venerdì, agosto 05, 2005
Tagesbuch/22 – Nürnberg (1)
E’ un grande spazio aperto, pieno di verde e di vento, di prato e di alberi, di foglie che stormiscono senza sosta. Chiudi gli occhi e senti il vento scompigliarti i capelli, un vento fresco e vivace, un’aria buona di foresta e di erba bagnata. Chiudi gli occhi ancora di più e, come uscissero dal terreno in un film in bianco e nero, senti le voci esaltate, i discorsi roboanti, lo scalpiccio degli stivali, i cori ritmati per il Fürer. Riapri gli occhi, spaventato, e riappare il grande fabbricato in rovina che sarebbe dovuto diventare la sala congressi coperta, cinquantamila persone a battere le mani ai discorsi di Hitler, una delle tante costruzioni di Albert Speer per il complesso architettonico che ospitava, negli anni Trenta, le giornate nazionali del partito nazista. Norimberga non sarà mai separata dalla colpa del nazismo. Mai. Nonostante i Bratwurst, la birra al frumento, il Frankenwein, i negozi alla moda, i ristoranti italiani che ancora mantengono il fascino degli anni Sessanta. Le parate immortalate dalla straordinaria camera di Leni Riefenstahl si tenevano alla periferia della città "più tedesca delle città tedesche", la favorita del Fürer, la città nazificata che ogni settembre accoglieva migliaia e migliaia di dirigenti, soldati, giovani, donne, lavoratori, simpatizzanti e curiosi da tutto il paese. Era un evento annuale che stringeva attorno al capo l’intera comunità della nazione, otto giorni di festa, ognuno dei quali dedicato ad una delle corporazioni che componevano le gilde del partito. E il Fürer sempre lì, presente, bisognoso di questo bagno di folla emozionante con i suoi rituali sempre uguali, ossessivamente riproposti anno dopo anno. L’arrivo alla stazione centrale, il saluto alle sfilate dal balcone dell’albergo, i discorsi dai palchi, il rito della bandiera insanguinata, l’orazione funebre per i “martiri” del putch fallito del 1923, le manifestazioni dei giovani, delle donne, dei soldati, dei lavoratori alle quali presenziare per poi stringere la mano a selezionati rappresentanti delle categorie. Un complesso di edifici ancora in costruzione quando scoppiò la guerra, disegnato dall’ingegno urbanistico e megalomane di Albert Speer, l’architetto di Hitler, condannato (ironia del caso) proprio nel processo di Norimberga. Gli americano lo bombardarono senza pietà, distruggendo stadi da 400mila posti, viali per le parate, piazzali per le adunate. Le truppe scelte statunitensi conquistarono la città via terra qualche tempo dopo e danzarono e festeggiarono la presa del grande complesso alla periferia della città: ci sono le foto di gruppi di soldati con le bandiere a stelle e strisce che gioiscono sui basamenti di marmo e staccano le svastiche dai pochi muri rimasti in piedi. Lasciarono in piedi solo lo scheletro della sala congressi, una specie di mezzo colosseo in rovina oggi riadattato a museo. Uno dei musei più interessanti e completi sul nazismo che abbia mai visitato, non a caso collegato con quello di Berchtesgaden. Ci abbiamo trascorso cinque ore, passando in rassegna la storia che lega Norimberga al suo passato più tenebroso e orribile. La mostra permanente s’intitola Fascinazione e Terrore. Il museo è il Dokumentation Zentrum, una splendida idea architettonica moderna che rappresenta una spada infilzata nella roccia della storia europea. L’intera area si chiama Reichsparteitag, il giorno del partito del Reich. Ci si arriva con il tram numero 9, partendo dalla stazione ferroviaria centrale. Se capitate a Norimberga, non mancate la visita.