che di questi tempi scrive un po' di meno ma sempre cose interessanti, se ci siamo ricordati di una cosa che avevamo appuntato il 12 novembre e che poi ci era passata di mente: l'appello della Fondazione Magna Carta per la creazione del Giorno dei martiri per la patria e la libertà. Con qualche giorno di ritardo abbiamo firmato con questa motivazione: "Una bella iniziativa per ricordare con commozione e senza retorica i ragazzi migliori della nostra generazione". Firmatelo anche voi, qui.
Vaticano e Polonia
Una ricognizione storica sulla vita recente della Polonia e dell’Europa, vista con lo sguardo della Chiesa. E’ quanto offerto stamani dal convegno tenutosi alla Pontificia Università Gregoriana in occasione dell’80.mo anniversario del primo concordato tra la Repubblica polacca e la Santa Sede. Se c'è di mezzo un paese dell'Est, c'è Walking Class che riporta. Come sempre, per le questioni vaticane, attraverso la voce di Alessandro Gisotti.
Plenilunio baltico
"Ci sono delle cose che ogni tanto bisognerebbe poter fare: andare a vedere i tulipani a Haarlem, per esempio, il tramonto al Falero, la neve a Davos. Ma ogni tanto bisognerebbe anche poter venire a Danzica a vedere la luna. E' una città che si può amare tutta una notte, come un'amante. Bella di giorno, così nordica e pulita, con quelle strade ben piantate in cui il traffico s'incanala dentro la linea agiata e larga delle case patrizie; bella con quei suoi templi grandiosi, con le sue torri cuspidate, coi suoi canali che portano fin dentro il cuore della città le vele e il barbaglio del mare. Ma quando la sera, la luna, che viene dal Baltico, e che è passata sopra il porto costellato dai lumi degli ancoraggi e velato dal fumo dei cantieri, getta il primo sguardo iridato entro i vicoli fondi della Speicherinsel o sul nastro vitreo della Mottlau; quando i vaporini che sono venuti da Neufahrwasser, allineati davanti alla riva del Ponte Lungo, spengono uno a uno i loro fuochi, e le strade della città vecchia si fanno deserte, allora bisogna lasciarsi prender per mano dallo spirito dell'ore contemplative, e andare con lui".
Filippo Sacchi, Città, 1924
Filippo Sacchi, Città, 1924
Disco verde per la Macedonia nell'Ue
Il 15 dicembre la piccola Repubblica di Macedonia potrebbe ufficialmente ottenere lo status di paese candidato ad aderire all'Unione Europea. La Commissione ha dato parere favorevole e adesso tocca al Consiglio d'Europa compiere l'ultimo passo. Dopo l'ingresso della Slovenia e l'avvio dei lavori con la Croazia, tocca dunque alla Macedonia. Walking Class in Macedonia non è ancora andato e il desiderio di visitare Skopje e dintorni si fa sempre più forte. Chi ha stomaco può ascoltare le nenie balcaniche direttamente dalla Makedonsko Radio.
L'allargamento dell'UE ai Balcani occidentali è una prospettiva che qui si caldeggia fortemente, con la gradualità necessaria che tale processo comporta in un'area che ancora si lecca le ferite della guerra civile. Per l'Italia, e in special modo per l'Italia meridionale, significherebbe trovare interlocutori geopolitici ed economici per sviluppare ulteriori rapporti commerciali e culturali. Nel frattempo ci appoggiamo alla pluricitata rivista Transition On Line per un punto di vista autorevole sulla situazione interna della Macedonia e sulle capacità di questo piccolo paese di avviare la lunga marcia dei negoziati e dei dossier.
L'allargamento dell'UE ai Balcani occidentali è una prospettiva che qui si caldeggia fortemente, con la gradualità necessaria che tale processo comporta in un'area che ancora si lecca le ferite della guerra civile. Per l'Italia, e in special modo per l'Italia meridionale, significherebbe trovare interlocutori geopolitici ed economici per sviluppare ulteriori rapporti commerciali e culturali. Nel frattempo ci appoggiamo alla pluricitata rivista Transition On Line per un punto di vista autorevole sulla situazione interna della Macedonia e sulle capacità di questo piccolo paese di avviare la lunga marcia dei negoziati e dei dossier.
Tunisia, l'autogol dell'Onu
Domani si apre a Tunisi il vertice organizzato dall'Onu su Internet che vede sul tavolo la questione della riforma dell'Icann. Su questo argomento intervengono blogger più titolati di questo e TocqueVille raccoglie i loro post. Qui si vuole segnalare invece un'altra questione. Quella del paese ospitante, la Tunisia, peraltro nostro dirimpettaio geografico, che ospita un vertice di questo livello ma non garantisce la libertà di navigazione in rete ai suoi cittadini. Siti dell'opposizione sono in questi giorni visibili e lo saranno soltanto per la durata del summit. Christophe Boltanski, inviato speciale del quotidiano radical francese Liberation è stato pestato in pieno centro cittadino per aver scritto nei giorni scorsi reportage sulla mancanza di diritti politici e civili nel paese e aver dato notizia delle manifestazioni degli oppositori al regime. In Francia molti giornali protestano contro questo vertice e molti commentatori sottolineano come organizzare un vertice sulla libertà di Internet a Tunisi è un po' come aver affidato alla Libia la presidenza della Commissione sui diritti dell'uomo. Cioè, l'ennesimo autogol dell'Onu.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Sull'evento raccontato nel post "Arrivano i neo-com" s'è aperto un bel dibattito nella sezione dei commenti. Tutti a discutere ma nessuno aveva poi seguito direttamente il convegno. Nequidnimis lo ha fatto per noi e il suo commento va di diritto nei post perché aiuta a discutere. E' il suo punto di vista, che sia detto per inciso qui condividiamo, ma è soprattutto l'unico di uno che c'era.
"Si si, va tutto bene .... ma l'evento citato nel post, qualcuno l'ha seguito? Io si, grazie a Radio Radicale e a un viaggio in auto reso infinito da vent'anni di non-scelte politiche sulle infrastrutture (tradotto: incidente sulla A4), da parte di politici - sia locali che nazionali - dal membro ancor più corto della loro visione (fu mai concepito un insulto più feroce?), mi riferisco ovviamente a Penati (nomen-omen) e social-margheriti vari in salsa verde. Bene, torniamo al seminario: taccio per carità di patria sugli interventi italiani, ora banali, ora patetici; mi concentro sur fico più intelligente der bigoncio, d'Alema. Il deserto dei tartari pareva un terrazzo romano fiorito al confronto dei farfugliamenti internazionali del sottile politico. Uno che fa finta di non vedere che i primi vagiti di democrazia in Iraq, in Libano, forse in Egitto, insomma in tutta l'area, sono il risultato diretto di quel poderoso calcio al formicaio mediorientale rappresentato dall'attacco a Saddam; uno che si permette di dire che un vantaggio c'è stato, l'eliminazione del dittatore, che se era per lui stava ancora lì a gasare e torturare; uno che collega ancora senza vergogna l'escalation terrorista con l'invasione amerikana, scordandosi bellamente che il terrore viene prima, ed è slegato da ogni logica anti- coalizioni o schieramenti. Uno che ghigna sotto i baffi ogni volta che parla "dell'inganno, diciamo" sulle WMD, propinato a suo dire dai nostri servizi (si vede che non legge Mario Sechi su TocqueVille); beh, uno così fa capire che siamo ancora alla propaganda, al chissenefrega del 9-11, al dittatori non è un problema nostro, al viva l'Onu fucìna di chiacchiere senza costrutto. Perchè quaggiù, par dire, noi stiamo proprio bene se lasciati a gestirci i casi nostri, coi nostri compagni di merende europei, magistratura, saltimbanchi e imbrattacarte a libro paga. Salvo poi, dopo aver bacchettato sulle dita quei fessacchiotti di americani, tentare di accreditarsi ai due allibiti ospiti: ascoltate annoi, che siamo 'politicamente più intelligenti' di voi (sic!). E chi vi appoggia tra gli europei (Berlusca e Blair?), lo fa 'per mancanza di idee' (ri-sic!)Come se quei due 'moralisti' Usa (insulto del pres. regione Toscana Martini) fossero seducibili con le trite solfe sulla forza di lotta e di governo (che ridere!). Siamo insomma critici e ostili, ammiccava d'Alema, ma tutto sommato non del tutto ostili anzi, basta che ci lasciate dirlo, ma poi dài che ci si può mettere d'accordo, come quella volta del Kossovo. Uno sconcio intellettuale. Mi sono sentito umiliato come italiano, ben sapendo per motivi professionali come ragionano oltre Oceano e che opinione abbiano di noi quando facciamo i 'florentine' (come loro chiamano i bizantinismi; il fare i furbetti, come di dice). Se questo è il meglio che sa offrirci la sinistra - tatticismi senza anima - beh, prepariamoci, come disse Pannella (proprio lui!!!), a dare le dimissioni da italiani. O meglio a far vincere un'altra volta il Centro-Destra, per manifesta 'antropologica superiorità florentina' degli avversari".
Ciao, Abr.
"Si si, va tutto bene .... ma l'evento citato nel post, qualcuno l'ha seguito? Io si, grazie a Radio Radicale e a un viaggio in auto reso infinito da vent'anni di non-scelte politiche sulle infrastrutture (tradotto: incidente sulla A4), da parte di politici - sia locali che nazionali - dal membro ancor più corto della loro visione (fu mai concepito un insulto più feroce?), mi riferisco ovviamente a Penati (nomen-omen) e social-margheriti vari in salsa verde. Bene, torniamo al seminario: taccio per carità di patria sugli interventi italiani, ora banali, ora patetici; mi concentro sur fico più intelligente der bigoncio, d'Alema. Il deserto dei tartari pareva un terrazzo romano fiorito al confronto dei farfugliamenti internazionali del sottile politico. Uno che fa finta di non vedere che i primi vagiti di democrazia in Iraq, in Libano, forse in Egitto, insomma in tutta l'area, sono il risultato diretto di quel poderoso calcio al formicaio mediorientale rappresentato dall'attacco a Saddam; uno che si permette di dire che un vantaggio c'è stato, l'eliminazione del dittatore, che se era per lui stava ancora lì a gasare e torturare; uno che collega ancora senza vergogna l'escalation terrorista con l'invasione amerikana, scordandosi bellamente che il terrore viene prima, ed è slegato da ogni logica anti- coalizioni o schieramenti. Uno che ghigna sotto i baffi ogni volta che parla "dell'inganno, diciamo" sulle WMD, propinato a suo dire dai nostri servizi (si vede che non legge Mario Sechi su TocqueVille); beh, uno così fa capire che siamo ancora alla propaganda, al chissenefrega del 9-11, al dittatori non è un problema nostro, al viva l'Onu fucìna di chiacchiere senza costrutto. Perchè quaggiù, par dire, noi stiamo proprio bene se lasciati a gestirci i casi nostri, coi nostri compagni di merende europei, magistratura, saltimbanchi e imbrattacarte a libro paga. Salvo poi, dopo aver bacchettato sulle dita quei fessacchiotti di americani, tentare di accreditarsi ai due allibiti ospiti: ascoltate annoi, che siamo 'politicamente più intelligenti' di voi (sic!). E chi vi appoggia tra gli europei (Berlusca e Blair?), lo fa 'per mancanza di idee' (ri-sic!)Come se quei due 'moralisti' Usa (insulto del pres. regione Toscana Martini) fossero seducibili con le trite solfe sulla forza di lotta e di governo (che ridere!). Siamo insomma critici e ostili, ammiccava d'Alema, ma tutto sommato non del tutto ostili anzi, basta che ci lasciate dirlo, ma poi dài che ci si può mettere d'accordo, come quella volta del Kossovo. Uno sconcio intellettuale. Mi sono sentito umiliato come italiano, ben sapendo per motivi professionali come ragionano oltre Oceano e che opinione abbiano di noi quando facciamo i 'florentine' (come loro chiamano i bizantinismi; il fare i furbetti, come di dice). Se questo è il meglio che sa offrirci la sinistra - tatticismi senza anima - beh, prepariamoci, come disse Pannella (proprio lui!!!), a dare le dimissioni da italiani. O meglio a far vincere un'altra volta il Centro-Destra, per manifesta 'antropologica superiorità florentina' degli avversari".
Ciao, Abr.
Maurizio Lupi
Abbiamo seguito con interesse Matrix di ieri sera. Abbiamo atteso che arrivasse il turno del rigassificatore di Brindisi, questione sulla quale su questo blog siamo spesso intervenuti, con il pudore che l'evidente conflitto d'interessi comporta. Abbiamo ascoltato posizioni le più diverse, ascoltando quello che molti avevano da dire anche da parte di coloro che la pensano diversamente da noi. Il caso di Brindisi è quello di una città già piena di impianti energetici che danno tanto al sistema energetico nazionale e che non meriterebbe altri insediamenti. Quello prospettato è figlio di una storia di corruzione davanti alla quale dovrebbero vergognarsi in tanti. Ma il deputato di Forza Italia Maurizio Lupi, in collegamento da Milano, non sapeva di cosa stava parlando. E parlava, parlava, e più parlava più il mio voto evaporava.
lunedì, novembre 14, 2005
Via libera alla Grosse Koalition
AUF DIE PLÄTZE, FERTIG, LOS!
Sì dei partiti all'accordo che darà vita alla seconda Grosse Koalition della storia politica democratica tedesca. I comitati di CDU/CSU e dell'SPD, riuniti per ratificare l'accordo faticosamente raggiunto dagli sherpa delle due parti, hanno approvato il lavoro preparatorio con una grande maggioranza. Il 22 novembre il Bundestag voterà la fiducia alla prima Cancelliera della storia e alla prima politica proveniente dai Länder orientali dopo la riunificazione. Le notizie della giornata politica da Der Spegel, Der Tagesspiegel, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Süddeutsche Zeitung, Die Welt.
L'ADDIO DI GERHARD A KARLSRUHE
La Süddeutsche Zeitung ci regala i ritratti di due esclusi dalla Grosse Koalition. L'addio del Cancelliere Gerhard Schröder al Parteitag dell'SPD a Karlsruhe raccontato con emozione dalla penna di Christoph Schwennicke. E l'analisi delle ansie del grande malato della Grosse Koalition, Edmund Stoiber, nel commento di Heribert Prantl.
GROSSE KOALITION, GROSSE OPPOSITION?
Grosse Koalition, Grosse Opposition? I liberali aprono il fuoco contro la prima misura che la maggioranza rosso-nera prenderà nei prossimi giorni: l'aumento delle tasse. Critico verso i compromessi raggiunti dai due maggiori partiti Guido Westerwelle, il leader dell'FDP intervistato sempre dal quotidiano di Monaco. Di altro tono le critiche che arrivano da sinistra, di cui si fa interprete Bettina Gaus sulla berlinese Tageszeitung. Per un'analisi in italiano, con un'ulteriore panoramica sulla stampa tedesca, rimandiamo all'ottimo blog di Giovanni Boggero GermanyNews. Sempre in italiano l'approfondita analisi economica sul blog Phastidio.
Sì dei partiti all'accordo che darà vita alla seconda Grosse Koalition della storia politica democratica tedesca. I comitati di CDU/CSU e dell'SPD, riuniti per ratificare l'accordo faticosamente raggiunto dagli sherpa delle due parti, hanno approvato il lavoro preparatorio con una grande maggioranza. Il 22 novembre il Bundestag voterà la fiducia alla prima Cancelliera della storia e alla prima politica proveniente dai Länder orientali dopo la riunificazione. Le notizie della giornata politica da Der Spegel, Der Tagesspiegel, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Süddeutsche Zeitung, Die Welt.
L'ADDIO DI GERHARD A KARLSRUHE
La Süddeutsche Zeitung ci regala i ritratti di due esclusi dalla Grosse Koalition. L'addio del Cancelliere Gerhard Schröder al Parteitag dell'SPD a Karlsruhe raccontato con emozione dalla penna di Christoph Schwennicke. E l'analisi delle ansie del grande malato della Grosse Koalition, Edmund Stoiber, nel commento di Heribert Prantl.
GROSSE KOALITION, GROSSE OPPOSITION?
Grosse Koalition, Grosse Opposition? I liberali aprono il fuoco contro la prima misura che la maggioranza rosso-nera prenderà nei prossimi giorni: l'aumento delle tasse. Critico verso i compromessi raggiunti dai due maggiori partiti Guido Westerwelle, il leader dell'FDP intervistato sempre dal quotidiano di Monaco. Di altro tono le critiche che arrivano da sinistra, di cui si fa interprete Bettina Gaus sulla berlinese Tageszeitung. Per un'analisi in italiano, con un'ulteriore panoramica sulla stampa tedesca, rimandiamo all'ottimo blog di Giovanni Boggero GermanyNews. Sempre in italiano l'approfondita analisi economica sul blog Phastidio.
Speciale Ucraina sulla Frankfurter
Se in Italia l'interesse per l'Europa orientale è legato ad avvenimenti clamorosi, in Germania è pane quotidiano. Oltre a una maggiore attenzione per la politica estera e una più ampia informazione della stampa sui fatti del mondo, c'è in questo caso un maggior coinvolgimento del paese nelle dinamiche politiche dell'Est europeo. Non deve essere una giustificazione, perché l'Europa centro-orientale è area di interesse anche per la nostra politica estera, per la nostra economia e per i nostri scambi culturali: si chiama interesse nazionale, materia non sempre praticata dai governi, di qualunque colore essi siano. Questo polpettone introduttivo in realtà serve a segnalare ai conoscitori della lingua tedesca l'approfondito speciale economico sull'Ucraina pubblicato sull'edizione on line della Frankfurter Allgemeine Zeitung. A un anno dalla rivoluzione arancione, il bilancio di un paese sempre in bilico tra passato e futuro, che resta una straordinaria opportunità di mercato per chi voglia coglierla. Certo, ci vorrebbe un'Unione Europea meno sfibrata di quella che ci ritroviamo oggi.
Vaticano e Stati Uniti
Anche agli esperti di politica estera è sfuggito l'incontro di sabato scorso in Vaticano tra Papa Benedetto XVI e il nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede, Francis Rooney. E' invece di grande interesse capire in che modo il nuovo Pontefice intenda impostare i rapporti con Washington, alla luce delle responsabilità statunitensi in vaste aree del mondo. L'esortazione del Papa è stata questa: "Gli Stati Uniti esercitino la propria leadership cooperando con le diverse istanze internazionali". Il Papa, che ha espresso solidarietà a quanti colpiti dagli uragani nel sud degli Stati Uniti, ha richiamato l’importanza della dimensione morale nell’agire politico. Dettagli e approfondimenti nel servizio di Alessandro Gisotti su Radio Vaticana.
Le banlieues viste da Glucksmann
Nell’esplosione di violenza delle banlieues molti analisti hanno letto il fallimento del modello d’integrazione francese. Per il filosofo André Glucksmann, invece, l’ira dei giovani delle periferie è l’indice di un’integrazione perfettamente compiuta: gli incendiari sono integrati, ma in un Paese violento, attraversato da venti d’odio e dominato dalla logica dei rapporti di forza. Analisi controcorrente del filosofo francese sul Corriere della Sera.
Ma dove vanno i marinai?
Su questo blog ci si occupa prevalentemente di politica estera e, in maniera un po' residuale di viaggi. Ci si è specializzati in alcune aree geografiche, l'Europa soprattutto, quella centro-orientale e balcanica in particolare. Tuttavia in Italia ci si avvia verso importanti elezioni nazionali e quindi, di tanto in tanto, si volge lo sguardo nel giardino di casa. Di qua e di là si sente dire che i sondaggi assegnano al centrosinistra un vantaggio tale che ormai la partita può considerarsi chiusa. Dopo aver visto fallire tanti sondaggisti e prima che la campagna elettorale consenta ai contendenti di mettere in campo tutte le proprie carte, noi non ce la sentiamo di dare tutto per scontato. E però, da avvertiti giornalisti, abbiamo cominciato a chiederci che governo sarà quello eventualmente guidato da Romano Prodi. E lo facciamo soprattutto sul terreno che ci è più caro: quello della politica estera. Molti lettori di sinistra che ci gratificano della loro lettura, se la prendono un po' e ogni volta che si mette il dito in qualche piaga rispondono nei commenti insultando Berlusconi. Altri ci avvertono che non faranno prigionieri e che nel mazzo ci saremmo, bontà loro, pure noi. Altri ancora si arrampicano in alambiccose analisi storiche che esaltano le ideologie piuttosto che le scelte pratiche di oggi, che a noi però interessano di più perché influenzeranno l'eventuale governo di domani.
E' accaduto anche con il post sui neo-com. Dovremmo guardare alla transizione del partito comunista nei decenni passati, o consigliare a Berlusconi di cambiare la campagna elettorale o guardare alle azioni della Cia negli anni della guerra fredda. Chissà perché, noi invece ci fissiamo a osservare cosa accade nella sinistra perché, ancora in assenza di un programma definito, vogliamo capire che cosa accadrà. Ora, eravamo stati facili profeti a individuare nel convegno di Firenze con D'Alema e la Spectre dei neo-con americani un punto importante nell'evoluzione politica dell'Unione. Era passata un po' sottobanco nei giornali di ieri. Invece, oggi, da un lato Capezzone si pregia di aver conquistato alla new wave dell'esportazione della democrazia il leader diessino (e poi s'allarga, dice pure Fassino e pure Prodi); dall'altro Bertinotti, in un'intervista al Giornale, punta i piedi e avverte che niente è cambiato e niente cambierà nella politica estera del centrosinistra perché i patti sono stati già fatti (e con lui ritroviamo tutta la sinistra estrema, più il cosiddetto correntone Ds, più Giuliano Amato). Peccato che dovranno governare insieme, Capezzone e Bertinotti, D'Alema e Fassino, Pecoraro Scanio e Prodi. Nei prossimi mesi cercheremo di capire come faranno: si sa che D'Alema è un realista perfetto, a noi dà l'idea che della democrazia tutto sommato se ne fotta, figuriamoci di quella in Iraq. E allora perché questa sterzata? Cosa lo ha affascinato, quattro anni dopo, del progetto neo-con di esportare la democrazia? Se Palazzo Chigi val bene una messa, quale messa canterà la dirigenza Ds?
E' accaduto anche con il post sui neo-com. Dovremmo guardare alla transizione del partito comunista nei decenni passati, o consigliare a Berlusconi di cambiare la campagna elettorale o guardare alle azioni della Cia negli anni della guerra fredda. Chissà perché, noi invece ci fissiamo a osservare cosa accade nella sinistra perché, ancora in assenza di un programma definito, vogliamo capire che cosa accadrà. Ora, eravamo stati facili profeti a individuare nel convegno di Firenze con D'Alema e la Spectre dei neo-con americani un punto importante nell'evoluzione politica dell'Unione. Era passata un po' sottobanco nei giornali di ieri. Invece, oggi, da un lato Capezzone si pregia di aver conquistato alla new wave dell'esportazione della democrazia il leader diessino (e poi s'allarga, dice pure Fassino e pure Prodi); dall'altro Bertinotti, in un'intervista al Giornale, punta i piedi e avverte che niente è cambiato e niente cambierà nella politica estera del centrosinistra perché i patti sono stati già fatti (e con lui ritroviamo tutta la sinistra estrema, più il cosiddetto correntone Ds, più Giuliano Amato). Peccato che dovranno governare insieme, Capezzone e Bertinotti, D'Alema e Fassino, Pecoraro Scanio e Prodi. Nei prossimi mesi cercheremo di capire come faranno: si sa che D'Alema è un realista perfetto, a noi dà l'idea che della democrazia tutto sommato se ne fotta, figuriamoci di quella in Iraq. E allora perché questa sterzata? Cosa lo ha affascinato, quattro anni dopo, del progetto neo-con di esportare la democrazia? Se Palazzo Chigi val bene una messa, quale messa canterà la dirigenza Ds?
domenica, novembre 13, 2005
L'Italia del maglioncino a V
Fino al pareggio di Gilardino, sembrava un'Italia in linea con la nuova linea d'abbigliamento. Prudentina, come quel maglioncino a V bianco su maglia azzurra. Poi è cominciata la rimonta, con tanto culo e molto Toni, che sarà la nostra manna dal cielo ai mondiali di Germania. Gli aranci sembravano imbambolati e noi abbiamo fatto la figura dei giganti. Adesso aspettiamo di vedere come ce la caviamo con il maglioncino a V azzurro su maglia bianca. Vinceremo pure ma l'estetica vuole la sua parte e la nuova maglia resta bruttissima. Però guai a cambiarla, ormai: non si scherza con calcio e superstizione.
Una postilla per i nostri Pinocchi svizzeri. Bel colpo, 2-0 ai Mammaliturchi e tutti a casa. Aspettiamo il ritorno: qui si fa il tifo per voi. E per un certo signorino Behrami. Italia, Germania e Svizzera. Se non ci fosse il Brasile...
Una postilla per i nostri Pinocchi svizzeri. Bel colpo, 2-0 ai Mammaliturchi e tutti a casa. Aspettiamo il ritorno: qui si fa il tifo per voi. E per un certo signorino Behrami. Italia, Germania e Svizzera. Se non ci fosse il Brasile...
sabato, novembre 12, 2005
Arrivano i neo-com
Firenze, Palazzo Vecchio, 11 novembre, ore 9.00. Tavola rotonda sul tema "La politica di Europa e Stati Uniti di fronte alle sfide della globalizzazione" promossa dalla Commissione Consiliare Cultura. Hanno partecipato tra gli altri: Robert Kagan, commentatore politico e studioso, membro del Council on Foreign Relations; Michael A. Ledeen, studioso di politica internazionale presso l'American Enterprise Institute; Richard Perle, consigliere politico del Presidente USA, presiede la Foundation for the Defence of Democracies; Massimo D'Alema, europarlamentare Ds, presidente della Fondazione Italianieuropei.
E' la strategia di riavvicinamento tra il mondo intellettuale e politico che ruota attorno all'amministrazione americana e i Ds? Ne parlava quasi due settimane fa Andrea Di Robilant su La Stampa, raccontando dei movimenti diplomatici all'interno dell'ambasciata americana a Roma (la cui regia sarebbe da addebitare a Condoleezza Rice) per riallacciare rapporti con coloro che vengono indicati come i più probabili nuovi governanti del paese. Messe assieme all'intervista rilasciata a Mastrolilli da Michael A. Ledeen sull'affidabilità del governo D'Alema nella guerra del Kossovo, sorge una domanda: con D'Alema e Fassino è arrivata l'era dei neo-com, i comunisti convertiti?
E' la strategia di riavvicinamento tra il mondo intellettuale e politico che ruota attorno all'amministrazione americana e i Ds? Ne parlava quasi due settimane fa Andrea Di Robilant su La Stampa, raccontando dei movimenti diplomatici all'interno dell'ambasciata americana a Roma (la cui regia sarebbe da addebitare a Condoleezza Rice) per riallacciare rapporti con coloro che vengono indicati come i più probabili nuovi governanti del paese. Messe assieme all'intervista rilasciata a Mastrolilli da Michael A. Ledeen sull'affidabilità del governo D'Alema nella guerra del Kossovo, sorge una domanda: con D'Alema e Fassino è arrivata l'era dei neo-com, i comunisti convertiti?
Grazie!
Sono i caduti italiani di Nassirya. Sono gli eroi normali di un paese civile. Grazie alla lista compilata dal Castello, vogliamo ricordarli uno per uno, con affetto e senza retorica: Enzo Fregosi, Sottotenente dei Carabinieri· Alfonso Trincone, Sottotenente dei Carabinieri· Giovanni Cavallaro, Sottotenente dei Carabinieri· Filippo Merlino, Sottotenente dei Carabinieri· Massimiliano Bruno, Maresciallo A.s. U.p.s. dei Carabinieri· Alfio Ragazzi, Maresciallo A.s. U.p.s. dei Carabinieri· Daniele Ghione, Maresciallo Capo dei Carabinieri · Giuseppe Coletta, Brigadiere dei Carabinieri · Ivan Ghitti, Brigadiere dei Carabinieri· Domenico Intravaia, Vice Brigadiere dei Carabinieri· Andrea Filippa, Appuntato dei Carabinieri· Orazio Maiorana, Appuntato dei Carabinieri· Massimiliano Ficuciello, Capitano dell’Esercito· Silvio Olla, Maresciallo Capo dell’Esercito· Emanuele Ferraro, Caporal Maggiore Capo scelto dell’Esercito· Sandro Carrisi, 1°Caporal Maggiore dell’Esercito· Pietro Petrucci, Caporal Maggiore dell’Esercito· Stefano Rolla, civile· Marco Beci, civile.
venerdì, novembre 11, 2005
Ultimora: parte la Grosse Koalition
E' ufficiale. Il miglio verde è percorso. In Germania parte la Grosse Koalition. Commenti da Frankfurter Allgemeine Zeitung, Der Spiegel, Süddeutsche Zeitung, Tagesspiegel.
Il miglio verde della Grosse Koalition
Alla fine parte. Finalmente parte. Ecco. Ci siamo. Oggi. Al massimo domani mattina. Dalle parti del Kanzleramt di Berlino i preparativi sono ormai in corso da giorni ma l'ultima scintilla manca ancora. Ultimissimi scogli sulla strada della Grosse Koalition, soprattutto sul versante della imposta sul valore aggiunto, che attualmente in Germania è del 16 per cento e Angela Merkel vuole aumentare per finanziare i costi delle riforme. L'SPD aveva promesso e spergiurato in campagna elettorale che non avrebbero alzato di un centesimo il prelievo fiscale. E se è per questo, quando la Merkel sembrava ancora una signora Thatcher teutonica, s'era pure invagita del povero Poul Kirchof, l'allampanato economista di Heidelberg che aveva tirato fuori l'unica proposta veramente innovativa per un paese dell'Europa occidentale: la flat tax. Adesso la ricetta della Grosse Koalition parte dalla necessità delle riforme economiche, i cui costi però cominciano ad essere finanziati con un aumento di quella che da noi si chiama Iva. Uno dei punti di discussione è di quanto aumentarla: portarla al 20, come voleva la Merkel? Probabilmente ci si attesterà sul 18 per cento. Siamo comunque al miglio verde della trattativa. Manca davvero poco per cominciare a capire come funzionerà questo compromesso storico in versione tedesca. Intanto, a illustrare questo post, abbiamo inserito la copertina dell'ultimo numero dello Spiegel che testimonia quello che si scriveva su questo blog qualche giorno fa: è la rivincita degli Ossis. Aufbruch Ost.
L'orribile azzurro
E' già stata trovata la cosa peggiore dei mondiali 2006 in Germania. Sarà la maglia degli azzurri, una cosa brutta e oscena per la quale dobbiamo ringraziare da un lato la Puma che l'ha realizzata, dall'altro lo staff della Nazionale che l'ha accettata. E' brutta, brutta, brutta. E la pensa così il 92 per cento dei partecipanti al sondaggio lanciato dal sito del Corriere della Sera.
giovedì, novembre 10, 2005
Schüler Bordin
Un grande momento per la Grosse Koalition. A Berlino Angela Merkel supera gli ultimi ostacoli e si avvicina al varo della nuova maggioranza governativa. A Roma, il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin, nella splendida rassegna stampa mattutina (Stampa e Regime), è ormai quasi perfetto nella sua dizione tedesca. Oggi ha introdotto l'argomento così: "Passiamo alla 'Grosse Koalitiòn', mi dicono che in tedesco si pronunci così, anche se certamente avrò sbagliato pure stavolta". E invece no, va di giorno in giorno meglio. La scuola di lingua tedesca di Walking Class funziona: e Massimo Bordin è un ottimo Schüler.
Strage in Giordania
Attacco terroristico nello Stato arabo la cui monarchia si è più spesa per creare le condizioni di un dialogo costruttivo con l'Occidente. E per questo, i resistenti di Al-Qaeda, lo attaccano. Mentre la stampa italiana dorme scioperando per privilegi e quattro spiccioli, TocqueVille è sulla notizia con i suoi straordinari blogger notturni. Ecco una selezione.
Terrorismo: strage in Giordania - The Right Nation
Attentato di Al Qaeda in Giordania - Kattolico Pensiero
Attacco terroristico ad Amman - StarSailor
Terrore ad Amman - Nequidnimis
I terroristi oggi non scioperano: orrore in Hotels giordani - LeftKiller
Attentati di Amman: Aggiornamenti agenzia giordana Petra - Simone Spiga
Attacco terroristico in Giordania - Free Thoughts
I nostri giornalisti scioperano. Ad Amman si muore - Il Megafono
Terrore in Giordania. Tre esplosioni in tre hotel di Amman - Mariosechi.net
Triplice attentato in Giordania - Liberali per Israele
Terrorismo: strage in Giordania - The Right Nation
Attentato di Al Qaeda in Giordania - Kattolico Pensiero
Attacco terroristico ad Amman - StarSailor
Terrore ad Amman - Nequidnimis
I terroristi oggi non scioperano: orrore in Hotels giordani - LeftKiller
Attentati di Amman: Aggiornamenti agenzia giordana Petra - Simone Spiga
Attacco terroristico in Giordania - Free Thoughts
I nostri giornalisti scioperano. Ad Amman si muore - Il Megafono
Terrore in Giordania. Tre esplosioni in tre hotel di Amman - Mariosechi.net
Triplice attentato in Giordania - Liberali per Israele
mercoledì, novembre 09, 2005
La correzione di Goethe
Ottimo Bordin (e ottimo Punzi se ci ha letto e gli ha suggerito la correzione). Oggi, su Stampa e Regime, la Rassegna stampa di Radio Radicale si parlava di "Grossa Coalizione". All'italiana. Se non è tedesco, almeno è italiano e non una caricatura romanesca della lingua di Goethe. Poi Bordin ci ha deliziato con una digressione berlinese su "Kreuzberg e sinistra intellettuale non chic" a margine della lettura di un articolo di Rossana Rossanda. E tanto ci basta.
9 novembre 1989
Berlino, Checkpoint Charlie, agosto 2005
Qui un mio articolo riscritto un anno fa sulla storia del Muro di Berlino. E qui un articolo di due anni fa scritto da Fausto Carioti e pubblicato sul suo blog A Conservative Mind.
Qui un mio articolo riscritto un anno fa sulla storia del Muro di Berlino. E qui un articolo di due anni fa scritto da Fausto Carioti e pubblicato sul suo blog A Conservative Mind.
L'intangibile Bonn
Bonn (intesa come città) rimane intangibile. È difficile scegliere un punto di riferimento. L'Università sta a rimuginare interamente chiusa in sé, a riccio. Dietro tondi di vetro, rimbrottano i pensionati. I parlamentari arrivano a Bonn con un cambio di biancheria di appena due camicie. Dappertutto vi sono oscure filiali e sedi imperscrutabili. E, in mezzo a questo pandemonio, si allunga la cerniera delle Ferrovie, con i passaggi a livello quasi sempre chiusi. Dirimpetto a noi, un po' di sghembo, c'è l' Ernst Moritz Arndt-Haus. A Bonn non esiste nessun quartiere governativo; ci sono, semmai, ottavi governativi. Solo il clima accomuna chi abita in questa città. Ma sì, che ci importa? Noi non siamo di qui..."
Günter Grass, Viaggio elettorale, 1972
Günter Grass, Viaggio elettorale, 1972
martedì, novembre 08, 2005
Nun se po' sentì
Punzi o altri che lavorano a Radio Radicale glielo dicano all'ottimo Bordin che Grosse Koalition si dice con l'accento sulla seconda o, Koalitiòn. E' dura iniziare la mattinata con questo strascicamento vocale alla romana della "Grosse Coalìscio".
domenica, novembre 06, 2005
Money Prody Money
Quando si sta all'opposizione si possono dire tante belle cose come queste, anche se, quando si è il presidente del Consiglio in pectore (srgat sgrat!!!) sarebbe meglio essere meno "porta sfiga". Comunque Prodi ce la tira alla grande, e mette le mani avanti. Roma e Milano (e Torino e Genova e Bologna e Bari e Napoli e Palermo etc. etc) come Parigi, un'unica banlieu di lotta e non di governo, ricca di ausländer poco integrati e, soprattutto, poco vogliosi di essere integrati. La fabbrica del programma diventa la fabbrica delle disgrazie. La soluzione? Migliorare le periferie e allargare la rete sociale. Bene, benissimo. Un ulteriore miracolo italiano! Mentre altrove in Europa (scriviamo dalla Germania) classi dirigenti in difficoltà ma con un briciolo di responsabilità, avvertono i cittadini che nei prossimi anni bisognerà tirare la cinghia, l'aspirante presidente del Consiglio italiano dichiara di poter trovare i soldi per estendere la protezione sociale agli aspiranti squatter nostrani. Bene, anzi benissimo. Ci dica: dove, come e quando. E se non lo dice (non a noi, ma ai cittadini italiani) torni a studiare alla frabbrica del programma. Ma in fonderia, please.
Shaolin Soccer
Abbiamo vinto, non si divide, chi vince ride, ah ah ah ah (Nur nach Hause, nur nach Hause gehn wir nicht...)! E pure qui non è andata tanto male (che poi, non me ne vogliano i lettori interisti, noi avevamo segnato e loro no: ma loro hanno i compagni Moratti&Mancini).
sabato, novembre 05, 2005
Ich bin (ein) Berliner
Punto e basta. Poi bosognerà spiegare, una volta per tutte, che JFK era un ignorante e i suoi collaboratori pure. Ich bin ein Berliner, in tedesco, anzi in berlinese, vuol dire che si è una sorta di krapfen (una craffa), un krapfen con la marmellata. Che è il tipico dolce berlinese di capodanno. Per dire "io sono un berlinese", in tedesco bosogna togliere l'articolo: Ich bin Berliner. Come direbbe il mio amico Mancia, trattandosi di JFK, un'altra simpatica accondiscendenza liberal. Cioè: se l'avesse detta Bush, una castronata del genere, apriti cielo!
venerdì, novembre 04, 2005
giovedì, novembre 03, 2005
Con chi abbiamo a che fare
"Secondo organizzazioni vicine al regime iraniano, il figlio di Gianni Agnelli non si sarebbe suicidato, ma sarebbe stato ucciso in un complotto ebraico-cristiano, dopo essersi convertito all'Islam sciita, per impedirgli di ereditare il controllo della Fiat. C'è perfino un sito dedicato ad Edoardo Agnelli, con foto e video. Un uomo emarginato dal ramo sionista della famiglia, sostengono gli integralisti islamici. Il sito non risparmia accuse a Lapo Elkann". (Fonte: la Repubblica).
mercoledì, novembre 02, 2005
Ottobrate berlinesi
Il tempo è bello, il cielo sereno. La giornata promette bene e, dopo la pioggia e l'improvviso freddo di ieri, oggi il sole splende che è una bellezza e gli alberi sono carichi di foglie rosse e gialle che sembra di stare in Canada, e invece siamo nel Brandeburgo. Piccolo programma: Prenzlauerberg, Mitte, Dussmann (gli italo-tedeschi capiranno) e poi, carico come un mulo di cultura teutonica, mi trascinerò da una Kneipe all'altra. Ich hab' noch einen Koffer in Berlin.
La rivincita degli Ossis
Ossis è il termine un po' sgradevole con cui i tedeschi dell'Ovest chiamano i fratelli ritrovati del'Est. Che ricambiano chiamando i ricchi occidentali Wessis. Ossis e Wessis stanno un po' al nostro terroni e polentoni. Ora le ultime vicende politiche in Germania segnano una poderosa rivincita dell'Est che entra in politica con la forza dei suoi uomini più in vista. Alla cancelleria è designata Angela Merkel, i cui sforzi per condurre in porto la Grosse Koalition si sono fatti più difficili ma anche più intensi. Alla guida dell'SPD (ed è la notizia di questa mattina) arriva il presidente del Land Brandeburgo Matthias Platzeck, che ha dato via libera al dimissionario Münterfering per entrare nel gabinetto Merkel come ministro del Lavoro. Ora si attende la decisione della CSU con Glos al posto di Stoiber nel super-ministero dell'Economia e poi si potrà partire, a meno di ulteriori colpi di scena che, visti i chiari di luna a Berlino, non sono da escludere.
Bisognerà nei prossimi giorni valutare cosa comporterà lo spostamento ad Est del baricentro politico dei due maggiori partiti federali e del governo (la Merkel, oltre che prossima cancelliera è anche leader della CDU) e valutare anche lo slittamento a sinistra che è avvenuto nelle scorse ore dentro l'SPD. Dal duo Schröder-Münterfering alla coppia Platzeck-Nahles, la faccia dei socialdemocratici ribadisce il ritorno dei Goodbye Lenin.
Bisognerà nei prossimi giorni valutare cosa comporterà lo spostamento ad Est del baricentro politico dei due maggiori partiti federali e del governo (la Merkel, oltre che prossima cancelliera è anche leader della CDU) e valutare anche lo slittamento a sinistra che è avvenuto nelle scorse ore dentro l'SPD. Dal duo Schröder-Münterfering alla coppia Platzeck-Nahles, la faccia dei socialdemocratici ribadisce il ritorno dei Goodbye Lenin.
martedì, novembre 01, 2005
Il miracolo di Dresda
Terzo giorno di festeggiamenti per la riapertura della Frauenkirche, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa. Ovviamente, ci siamo andati. Duecento chilometri di auto, percorsi di buon mattino sulla rinnovata autostrada Berlino-Dresda, ed eccoci di fronte alla chiesa rinata. Gioiello barocco della cosiddetta Firenze del Nord, ospita al suo ingresso una bella e maestosa statua di Martin Lutero, celebrato ieri in tutta la Germania protestante. La chiesa è stata il simbolo dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Totalmente distrutta, era rimasta con il suo moncone aggrappato alla terra per cinquant'anni. L'ultima volta che eravamo stati a Dresda, la decisione di ricostruire la chiesa era stata presa da qualche mese. Al lato del moncone, in un ampio spazio recintato, erano già state riunite le pietre recuperate dal bombardamento, pronte per essere catalogate e riutilizzate nella costruzione. Oggi sono tutte là, assieme alle pietre nuove, a formare un puzzle di vecchio e nuovo e a tenere insieme la cupola e le pareti e a restituire a questa splendida città sull'Elba il suo panorama pre-bellico, quello immortalato sulle tele di Canaletto.
La lunga notte della politica tedesca
ANCHE STOIBER RESTA A CASA
Come dicevano i vecchi cronisti di una volta, in Germania piove sul bagnato. E dopo la crisi al vertice dell'SPD con l'abbandono di Franz Müntefering, giunge non inatteso il ritiro di Edmund Stoiber dalla compagine governativa. Da Monaco, il ledar della CSU (e presidente della Baviera) conferma le indiscrezioni dei giornali di ieri, fedelmente riportate dal vostro blogger: rinuncia alla carica di super-ministro dell'Economia per curare dalla capitale bavarese gli interessi della CSU uscita malconcia dal voto di settembre. Stoiber giustifica così la rinuncia: la crisi nell'SPD cambia gli scenari politici e la Grosse Koalition parte con presupposti diversi rispetto a un mese fa. Gli analisti sostengono che l'ipotesi di una rinuncia di Müntefering alla carica di vice-cancelliere e (soprattutto) ministro del Lavoro renda zoppo il tandem che avrebbe dovuto condividere le responsabilità delle riforme impopolari e necessarie che il governo della Merkel ha messo in agenda. Appunto, il tandem Stoiber-Müntefering. I due avrebbero ben lavorato assieme nelle scorse settimane, trovando facilmente una fattiva sintonia nel tracciare il percorso da seguire dai due ministeri interessati. Adesso, Stoiber non se la sentirebbe di proseguire da solo, senza un'autorevole sponda nel principale partito della sinistra.
I DOLORI DEI SOCIALDEMOCRATICI
Ma il caso Müntefering resta aperto, se non per quanto riguarda la guida dell'SPD almeno per quel che concerne la sua presenza nel governo di Grosse Koalition. I due possibili candidati a succedergli alla testa del partito (il ruolo che qui chiamano di Vorsitzende, l'equivalente del segretario o del presidente di un partito italiano) - il presidente del Reno-Palatinato Kurt Beck e quello del Brandeburgo Matthias Platzeck - gli hanno rinnovato la fiducia per l'attività governativa. Non è chiaro però cosa pensi l'ala radicale dell'SPD che ieri ha organizzato il blitz designando alla segreteria generale Andrea Nahles: la preferenza per un'alleanza con la sinistra post-comunista della Linke contrasta con le direttive per la Grosse Koalition con la CDU-CSU.
BERLINO, ITALIA
Insomma, commentiamo la politica tedesca e sembra incredibile addentrarsi in un tale groviglio di bizantinismi. Certo, l'analista italiano si trova in qualche modo a suo agio, sguazza nelle pieghe dei distinguo berlinesi come un pesce nel mare, però il disorientamento è forte. Il solo fatto che a un mese e mezzo dalle elezioni si parli ancora di candidati designati e che la situazione, invece che semplificarsi e risolversi, si vada ingarbugliando ogni giorno di più, la dice lunga sulla crisi della politica tedesca che, oggi, appare ben più grave e complessa di quella economica. Una crisi di classe dirigente. Una crisi di senso dello Stato. Una sorta di impazzimento generale che è la connotazione principale della Repubblica di Berlino. Altro che Ostalgie! Qui c'è chi comincia a rimpiangere seriamente la Bonner Republik.
ANGIE LA TEMPOREGGIATRICE
Come ultime note della giornata, la cancelliera designata prova a tenere la barca a galla. Da un lato concede a Stoiber la comprensione per la decisione assunta, dall'altra si augura che la CSU voglia mantenere un alto profilo governativo, nominando super-ministro dell'Economia Michael Glos, il capogruppo al Bundestag. Sul versante socialdemocratico, la Merkel attende che il partito tamponi la propria crisi confermando Münterfering al governo. La sensazione è però che proseguendo nella difficile mediazione anche lei si possa logorare e che forse per uscire dal pantano servirebbe un colpo d'ala, un'uscita di genio: proprio quello in cui Angie è meno versata.
NON SOLO POLITICA. IL QUINTO SI' DI JOSCHKA
Il leader dei liberali Westerwelle torna a reclamare la Jamaika Koalition (con FDP, Verdi e CDU) ma dal versante ecologista giungono solo due risposte. Una, politica, di rifiuto doppio, sia verso la coalizione giamaicana che verso un impegno a sinistra con la Linke. L'altra mondana: Joschka Fischer si è sposato per la quinta volta. A Roma. In Campidoglio. Niente da dire: Josckha è uno che la sa lunga e aveva capito tutto un mese e mezzo fa. Felice matrimonio.
Come dicevano i vecchi cronisti di una volta, in Germania piove sul bagnato. E dopo la crisi al vertice dell'SPD con l'abbandono di Franz Müntefering, giunge non inatteso il ritiro di Edmund Stoiber dalla compagine governativa. Da Monaco, il ledar della CSU (e presidente della Baviera) conferma le indiscrezioni dei giornali di ieri, fedelmente riportate dal vostro blogger: rinuncia alla carica di super-ministro dell'Economia per curare dalla capitale bavarese gli interessi della CSU uscita malconcia dal voto di settembre. Stoiber giustifica così la rinuncia: la crisi nell'SPD cambia gli scenari politici e la Grosse Koalition parte con presupposti diversi rispetto a un mese fa. Gli analisti sostengono che l'ipotesi di una rinuncia di Müntefering alla carica di vice-cancelliere e (soprattutto) ministro del Lavoro renda zoppo il tandem che avrebbe dovuto condividere le responsabilità delle riforme impopolari e necessarie che il governo della Merkel ha messo in agenda. Appunto, il tandem Stoiber-Müntefering. I due avrebbero ben lavorato assieme nelle scorse settimane, trovando facilmente una fattiva sintonia nel tracciare il percorso da seguire dai due ministeri interessati. Adesso, Stoiber non se la sentirebbe di proseguire da solo, senza un'autorevole sponda nel principale partito della sinistra.
I DOLORI DEI SOCIALDEMOCRATICI
Ma il caso Müntefering resta aperto, se non per quanto riguarda la guida dell'SPD almeno per quel che concerne la sua presenza nel governo di Grosse Koalition. I due possibili candidati a succedergli alla testa del partito (il ruolo che qui chiamano di Vorsitzende, l'equivalente del segretario o del presidente di un partito italiano) - il presidente del Reno-Palatinato Kurt Beck e quello del Brandeburgo Matthias Platzeck - gli hanno rinnovato la fiducia per l'attività governativa. Non è chiaro però cosa pensi l'ala radicale dell'SPD che ieri ha organizzato il blitz designando alla segreteria generale Andrea Nahles: la preferenza per un'alleanza con la sinistra post-comunista della Linke contrasta con le direttive per la Grosse Koalition con la CDU-CSU.
BERLINO, ITALIA
Insomma, commentiamo la politica tedesca e sembra incredibile addentrarsi in un tale groviglio di bizantinismi. Certo, l'analista italiano si trova in qualche modo a suo agio, sguazza nelle pieghe dei distinguo berlinesi come un pesce nel mare, però il disorientamento è forte. Il solo fatto che a un mese e mezzo dalle elezioni si parli ancora di candidati designati e che la situazione, invece che semplificarsi e risolversi, si vada ingarbugliando ogni giorno di più, la dice lunga sulla crisi della politica tedesca che, oggi, appare ben più grave e complessa di quella economica. Una crisi di classe dirigente. Una crisi di senso dello Stato. Una sorta di impazzimento generale che è la connotazione principale della Repubblica di Berlino. Altro che Ostalgie! Qui c'è chi comincia a rimpiangere seriamente la Bonner Republik.
ANGIE LA TEMPOREGGIATRICE
Come ultime note della giornata, la cancelliera designata prova a tenere la barca a galla. Da un lato concede a Stoiber la comprensione per la decisione assunta, dall'altra si augura che la CSU voglia mantenere un alto profilo governativo, nominando super-ministro dell'Economia Michael Glos, il capogruppo al Bundestag. Sul versante socialdemocratico, la Merkel attende che il partito tamponi la propria crisi confermando Münterfering al governo. La sensazione è però che proseguendo nella difficile mediazione anche lei si possa logorare e che forse per uscire dal pantano servirebbe un colpo d'ala, un'uscita di genio: proprio quello in cui Angie è meno versata.
NON SOLO POLITICA. IL QUINTO SI' DI JOSCHKA
Il leader dei liberali Westerwelle torna a reclamare la Jamaika Koalition (con FDP, Verdi e CDU) ma dal versante ecologista giungono solo due risposte. Una, politica, di rifiuto doppio, sia verso la coalizione giamaicana che verso un impegno a sinistra con la Linke. L'altra mondana: Joschka Fischer si è sposato per la quinta volta. A Roma. In Campidoglio. Niente da dire: Josckha è uno che la sa lunga e aveva capito tutto un mese e mezzo fa. Felice matrimonio.
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